Grandi Speranze – Il green pass è libertà? – Toblàn! – In guardia! – Arneis da bagaglio a vino d’eccellenza. – Fòl coma.. – Colpo di reni! – L’Odissea, il desiderio di viaggiare e di conoscere. – Castagnata in bici…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Grandi Speranze
Vi narro del giorno felice, quando mi sono ritrovato a leggere Grandi Speranze alla

veneranda età di 63 anni. Di Dickens avevo letto: Le avventure di Oliver Twist , David Copperfield, Canto di Natale, apprezzandoli come libri ricchi di insegnamenti. Ero perplesso nel leggerlo perchè temevo di non riuscire ad apprezzarlo. E’ un romanzo che, fin dalle sue primissime battute, trascina in un mondo potentemente intriso di epoca vittoriana. E lo fa attraverso il suo protagonista principale, nonchè narratore delle vicende in prima persona: Philip Pirrip, per tutti Pip, orfano allevato, dalla manesca, sorella maggiore e dal cognato, inizierà un viaggio che è la sintesi di tutti i romanzi di formazione, trascinando i lettori del 1860 e ammettiamolo, anche quelli moderni in una trama che non nasconde temi di rilevanza universale e di impatto emotivo molo moderno. La storia si fa infatti ricca di sentimentalismi, le sorprese mantengono alta l’attenzione e alcuni dei personaggi immaginati e regalati da Dickens attraversano senza tempo gli anni, dal fabbro Joe, il mio personaggio preferito in assoluto, un uomo così buono e semplice e onesto e saggio da farmi quasi vergognare, della a tragica storia di Miss Havisham. Non vi farò di dirvi quale sia, c’è moltissima poesia intrecciata a furore, vendetta, passione, speranza: Grandi speranze, appunto. In questo romanzo le apparenze dei personaggi a volte ingannano, può sembrare che le classi sociali o l’aspetto delle persone definiscano anche il loro carattere, erroneamente. In questo caso il benefattore di Pip è inizialmente descritto come orribile e infrequentabile, uno di cui vergognarsi, per poi scoprire che è solo una persona dal cuore buono, che non ha avuto una vita fortunata. Nonostante sia un classico scritto nel 1860, il libro è scorrevole e piacevole. A tratti ho avuto delle difficoltà a capire i dialoghi, soprattutto quelli di persone che si sforzavano di parlar bene pur non avendone le capacità, ma per il resto, quando era Pip a raccontare la storia a parole sue, era tutto molto comprensibile.
Favria, 4.10.2021  Giorgio Cortese    

Buona giornata. O silenzioso mite mattino d’ottobre, le foglie son mature per cadere e il vento appena ne avrà forza le  spazzerà via tutte.

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Il green pass è libertà?
Una minoranza che chiamiamo impropriamente no vax e magari si sono vaccinati per il tetano vedono dietro le nuove norme per l’estensione del green pass una forzatura che mette in pericolo la libertà di non vaccinarsi. E in effetti il green pass è un modo per indurre i recalcitranti a vaccinarsi senza obbligarli per legge. Resta un dato: la vera restrizione della libertà non è stata introdotta dal vaccino, ma dal virus. Quando non avevamo il vaccino, siamo stati costretti a chiudere le scuole, i locali pubblici, quasi tutti i luoghi di lavoro. Venivamo fermati dalla polizia se uscivamo di casa a piedi, tranne i più accorti vestiti da runner o portando a passeggio il cane ., anche di peluche! Poi ecco che finalmente è arrivato il vaccino, o meglio i vaccini, abbiamo riaperto le scuole e i locali pubblici, ma non siamo ancora fuori dalla pandemia e la terza dose di anti covid è alle porte. Con i vaccini esiste la ragionevole speranza di passare l’inverno, certo senza abbassare la guardia, ma  con l’aspettativa di non entrare in clausura come l’inverno scorso che è stato lungo in tutti i sensi. Queste le ritengo argomentazioni razionali che si scontrano con le ragioni dei no vax,  oppositori del green pass, che la considerano dittatura scomodando feroci regimi del secolo scorso che, forse non sanno nemmeno cosa siano stati veramente. Secondo i contrari del green pass, il mondo è governato da forze oscure che vogliono controllare con i vaccini tutti gli esseri umani. I no vax  passano il tempo a cercare in rete da maniaci compulsivi prove per le proprie teorie nel mare magnum della rete dove circolano sempre le stesse falsità  sostenute da prove inconfutabili. Questi complottisti no vax mettono in rete certi rimedi contro il Covid, miracolosi eppure non riconosciuti dalla comunità scientifica, che accusano di esser asservita al complotto globale! Se sulla rete vi imbattete sui presunti rimedi assunti dai no vax, sarete sommersi di valanghe di notizi a supporto del rimedio e che le varianti del Covid nascono come reazione al vaccino, per dirne una che va per la maggiore. Non cercate di controbattere un no vax anti green pass, ne saprà sempre una più di Voi, attingendo dal mare della disinformazione in rete.  Attenzione, la salute quando non la vita, non va confusa con la libertà di pensiero, ma una vera libertà sarebbe quella di liberare la rete da chi fabbrica ogni giorno menzogne. Altrimenti contro l’idea complottista non c’è difesa. Chi la avversa non è uno che la pensa diversamente da me, ma è uno sprovveduto che non ha interesse a salvare la sua vita prima di tutto e manca di rispetto per la vita degli altri. E dopo questo insultatemi pure, se questo Vi fa sentire forti, dietro ad una tastiera. Ma sappiate che con il Vostro irrazionale pensiero, siete i migliori alleati del virus. Io rimango dell’idea che il green pass è il migliore alleato della libertà per non tornare a stare chiuso in casa, questa sì che è l’anticamera alla perdita dei diritti civili e… i liberticidi siete Voi no vax!

Favria,  5.10.2021 Giorgio Cortese

Buona giornata. Il tempo passa, ma le consuetudini italiche rimangono immutate nel corso dei millenni: “I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori”. Catone. Felice

Stupirsi ogni giorno vuol dire apprezzare le meraviglie che la vita ci dona. Ti aspettiamo a Favria MERCOLEDI’ 6 OTTOBRE  2021 cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Toblàn!

In piemontese la parola toblàn vuole dire pauroso e pecorone, insomma uno sciocco e viene usata oggi in modo benevolo ma arriva dalla locuzione francese: “Se faire tout blanc, farsi tutto bianco”, nel senso ironico di dichiararsi innocente, candido come la neve!  Purtroppo oggi, sempre più spesso uno sciocco in una folla di sciocchi moltiplica e potenzia la propria scioccaggine secondo un principio di proliferazione paurosa simile a quello che vige per i famosi chicchi di grano nelle case d’una scacchiera. Il problema che lo sciocco oltre ad essere noioso, è un pedante insopportabile e trova  sempre uno più sciocco di lui che l’ammira. Pur essendo il mondo pieno di sciocchi, non c’è nessuno che si creda tale o abbia almeno il sospetto di esserlo.

Favria, 6.10.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Personalmente ritengo i libri sono stati un nutrimento nella mia giovinezza e adesso gioia che sono felicemente in pensione. Felice

In guardia!

In paesi come la Francia nel XVII secolo i gentiluomini si battevano in un duello in seguito alla minima offesa al proprio onore, nonostante la leggi lo proibissero. Da un libro recentemente letto il 12 maggio 1627, alle due del pomeriggio, il conte di Bouteville e il marchese di Beuvron si incontrarono in una piazza del centro di Parigi per battersi a duello. Bouteville, di 27 anni, era uno spadaccino consumato e aveva già combattuto una ventina di incontri di questo tipo, in cui erano morti almeno due avversari. Una delle vittime era parente di Beuvron, e per vendicarlo questi aveva trascorso gli ultimi mesi cercando di provocare uno scontro con il conte.Stabilito il luogo e l’ora dell’incontro, i due si presentarono accompagnati da una coppia di testimoni. Si batterono in maniche di camicia, prima con la spada e il pugnale e dopo solo con quest’ultimo. Quando erano avvinti e avevano il pugnale uno sulla gola dell’altro, decisero di considerarsi soddisfatti. Intanto i loro compagni avevano dato vita a un altro combattimento che causò una vittima e un ferito. I contemporanei credevano che in Francia si vivesse un’autentica febbre del duello, nei primi decenni del XVII secolo questo tipo di episodi erano abituali a Parigi e in molte altre città francesi. Anche nel resto d’Europa erano frequenti, ma sembra che in Francia si visse un’autentica febbre da duello. È possibile spiegare il fenomeno in base alla libertà che ebbero i nobili francesi durante le guerre di religione 1562-1698, e anche sotto il governo di due regine reggenti, nel 1610-1617 e 1643-1661, precisamente il periodo in cui erano ambientati romanzi come “I tre Moschettieridi Alexandre Dumas. Esistevano diversi tipi di duello, a volte potevano essere frutto di un incontro casuale, in francese ci si riferiva a questo tipo di duello come rencontre, e avevano luogo senza eccessivi preparativi. Per esempio, nel 1613, un certo Cavaliere di Guisa, passeggiando una mattina in via Saint-Honoré di Parigi incontrò il Barone di Luz, che tempo prima aveva parlato male di suo padre. Guisa smontò dal cavallo, impugnò la spada e invitò il suo avversario a fare lo stesso. Il barone, un uomo maturo, riuscì appena a fare fronte al giovane e impetuoso Guisa prima di venire trapassato da una sola stoccata. In questo caso più che di un duello si trattò di un omicidio a sangue freddo. I duelli erano generalmente regolati da una serie di rituali. La sfida a volte era per riparare una macchia al proprio onore, l’offeso poteva sfidare a duello colui che lo aveva schernito. La sfida veniva lanciata a parole a parole o, molto più comunemente, in maniera fisica, con uno schiaffo. Si poteva anche sfidare a duello per iscritto servendosi di biglietti o lettere. Per esempio, il figlio del barone di Luz, dopo aver sepolto suo padre, ordinò al suo scudiero di recarsi a casa del Cavaliere di Guisa a presentare una lettera di sfida che diceva: “Signore, vi invito con questo biglietto a farmi l’onore di incontrami con spada in mano per fare giustizia della morte di mio padre. Questo gentiluomo, ([lo scudiero) vi condurrà nel luogo dove mi trovo, con un buon cavallo e due spade, delle quali potrete scegliere quella che più vi aggrada”. Il duello ebbe luogo e purtroppo il cavaliere, dopo aver ucciso il padre, fece lo stesso con il figlio. Il luogo di combattimento era scelto in genere in qualche punto nei dintorni della città, al riparo dallo sguardo delle autorità, nella città di Parigi, il Pré-aux-Clercs era molto conosciuto come luogo dei duelli.  Ma questi potevano avere luogo anche in città e in pieno giorno. Gli aristocratici evitavano il duello con le armi da fuoco, perché non permetteva di mostrare il loro coraggio, ed i duellanti di solito combattevano a piedi solo con la camicia, lasciando il busto esposto alla spada del rivale ed pertanto era proibito indossare armature, come si faceva nei duelli tra cavalieri medievali, anche se si sa di più di un caso documentato di duellanti che cercarono di nascondere una corazza sotto le vesti e che furono sorpresi dai testimoni dell’avversario. I combattimenti di solito si svolgevano a piedi, ma in alcuni casi si montava a cavallo e per le armi, come già detto si evitava di scegliere le armi da fuoco, che contraddicevano l’ideale del coraggio personale proprio dell’aristocrazia, ma diversi furono i casi di duello con pistola, sicuramente perché si prestava al combattimento corpo a corpo. In ogni caso, l’arma preferita era la spada, in qualsiasi delle sue versioni, anche se la più apprezzata era la rapière, o striscia, la più mortale che,  d’altro canto, non mutilava né sfigurava il volto del rivale. A volte si controllava che le spade avessero la stessa lunghezza, ma nella maggior parte delle occasioni gli avversari si lanciavano in combattimento senza indugi per non essere tacciati di codardia. Nei duelli del  XVII secolo la novità fu l’introduzione della figura dei testimoni o padrini, detti in francese i secondi, che non si limitavano ad accompagnare i duellanti e controllare che si rispettassero le regole, ma combattevano anche tra di loro. Curiosamente, se un secondo batteva il suo rivale, poteva accorrere in aiuto del duellante che accompagnava,anche se lo scontro diventava un due contro uno. C’erano poi alcune regole che tendevano ad evitare gli esiti fatali di un duello. Oltre alla possibilità di riconciliarsi prima di incrociare le lame,  i duellanti potevano anche ritenersi soddisfatti nel momento in cui uno dei due feriva leggermente l’altro,erano i cosiddetti duelli detti al primo sangue, e a volte gli scontri non erano altro che una farsa per salvaguardare l’onore, e dopo essersi scambiati un paio di stoccate la reputazione dei combattenti si considerava salva. Ma purtroppo molti combattimenti terminavano con la morte di uno dei due partecipanti. Molte volte il numero dei duelli veniva ingigantito, e le autorità dell’epoca avevano validi motivi per voler interrompere questo tipo di combattimenti. E così, nonostante il popolo nutrisse simpatia per coloro che cercavano di vendicare il proprio onore in combattimento, la legislazione contro i duelli divenne sempre più rigorosa. Il re Luigi XIV promulgò numerosi editti che proibivano i duelli, il cui numero si ridusse poco a poco senza però sparire del tutto. L’ultimo duello mortale in Francia ebbe luogo nel 1892 tra un capitano ebreo e un marchese antisemita. Il primo morì ma divenne un eroe dell’opinione liberale. Una curiosità il conte di Bouteville, fu arrestato proprio dopo il suo combattimento con Beuvron e il cardinale Richelieu lo fece processare e condannare a morte.

Favria, 7.10.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata.  Nella vita quotidiana è lungo e interminabile il percorso della conoscenza, ma breve ed efficace se ci sono esempi. Felice giovedì.

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 5 NOVEMBRE   2021, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Arneis  da bagaglio a vino d’eccellenza.

Arnèis oin piemontese vuole dire bagaglio a mano o suppellettili militari.  Si dice anche arneis  per dire di una persona malmessa, male in arnese. Sin dagli anni intorno al 1830, i lessicografi evidenziano l’espressione mal an arneis con il significato letterale di “scarsamente attrezzato” e, in modo figurativo, “vestito poveramente” o più semplicemente “povero”. Spesso il termine si applica a una persona giudicata rozza o poco raffinata. Ma l’espressione non è unicamente riferibile al Piemonte. Infatti, probabilmente, deriva dall’utilizzo in italiano dell’espressione mal in arnese w molto probabilmente il modo di dire in italiano precede quella piemontese Se arneis è una inflessione dialettale dell’italiano arnese, che a sua volta deriva dal tedesco hernest, la stessa parola in inglese harness  significa genericamente equipaggiamento, arredo, corredo, attrezzatura, utensile. Ma arneis è anche  un vitigno originario del Roero che produce questo l’unico vino bianco autoctono. Il nome di questo vitigno deriva da Renexij, l’antico nome della località Renesio di Canale: nel tempo questo si trasformò in Arnesio e, finalmente, in Arneis. Oggi  quando  si parla di Arneis è raro trovare qualcuno che non lo conosca. I primi accenni risalgono al lontano 1400, secolo in cui la funzione primaria di quello che allora chiamavano Renexij era di attrarre gli uccelli con il suo gusto zuccherino. Veniva infatti piantato tra i filari di Nebbiolo per fare da esca, e salvaguardare il rosso più prezioso dei tempi. L’origine del nome è discussa come poche altre, forse appunto per prendersi i meriti di quello che oggi è un prodotto di gran valore. C’è chi collega il termine Renexij a vigneti della località Renesio di Canale, comparsi per la prima volta nel 1478 in un documento di conti del Roero. Il lemma Arneis comincia ad apparire in numerosi dizionari Italiano-Piemontese a partire dal 1830. L’Arneis oggi è un vino italiano autoctono tra i più apprezzati all’estero, un vino elegante, rotondo, che da il meglio in terreni argillosi che ne stimolano l’acidità. Ha tendenzialmente note sottili di erbe aromatiche, fiori bianchi, zagara, anice, liquirizia. Qualcuno in America sta cercando di riprodurlo, specialmente negli stati di California e Oregon con risultati anche apprezzabili, ma questo vino, che nella storia locale ha tanto sofferto, è oggi emblema dei bianchi piemontesi.

Favria,  8.10.2021  Giorgio Cortese

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 5 NOVEMBRE   2021, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Buona giornata. niente è più prezioso del vivere il momento presente. Completamente vivo, pienamente consapevole. Felice venerdì

Fòl coma….

Buona giornata, non trovare curioso l’augurio “In  bocca al lupo” anche perché dopo si risponde “Crepi!”.  Perché dobbiamo augurare ad una persona di finire  in bocca al lupo e poi che il lupo stesso che crepi! Questodiffuso modo di direparte da un equivoco di fondo, non perché riferito al  pericolo di cadere tra le fauci del lupo, non ha alcun senso augurare, a qualcuno cui si vuol bene, di finire in una situazione pericolosa, pertanto il significato originario si riferisce all’abitudine che hanno i lupi, ma anche tutti i Canidi, i Felini, i Mustelidi e molti altri mammiferi  terrestri,  di spostare i propri cuccioli da una situazione pericolosa tenendoli in bocca, per la collottola. Ovvero, per il cucciolo ancora non autosufficiente, nel posto più sicuro al mondo, in bocca al genitore ed in particolare alla mamma. Quindi “in bocca al Lupo”, vorrebbe significare “stai tranquillo, al sicuro”, col tempo visto che si parlava di lupo si è richiamata la sua uccisione. Nel linguaggio comune  gli animali ricorrono spessissimo nel nostro linguaggio e nei modi di dire a volte proprio per indicare una caratteristica della personalità umana di cui un certo animale ne rappresenta l’emblema. Ecco allora che una persona può essere rozza come un Cinghiale, lunatica come un Cavallo, coraggiosa come un Leone, forte come un Toro, noiosa come una Mosca o una Zanzara, sfuggente come un’Anguilla, muta come un pesce, furba come una Volpe, curiosa come una scimmia, grassa come una Balena, o un maiale, testarda come un Mulo, cieca come una Talpa, veloce come una Lepre, docile come un’agnello o puzzolente come una Capra. Concludo con la frase piemontese per indicare una persona molto stupida, insomma con un cervello di gallina, fòl coma na mica, fesso come una pagnotta, si la pagnotta è stupida perché si lascia mangiare e qui mi fermo se no mi dite vate a catè ‘n cassul, letteralmente vai a comprati un mestolo, un modo abbastanza gentile per mandare qualcuno a quel paese.

Favria, 9.10.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata.  Felice sabato. La differenza fra chi vive e chi si lascia vivere, è che il primo morirà mentre il secondo è già morto.

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 5 NOVEMBRE   2021, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Colpo di reni!

Di reni si parla generalmente assai poco, a torto considerati organi di secondo piano, laggiù in lavanderia, custoditi nella parete posteriore dell’addome, a ripulirci dalle scorie producendo liquidi di scolo. Il nome latino “ren, renis” potrebbe derivare, ma non v’è certezza, dal greco “reo”, scorrere. Di colore rosso bruno e a forma di fagiolo, i reni sono gli organi più vascolarizzati del corpo umano, attraversati ogni giorno da 180 litri di sangue. La missione dei reni è senz’altro idraulica, visto che da lì scorre l’urina che, dopo sofisticati processi di filtrazione e riassorbimento, consente l’eliminazione di sostanze dannose o in eccesso, anche se se pensiamo a reni mi viene da pensare da subito a  quelli dei poveri vitelli i cui rognoni finiscon trifolati sulle nostre tavole. Eppure l’Antico Testamento li tiene in gran conto perché sede della coscienza morale. Dio, dice la Bibbia, «esamina i reni e il cuore». «Sei tu che hai formato i miei reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre», recita il Salmo 139. Per il Libro dei Proverbi possono addirittura sperimentare la gioia: «I miei reni esulteranno quando le tue labbra parleranno di rettitudine».  Ippocrate ci ammoniva a tenerla sempre d’occhio, l’urina, e l’arte l’ha addirittura celebrata con fior di capolavori: non solo nella famosa statuetta belga del Manneken-Pis, ma anche in un capolavoro di Lorenzo Lotto, dove il getto di pipì di un Cupido insolente attraversa una ghirlanda e finisce sul ventre di Venere. Non poteva mancare un’urina mitologica, ovviamente di Zeus, che in forma di pioggia dorata cade su Danae, figlia del re di Argo: era l’unico modo per fecondarla, lei che fu rinchiusa in prigione dopo che una profezia aveva annunciato che suo figlio avrebbe causato la morte del re (il figlio poi nacque e si chiamò Perseo). La bella Danae attirò molti pittori, da Rembrandt a Tiziano, da Artemisia Gentileschi a Klimt. Da che mondo è mondo il rene è associato ai calcoli. La prima traccia della loro presenza risale a cinquemila anni fa, identificati in una mummia egizia. Il Corpus Hippocraticum propone una teoria della formazione dei calcoli renali a tutt’oggi plausibile, anche se nel famoso giuramento il medico di Cos fa promettere al medico: «non inciderò chi ha calcoli, lasciandolo fare agli specialisti di questa pratica». La litotomia, intervento cruento e a rischio d’infezione, non rientrava, insomma, nell’arte della medicina. Oggi per fortuna esiste un apparecchio che si chiama litotritore: niente bisturi, ma onde d’urto. Se il nome antico dei calcoli era “male della pietra”, a tutt’oggi i centri all’avanguardia per la loro diagnosi e cura si chiamano “Stone centers”. E si noi esseri umani se ci pensiamo bene siamo una  macchina ingegnosa e minuziosamente curata in ogni particolare.

Favria, 10.10.2021

Buona giornata. Ogni giorno immaginiamo il meglio per il futuro e viviamo con serenità il presente. Felice  domenica

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L’Odissea, il desiderio di viaggiare e di conoscere.

L’Odissea è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti al poeta Omero. La datazione del poema viene comunemente fatta risalire al periodo tra l’800 a.C. e il 700 a.C. L’argomento del poema è in parte una continuazione dell’Iliade, e tratta principalmente delle avventure e disavventure capitate a Odisseo, Ulisse, alla latina,  durante il suo lungo viaggio di ritorno verso la sua patria Itaca, dopo la caduta di Troia. Odisseo è una personalità multiforme, in alcune occasioni è franco e generoso, in altre raffinatamente falso, calcolatore e privo di scrupoli. Ha il pensiero rivolto a Itaca, ma va continuamente in cerca di avventure. Odisseo è cauto e fiuta i pericoli, ma si caccia senza necessità nei guai, come quando, ad esempio, entra nell’antro di Polifemo, scatenando ancor più l’ira di Poseidone. Dai lirici greci e latini, passando per Dante, fino a oggi, i tratti negativi e quelli positivi si intrecciano e riprendono gli epiteti già presenti nell’Odissea: l’eroe è infatti ricco di astuzie, dal multiforme ingegno, audace, capace di grande sopportazione. Ulisse mi affascinava per l’intelligenza, il coraggio e la determinazione con cui affrontava l’ignoto. Odisseo compie un viaggio interiore dai connotati misterici, e non mi stupirei che i famosi Misteri dell’antica Grecia, pitagorici, orfici o eleusini,  trovassero una corrispondenza per lo meno in alcune delle tappe e delle modalità del viaggio di Ulisse; per esempio l’episodio della discesa agli inferi, quello dell’ascesa alla dimora dei venti,  oppure il confronto con le forze dell’illusione, le sirene, o con l’avidità’ accentratrice e divorante del potere egoistico del ciclope e poi la sua navigazione è una  metafora della ricerca su Internet e quest’ultima, a sua volta, puo’ essere metafora del mare delle interrelazioni universali.  Insomma, da Odisseo, già per gli antichi ci si poteva aspettare di tutto. A me piace ricordare che Odisseo, quando a scuola lo immaginavo come un eroe, con la testa sempre rivolta a Itaca e alla sua famiglia, dei dieci anni del suo viaggio ne passò sette o otto tra le braccia di Calipso e uno tra quelle di Circe e che una volta giunto a Itaca, immediatamente ripartì, se seguiamo alla lettera la profezia di Tiresia. Ad esclusione di Nestore, tutti i Greci che combatterono a Troia ebbero  difficoltà a rientrare in patria. Come profetizzato da Ettore in punto di morte Achille fu ucciso da Paride con una freccia avvelenata diretta nel tallone destro, il suo unico punto mortale. Secondo diverse, fonti quando Achille fu trafitto mortalmente, Glauco, guerriero della Licia che combatteva a fianco dei troiani, cercò di impossessarsi del suo cadavere scagliando la sua lancia contro Aiace Telamonio, il quale proteggeva il corpo di Achille, ma essa riuscì solo a scalfire lo scudo senza che gli penetrasse nella pelle. Aiace, a sua volta, gli scagliò contro la sua lancia, ferendolo mortalmente e poi, roteando la sua immensa ascia, tenne lontano i troiani, dando modo a Odisseo di caricare Achille sul suo carro e di portarlo via. Aiace accecato dall’ira per non aver ricevuto in premio le armi di Achille impazzi e si suicidò. Agamennone fu favorito da Era e rientrò a Micene in poco tempo. Per festeggiare il ritorno di Agamennone, Clitennestra organizzò un banchetto al quale avrebbero partecipato anche i compagni di Agamennone. Prima del banchetto il re volle riprendere le forze con un bagno ristoratore e, nonostante Cassandra lo avesse avvertito del pericolo incombente, si affidò alle attenzioni della moglie. Mentre egli usciva dal bagno Clitennestra lo imprigionò in un panno e aiutata da Egisto, lo colpì con una spada e lo decapitò. Poi si mosse a uccidere Cassandra, mentre Egisto, con una schiera di uomini fedeli, faceva strage dei compagni di Agamennone, che si erano radunati nella sala del palazzo in attesa dei festeggiamenti. Menelao fu, con Nestore, tra i primi a salpare da Troia alla volta della Grecia, insieme a Elena ma, dopo varie peripezie, raggiunse la patria solamente otto anni dopo. A differenza di quello del fratello, il suo matrimonio sarebbe da allora durato felice, tanto che avrebbe in seguito ospitato Telemaco partito alla ricerca del padre.  Il poema è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo, sia nella versione originale, che attraverso le numerose traduzioni ed io nell’agosto 2021 ne ho letto una bellissima in prosa. Tra gli aspetti più interessanti del testo vi è la sorprendente modernità dello sviluppo della narrazione, con l’uso frequente del “flash-back”. Inoltre, diversamente da come accade in altri poemi epici, lo svolgersi degli avvenimenti sembra fatto dipendere tanto dalle scelte e dalle azioni dei personaggi femminili e degli schiavi, quanto dalle gesta degli eroi e dei guerrieri.   Pensate che l’originale più antico dell’opera risale al VII secolo a.C., quando il tiranno ateniese Pisistrato, nel VI secolo a.C., decide di uniformare e dare forma scritta al poema che fino ad allora si era tramandato quasi esclusivamente per forma orale. Quest’ultima forma, però, continuerà fino al III secolo d.C. in Egitto, con tutti i cambiamenti e le mutazioni inevitabili nella forma orale. L’Odissea è anche stata vista come l’archetipo del romanzo, in quanto racconta dall’inizio alla fine la vicenda scelta, senza lasciarsi troppo distrarre, per così dire, da eventi secondari e non strettamente correlati alle avventure di Odisseo. È da segnalare, infine, che la suddivisione in 24 libri non è originale. Furono infatti i filologi alessandrini a suddividere i due poemi omerici in 24 capitoli e ad assegnare ad ogni capitolo una lettera dell’alfabeto greco, composto da 24 lettere, appunto, maiuscole per l’Iliade, minuscole per l’Odissea. Romanzo che consiglio di leggere.

Favria, 11.10.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana le preoccupazioni leggere fanno parlare, quelle grandi fanno  tacere  e logorano l’animo. Felice lunedì

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 5 NOVEMBRE   2021, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Castagnata in bici.

Ogni stagione è vero, possiede un proprio fascino come i mesi dell’anno. Ottobre è tempo di castagnata, il mese che più rappresenta l’autunno, la parte più bella s’intende! In questo mese le  foglie degli alberi si tingono di rosso e maturano i frutti del bosco, dai funghi alle castagne. Che stupendo l’autunno, il tempo in cui le foglie lasciano i rami e si disperdono, in una mutazione di colori che ogni anno la natura ci regala salutandoci con uno smagliante di sfumature di colori. Le giornate sono fresche ma ancora miti, il soffio caldo dell’estate stempera il clima autunnale. Brava la Pro Loco di Favria nell’organizzare un mix di gita in bicicletta e castagnata, domenica  17 ottobre c.a. partenza alle ore 14 a Favria, piazza della Repubblica, davanti al palazzo municipale,  per visitare in allegria con la bicicletta, su strade parzialmente sterrate  nel limitrofo comune di Oglianico il maglio Gaddò. Un’antica fucina con maglio a testa d’asino azionato da ruota idraulica. Questa lavorazione avviene all’interno di un laboratorio che ha mantenuto inalterate le caratteristiche dell’originaria fucina  iniziata il 20 maggio del 1897 sfruttando come forza motrice l’acqua della roggia di Favria come da delibera del 26 settembre 1897 da parte del Consiglio Comunale di Favria. Poi il percorso prosegue con la visita al maneggio Ferrando in Favria, dosi si potranno ammirare degli animali leggiadri, regali e intelligenti, i cavalli. L’arrivo in piazza della Repubblica è previsto per le ore 16,00. La Pro Loco distribuirà ai partecipanti  un sacchetto di castagne e uno di frittelle di mele, quota iscrizione  è di euro 10,00 per i soci ed euro 12,00 per i non soci, gratis per i bambino sotto i 12 anni. Sempre in piazza delle Repubblica   LA Pro Loco dalle ore 11,00 alle ore 18,00 distribuzione di castagne, frittelle di mele e vin brulè e…. per i bambini il divertimento del pozzo dei desideri.  Evviva la castagnata della Pro loco di Favria con sua maestà la castagna, rotonda e marroncina, è dei boschi la regina, nel mangiarla caldarrosta è una cuccagna evviva la castagna. Appuntamento a Favria, domenica 17 ottobre per gustare le prelibate castagne, riscoprire la storia locale e golose frittelle di mele, ricordatevi che mangiare una mela è uno dei gesti più rilassati che conosca, io mangio mele da sempre dovunque e benche sia un gesto decisamente familiare alla maggioranza delle persone, gustare una frittella di mela è una meraviglia dei sensi.

Per  informazioni e prenotare  cell. 3457248477 oppure al cell. 3280284178

Favria,  12.10.2021  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno dobbiamo sempre fare la  cosa giusta, certo questo renderà felici alcune persone e stupirà le altre e qualcuna si adombrerà, pazienza. Felice martedì.

Viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 5 NOVEMBRE   2021, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio