… colle della Nouva, del Rancio e di Bardoney a cura di Loris de Lazinet

Insieme al colle della Nouva e del Rancio, il colle di Bardoney, rappresentava il

passaggio piu frequentato tra Cogne e il Canavese. Scrive l’Abbe’ Chamonin, che il colle si raggiunge, dal versante valdostano, seguendo la strada del re fino all’ alpe Bardoney, seguendo poi dritto fino al ghiacciaio, che forma un bacino a leggera pendenza, arrivando in seguito al colle tramite un’apertura molto stretta. Martino Baretti, evidenzia come dal lato di Forzo si poteva salire al colle tramite una antica mulattiera molto deteriorata, arrivando al sommo della cresta che pare tagliata artificialmente. Nel 1865 lo stesso Baretti fu testimone di come questa mulattiera, nel versante di Cogne, passasse proprio sotto il ghiacciaio, e la si potesse percorrere per quasi dieci minuti dal colle, quando i ghiacci lo sfioravano.
Negli ultimi secoli, ai tempi della massima espansione dei ghiacciai durante la piccola età glaciale, questo colle fu lo scenario di diverse disgrazie. Come riporta l’ abbe’ Chamoninin in uno dei bollettini CAI datato 1868.
Il 4 aprile 1734 , 5 donne di Ronco trovarono la morte a causa dell’intenso freddo.
Il 9 ottobre 1839 diversi uomini di Cogne, vollero passare il colle per raggiungere il Piemonte, furono in fila sul ghiacciaio quando uno di loro cadde e rotolando al fondo trovò la morte.
Il 21 marzo 1850, 7 uomini di Ronco, in ritorno da Cogne dalle loro famiglie, partirono di buon mattino, ma lo spesso manto nevoso, il freddo intenso e la tormenta che sollevava dei veri e propri uragani di neve. Nonostante ciò raggiunsero il colle, sarebbero bastate tre ore per poter far ritorno alle loro case in tempo propizio, ma il precipizio e le condizioni gli fecero terrore, e così tornarono verso i casolari di Bardoney, ma su 7 che furono, ne arrivarono solo 3. Due fratelli morirono fra le braccia congelate del padre. Furono sepolti a Cogne il 26 marzo.
Innumerevoli volte ho percorso il sentiero che sale al colle di Bardoney, e mi rendo conto di quanto sia bello conoscere la storia di questi luoghi che fino ad ora ho ammirato solo per la bellezza degli ambienti. Non mi resta altro che fantasticare e immaginare come dovesse essere stato un tempo, quando vi era una mulattiera costruita e percorsa chissà da chi, l’avanzare dei nuovi ghiacciai che arrivavano in luoghi dove nessuno ricordava di averli mai visti, la loro maestosità e imponenza.
Credo proprio che tornerò nel vallone di Lavina e di Bardoney, alla ricerca di qualche segno del passato, e dopo aver letto questi documenti, salirò lassù un po diverso.
Nella foto del 1903 : Bardoney versante valdostano con relativi ghiacciai di Lavina e della Grande Arolla.
altre immagini nella pagina di Loris

Bardoney versante valdostano con relativi ghiacciai di Lavina e della Grande Arolla . Anno 1903