Valle Soana: “L’avventura del grande Nord” a cura di Marino Pasqualone

(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 18 gennaio 2024)

RONCO CANAVESE – Valle Soana, ovvero l’avventura del Grande Nord: si, cari lettori, non stiamo parlando delle immense distese innevate e gelide dello Yukon canadese o dell’Alaska, mirabilmente descritte nei celebri romanzi “Il richiamo della foresta” e “Zanna bianca” di Jack London, ma dei vicini boschi e valloni che da Pont Canavese salgono verso la Torre Lavina e la Rosa dei Banchi.

Dove, a quanto è dato di sapere, da qualche anno a questa parte ormai imperversa un più o meno “famelico” branco di lupi, del quale, in base agli avvistamenti, sembra peraltro stia crescendo il numero di esemplari, creando così qualche timore e preoccupazione tra gli abitanti della valle.

Le più recenti segnalazioni risalgono a fine anno, quando il predatore, tornato a popolare la zona dopo ben oltre un secolo dalla sua scomparsa, è stato avvistato in buon numero tra le borgate di Lilla e di Villanuova di Ronco, dopo che già negli scorsi mesi esemplari di lupo erano stati osservati tra le borgate Picatti e Balme, a monte del capoluogo di Valprato Soana, ed in valle di Forzo.

A confermare l’assidua presenza in valle Soana dei lupi ci sarebbero inoltre le numerose carcasse di caprioli e cervi predati ritrovate in vari luoghi: ed è forse proprio l’abbondanza di ungulati  presenti nei boschi della valle, in gran parte frutto di passati ripopolamenti a fini venatori e della protezione su di essi esercitata grazie alla presenza dei confini del Parco Nazionale Gran Paradiso, a consentire al branco di lupi valligiano di poter vivere in modo stanziale nella zona e di riprodursi aumentando di numero.

La presenza costante del lupo ha ovviamente creato preoccupazioni tra gli allevatori di bestiame della valle, in particolare di ovini e caprini, sia tra i pochissimi “stanziali” che tra quelli più numerosi che salgono in estate sugli alpeggi.

Nonché altri patemi, questi almeno finora più infondati, anche tra la popolazione locale ed i villeggianti, soprattutto per l’incolumità degli animali domestici come cani, gatti e galline: anche se và ricordato che per felini e pollai il “nemico” più temuto resta comunque ancora la volpe e, per i volatili, in aggiunta anche faina e martora.

Mentre, per i pochi prati e coltivi rimasti nella valle, il peggior antagonista rimane certamente il cinghiale, anch’esso frutto di spesso scriteriati “lanci” di selvatici a scopo venatorio avvenuti soprattutto negli anni ottanta del Novecento, a seguito dei quali, complice anche l’abbandono della montagna e del governo del territorio da parte dell’uomo che ha favorito l’espandersi dei boschi incolti e impenetrabili, la presenza sempre più massiccia di questi animali è diventata un vero e finora incontrollabile flagello.

Certo è che il lupo, dopo il suo ritorno all’ombra del Gran Paradiso dove si era estinto a fine Ottocento per l’intensa caccia a cui era sottoposto, come ogni animale predatore al vertice della catena alimentare può risultare una presenza ingombrante e difficile da gestire: ora si tratterà di decidere una volta per tutte, qui come altrove, se questa convivenza è possibile ed auspicabile, oppure se la sua presenza è incompatibile in una valle Soana che, d’altro canto però, proprio sulla ricchezza della sua “biodiversità” sta costruendo negli ultimi anni l’immagine di un possibile rilancio turistico.

                                                                                                                      Marino  Pasqualone