Lettera agli ignoti idioti. – Le due grandi B, Bach & Brahms! – 24 Maggio, 1915-1918. – XXX SOLIDARIETA’ FESTA DONATORI FIDAS FAVRIA Programma – La quotidiana fatica. – Lo scudetto – Arlot, armanàch! – Abbarbicarsi su uno zeugma… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Lettera agli ignoti idioti.
Beceri idioti ignoti, pensate che l’ennesimo atto di vandalismo nel Parco Bonaudo sia per Voi motivo di vanto? Mi domando quale irresistibile desiderio vi è passato per la zucca vuota nel deturpare dei manufatti di pubblica utilità nel Parco Bonaudo? Vi sentite realizzati nel devastare le proprietà nel parco! Vi ricordo che neanche nel Vostro Paese di origine la Bamboccionia tale gesto da Voi compiuto sarebbe motivo di vanto! Mi auguro che le videocamere installate dall’Amministrazione Comunale, che ha a cuore la sicurezza siano funzionanti, cosi vedremo il sefie che Vi fanno mentre avete compiuto l’infame gesto! Mi auguro che veniate identificati in fretta visto che nel parco, mi pare ci siano le telecamere e puniti in modo esemplare. Chiedo all’Amministrazione Comunale tolleranza zero di fronte a certi gesti! Basta le ramanzine e fare pagare i danni ai genitori. Denuncia in Procura, pagamento dei danni, multa e servizio sociale per questi teppistelli annoiati. Basta buonismo, come cittadino contribuente chiedo la tolleranza zero, altrimenti finisce l’ennesima volta a tarallucci e vino e Vi sentite forti di rifarlo per essere stati impuniti la precedente volta. Nutro la speranza che Vi ravvediate e che Vi rendete conto che vandalizzare i manufatti del Parco e rovinare delle strutture che sono anche Vostre, di tutti noi!
Favria, 22.05.2018 Giorgio Cortese

La vita quotidiana è simile ad un’eco, se non mi piace quello che mi rimanda, devo cambiare il messaggio che invio.

Concerto: Bach e Brahms, due geni a confronto Le due grandi B, Bach & Brahms!
Pittori e musicisti da sempre cercano di individuare possibili relazioni esistenti tra colori e suoni, provando a cogliere le caratteristiche espressive delle varie tonalità. Paolo Tarizzo venerdì 25 maggio alle ore 21,00 metterà a confronto due grandi B della musica: Bach e Brahms. Il concerto si terrà a Rivarolo Canavese presso la chiesa di San Giacomo, nell’ambito della stagione concertistica di Organalia. Il programma musicale della serata è sicuramente avvincente ed è basato sul tema del dialogo tra ciò che appare lontano e diverso, proprio come questi due autori (il primo appartenente al periodo barocco, il secondo a quello romantico). I due compositori di area tedesca sono autentiche ‘pietre angolari’ dell’arte musicale di ogni tempo e dalle loro opere potranno scaturire interessanti riflessioni sia dal punto di vista del linguaggio musicale che dell’abilità tecnico-interpretativa richiesta all’esecutore. Il programma scelto da Paolo Tarizzo rivela il suo forte entusiasmo volto a mettere in luce il legame tra Bach e Brahms, ovvero come il compositore romantico seppe assumere consapevolmente, in pieno romanticismo, l’impegnativa eredità del suo predecessore barocco, profondendola a piene mani in tutta la sua produzione sia vocale sia strumentale. Spettacolo da non perdere: un buon modo per aprire i cuori all’ascolto e per lasciare alla musica il compito di disegnare le emozioni nei nostri animi.
Favria, 23.05.2018 Giorgio Cortese

La sola virtù della coerenza è la prevedibilità, e troppi la usano semplicemente per evitare di rischiare.

24 Maggio, 1915-1918
Il 24 maggio , di lunedì alle ore 3,30 preceduto dai tiri dell’artiglieria, le truppe italiane oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le “terre irredente” del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia. Il Piave, come recita la famosa canzone, “mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti, il 24 maggio”. Eravamo noi italiani, circa mezzo milione di soldati ad andare all’attacco, e per dirla proprio tutta, nel 1915 sul Piave quel giorno non è successo un granché. Il fiume Piave era ben dietro la linea del fronte. Gli italiani erano comandati dal generale Cadorna e gli obbiettivi erano, nel breve periodo, Gorizia, e se le cose fossero andate nel migliore dei modi si voleva arrivare nel cuore dell’Austria. Dopo la sconfitta di Caporetto, cominciata il 24 ottobre 1917, cominciò una rovinosa ritirata che si fermò tre settimane più tardi, intorno al 12 novembre, sulle rive, appunto, del Piave. Ma i fatti storici che ispirarono l’autore della canzone risalgono al giugno del 1918, quando gli l’impero austro-ungarico decise di sferrare un grande attacco , ricordata come battaglia del solstizio sul fronte del fiume Piave. Il 4 luglio del 1918, la 3ª Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il Piave nuovo. Durante la battaglia morirono 84.600 militari italiani e 149.000 austro-ungarici. In occasione dell’offensiva finale italiana dopo la battaglia di Vittorio Veneto, nell’ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri. Dopo una tenace resistenza iniziale, in concomitanza con lo sfaldamento politico in corso nell’Impero, l’esercito austro-ungarico si disgregò rapidamente, consentendo alle truppe italiane di sfondare le linee nemiche. Nel 1918, a guerra finita, un poeta e musicista napoletano, Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, trasformò quel momento nella «Leggenda del Piave», una canzone destinata a entrare nella memoria collettiva degli italiani.
Favria 24.05.2018 Giorgio Cortese

Siamo nati per vivere, non per prepararci a vivere

XXX SOLIDARIETA’ FESTA DONATORI FIDAS FAVRIA Programma
Donatori Sangue del Piemonte Gruppo Comunale di Favria
L. TARIZZO – D. CHIARABAGLIO
1988– 2018 XXX ANNI DI SOLIDARIETA’!
Festa Sociale biennio 2016 / 2017 Domenica 10 GIUGNO 2018
PROGRAMMA:
ore 9,30: ritrovo presso sede sociale, via N. Barberis
ore 10,00: avvio corteo con sfilata

ore 11,00: S.S. Messa nella Chiesa parrocchiale di S.S. Pietro e Paolo
ore 12,00: premiazione dei Donatori benemeriti
ore 12,30:
Pranzo sociale presso Agriturismo La Prateria di Rosanna e Giovanni, Via S.Martino Fraz. S.Giovanni Via s. Martino fraz S. Giovanni 10081 CASTELLAMONTE
TEL 01245122010 CELL 3495129549 Ab. 0125658889

Menù:
Antipasti: Spek, salame e lardo; Carne cruda al carpaccio; Asparagi gratinati
Primi piatti: Agnolotti al sugo d’arrosto; Risotto, radicchio e salsiccia
Secondi: Cosciotto di maiale salmistrato alle erbe con patate al forno; Fritto dolce;
Sorbetto al limone, Dolce della casa, Caffè con correzione
Vino rosso e bianco e acqua minerale

L’accompagnatore e l’alfiere dei gruppi invitati saranno graditi ospiti
Per i non Donatori, amici, simpatizzanti o Donatori non aventi diritto, il costo del pranzo è di Euro 25,00 riduzioni bambini da 3/6 anni Euro 7,00 /da 7/12 euro 12,00. Per tutti i Donatori che hanno effettuato almeno una Donazione nel Biennio 2016/2017, e i nuovi donatori del 2018
il costo del pranzo è di Euro 15,00 HANNO DIRITTO AL PRANZO GRATUITO TUTTE LE MEDAGLIE D’ORO, RE REBAUDENGO, PREMIATI
Per motivi organizzativi è strettamente necessaria la prenotazione telefonica entro il 4 giugno 2018 sino all’esaurimento dei posti disponibili ai seguenti numeri: Zaccaro Morena cell. 3383608853, Macrì Nicodemo tel. 0124 349309 , Manca Simona cell. 3392230882, Varrese Vincenzo cell. 3469651812 Cortese Giorgio cell. 3331714827

ELENCO PREMIATI
Diploma:Anton Dumitru, Biancolin Valentino, Campaniolo Giuseppe Gaspare, Cantafio Marisa, Cesseli Maria Elena, Confalonieri Roberto, Defilippi Dario, Formento Livia, Fornero Sonia, Fuoco Francesca, Galeano Gonzalo Hernan, Gallo Lassere Moreno, Gini Niki, Giordano Luca, Infuso Maria, Luzzi Melania, Miele Franco, Nabili El Mousafà, Pepe Michele, Perardi Erica, Polito Roberto, Puggioni Pamela Giovanna Piera, Qotbi Tarik, Rocca Andrea Demetrio, Rolando Perino Marco, Sciortino Davide, Sozzi Francesco, Zaccaro Morena
Medaglia di Bronzo: Bertoldo GianCarlo, Bezgina Anastasiya, Bollero Andrea, Brillante Angelo, Castello Alex, Cofone Annunziata, Di Chio Leonardo, Eggert Friedrich, Farinella Massimo, Feira Claudio Martino, Ferrara Alessandro, Forneris Paolo, Giachino Luca, Leone Gianfranco, Moscato Alessandra, Obert Giovanni, Pantano Giuseppe, Rampone Roberta, Rositi Nicoletta, Rostagno Giuseppe Carlo, Salvarani Maurizio, Spaducci Antonello, Vigliaturo Maurizio Michele
Medaglia d’Argento: Artosi Andrea, Bongiovanni Ivo, Briscese Giuseppina, Busa Davide
Campiglia Palmo Luca, Cebin Gino Paolo, Ciaglia Mario, Clingo, Vincenzo, Feira Cottino Davide Carlo, Flochen Giovanni, Garofalo Vincenzo Franco, Giannone Sergio Carmelo, Mancuso armine, Marchetto Eraldo, Pistis Gino, Sandretto Marco, Sesto Antonio, Vitton Mea Elena, Zenzolo Daniele
Prima medaglia d’Oro (50 donazioni) Beltrame Luigi, Damilano PierClaudio, Dorma Sergio, Farinella Antonio, Favole Antonio., Manca Eugenia Sisina, Vota Claudio Giacomo
Seconda medaglia d’Oro (75 donazioni) Gallo Marchiando Bernardino, Mazzaschi Massimiliano Mario,Sesto Pietro
Terza medaglia d’Oro (100 donazioni) Cortese Giorgio Domenico, D’Angelo Giovanni, Varrese Vincenzo
Quinta medaglia d’Oro (150 donazioni) Pretari Franco

Da certe persone che si vantano non voglio sapere del loro duro lavoro vantato ma che quello che hanno realizzato.

La quotidiana fatica
La bicicletta è la penna che scrive sull’asfalto e la vita di ogni giorno è simile ad una corsa in bicicletta. Le ruote della bici sono come le lancette di un orologio: girano lentamente ma possono andare molto lontano rotolando verso il futuro senza fretta. Nella vita di ogni giorno come in bicicletta posso decidere se restare in gruppo, tentare una fuga oppure rimanere indietro. Ma volete mettere il piacere della bicicletta che è quello stesso della libertà. Andarsene ovunque, ad ogni momento, arrestandomi quando voglio per assaporare la calma del paesaggio, senza preoccupazioni e senza la servitù di orari. Con la bicicletta mi sembra di vincere lo spazio e il tempo. Mi piace assaporare il piacere di andare in bicicletta, un piacere antico di una volta, dove non serve internet ma la forza nelle gambe, infatti la bicicletta è un veicolo curioso, il suo passeggero è anche il motore. E poi, dalla sella della bicicletta vedo il mondo in modo un po’ diverso, lo colgo in un certo senso dall’alto. Mi muovo ad una velocità che mi consente di gustare tutti i particolari del paesaggio e anche la possibilità di soffermarmi su dettagli interessanti e suggestivi. In bicicletta posso arrivare al termine della giornata primo, secondo o ultimo, non fa niente. L’importante è non ritirarmi, non mollare mai, tagliare il traguardo e dire: ce l’ho messa tutta, ce l’ho fatta, sono arrivato! Che volete che vi dica in bicicletta si torna giovani e si diventa poeti
Favria 26.05.2018 Giorgio Cortese

Lo scudetto
La squadra vincitrice del campionato italiano di calcio, oltre al titolo di “Campione d’Italia”, si aggiudica anche il diritto di applicare, nella stagione successiva, uno scudetto tricolore sulle proprie maglie da gioco. A inventare questo simbolo fu il poeta Gabriele d’Annunzio, il quale sembra che in giovane età si divertisse a giocare a calcio con gli amici, sulla spiaggia di Francavilla, vicino a paese natale di Pescara, finché nel 1887, durante una partita, perse due denti cadendo e pose fine alla sua carriera da calciatore. L’’occasione per questa particolare innovazione, lo scudetto, si presentò il 7 febbraio del 1920, a Fiume, durante l’occupazione della città da parte dei volontari italiani guidati da d’Annunzio. Quel giorno, infatti, fu organizzata una partita tra una squadra di militari italiani e una di civili locali. Per l’occasione gli italiani indossarono una maglia azzurra sulla quale il Vate decise di applicare anziché lo scudo sabaudo (come avveniva sulle maglie della Nazionale a quei tempi), uno scudetto, di forma “sannitico antica” secondo la definizione araldica, con i colori della bandiera italiana. Lo scudetto, simbolo della squadra vincitrice del campionato di calcio italiano. E proprio allo scudetto di d’Annunzio, qualche anno più tardi nel 1924, si ispirarono gli organizzatori del campionato quando stabilirono che da quel momento, la squadra che ogni anno avesse vinto il titolo, nella stagione successiva si sarebbe fregiata anche di un simbolo da apporre sulla maglia. La prima fu il Genoa che così, nel 1925, giocò con lo scudetto sul petto.
Favria, 27.05.2018 Giorgio Cortese

Nella vita ci sono molti modi di andare avanti, ma solo un modo di stare fermo.

Arlot, armanàch!
Un conoscente ha detto di una persona in piemontese che era un “arlot”, e di se stesso che era ormai solo più un “armanach”! Le due parole mi hanno incuriosito, in italiano esiste il lemma arlotto dall’antico francese , arlot, che a sua volta deriva dall’antico tedesco hara, per indicare un furfante, briccone. Si trova anche nell’inglese antico harlot, mascalzone e nell’inglese moderno harlot, cortigiana. Armanàch, in italiano almanacco, in piemontese indica anche una persona malaticcia, in italiano significa invece un calendario con notizie complementari – astrologiche, agricole, culturali, economiche, mediche. Deriva dall’arabo al-manakh, era il luogo in cui un cammello si inginocchiava per essere caricato o scaricato della merce, che veniva numerata cpme le fasi lunari, manakh voleva anche dire numerare. L’almanacco è una pubblicazione che affonda le sue radici nella storia, a carattere prevalentemente astrologico ,affine ai lunari, ed integrato con informazioni che lo rendono una sorta di piccola enciclopedia circa l’anno venturo. Vi si possono trovare consigli sulla coltivazione, notizie sui mercati, addirittura previsioni meteorologiche, curiosità culturali, suggerimenti sulla salute. Si intenderà bene che qualche secolo fa riuscivano strumenti culturali insostituibili, spesso letti coralmente da chi sapeva leggere. Da li al verbo almanaccare, che significa fantasticare, congetturare, rimuginare, indovinare.
Favria, 28 05.2018 Giorgio Cortese

Chi sta in cima alla ruota della fortuna non s’accorge che gira in basso anche per lui.

Abbarbicarsi su uno zeugma.
Molte volte nella vita cerchiamo di mettere solide radici stabilendoci in un ruolo, questo è il significato del lemma abbarbicare che deriva da babricare, a sua volta da barba nel senso di radice, col prefisso ad- che indica avvicinamento. Di questa parola è splendida la direzionalità, mi dipinge un mettere radici verso, su. Questa parola nasce con dei significati botanici e mi viene in mente l’edera come ha abbarbicato su alcune piante del parco e dona un fascino tutto suo. Mi piace l’immagine del mettere salde radici, perché penso subito che l’abbarbicarsi diventa l’attaccarsi, l’avvinghiarsi a qualcuno o a qualcosa, e anche lo stabilirsi in un luogo. E qui passo alla seconda parola zeugma, figura retorica che consiste nel far dipendere da un solo termine due o più termini, di cui uno solo è appropriato dal greco zeugma, legame. La figura retorica zeugma, è dunque l’omissione di qualcosa nella frase, che porta a delle incongruenze semantiche o sintattiche. Esse sono delle vere e proprie illogicità, ma alcune sono tanto spontanee che la loro irragionevolezza passa in sordina. In altri casi, invece, per quanto il significato strida, l’estetica delle parole sovrasta il non-senso. Ed è grazie allo zeugma che queste incongruenze hanno, paradossalmente, senso! Prendo un verbo e faccio dipendere da lui due oggetti, uno dei quali non gli si collega, sintatticamente, bene. È tutta una questione di immagini e legami inaspettati, e quando siamo in sconfinati oceani di parole o convincenti maree di concetti, qui voglio parlare del ben saldo ponte su cui camminare in tranquillità. Il legame che ho con il territorio che vivo e anche in quello dove sono nato, il Canavese e dove mi abbarbico ogni giorno pensando a chi è passato prima di me, cosa mi ha insegnato e osservando il futuro, vivendo con calma placida il presente.
Favria 29.05.2018 Giorgio Cortese
giorgioCorte