Cara amica e caro amico…. – Fare si.. ma con gioia!-Dal ciclostile al computer, la strada della scrittura artificiale. -Scripta manent 11 Gennaio, il terremoto del Val di Noto di Giorgio Cortese

Cara amica e caro amico,
Venire a donare il sangue è un gesto semplice e importante, che implica alcune responsabilità. Significa donare una piccola parte di te, il tuo sangue, a persone che ne hanno molto bisogno. Donare il sangue è un atto volontario e l’unica ricompensa che riceverei in cambio è la consapevolezza di aver fatto una cosa utile a te e agli altri. Ricordo a nuovi neo donatori che dal 2015 viene applicata per la prima donazione la pratica della donazione differita che ha come scopo di garantire la sicurezza del sangue raccolto a tutela del ricevente. I nuovi donatori che si presentano per la prima volta al prelievo, non sono ancora conosciuti da un punto di vista della propria situazione sanitaria, e potrebbe essere sottoposto ad un inutile prelievo di sangue per poi scartare quanto generosamente donato. La prima volta ai nuovo potenziali donatori verranno sottoposti solo ad un prelievo per esami, e l’eventuale esigenza giustificativa sarà rilasciata su base oraria come dalla legge 219 del 21 ottobre 2005. Se non dovessi passare la visita e gli esami virologici, dopo qualche giorno riceverai l’avviso per la Tua idoneità o meno. Se anche non sei idoneo non preoccuparti, succede. Hai fatto comunque una scelta coraggiosa. Invece se la visita e i successivi esami hanno avuto esito positivo diventerai un donatore FIDAS,, complimenti hai fatto la scelta giusta!
Benvenuto TI ASPETTIAMO MERCOLEDI’ 14 GENNAIO A FAVRIA, CORTILE INTERNO DEL COMUNE ORE 8-11,00 per il prelievo. ABBIAMO BISOGNO DI TE!
Favria, 8.1.2015 Giorgio Cortese

Fare si.. ma con gioia!
Ciò che rende lieta la vita non è fare le cose che ci piacciono, ma trovare piacere nelle cose che dobbiamo fare. Ho recentemente letto in un libro questa massima del grande poeta tedesco Goethe, e questo mi ha fatto riflettere che spesso nel quotidiano lavoro devo non lasciarmi totalmente intrappolare dall’azione, ma tenere sempre un varco aperto per l’ascolto dell’animo, per lavorare ma trovare anche il piacere di farlo. Penso che sono fortunate quelle persone che durante la giornata nel loro agire riescono a deporvi una scintilla di gioia, di partecipazione, di creatività perché è solo così che il fare diventa umano e non è più una mera produzione. Certo molti sognano professioni ai loro occhi esaltanti, senza vederne le difficoltà nascoste dalle apparenze, e quindi maledicono l’impegno che hanno di fronte, rendendolo in tal modo più gravoso. E invece ritengo che l’amare il proprio lavoro sia la cosa che si avvicina di più alla felicità concreta, certo non è facile ma basta poco.
Favria 9.1.2015
Il piacere di donare e di fare volontariato è che mentre io ho una cosa, questa può essermi tolta. Ma quando io dono il mio sangue o il mio tempo per il bene del prossimo, ecco che allora nessun ladro me la può rubare, e allora è mia per sempre.

Dal ciclostile al computer, la strada della scrittura artificiale.
La scrittura dice molto di noi, fatti i dovuti distinguo, è una specie di carta di identità. Pensate che il criminologo francese Alfonse Bertillon alla fine dell’800 aveva ipotizzato che attraverso la scrittura si potessero migliorare alcuni aspetti della personalità. Quante volte, ammirato e insieme supponente ho visto nei film in costume la scena di un ultimo tocco di pennino, una scrollatina alla pergamena et voilà , la lettera pronta per essere consegnata; con le sue eleganti “c” panciute, le “o” con il ciuffetto, e un merlettino a completare le “z”. Certo adesso in piena era digitale, iphone e tablet sembra quasi un segno di arretratezza, quasi un passatempo salottiero da condividere all’ora del tè! Ma non è così, dicono che scrivere a mano facilita l’apprendimento, allena la volontà, sollecita l’immaginazione. In una parola, mi fa pensare meglio e mi permette di interiorizzare meglio la lingua. Ma una volta, prima del computer, nella mia generazione, la scrittura manuale veniva già sostituita dal ciclostile! Questo lemma deriva dall’inglese cyclostyle, che a sua volta deriva da due parole, la prima dal greco antico, cerchio, e la seconda parte dal latino stilus, stilo, perché in origine il procedimento consisteva nello scrivere su un foglio di carta con uno stilo all’estremità del quale si trovava una rotellina producente una sottile incisione. Pensate che il ciclostile fu inventata e brevettata da quel genio di Thomas Alva Edison con il nome di Autographic Printing l’8 agosto 1876. Il brevetto consisteva della prima penna elettrica utilizzata per realizzare gli stencil ed una macchina duplicatrice a piano orizzontale, flatbed.
Nel 1880, sempre Edison ottenne un successivo brevetto, denominato Method of Preparing Autographic Stencils for Printing, per la realizzazione degli stencil attraverso una serie di piastre metalliche scanalate ed uno stilo metallico. Successivamente furono apportate delle modifiche in Inghilterra con due nuove macchine e i due nomi commerciali furono rispettivamente, Cyclostyle e Rotary Neostyle, normalmente contratto in Roneo. All’epoca entrambi i nomi commerciali si trasformarono in nomi comuni, ed il primo è tuttora vivissimo in italiano. Il secondo, invece, si è quasi completamente perso. Se ne trova traccia solo nel burocratese della Banca d’Italia dove, “roneata” è sinonimo di un insieme a circolari, ordini di servizio. Tornando al pensiero iniziale una volta c’era il ciclostile, oggi si scrive tutto al computer. Per le generazioni precedenti alla mia l’uso del trattore, come strumento di lavoro in agricoltura, è stata una vera innovazione tecnica per chi era da sempre riuscito a sopravvivere lavorando la terra. Un’idea rivoluzionaria quella di sostituire la coppia di buoi e cavalli con il trattore per arare più velocemente i campo coltivati. Penso che al suo apparire il trattore meravigliò tutti per la leggerezza con cui arava i campi. Il primo prototipo del trattore italiano fu della Cassani che diventò la SAME nel 1942 e che fu progettato nel 1927 da Francesco Cassani giovane ingegnere di 27 anni e, come è destino di tutte le invenzioni che hanno segnato il progresso, anche l’uso del computer, nuova modernità, rivoluzione di mente e di pensiero, non è ancora generalizzato e capillare, alla portata di tutti. Forse solo dopo l’introduzione dell’obbligo scolastico si può affermare che l’analfabetismo sia stato sconfitto e la stessa trafila potrebbe subire la diffusione di questa nuova “alfabetizzazione” tecnologica. Anche per me come i miei genitori ed i miei nonni per il trattore, sono meravigliato dalla facilità di trasmissione e ricezione dei messaggi alla quale internet ed il computer mi sta abituando. Chi ci ha preceduto ha usato l’intelligenza con scarsi mezzi di sostegno ed è riuscito a consegnarci un mondo migliore. Dalla zappa, al trattore al web il passo non è stato breve e, prima che tutti possano muoversi con dimestichezza attorno al PC e i suoi accessori, bisogna preoccuparsi anche di diffondere il pensiero nelle forme tradizionali. E qui mi torna prepotentemente alla memoria il ciclostile, quel parente povero delle rotative, cilindro miracoloso, più simile ad un mattarello da cucina che ad un moltiplicatore di idee. Da ragazzo mi ricordo che veniva utilizzato in oratorio per le lettere del Parroco, ma veniva anche usato a scuola per proclamare gli scioperi o per indire le assemblee. Mi ricordo che sapeva di spirito, alcol denaturato, ed inchiostro e l’operatore alla manovella doveva aspettarsi improvvisi schizzi, come quando si prepara la conserva di pomodoro da mettere in bottiglia. Mi ricordo della preparazione della “matrice” in Oratorio, accuratamente battuta a macchina e posizionata sul cilindro, che sfornava canti religiosi, o brevi sceneggiature e natalizie. Appena il tempo di asciugarsi ed il foglio stampato era pronto per la diffusione, corposo, tangibile e prezioso come carta moneta. Senza dover ripercorrere il cammino della stampa, dai suoi primordi, da quando ha sollevato da stancante fatica gli amanuensi, ai più moderni ed avanzati sistemi di riproduzione, basti dire che al Ciclostile sono seguite la fotocopiatrice, la stampante laser applicata alla videoscrittura e, in un viaggio a ritroso verso l’effimero, la scrittura senza traccia, i messaggini con le k al posto delle c e le parole senza vocali, digitate con la tastiera dei telefonini. Oggi lo strumento è superato, il Ciclostile ha fatto la sua storia, meritando un posto dignitoso in qualche museo o in casa di collezionisti di antichità. Il Ciclostile con le sue tirature, limitate all’essenziale, erano frutto di meditazioni più elaborate di sproloqui e sconcezze sgrammaticali che corrono sulla rete delle reti. Con internet è saltato il senso della misura e qualsiasi controllo, adesso siamo tutti scrittori ed editori di noi stessi. Oggigiorno in alcuni paese Europei come la vicina Francia hanno riscoperto l’importanza del dettato. Certo non è che per questo voglio far tornare indietro le lancette della storia però, nessuna bocciatura di tastiere e telefonini. Solo la consapevolezza che la forma delle lettere non può essere separata dai contenuti e che insieme formano un tutt’uno con la personalità dell’autore. Per dirla con Nabokov “quel che si scrive con fatica, si legge con facilità”, e forse davvero, aiuta a pensare meglio. A capire e dire chi siamo e in questi tempi ne abbiamo tanto bisogno tutti.
Favria 10.1.2015 Giorgio Cortese
La nostra amata Patria è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, dove regna il disordine, il cinismo, l’incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l’intelligenza, come un vivido sangue.

ADSP-FIDAS FAVRIA
Poiché la vita è un dono, meritiamola offrendola. Certo abbiamo già dato tanto, ma non ci sentiamo creditori. Il regalo più bello è quello che parte dal cuore! Vieni a donare mercoledì 14 gennaio a Favria cortile interno del Comune. Ore 8-11

Scripta manent 11 GENNAIO Il terremoto del Val di Noto
L’11 gennaio 1693 un fortissimo terremoto (stimato intorno all’XI grado della Scala Mercalli) colpì tutta la Sicilia sud-orientale, tra cui Catania, Ragusa e Siracusa, causando circa 60.000 vittime.