Di cattivo gusto!
Sono a casa, bloccato dall’influenza e guardando di più la televisione non ho potuto non vedere uno spot che mi pare di cattivo gusto al limite dalla blasfemia. Utilizzare la Sacra Famiglia ed il Salvatore per una campagna pubblicitaria relativa all’acquisto di case. Che vergogna! Tranquilli non vedremo leader politici nelle piazze ad ostentare le croci o catene sulla chat che invitano a boicottare dove fanno pagare i contenitori biodegradabili. Qui no, silenzio, ormai bisogna fare la lunga fila e prendere il numero per la ridicolizzazione del Cristianesimo e del mondo occidentale, una becera gara a chi è più dissacrante e furbetto con una balanità sempre più desolante. Rifletto che forse questo nome di Gesù deve essere scandaloso, per venire così tenacemente preso in giro e ridotto ad uno spot. Forse non ce ne accorgiamo nemmeno più noi timidi cristiani, di quanto scandalo porti in sé quel bambino nato in una grotta da una vergine, figlio di Dio, e già questa mi sembra una pretesa audace. Si è fatto uomo, nato nella carne per salvarci dal nostro male originario, e forse questo oggi è incomprensibile per noi oggi che non siamo più consapevoli, del nostro male e tendiamo a banalizzare tutto. Morto, poi, in Croce, sepolto e risorto, per assicurare a noi tutti di risorgere dopo la morte, e questo poi a molti suona addirittura come una promessa folle! Non mi stupisco più, allora, se il nome di Gesù viene rimosso sia nei canti di Natale che a livello politico. Troppo grande e splendido è l’annuncio legato a quel nome, perché un mondo dimentico e cinico possa tollerarlo. Ma facciamo un piccolo sforzo e ricordiamola sempre la forza rivoluzionaria di quel nome, e trasmettiamola ai nostri figli, ben oltre le banalità ridicole come il recente spot. In conclusione rimango sopreso che nessuno dica niente, che abbia sollevato il problema sugli spot trasmessi da questa app, già colpevole per il solo fatto di avere trasformato un evento così positivo nel vile utilizzo per una immobiliare. Se questo è il concetto di idealismo attuale nei media moderni arridateme il telefono a gettoni!
Favria, 9.01.2018 Giorgio Cortese
Il 10 gennaio si dona a Favria, da un aiuto concreto alla vita vieni a donare. Grazie, ore 8- 11,20 cortile interno Comune di Favria Ti aspettiamo, abbiamo bisogno di Te- Per info cell 3331714827 mail corteseg@tiscali.it
Presidio di civiltà
Uno dei momenti piacevoli è quando al sabato pomeriggio passo in biblioteca a prendere un libro in prestito. Amo i libri e gli voglio bene. Amo entrare nella biblioteca Comunale G.Pistonatto scorrere i colori delle copertine, sfiorare le coste e leggere la nota a margine. La biblioteca il luogo dove si tocca la carta fisicamente, perchè il libro resta e non ha bisogno della ricarica ne di aggiornamenti, ma si può leggere e rileggere. Quando entro il biblioteca penso sempre che i libri mi ricordano chi sono da dove vengo, la mia storia, la storia comune dell’umanità. Insomma ritengo la biblioteca un imprescindibile presidio della civiltà, buona lettura a tutti.
Favria, 10.01.2017 Giorgio Cortese
La gioia è la felicità non sono dei piatti col contorno già si pronta vendita, ma è una pietanza da preparare nella cucina della vita con arte e passione condendoli con sana passione, petali di cuore e amore per i miei simili sempre!
Pasticcio all’italiana.
Questo non è un piatto ma purtroppo l’ennesima amara medicina che noi cittadini trattati da sudditi dobbiamo subire, della serie che se nel Comune dove abbiamo pagato la TARI, se questa si è gonfiata in maniera anomala, non è l’Ente che ci rimborsa, magari con due righe di doverose scuse, ma siamo noi che dobbiamo ricontrollare se i calcoli sono giusti e magari subissiamo di telefonate gli incolpevoli dipendenti del Comune dove abbiamo gli immobili e che hanno regolarmente applicato in maniera corretta la Tari. Quello che chiedo ai signori Amministratori locali, i Sindaci e vediamo se hanno rispetto per i loro elettori! Se nei Comuni dove sono stati eletti democraticamente per fare gli interessi di noi cittadini, per il Bene Comune, hanno il garbo di uscire con un comunicato ufficiale da affidarlo anche nei social dove affermano, sentito gli uffici, mica loro fanno i calcoli della Tari e ci mancherebbe, che tutti i conteggi sono regolari, oppure che ci sono delle anomalie e saranno loro ad avvisare i cittadini che potranno così chiedere i rimborsi. Stiamo a vedere se dal Pasticcio all’italiana ci servono il rispetto ai cittadini, altrimenti è l’amara conferma che viviamo da sudditi deboli e vessati e serviamo solo a pagare tasse su tasse e se per caso c’è uno svista a nostro svantaggio dobbiamo noi accorgercene e non pensiamo che ci porgano le doverose scuse. La morale Pantalone paga per tutti!
Favria, 11.01.2018 Giorgio Cortese
Le persone in gamba non li riconosco da quanto vincono ogni giorno ma da come di rialzano dalle quotidiane fatiche.
Alziamo la testa!
Oggigiorno sempre più persone sono smartphone dipendenti, e questo ha cambiato non solo il nostro modo di vivere quotidiano ma anche la nostra visione del mondo. Oggi sempre più persone camminiamo sempre a testa bassa con gli occhi incollati al telefono sui social, sui messaggi, su internet, su quel piccolo schermo che è peggio di una droga perché ci rende dipendenti e sta consumando tutti. Mi domando ma quante cose del mondo perdo quando abbasso la testa? Ma pensate se anche gli gli artisti e i fotografi vivessero a testa bassa? Ma verso quale evoluzione scivola il genere umano? Certo la telefonia mobile ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare di non dialogo con i nostri simili. E poi chi i utilizza troppo lo smartphone con la testa inclinata in avanti e le spalle curve, probabilmente soffre o soffrirà di cervicale. Ritengo che dobbiamo ritornare a guardarci negli occhi solo cosi troveremo la realtà, la verità delle relazioni interpersonali. Insomma guardiamo meno i nostri amici virtuali su Facebook, ma cerchiamo di conoscerne di nuovi, magari per strada e casualmente. Solo concedendoci degli spazi “senza connessione” riusciremo a scoprire cosa ci circonda, le passeggiate per le strade, in campagna e nel parco, le serate con gli amici senza guardare il telefono. E allora basta a testa bassa e con il cellulare per chattare ed a un messaggio replicare. Che tristezza vedere per strada delle persone da sole che guardano il telefono, attraversano la strada senza interessarsi del traffico dei veicoli, sordi al rumore dei clacson che si mettono a sghignazzare. Tutto questo atteggiamento mi fa sconcertare, penso che stiamo andando fuori di testa e così non va. Che tristezza, quelle persone che incontro, non mi salutano, ma poi mi mandano un messaggio! Ma cosi si evita di parlare, di spiegare, quello che è bello a voce fare, ed invece no usano il cellulare. Rialziamo la testa recuperiamo una postura corretta, guardiamo il mondo e la sua bellezza, di ciò che mi circonda a testa alta e petto in fuori, che è il modo migliore per vivere la nostra umana esistenza ed il nostro quotidiano presente, perché la vita è sempre troppo breve.
Favria, 12.01.2018 Giorgio Cortese
A volte all’attimo mi viene voglia di dire, fermati! Sono singoli istanti che mi regalano una felicità che vibra nell’animo a lungo
Ciarlatano!
Oggi si designa come ciralatano l’imbonitore ,imbroglione, impostore. La parola deriva dal nome di Cerreto di Spoleto, da dove nel medioevo vennero i primi venditori ambulanti, successivamente ha assunto il significato negativo attuale incrociandosi con la parola ciarlare. Nelle città medievali capitava spesso che arrivassero venditori ambulanti, commercianti viaggiatori, che erano molte volte, l’unico contatto economico con l’esterno. E spesso, questi tentavano di approfittarsi dei locali vendendo rimedi miracolosi, merci straordinarie, inventando storie di fantasia e spacciandosi per persone che non erano, con grande abbondanza di chiacchiere. Ora, fra i primi a svolgere questo tipo di traffici su e giù per lo Stivale ci furono gli abitanti di Cerreto di Spoleto, splendido borgo umbro, tanto che l’intero tipo di commercianti di questo genere prese il nome di “cerretano”. questo nome, in breve, mutò forma in “ciarlatano”, probabilmente perché incrociato col verbo “ciarlare”: nessuno ciarlava come i cerretani. La figura dell’antico ciarlatano, anche se non è positiva, è favolosa e suggestiva, tanto lontana che è quasi difficile da immaginare con delle Comunità che vivevano quasi isolate e spostarsi da una città all’altra in un mondo frammentato e senza comunicazioni, e un carro, e una parlantina arguta bastavano a spacciarsi per un sapiente, magari arrivato dall’altro capo del mare, vendendo filtri d’amore ed elisiri di lunga vita, pozioni per la crescita dei capelli portando truffe e magie in un viaggio libero e rischioso sotto il cielo. Oggi la natura del ciarlatano non è cambiata poi molto: resta il venditore ambulante che imbonisce con furbizia la platea di un mercato, il medico che spaccia con eloquenza rimedi alternativi come straordinariamente efficaci, il politico è l’emblema del ciarlatano, perché ad ogni tornata elettorale persevera nel fare lunghe promesse da libro dei sogni.
Favria 13.01.2018 Giorgio Cortese
Certe volte si deve raccontare la verità scherzando per non offendere le persone.
L’albero del parco
E’ curioso, ma con questo albero del parco non ho mai parlato in questi trenta anni e più che abito a Favria da pari a pari. Questo albero mi ha sempre obbligato ad alzare la testa, ma questa è una presunzione che caratterizza molte cose alte che incutono rispetto, ma questo albero ha una maestosità semplice, senza ostentazione, e quasi leggera, senza dubbio a causa dell´aria che lo attraversa. Della maggior parte delle cose, anche delle più aeree come gli uccelli, posso dire che sono nell´aria, circondate o trasportate da essa, ma non, come l´albero, animate da essa. L´albero è legato alla terra ma è complice dell´aria, di cui manifesta il movimento con il tremolio delle sue foglie e l´oscillare dei suoi rami. Certo la Terra e l’aria suonano entrambi nella stessa orchestra. Terra, aria, luce, sono gli ingredienti per fare un albero, che unisce il cielo al mondo sotterraneo, o piuttosto è un innalzamento, uno slancio del sotterraneo verso il cielo. Mentre tutte le cose cadono, come la mela, e mi viene in mente quella leggenda che narra che questo frutto staccatosi da un melo della campagna inglese, che suggerì a Newton la legge della gravitazione universale. Nel parco Martinotti ed in quello Bonaudo nel primo giorno dell’anno 2018, alzando il capo verso le cime, munito di un taccuino e di una matita che sono entrambi un dono dell´albero, faccio le osservazioni che riporto qui di seguito. Noto che ci sono imponenti alberi che senza foglie offrono l’aspetto di un grande candelabro malridotto, screziato di bruniture, irto di punte, di rostri. Alcuni alberi hanno la base simile a piedi di elefante, come quelli di Annibale, che ripiegano grosse dita sul terreno, piene di callosità. Questi alberi dell´elefante hanno anche la pelle grigia e piegosa come dei faggi visti in montagna, ma nel parchi favriesi alcuni alberi mi sembrano ricoperti di pelle di squalo, scura a grana fine, o gli aceri i cui semi pendono, con le ali ripiegate, come sciami di libellule dorate, simili ad una vecchia pergamena screpolata color d´ossa. La corteccia dei platani è notevole e curiosa, è ocellata perché presenta macchie o disegni in forma di piccoli occhi, e poi hanno una stratificazione di squame ritagliate irregolarmente, di svariati colori che vanno dal giallo pallido della carta di un vecchio giornale al bruno del feltro passando per il grigio topo o cenere e il verde mandorla, riproducendo sul fusto dell´albero, come se esso si camuffasse nella propria luce, le macchie fatte danzare sul terreno dai raggi del sole che giocano attraverso il fogliame. La pallida betulla mi sembra che porta calze di una seta di un bianco madreperlaceo, finemente striata di nero, che invita alla carezza. Alcuni alberi sono scarmigliati, altri pettinati a spazzola e anche nelle linee dei rami mi pare di leggere tutti i temperamenti, come se fossero esseri umani. Si passa infatti, dalla noncuranza di curve illanguidite e al carattere tragico che poi esplode in trepidazioni nere come la quercia. Ci sono alberi simili a creature sconsolate che si torcono le braccia, che si sfiniscono in piegamenti o che sembrano assorte in preghiera. Nel disegno complicato della natura ci sono fantasie di grazia e di danza che nella mia piccolezza non riesco a descrivere degnamente e poi se ogni giorno se riesco a chinarmi verso i più piccoli ed al contempo alzare le sguardo verso la grandezza di questa grande Sequoia, vedrei la grandezza insita dentro ogni essere umano che incontro.
Favria, 14.01.2018 Giorgio Cortese
Una vecchia foto è un istante arrestato, il più forte, il più toccante, il più doloroso. La fotografia, come la musica, coglie l’attimo che non riesco a cogliere, ciò che sono stato, ciò che avrei potuto essere.
Il Blue Monday è il giorno più triste?
Davvero questo lunedì è, per la scienza, il più deprimente del 2018? Soltanto se ci credete è una grande bufala che ha grande successo sui social media. L’origine. Il concetto di Blue Monday nacque il 24 gennaio 2005. Quel giorno un comunicato stampa divulgò al mondo una presunta formula matematica che, prendendo in considerazione fattori come: questione di ore di luce disponibili, ripresa dopo le vacanze natalizie e distanza dalle prossime vacanze, quella sfilza di buoni propositi che si sa non riusciremo mai a rispettare, meteo, tasse e bollette da pagare. Ecco in base a questi fattori, etichettava il terzo lunedì del mese come un giorno triste e nefasto, sotto più punti di vista. Ecco la tristezza che deriverebbe dalla combinazione dei fattori sopra elencati. Il dietro le quinte. In realtà la formula era un tentativo poco limpido di aiutare un’agenzia di pubbliche relazioni pagata da una compagnia di viaggi, per capire quale fosse il giorno dell’anno in cui è più probabile che si prenoti una vacanza. Ma anche la tristezza è una sensibilità dell’animo e, dunque viviamola come tale e questa giornata, in un certo senso, la rivaluta, perché ritengo sia giusto accogliere in noi un arcobaleno di emozioni, incluse quelle negative, perchè così potremo dare un corretto valore a tutte le altre. Il Blue Monday potrebbe rappresentare anche un utile invito alla riflessione. Coraggio per il giorno più felice dell’anno, invece, basta aspettare giugno. Gli stessi analisti hanno calcolato che l’ “Happiest Day” che cade intorno al solstizio d’estate, fra il 21 e il 24 di giugno. Coraggio, anche quest’anno arriverà.
Favria 15.01.2018 Giorgio Cortese