Arrivato a sessant’anni!. – Hic Rhodus, hic salta! – E adesso..- Filemone e Bauci- Persona importante. -Ethos, logos, pathos ovvero la morale della persuasione- Ombrello!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Arrivato a sessant’anni!
A sessant’anni cari coscritti al mattino dobbiamo fare il nostro programma di lavoro come se ne avessimo venti. Perché a sessant’anni non è una brutta età, la partita del lavoro attivo per molti è finita o quasi al termine. Per me ancora tre intensi anni! Sono arrivato all’età che rubando alcuni minuti al giorno, tenendomi in disparte, incomincio ricordare, la mia esistenza, la mia vita giocata fino ad oggi tra paura e amore, tra chiusura e apertura, ma sempre con la speranza del giorno dopo migliore. Nel mio animo pervade un sentimento di stupore e faccio un bilancio della mia vita, di quello che è stato, dei progetti per quello che ancora sarà! 60 anni e non riconoscermi in questa cifra così densa di anni, traguardo importante che, per la prima volta, mi mette di fronte a fragilità e paure e che non pensavo di avere. Ho sempre vissuto con entusiasmo, coraggio ed ottimismo. In questo giorno rifletto che la società considera spesso l’invecchiare come una sconfitta da nascondere, da ritardare il più possibile. sembra che per qualcuno invecchiare crei imbarazzo, per noi no!. Penso che davanti a noi, cari coscritti abbiamo ancora tante porte da aprire, con coraggio, perché se non lo facciamo, la nostra vita si svuota, andiamo avanti con coraggio e ottimismo abituandoci all’idea di diventare sempre un poco più piccoli, ritrovando un pizzico di modestia persa nel vigore della gioventù
Favria, 13.03.2018 Giorgio Cortese

Conosco delle persone così ipocrite che arriva persino ad ammettere la loro ipocrisia.

Hic Rhodus, hic salta!
Hic Rhodus, hic salta è una frase latina il cui significato letterale è: “ Qui è Rodi, salta qui”, insomma dimostrare le nostre affermazioni qui e ora. La frase si trova in una delle Favole di Esopo, in cui un atleta sbruffone afferma di avere fatto un salto favoloso da un piede all’altro del celebre Colosso di Rodi, impresa atletica sulla quale afferma di poter esibire testimoni. Al che, uno dei suoi interlocutori gli dice che non è necessario chiedere ai testimoni, basta che ripeta il salto là dove si trova. Questa frase mi serve per dire che quanto promesso in campagna elettorale adesso di deve attuare e ben si adatta al risultato delle recenti elezioni politiche. Nel recente voto si possono scorgere tre indicazioni. La prima che la classe politica intesa come elite ha perso il contatto con gli elettori ed i cittadini che vogliono la giustizia dal basso. Nel corpo sociale dell’Italia c’è sofferenza e c’è voglia di cambiamento, ed i cambiamenti politici non avvengo più dall’alto con delle riforme istituzionali. Insomma per dirla alla Winston Churchill il risultato elettorale delle recenti elezioni non sono la fine, ma non sono neanche il principio della fine, ma sono, forse, la fine del principio. In politica nessuna vittoria è per sempre, così come le sconfitte. Le urne hanno espresso chiaramente un messaggio chiaro e forse uno sconvolgimento maggiore a livello politico potrebbe essere una improbabile alleanza tra i partiti anti sistema, premiati dagli elettori, stanchi e delusi. Penso che esiste il rischio concreto che si vada a nuove elezioni perché nessuno ha la maggioranza per governare ed è improbabile che ci siano delle alleanze. A chi è stato eletto dico che c’è un momento per osare, per fare la differenza, per iniziare qualcosa che vale la pena fare, quel momento è adesso con l’investitura del popolo sovrano, vedremo se ne avranno il coraggio, me lo auguro con tutto il cuore. Hic Rhodus, hic salta…..
Favria 14.03.2018 Giorgio Cortese

In sessanta anni ho conosciuto alcune migliaia di persone. Ne ricordo alcune centinaia. Ne incontro alcune decine. Vivo con mia moglie: vedo soltanto lei.

E adesso….
E adesso dopo una lunga e cattiva campagna elettorale e dopo il verdetto democratico del popolo italiano è arrivata l’ora di passare dalle parole che stanno a zero ai fatti che stanno ad uno. E adesso è arrivata l’ora della verità, della responsabilità nel governare. Certo si può andare avanti con strategie bizantine, con virtuosismi di politica pindarica, ma il popolo sovrano ha dato il 4 marzo il suo inappellabile verdetto non può più aspettare. Penso che l’Italia non può più attendere con la crisi che morde il tessuto economico e sociale della nostra Patria. Qualcuno in campagna elettorale ha usato lo slogan “Prima gli italiani”, adesso dopo le elezioni, cari partiti e movimenti che esprimete il nostro voto ricordatevi che prima delle alchimie politiche e delle sedie da occupare nei vari ruoli istituzionali ci siamo noi cittadini. Prima di tutto noi cittadini, che non possiamo più aspettare in questa stagione politica decisiva. Mi aspetto, chi ci governi abbia la voglia e la volontà di innovare con la saggezza politica di mantenere quanto c’è di buono nel nostro amato Belpaese. Non mi interessa se farete una “Grosse Koalition” alla tedesca o altro, ma per favore governate con i fatti. Cari partiti sotterrate l’ascia di guerra, adesso è tempo di collaborare e di lavorare su cosa vi unisce e non sulle polemiche che lacerano, ritrovate il filo del dialogo e non le cesoie faziose del muro contro muro. Rendetevi conto che siete tre minoranze in Parlamento, entrate nel merito, perché adesso L’Europa ed il mondo ci guardano e noi cittadini italiani aspettiamo. Forse il mio è un sogno, ma per favore lasciatemi sognare adesso perché la speranza nessuna crisi me la può portare via, grazie!
Favria, 15.03.2018 Giorgio Cortese

Ogni sconfitta nella giornata è solamente un’opportunità per diventare più intelligente

Filemone e Bauci.
E’ sempre bello rileggere il mito di Filemone e Bauci. Il mito inizia quando Giove e Mercurio, sotto mentite spoglie cercavano ospitalità bussando alle mille porte delle case di Frigia. Ma tutte si chiudevano davanti a loro! Soltanto, Bauci, una buona anziana con il suo coetaneo Filemone, uniti sino dagli anni della giovinezza, furono pronti ad accogliere la nobile coppia olimpia nella loro povera capanna di canne e di fango. Così racconta Ovidio in una delle più belle pagine delle Metamorfosi. Erano poveri, ma la dolcezza della vita fedele e solidale alleggeriva di molto la pena della miseria e permetteva loro di assolvere con gioia al sacro dovere dell’accoglienza. Ai due stranieri celesti la cara coppia di vecchietti offrì tutto quello che aveva. Le noci, fichi secchi, grinzosi datteri, prugne, mele fragranti in ampi canestri, raccolta da tralci purpurei, e quindi, il dolce vino, letizia del cuore. Fu allora che videro un miracolo di come il cratere si svuotava, il vino ricresceva! Nella misura generosa in cui la coppia mesceva, così gli dei ospiti si mostravano riconoscenti. Filemone e Bauci espressero, alla fine, un voto: di poter morire insieme, come insieme erano sempre vissuti. Il loro desiderio fu esaudito e i loro corpi divennero due tronchi vicini per l’eternità. Un amore docile, fedele e forte che restò come un albero di vita immortale.
Favria, 16.03.2018 Giorgio Cortese

Nella vita la pietra di paragone della nostra virtù è la nostra quotidiana pazienza.

Persona importante.
Sono rimasto colpito da quanto scrittomi dall’amico Renato al mattino presto alle 6,00 nel farmi gli auguri tramite sms di buon compleanno: “persona importante!”. Premetto non sono e né mi ritengo una persona importante ma le due parole mi hanno colpito. La parola persona deriva dal latino di origine etrusca che indicava personaggi mascherati. In latino “per” attraverso “sonar” risuonare. Così era chiamata in antichità la maschera indossata dagli attori, che oltre a coprire il volto funzionava da amplificatore per la voce. Poi dalla maschera si passa al personaggio. Dal personaggio si passa alla persona, uscendo dalla scena. Mi sembra quasi che la persona si vede veramente bene solo dalla platea, il personaggio si comprenda sinceramente solo quando indossa una maschera, che paradossalmente lo purifica dall’esagerazione controllata e finta del volto con la seduzione dello sguardo, restituendo lo stesso personaggio ma tanto più vivo e vero. Passo alla parola importante che significa autorevole deriva anche questa dal latino importare, portare dentro, e si può facilmente intendere che import/export derivano ugualmente da questo lemma. Certo è una parola comunissima, che però è impossibile intendere realmente senza considerare la sua etimologia. Se ci pensiamo la persona influente, nota, potente può non essere importante. Nella vita quotidiana l’’importanza non è frutto di caso o fortuna, ma essere importanti bisogna portare qualcosa dentro al nostro animo, che poi traspare dalle nostre azioni quotidiane anche le più semplici e banali. Siamo tutti importanti nella vita nella misura in cui teniamo in noi con rispetto le fila della nostra realtà, per cui in ogni passo che facciamo, in ogni tentativo, in ogni anelito siamo importanti anche noi, basta solo che lo vogliamo. Ogni nostro piccolo gesto è importante nella coscienza con cui è fatto, per cui le persone che mi stanno intorno e i loro sentimenti sono importanti perché viventi nella mia attenzione e rispetto. Questo penso che voglia dire essere importanti.
Favria, 17.03.2018 Giorgio Cortese

Al mattino mi alzo con una nuova illusione che mi infonde passione e speranza per il nuovo giorno

Ethos, logos, pathos ovvero la morale della persuasione.
Quando si parla di persuasione viene subito da pensare a qualcosa di poco chiaro di una manipolazione subdola. In realtà l’arte della persuasione è una tattica per cercare di persuadere qualcuno sulla bontà delle proprie idee. Il filosofo greco Aristotele può essere considerato come il primo divulgatore della capacità di comunicare efficientemente con i proprio simili, grazie all’individuazione delle tre grandi categorie di variabili che rendono un messaggio persuasivo ed efficace. Il merito di Aristotele è quello di aver raccolto in un sistema organico tutte le scoperte fatte fino ad allora dai retori, sottolineando come la retorica, l’arte del persuadere, debba essere una tecnica rigorosa. Le tre categorie per persuadere in un discorso sono l’ethos, l’etica, pathos, l’emotività ed infine logos, la logica. Ma analizziamo meglio le tre parole. Ethos s è una parola greca che originariamente significava “il posto da vivere” che può essere tradotto in diversi modi. Può significare “inizio”, “apparire”, “disposizione” e da qui “carattere” o “temperamento”. Dalla stessa radice greca deriva il termine ethikos che significa “teoria del vivere”, da cui il termine moderno etica. Nella persuasione l’oratore deve instaurare ethos, che può voler dire capacità morale, ma Aristotele amplia il significato sino a includere competenza e conoscenza .Quando dobbiamo decidere se un argomento è utile, bisogna chiedersi che ethos l’oratore sia riuscito a stabilire. Poi ci sono logos e pathos e sono indicati nella Retorica di Aristotele come componenti del ragionamento. Pathos termine che deriva dal greco paschein, letteralmente sofferenza o emozione. E’ una delle due forze che regolano l’animo umano secondo il pensiero greco. Esso si oppone al logos che è la parte razionale. Il Pathos infatti corrisponde alla parte irrazionale dell’animo tutti gli istinti irrazionali che legano l’uomo alla sua natura animale e gli impediscono di innalzarsi al livello divino. Per gli antichi greci questa “forza emotiva” era strettamente collegata alle realtà dionisiache o comunque dei riti misterici. Per questo il Pathos indicava Nell’Italiano moderno può assumere il significato di carica emotiva e di commozione derivati dalle rappresentazioni teatralie delle arti figurative in genere, il sentimento insito in un’opera. In epica, quando si parla di pathos, si intendono quelle sequenze della vicenda più cariche di emozioni, come quando si descrive qualcosa di triste, una sofferenza. Nell’utilizzo della retorica le reazioni emozionali possono avvenire in due diversi modi:, con una metafora o con il racconto di un aneddoto, oppure con l’uso di un intercalare pieno di passione nell’avanzare di un discorso. Insomma la comunicare è una vera arte che si può acquisire e migliorare giorno per giorno e ringrazio l’amico Fervido, che mi ha consigliato questo bellissimo libro “ L‘arte di comunicare” di M.Tullio Cicerone, Mondadori, 89 interessanti pagine.
Favria, 18.03.2018 Giorgio Cortese

Ritengo che la vita di ogni persona non sia un vero e proprio romanzo, neanche un vero racconto ma una opera completa.

Ombrello!
Fino all’inizio del XVIII secolo la pioggia costringevano gli uomini ad indossare un cappello di cuoio a tesa larga, ampi mantelli per proteggere i vestiti, ma anche cosi non avevano riparo dall’acqua.. le donne indossavano anche loro dei mantelli, ma se pioveva decidevano di rimanere in casa. Tutto questo fino all’invenzione del francese Jean Marius con una idea geniale e pratica, l’ombrello pieghevole, un riparo portatile dalla natura. Gli ombrelli esistevano già, ma servivano per ripararsi dal sole, ombrello, vuole dire infatti mettersi all’ombra. Ed erano retti da schiavi per i loro padroni, ed erano considerati un semplice segno di prestigio sociale. Pare che il primo ombrello come lo intendiamo noi oggi risalga al I secolo d.C. in Cina. Ma il primo ombrello pieghevole leggero venne introdotto nel 1710 da Jean Marius, pesava meno di un chilogrammo. Al Re Sole l’invenzione piacque e concesse a Marius, un privilegio reale, l’equivalente dell’odierno libretto, che gli garantiva il monopolio della produzione di questo ombrello per cinque anni. Pensate che divenne in breve tempo a Parigi di uso comune che quando nel 1767 Benjamin Franklin visitò Parigi rimase colpito dal fatto che uomini e donne portavano sempre con loro un ombrello pieghevole da aprire in caso di pioggia. Per un meccanismo più moderno bisognerà aspettare fino al 1759 quando lo scienziato Navarra si inventa un pulsante che apre l’ombrello. Questa resterà la forma finale dell’ombrello fino all’introduzione degli ombrelli da tasca. I tascabili nasceranno infatti solo nel 1928 ad opera di Hans Haupt, poi venne il turno di Slawa Horowitz studente di scultura a Vienna che migliorò la struttura pieghevole creando il primo ombrello pieghevole compatto. Da allora gli ombrelli continuano ad essere sviluppati attivamente tanto che l’ufficio brevetti degli Stati Uniti ha addirittura 4 esaminatori dedicati. Nel 2008 c’erano 3000 brevetti di ombrelli o correlati. Pensate che nel 1978 Georgi Markov è stato ucciso tramite una dose di ricina iniettata tramite un ombrello modificato. Si ritiene fosse stato sviluppato dal KGB. Nel 2011 Nicolas Sarkozy aveva cominciato ad usare un ombrello rinforzato in Kevlar per proteggersi dagli attacchi: il “Para Pactum”, costato diecimila sterline. Due degli otto simboli di buon auspicio buddista hanno la forma ad ombrello. Uno simboleggia il buddismo in generale, mentre l’altro una bandiera di vittoria sul nemico delle proprie delusioni. E concludo con una famosa frase di Walter Gropiu: “ La mente umana è come un ombrello, funziona meglio quando è aperta.
Favria 19.03.2018 Giorgio Cortese”

A Cuorgnè al Caffè Umberto si trova il giusto mix tra tradizione ed innovazione. Fermarsi qui per un caffè è sempre una garanzia. Il personale con Heidi e William oltre a preparare un buon caffè si assapora la cortesia e professioniltà. Al Caffè Umberto si gusta con lentezza e soddisfazione, così da ottenere la gratificazione di un buon espresso perché la a vita è una bellissimo e interminabile viaggio alla ricerca della perfetta tazza di caffè

Nella vite le quotidiane scelte sono simili ad un salto, certo spaventano e vengono rimandate. Ma se ci buttiamo siamo liberi. Pensiamo in grande, sempre!
GiorgioCortese1