Fare rete per aiutarsi a vicenda. Associazione Nexum aps- metodo Feldenkrais. – 15 OTTOBRE 1940 Chaplin si fa beffe di Hitler. – Comportamento che dobbiamo tenere durante il Primo Soccorso per Ictus-Infarto-Arresto Cardiaco, con dimostrazione di utilizzo del Defibrillatore Semi-Automatico. – 17 ottobre. L’ultima carica di cavalleria. – Buon Centenario Alpini Favriesi.. – 19 OTTOBRE 1469 Matrimonio tra Isabella e Ferdinando. – Spritzen! – Bandiere d’Europa: Bulgaria, Cipro, e Croazia. – Il potere di salvare la vita l’abbiamo nel sangue…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE.

Fare rete per aiutarsi a vicenda. Associazione Nexum aps- metodo Feldenkrais

Il metodo Feldenkrais è un intervento orientato al corpo umano, progettato per aiutare le persone a riconnettersi con il proprio corpo e imparare modi per muoversi con maggiore efficienza. Può aiutare una persona ad aumentare la vitalità, la coordinazione e a raggiungere un benessere generale migliore. Questa è sulla carta la definizione. Ma poi in pratica in cosa consiste? Ho avuto modo di parlare con Fulvio e Alessia, ideatori del progetto che nasce dalle loro esperienze personali, diverse nella patologia, ma con un percorso di vita che le accomuna.  La prima è la storia di una mamma e di un papà a cui viene comunicata la diagnosi di PCI, Paralisi Cerebrale Infantile, del loro bambino, Matteo. La notizia è terribile e agghiacciante e la prima reazione è di impotenza, perché consapevoli che è una cosa a cui non possono porre rimedio, proprio loro che dovrebbero proteggere il loro piccolo sempre e in ogni situazione. Subito dopo subentra la rabbia, contro chi avrebbe dovuto fare tutto il possibile per prevenire gli eventi che hanno causato danni al bambino, e contro sé stessi per non averci pensato in prima persona. La seconda è la storia di una figlia che, dopo un pomeriggio di festa in famiglia, riceve una chiamata con una frase che non lascia dubbi: ”Alessia venite, mamma sta male”. Un brivido alla schiena, l’immediata sensazione che la situazione è grave, la corsa in macchina, due ambulanze, il medico informa subito della gravità dell’accaduto, bisogna fare in fretta, si parte in ambulanza per una corsa folle, che avrebbe per sempre cambiato la vita della mamma e di tutti loro. La diagnosi è ictus ischemico. Quando finiscono questi primi sentimenti, ci si rende conto che si è totalmente impreparati e soli a vivere e gestire una simile situazione, psicologicamente, fisicamente e materialmente: nessuno si fa avanti per dare supporto, guidare la famiglia nel percorso, lungo e faticoso, di recupero, nel limite delle possibilità oggettive, e di sostegno a tutte le persone coinvolte. Oggigiorno districarsi nel tanto, tantissimo, che c’è da fare è difficile: visite, esami, terapie e riabilitazione, tra tempistiche sempre più inadeguate e burocrazia sempre più complicata. Spesso si iniziano mille percorsi con grande dispendio di tempo, energie e denaro. Ma, soprattutto, con scarsi risultati. E in più, qualcosa che è difficile da immaginare se non se ne ha esperienza diretta, la presenza costante di qualcuno accanto alla persona con disabilità perché possa svolgere le normali funzioni quotidiane. Per questo hanno fondato l’Associazione Nexum, parola latina che significa connessione, quelle neurali che il cervello crea, ma anche rete di persone che si aiutano a vicenda. Ecco allora il metodo Feldenkrais® è considerato lo yoga occidentale, ovvero saggezza e disciplina codificata in movimenti precisi, ma in un’ottica più “terrena”. Ritengo che siete incuriositi dovete sapere che le lezioni si svolgono in una serie di movimenti da compiere in piedi o da sdraiati supini. Sono movimenti semplici, come voltarsi per guardare dietro le spalle, o allungare braccia e gambe in modo alternato, ma svolti con la massima calma e attenzione, percependo come ogni cellula venga coinvolta.  Il metodo Feldenkrais® punta tutto sulla consapevolezza del movimento: spesso siamo convinti che è solo compiendo un movimento in velocità, con furia, che alleniamo i muscoli. Invece no, spesso vanno allenati con lentezza per permettere al corpo di capire dove ha tensioni e nodi e scioglierli. È solo con il movimento lento che il sistema nervoso si “accorge” di stare facendo attività fisica. Sviluppato da Moshe Feldenkrais a metà del 1900, il Metodo Feldenkrais® si basa sui principi di base dello sviluppo umano, integrati con la fisica e la biomeccanica. Feldenkrais ha insegnato judo e altre arti marziali per decenni, incorporando la sua conoscenza del sistema nervoso e del corpo nel suo processo di guarigione dopo aver subito gravi lesioni al ginocchio. Il suo recupero ha ispirato lo sviluppo di un approccio mente-corpo che utilizza il movimento guidato per migliorare il benessere fisico ed emotivo. Se volete saperne di più partecipate all’incontro di presentazione  che si terrà presso la biblioteca G.Pistonatto  a Favria martedì 15 ottobre  ore 20,30, non perdete questa bella occasione. Grazie

Favria,  Giorgio Cortese

15 OTTOBRE 1940

Chaplin si fa beffe di Hitler

Il 15 ottobre 1940 esce nelle sale statunitensi “Il Grande Dittatore”, la pellicola più costosa e di maggior successo del grande attore e regista, una geniale parodia della Germania nazista e del suo Führer, considerato uno dei capolavori della storia del cinema, “Il Grande Dittatore”, scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin, rappresentò per l’autore un azzardo economico da due milioni di dollari. Seppur consapevole che la pellicola non avrebbe trovato distribuzione nella maggior parte dei mercati europei, come infatti accadde, Chaplin ritenne comunque doveroso in quel momento cruciale della storia far sentire la sua voce e, per la prima volta, quella del suo personaggio più famoso, Charlot, che fino ad allora aveva soltanto cantato ma mai affrontato dialoghi parlati. Nel film Chaplin/Charlot recita il ruolo di un barbiere ebreo costretto a vivere nel ghetto e subire le angherie della soldataglia del dittatore della Tomania (Germania) Adenoid Hynkel (Hitler), interpretato dallo stesso Chaplin, intento a progettare l’invasione della vicina Ostria (Austria) con la collaborazione del duce di Batalia (Italia) Benzino Napaloni (Mussolini). La straordinaria somiglianza del barbiere con il dittatore Hinkel porterà in seguito Charlot, per aver salva la vita, a calarsi nei panni del führer. In perfetta uniforme da condottiero, il falso dittatore è protagonista di un memorabile discorso davanti al popolo d’Ostria durante il quale, smentendo le aspettative, lancia al mondo un messaggio di amore, libertà e uguaglianza. Uscito nella sale americane il 15 ottobre 1940, il film ebbe una straordinaria accoglienza e negli anni divenne il maggior successo di Chaplin, ancora oggi considerato una pietra miliare della cinematografia per la capacità di affrontare dall’inedita prospettiva della satira la drammatica realtà sociale e politica dell’epoca.

Favria 15.10.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata, Personalmente penso che domani andrà meglio, e dopodomani un po’ di più, e via via così. Fino a crederci. Felice martedì

“Comportamento che dobbiamo tenere durante il Primo Soccorso per Ictus-Infarto-Arresto Cardiaco, con dimostrazione di utilizzo del Defibrillatore Semi-Automatico

Docente Coordinatrice: Barbara Da Ruos

Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS. Trinità –Via Milite Ignoto

Quando si subisce un ictus, infarto-arresto cardiaco bisogna attuare tutte le misure di intervento possibile al fine di limitare i danni e le conseguenze più gravi. Per questa ragione è fondamentale riconoscere i sintomi in tempo e chiamare subito un’ambulanza. Ma mentre si aspetta l’arrivo dei soccorsi, cosa si può fare? Questo  ci verrà spiegaro dalla docente nell’interessante conferenza

Favria,  16.10.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata. Nel cammino quotidiano se mi volto indietro, vedo quel che resta del mio passato, ma preferisco guardare avanti e vivere tra i colori di nuove speranze. Felice mercoledì

17 ottobre. L’ultima carica di cavalleria

“Abbiamo avuto l’onore di scontrarci con i Cavalleggeri di Alessandria”, queste furono le parole di Josip Tito, comandante dell’Armata popolare di liberazione e futuro padrone della Jugoslavia, a sancire l’eroismo della cavalleria sabauda impegnata il 17 settembre 1942 nell’ultimo attacco alla sciabola di una formazione italiana. Un’azione, peraltro vincente, che invece la storiografia militare nostrana si e dimostrata restia a riconoscere, preferendo identificare l’ultima carica ufficiale in quella portata dai “Savoia” il 24 agosto 1942 a Isbuscenskij in Russia. Forse perché in quel caso si scontrarono due eserciti regolari,  dall’altra parte c’erano i russi,  mentre due mesi più tardi a Poloj a fronteggiare i cavalleggeri c’erano formazioni irregolari di partigiani. Piu realisticamente, si e forse preferito dimenticare quell’eroico attacco, e l’annesso sacrificio del 14° Cavalleggeri, reso necessario da una serie di errori dell’alto comando sui quali parve conveniente far cadere il silenzio. A Poloj, infatti, l’intera divisione stava per cadere in un agguato dell’Armata popolare di liberazione guidata da Tito. Una serie di ordini contraddittori, avanzate, attese e ritirate, stavano per far pendere la bilancia dalla parte degli jugoslavi, fino a quando tutti i 760 uomini si lanciarono all’attacco delle fanterie nemiche che stavano per chiudere gli italiani in una sacca. La carica mise in fuga i partigiani ma costo molto cara, 129 morti e 70 feriti tra i gloriosi cavalleggeri.

Favria, 17.10.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. La vita è come un’altalena: a volte sono in basso in basso, a volte vado in alto. L’importante che quando scenderò  definitivamente posso  dire che in ogni caso mi sono divertito. Felice giovedì

Buon Centenario Alpini Favriesi.

Favria è tutta imbandierata, l’atmosfera dell’attesa della festa del Centenario, nei primi giorni di ottobre è palpabile nell’aria, con i negozi tutti addobbati, vari striscioni di accoglienza e una  miriade di bandiere tricolori. Su uno striscione troneggia la scritta benvenuti Alpini e nel cortile vicino alla storica sede un grande striscione ricorda il centenario. Il 6 ottobre a Favria è avvenuta la manifestazione conclusiva del centenario del Gruppo Alpini Favriesi  a conclusione delle svariate iniziative, iniziate a maggio con il pellegrinaggio  al sacro monte di Belmonte, come era usanza una volta dei Favriesi per chiedere aiuto alla Madonna per la campagna, regalando la cera per candele come da tradizione. Le manifestazioni sono poi proseguite il 2 giugno con la celebrazione della festa della Repubblica coinvolgendo gli alunni delle scuole di Favria. Infine le tre serate iniziate a fine settembre, sabato 28 settembre uno spettacolo musicale con cori e filarmonica e attori dilettanti, dal titolo: Siamo Alpini, che hanno narrato al pubblico la storia degli Alpini dalla nascita, le due guerre mondiali e quanto fanno per le popolazioni colpite da calamità naturali.

Venerdì 4 ottobre il bellissimo spettacolo musicale del Rotary Club di Ciriè e Valli di Lanzo con il concerto della Special orchestra, perché lo spirito Alpino vuole dire anche inclusività, e sabato 5 ottobre, lo spettacolo teatrale-comico “Cosa ci tocca fare” con Anna Chiadò e Giancarlo Moia.

A Favria in questi mesi si è respirato molto di più lo spirito Alpino che questo gruppo diffonde nella società lo spirito di fratellanza e solidarietà.

E’ doveroso ricordare che a  distanza di pochi chilometri altre due Comunità hanno festeggiato i centenari dei Gruppi Alpini, oltre a Favria,  Oglianico e Rivarolo Canavese, e credetemi sfilare per i paesi non con una ritualità vuota e fuori dal tempo, ma una testimonianza di quella generosità disinteressata, quella propensione all’impegno civile gratuito, che li hanno fatti amare da generazioni di italiani e che, ancora oggi, li rende subito riconoscibili alle popolazioni alle quali portano aiuto.

Grazie Alpini per quello che fate e farete e grazie di esistere.

W gli alpini, W la Veja 

Favria, 18.10.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. La pazienza ogni giorno mi insegna a portare non solo con forza ma con grazia, il peso della vita: la pazienza è bellezza. Felice venerdì

19 OTTOBRE 1469

Matrimonio tra Isabella e Ferdinando.

Il matrimonio tra i due giovani cugini, lei erede al trono di Castiglia, lui a quello di Aragona, pone le basi per la nascita della Spagna, una superpotenza dell’età moderna. l matrimonio che avrebbe cambiato la storia d’Europa avviando la fondazione della Spagna moderna in realtà non si doveva fare. Perché la diciottenne Isabella era stata designata erede al trono di Castiglia dal fratellastro Enrico IV solo a patto di poter scegliere lui stesso il futuro sposo della ragazza. Isabella si disputava il diritto alla corona con Giovanna,  figlia di Enrico IV, contesa che aveva spaccato il Paese in due fazioni contrapposte e sarebbe poi sfociata nella Guerra di successione al trono di Castiglia. In questo clima di incertezza e contrapposizione frontale si era inserito Giovanni II d’Aragona, per fidanzare il figlio Ferdinando con Isabella in cambio del suo appoggio alle aspirazioni dinastiche della giovane. I due promessi sposi erano però entrambi bisnipoti di Giovanni I di Castiglia e di Eleonora d’Aragona, quindi consanguinei in quanto cugini, seppure alla lontana, condizione che in base alla dottrina ecclesiastica avrebbe necessitato di una bolla papale per autorizzarne le nozze. Bolla che papa Paolo II si rifiutò di concedere onde evitare di immischiarsi nella contesa in atto in Castiglia. L’unione tra i due eredi rivestiva però un’importanza tale sia per il re d’Aragona,  assiso su un trono traballante, che per la fazione “isabelina” di Castiglia, che in assenza del placet papale si decise di ricorrere ad un falso documento vaticano da attribuire ad un pontefice morto da cinque anni, non più in grado quindi di svelare la truffa. A tal scopo venne corrotto il nunzio apostolico Antonio Jacopo Venier perché fabbricasse una bolla apocrifa vergata dal defunto Pio II, nella quale si autorizzavano i matrimoni tra cugini fino al terzo grado. Ottenuto il documento i due giovani si avviarono segretamente verso l’altare: uno dei più importanti matrimoni della storia si celebrò clandestinamente e senza fasti. Isabella si sottrasse alla sorveglianza del fratellastro adducendo come scusa la visita alla tomba del fratello morto; dal canto suo il giovane Ferdinando raggiunse la Castiglia sotto mentite spoglie, travestito da stalliere di un mercante. La falsa bolla convinse il vescovo di Segovia e il 19 ottobre 1469 a Valladolid la coppia venne unita in matrimonio, suggellando non solo i destini personali dei due giovani ma anche quelli dei rispettivi regni. A nozze celebrate l’impostura venne a galla e tanto Isabella quanto Ferdinando vennero scomunicati da papa Paolo II, mentre il re di Castiglia Enrico, irritato dal fatto che il matrimonio fosse stato celebrato senza il suo assenso, diseredò la sorella nominando erede legittima la figlia Giovanna. La lotta tra i partigiani delle due “regine” diede luogo alla Guerra di successione castigliana, conflitto che vide coinvolto anche il Portogallo, al cui sovrano, Alfonso V, era stata promessa la mano di Giovanna. La battaglia decisiva tra le due schiere armate si svolse il primo marzo 1476 a Toro dove Ferdinando, comandante dell’esercito castigliano, mise in fuga Alfonso che riparò in Portogallo con Giovanna. Tre anni dopo fu decretata l’unione della Castiglia con l’Aragona e ad Isabella e Ferdinando assegnato il titolo di “Re Cattolici” per lo sforzo profuso nella fase finale della Reconquista, la cacciata dei Mori dalla penisola iberica, impresa portata a compimento nel 1492 con la caduta dell’ultimo regno rimasto in mano ai musulmani e l’entrata trionfale a Granada della coppia regale. Nello stesso anno Cristoforo Colombo, sostenuto dai finanziamenti di Isabella, scopriva l’America, avviando la neonata Spagna ai suoi secoli d’oro.

Favria, 19 ottobre Giorgio Cortese

Buona giornata. Un vecchio detto egiziano ricorda che l’ingiustizia esiste in abbondanza, ma uno (spirito) maligno non vincerà mai alla lunga. Felice sabato

Spritzen!

La Storia dello Spritz, uno dei cocktail, letteralmente coda di gallo anticamente conosciuto nel Patrio stivale con il nome di bevanda arlecchina o polibibita,  uno dei più bevuti in Italia. Originaria del triveneto, l’abitudine di un buon bicchiere di prosecco e Bitter durante l’ora dell’aperitivo. La storia dello Spritz  comincia nell’Ottocento, durante il periodo della dominazione Asburgica nel Veneto. Ed è proprio grazie ai soldati e ai diplomatici dell’impero asburgico che oggi possiamo accompagnare i nostri aperitivi con questo cocktail! Quest’ultimi, infatti, non sopportando l’elevato tasso alcolemico dei vini locali, avevano l’abitudine di chiedere agli osti di aggiungere un po’ di acqua nei loro bicchieri.“Spritzen!”, esclamavano. E subito l’oste allungava il vino con una spruzzata, per l’appunto, di acqua o di bitter a seconda dei gusti. Certo, lo Spritz che tutti noi conosciamo era solo all’inizio della sua Storia. E, in effetti, mancava ancora un ingrediente basilare della Ricetta classica: il seltz! Una seconda versione vuole che la storia dello Spritz inizi ancora prima, sempre in Triveneto, e sia legata alla Repubblica Serenissima. Qui, infatti, circa cinque secoli fa gli operai navali, chiamati arsenalotti, facevano merenda con un pasto sostanzioso e ricostituente, che gli aiutava a reggere i faticosi ritmi di lavoro. Pare che questo spuntino fosse costituito da pane, o altro prodotto da forno, accompagnato con vino allungato con acqua. Lo so, per molti di voi questo lontano antenato del noto aperitivo non può essere considerato un vero Spritz, ma forse proprio da questa bevanda a base di acqua e vino è iniziato tutto, c’è chi dice che in alcune zone del Friuli Venezia Giulia questo mix venga ancora proposto. Quando nel Novecento cominciarono a diffondersi i primi sifoni per l’acqua di Seltz, ecco che la Ricetta dello Spritz prese forma. L’acqua frizzante diede un tocco di brio in più a una bevanda che, all’epoca, era costituita da vini fermi. La leggerezza in termini alcolemici, il sapore dal retrogusto amarognolo e la presenza delle “bollicine” fece subito colpo sulle nobildonne austriache che iniziarono a bere Spritz durante i loro eventi mondani.  Nel Belpaese lo Spritz varia non solo nella ricetta, ma anche nei nomi. A Brescia, ad esempio, dove al posto del Prosecco si usa vino bianco fermo, viene chiamato Pirlo, mentre lo Spruzzato è la versione piemontese che prevede vermouth, seltz e ghiaccio. A Trieste, si può trovare ancora la ricetta originale, con vino e acqua gassata, mentre il Bianchin milanese utilizza bianco frizzante e Bitter Campari. Venezia, come Brescia, fa lo Spritz col vino fermo, ma aggiungendovi il Select, liquore autoctono, dal sapore amaro e secco.

Favria, 20.10.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Contro le difficoltà della vita le armi migliori sono il coraggio, l’ostinazione e la pazienza. Il coraggio fortifica, l’ostinazione diverte e la pazienza dà pace. Felice  domenica

Bandiere d’Europa: Bulgaria, Cipro, e  Croazia

Nella bandiera della Bulgaria i colori delle tre fasce orizzontali rappresentano, rispettivamente, la libertà e la spiritualità del popolo bulgaro, il bianco, la natura rigogliosa del Paese (il verde) e il sangue dei morti per l’indipendenza, il rosso. Òla bandiera di Cipro presenta il disegno dell’isola di Cipro, color rame, elemento presente nell’isola che le ha dato il nome,  che sormonta due ramoscelli d’ulivo, auspicio di pace,  al pari dello sfondo bianco, tra la parte greca e quella turca della popolazione. La bandiera della Croazia ha in centro lo stemma del regno di Croazia d’epoca medievale, mentre la corona che lo sovrasta è composta dagli emblemi dellecinque regionistoriche del Paese.Quanto alle trefasce orizzontali, una rossa, unabianca e unablu, riportano icosiddetti “colori panslavi”.

Favria, 21.10.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Cosa sarebbe la vita senza boccioli di speranza che si schiudono alle prime luci del mattino. Felice lunedì

Il potere di salvare la vita l’abbiamo nel sangue.

Il potere di salvare la vita l’abbiamo nel sangue. Vieni a donare il sangue, vieni a donare a Favria *VENERDI’ 8 NOVEMBRE *, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare e portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Per info, Cell. 3331714827. Ricordo i requisiti minimi per donare: età compresa tra i 18 e i 60 per la prima volta, poi dai 65 a 70 anni, l’idoneità a donare va valutata dal medico. Grazie se fate passa parola e divulgate il messaggio.