Nessuna “corsa” a riaprire le “seconde case” in valle Soana di Marino Pasqualone

Molti i dubbi (e qualche speranza) per la prossima stagione estiva
(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 14 maggio 2020)

VALLI ORCO E SOANA – “Le montagne sanno aspettare”: era uno degli slogan con cui, da due mesi a questa parte, si invitavano sia i turisti occasionali che i proprietari delle cosiddette “seconde case” a non raggiungere le valli e le località di montagna a seguito dell’emergenza Coronavirus.
Ma anche in questo primo weekend in cui, sia per praticare sport che per eventuali “manutenzioni” delle abitazioni di vacanza e per la coltivazione dei relativi orti era finalmente possibile, all’interno della regione Piemonte, raggiungere le località di montagna valligiane, non si è notato, almeno in valle Soana, alcun affollamento e nessuna “corsa” a riaprire i battenti delle numerose seconde case da Ingria in su.
Insomma, anche solo a guardare le immagini rilanciate dalle varie webcam presenti nella valle, domenica scorsa le piazze dei paesi apparivano semivuote e, complice forse la giornata piuttosto uggiosa, anche gli appassionati delle camminate in montagna che hanno risalito i tornanti della strada provinciale sono stati un numero molto più contenuto di quanto qualcuno prevedeva e, più che altro, forse addirittura temeva.
D’altronde la paura del contagio instillata a piene mani, a torto od a ragione, nella passate settimane dai nostri governanti ed amministratori pubblici a tutti i livelli, e rilanciata in modo quasi ossessivo come cassa di risonanza da praticamente tutti i media e dilagata anche sui social, sembra aver lasciato nelle persone un segno profondo e non facilmente cancellabile.
E, sommata a quella delle multe e denunce previste nei vari decreti, ha forse scoraggiato in molti il desiderio di poter finalmente ritornare, dopo lunghi mesi di quarantena, a rivedere almeno per un giorno (perché fermarsi a dormire non si può ancora) le proprie case e le montagne che ne fanno da cornice.
Perché occorre non dimenticare che quelle che vengono genericamente definite dai media nazionali “seconde case”, nelle valli Orco e Soana sono in realtà, almeno per la maggior parte, le stesse dove in tanti che oggi vivono in pianura ci sono nati ed hanno passato gli anni della loro giovinezza, oppure quelle ereditate dai genitori ed in cui si sono trascorse le spensierate estati della propria infanzia, e quindi l’impossibilità di raggiungerle ha segnato in molti una ferita anche a livello emotivo.
Intanto sia a Ronco Canavese che a Valprato Soana hanno riaperto i battenti alcuni locali pubblici, solamente con la possibilità di asporto di cibo e bevande, mentre domenica scorsa è ripreso, solo per i banchi alimentari, il piccolo mercato settimanale di Sparone, dopo che il lunedì precedente aveva ripreso l’attività anche quello di Pont Canavese.
Piccoli segnali di un faticoso ritorno alla normalità, che però si scontrano con tanti ostacoli e dubbi su quale potrà essere l’effetto sul territorio valligiano della stagione turistica estiva al tempo del Coronavirus.
Le domande che si affastellano, al momento senza risposta, sono molte: i locali ed i negozi, dagli spazi spesso angusti, saranno in grado di reggere l’impatto del turismo domenicale estivo ? Alcune attività ricreative, come i campetti di calcio o l’Arcansel a Frassinetto, potranno funzionare regolarmente ? Le tante feste patronali nelle cappelle delle borgate, e le manifestazioni collaterali organizzate dalle pro-loco, si potranno comunque svolgere evitando gli ormai famosi “assembramenti” ?
E se qualcuno prevede per la prossima estate, complice il caldo del surriscaldamento globale e le difficoltà di vacanze al mare od in albergo, un vero e proprio “boom” nell’utilizzo delle seconde case di proprietà od in affitto anche nelle nostre valli, altri esprimono dubbi sulla possibilità che le possano a breve liberamente raggiungere chi arriva da altre regioni oppure dall’improvvisamente così lontana Francia, dove però risiedono molti figli e nipoti di emigranti valsoanesi.
La speranza della gente, più che negli scienziati ormai in disaccordo su tutto e, a volte, anche con se stessi, o nelle cosiddette “task force” di esperti che spesso partoriscono “regole” lunari e quasi impossibili da rispettare in certi ambiti, è ormai legata al fatto che, come affermano alcuni, il virus si stia depotenziando da solo, e ci lasci quantomeno respirare un poco d’aria pura di montagna almeno durante la prossima estate.
All’autunno, ed alla minacciata “seconda ondata” del contagio (se mai ci sarà davvero), ci penseremo dopo: nelle valli del Gran Paradiso, come altrove, le montagne sicuramente “sanno aspettare”, ma per chi nelle loro pieghe vive grazie al turismo il tempo che rimane, prima di precipitare in una crisi economica senza precedenti, comincia invece sempre di più a scarseggiare.
Marino Pasqualone
RONCO CANAVESE - Immagine in archivio