Cappella del Malpasso, tra leggenda e realtà a cura di Franco Chiapetto

Il Basilisco: Un gallo nero dell’età di sette anni, prima di morire, deponeva

segretamente un uovo che era fecondato da una vipera e successivamente covato da un rospo. Se l’uovo era covato in luogo umido e bagnato nasceva un drago che viveva per oltre 100 anni, ma, se covato in posto asciutto e caldo, sulla sabbia, nel letame o nella paglia, allora nasceva un basilisco. Il basilisco è il mitico animale con la testa, il corpo, le zampe e le ali del gallo e la coda di vipera . Già nell’antichità si parlava di questo mitico mostro, lo fece Plinio il Vecchio, poi Galeno e addirittura le Sacre Scritture; parecchie sono le raffigurazioni medioevali del basilisco anche se in taluni casi il corpo è disegnato con differenti forme. Vive in una tana scavata nella terra e, nonostante cerchi di nasconderla, è piuttosto individuabile perché tutto intorno il terreno, l’erba e gli arbusti sono bruciacchiati dal suo terribile alito. Rimane nascosto nella sua tana durante il giorno, oppure sonnecchia al sole sdraiato su grossi massi e inizia le sue escursioni soltanto alla sera per andare a procurarsi il cibo, ma evita sempre di avvicinarsi ai luoghi abitati perché non deve incontrare il gallo, il cui canto potrebbe ucciderlo. Alcune leggende narrano che nei paraggi della tana del basilisco siano sepolti tesori cui il mostro fa buona guardia e chi riesca ad ucciderlo e poi mangi una porzione del suo corpo acquisti la facoltà di poter scoprire questi tesori. È alto circa 70/80 centimetri e non striscia come i rettili ma avanza, con il corpo eretto a metà, camminando sulle sue zampe. Il suo terribile potere, per il quale è molto temuto, è quello di uccidere con lo sguardo, non si conosce con certezza se ciò sia dovuto ad uno spruzzo di liquido velenoso dagli occhi oppure da folgori scagliate dai suoi stessi occhi. Nessuno è mai sopravvissuto allo sguardo per raccontare come avvenga. Questo sguardo assassino funziona nel solo caso che il mostro veda per primo il suo avversario, in caso opposto diviene egli stesso vittima della sua potenziale preda. Il basilisco con il suo respiro provoca piccoli incendi che producono la bruciatura dell’erba intorno e il suo corpo emana un gran fetore. Si nutre di piccoli animali, scoiattoli, topi e piccole serpi ed è ghiotto delle foglie di nocciolo di cui mangia solo il cuore. Il territorio in cui vive è generalmente in zona montuosa, fino al limite in altezza al quale sono ancora presenti alberi di medio fusto. Abbiamo notizie di suoi avvistamenti sia in Spagna e Francia sui Pirenei, che in Tirolo e Austria, mentre in Italia particolare habitat è proprio il Canavese, e poi ancora il Trentino. Ancora viva nelle nostre parti, alla Cappella del Malpasso, è la leggenda dell’uccisione dell’ultimo dei basilischi che vivevano lungo il corso del torrente Piova e sulle pendici del Monte Calvo: Un tempo molto lontano, una chioccia con la sua pigolante nidiata, in cerca di cibo sulle rive del Piova si era trovata dinnanzi un basilisco. Un pulcino rimasto più indietro rispetto ai suoi fratelli, sentendo pericolo aveva trovato riparo tra i rovi, e così mentre il basilisco aveva già sterminato la chioccia e tutti gli altri pulcini suoi fratelli, era riuscito a sfuggire al suo sguardo mortale. Ma non solo, guardandolo per primo lo fece cadere a terra stecchito. Il corpo del basilisco fu seppellito nei dintorni dai contadini accorsi, e successivamente venne eretta una Cappella in segno di devozione e ringraziamento al Signore per lo scampato pericolo. Nessuno però ha mai trovato dove era la tana del basilisco ucciso, dove forse custodiva un tesoro. E qualche persona ancora dubita oggi, che quello ucciso non fosse stato proprio l’ultimo…