Il 2 Giugno chi sono oggi gli Alpini? – San Marcellino. – Bandiere d’Europa: Malta e Paesi Bassi. -Sfalagè o sfaragè! – Panataria, gambaroussa. – La prima donna eletta a Sindaco. -La barzelletta. – L’insalata di Teseo. – Le mani…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Il 2 Giugno chi sono oggi gli Alpini? Il due giugno a Favria si festeggia la  Festa della

Repubblica con gli Alpini di Favria che portano avanti i festeggiamenti del centenario, il gruppo è stato fondato nel lontano 1924. Sono passati settantotto anni da quando, con il voto nel referendum del 2 giugno 1946, gli italiani, scegliendo la Repubblica, cominciarono a costruire una nuova storia. E oggi come Alpini nel festeggiare l’anno del nostro centenario siamo a qui riflettere sul nostro comune passato per costruire il futuro. Allora la scelta repubblicana, apriva una storia di libertà, dopo il ventennio della dittatura fascista. Storia di democrazia. Storia di pace, dopo la tragedia, i lutti e le devastazioni della guerra e dell’occupazione nazista. Per celebrare oggi la Repubblica dobbiamo partire da qui: dalle donne e dagli uomini della Costituente, dalla loro lungimiranza, dal coraggio con cui seppero cercare e trovare i punti di sintesi. Ma cos’è la Repubblica? Sono i suoi principi fondativi. Le sue istituzioni. Le sue leggi, la sua organizzazione. Certo, è tutto questo. Ma oggi voglio portare l’attenzione su di noi e di Voi tutti. Parlo della vita delle donne e degli uomini di questo nostro Paese dei valori Alpini, che con il loro impegno quotidiano e della loro laboriosità. Del contributo di tutti noi, grande o piccolo, ha dato a questi decenni di storia comune. Ricordiamoci che la Repubblica è, anzitutto, la storia degli italiani e della loro libertà, la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, la storia siete Voi studenti con il Vostro quotidiano impegno. Gli Alpini con i loro valori negli anni hanno colmato i vuoti del tessuto sociale rendendo concrete le parole come dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà. Parole che altrimenti sarebbero rimaste astratte aspirazioni. Nel 1945 l’Italia è stata ricostruita dalle macerie. La Costituzione ha indicato alla Repubblica la strada da percorrere. La democrazia è qualcosa di più di un insieme di regole: è un continuo processo in cui si cerca la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi, nella consapevolezza della centralità delle persone, più importanti degli interessi. La Repubblica è solidarietà come i valori alpini. La Repubblica è umanità e difesa della pace e della vita come i valori alpini. Sapete chi sono gli alpini e perché portano in testa un bel cappello verde con la penna nera? Il Corpo degli alpini è un corpo di militari dell’Esercito italiano. Fu creato ufficialmente il 15 ottobre 1872 per preparare truppe delle valli alpine per difendere i confini montani, perciò a differenza degli altri corpi l’arruolamento era su base delle zone di provenienza, e questo nei cento e più anni ha cementato lo spirito di corpo e di appartenenza. Dopo la liberazione del Veneto nel 1866, il Regno d’Italia aveva bisogno di un nuovo modello di difesa montana sul confine con l’impero Austro-Ungarico. Il loro primo impegno in battaglia è stato in eritrea e poi in Libia, successivamente la Grande Guerra dove hanno scritto pagine epiche e poi nella seconda guerra mondiale, oggi sono impegnati in azioni di pace nel mondo. Oggi il comando Truppe alpine ha sede a Bolzano, mentre il centro di addestramento è ad Aosta presso la Caserma “Battisti”. C’è anche una Sezione Sci Alpinistica a La Thuille, e la Sezione Sci e Ghiaccio del Centro Sportivo Esercito a Courmayeur. Le Truppe Alpini sono il più antico Corpo di Fanteria da montagna attivo nel mondo. Il caratteristico cappello degli alpini deriva dal cappello dell’Ernani, protagonista di un’opera di Giuseppe Verdi, in cui un montanaro si ribella al potere spagnolo. Il cappello era verde con la penna nera. A Milano nel 1919 è nata l’associazione italiana degli Alpini. La prima si tenne nel settembre 1920 sul Monte Ortigara, sui luoghi della Grande Guerra. Gli Alpini hanno un libro chiamato: “Libro verde della solidarietà” è il riassunto di quanto viene fatto ogni anni dagli alpini di tutta Italia, pensate che nel Libro Verde 2022 sono registrate 2.351.561 ore di volontariato, donazioni per 6.693.950 euro, per un valore totale di circa 71,4 milioni di euro. Ecco chi sono oggi gli alpini dei volontari che promuovono i valori di solidarietà e altruismo nel volontariato. A Voi giovani vorrei chiedere: impegnatevi nelle sfide nuove, a cominciare da quella della transizione verso un pianeta fondato sul rispetto dell’ambiente e delle persone come unica possibilità di futuro. Adoperatevi per trasmettere valori e cultura attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Cercate di promuovere un uso dei social che avvicini le persone e le faccia crescere dal punto di vista umano e sociale, combattendo con determinazione la subcultura dell’odio, del disprezzo dell’altro. Ai ragazzi che oggi sono qui e a quelli che avranno modo di ascoltare queste parole vorrei dire: la storia di questi settantacinque anni è stato il risultato, il mosaico di tante storie piccole e grandi, di protagonisti conosciuti e di testimonianze meno note. Tocca a voi ora scrivere la storia della Repubblica. Scegliete gli esempi, i volti, i modelli, le tante cose positive da custodire di questa nostra Italia. E poi preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi protagonisti del nostro futuro. Viva il Popolo Italiano, viva la Repubblica evviva Gli Alpini
Favria, 2 giugno 2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Verde come la speranza di un mondo migliore, bianco come la purezza di intenti, rosso come il sangue versato dagli eroi. Questa è la mia bandiera. Felice  domenica.

San Marcellino.

Secondo la “Passio” scritta da papa Damaso I, 366-384 d.C., Marcellino e Pietro subirono il martirio a Roma intorno al 304 e la tradizione dice il 2 giugno, durante le persecuzioni indette dall’imperatore Diocleziano. Presbitero l’uno ed esorcista l’altro, sarebbero stati trasportati sulla via Cornelia fino a un luogo chiamato “Silva Nigra”, Selva Nera, in seguito ribattezzato “Silva Candida” e decapitati dopo essere stati sottoposti a varie torture. A trovarne i corpi martoriati fu la pia matrona Lucilla, che li fece deporre nelle catacombe “Ad Duas Lauros”, oggi a Torpignattara, lungo l’antica via Labicana. Sul luogo della loro sepoltura, papa Siricio fece erigere una basilica, detta appunto basilica dei Santi Marcellino e Pietro, poi divenuta anche sede di titolo cardinalizio. Avventurosa fu la storia delle loro reliquie: inviate in parte in Francia da papa Gregorio IV, furono traslate all’inizio del IX secolo nell’abbazia tedesca di Seligenstadt sul Meno, presso Magonza, da Eginardo, celebre biografo di Carlo Magno, che raccontò il trasferimento in una cronaca agiografica, il “De Translatione et miraculis sanctorum Marcellini et Petri”. Alcune delle reliquie, però, rimasero a Roma e nel 1641 una porzione del cranio attribuito a Marcellino fu portata a Piedimonte Matese, nel Casertano, entrando a far parte della dotazione della locale chiesa di Santa Maria Maggiore dove sono tuttora venerate.

Favria, 3.06.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana bisogna avere un cuore capace di pazientare, le grandi sfide e disegni si realizzano solo con molta pazienza e con molto tempo. Felice lunedì.

Bandiere d’Europa: Malta e Paesi Bassi

Nella  bandiera di Malta il  bianco e il rosso delle fasce verticali, sono simbolo di purezza e coraggio, derivano dal vessillo dei cavalieri di Malta, esistono però altre ipotesi, mentre la croce allude a un’onorificenza conferita ai maltesi, nel 1942, da Giorgio VI del Regno Unito.  La bandiera dei Paesi Bassi è ispirata allo stendardo del condottiero olandese Guglielmo d’Orange, XVI secolo, aveva all’inizio tre bande orizzontali di colore arancione, bianco e blu, ma l’arancio fu presto mutato in rosso, per una maggior visibilità e perché la tinta rossa teneva meglio.

Favria, 4.06.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana non dobbiamo essere  tristi e pensierosi, la  vita é come uno specchio, ci sorride se la guardiamo sorridendo. Felice martedì

Sfalagè o sfaragè!

Questa parola in piemontese indica lo spaurire degli uccelli che difendo i piccoli. La parola potrebbe derivare dal lemma latino farraginem, alimento misto, miscuglio di erbe, derivato dal latino farrum, un tipo di grano oppure la foce onomatopeica fall, lo svolazzare degli uccelli. Oppure dal piemontese afarè, eccitare a sua volta derivato dal  francese efferer, spaventare.

Favria, 5.06.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. La paura non costruisce mai il futuro, ma la speranza sì. Felice mercoledì

Panataria, gambaroussa.

Questa pianta sguazza nelle strade più trafficate, mi osserva dai palazzi, standosene sui muri, fregandosene dell’inquinamento e del traffico nei vicoli scuri dei centri cittadini, non è Spiderman: è la parietaria, una pianta spontanea usata sin dall’antichità, in piemontese conosciuta come Panataria o gambaroussa.  Troviamo  due specie più comuni della Parietaria, Parietaria officinalis e Parietaria judaica; il nome del genere, Parietaria, deriva dal latino paries, cioè muro, parete, alludendo alle abitudini della pianta che cresce nei muretti e sulle pareti, mentre il nome specifico “officinalis” sottolinea le virtù della pianta, usata nelle “officine”, cioè i laboratori medievali dove si preparavano i rimedi. Mentre l’altra specie, la judaica, alluderebbe alla provenienza della pianta, da Judaea, Giudea, porzione meridionale della Palestina. Il nome comune erba vetriola deriva dall’utilizzo che se ne faceva in passato per pulire l’interno delle bottiglie e dei fiaschi, grazie alla ruvidezza dei suoi tessuti. In Campania viene chiamata  erba di muro, erba di vento, erba santa, paretana, paretara, pardale. In Sicilia, erva di la Madonna, erva di muru, erva di ventu. In Liguria: erba caighea, canigea, caeghea, caighea, canigiaeira, candereta, caussa russa, gamba russa, gambarusset, gambarussin, curnioli di muro, ferraeira, paragnaa, spargo. In  Calabria, perducia. Sardegna: erba de ventu, erba e ventu, erbientu, ispigulosa, pigulosa, prigolosa,  paragnaa. Emilia-Romagna: erba di mûr, vidario, corniola, vederiol, vidario, videriola, venarela, vetriola. Veneto: lavagoti, murala, murara, vedriola, vegriola, veriol, veriola, vriolo, sfrisoli, varignola. Marche, erba murale. Friuli: jerbe muèll, frignàcule, corgnacule, crignacule. In Puglia, coddizza. In Lombardia: erba pagia, erba paja, erba soemega, erba vedrioela, fioresello, vitriola, vedrioe, vedrioela, vedraggine, vedragin, vedraja. In Abruzzo: jerva murale, jerva murana, palatana. In Toscana: calataria, cimiciattola, murajola, parietaria, paritaria, perfora muraglie, spaccapietra, spezzapietra, vitriola, vetriola, vetriuola. In Francia nella Provenza, gamba roussette. Infine Piemonte: parietaria, erba panataria, panataria, pan mol, erba corona, gambaroussa, pan caud, pan ciaudes, pan cioudet, pan coucet, pan cucet, panataria, vetrica.

Favria, 6.06.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata. Che cosa sarebbe la vita senza speranza? Una scintilla che sprizza dal pezzo di legno nella stufa e si spegne. Felice giovedì

La prima donna eletta a Sindaco.

La prima donna Sindaco è stata negli USA nel municipio di Argonia nel Kansas, eletta “per scherzo” in quanto alcuni esponenti politici la inserirono nelle liste elettorali per mortificarla, convinti che non avrebbe preso un voto, invece Susanna Madora Salter conquistò la carica. Nel lontano  1887 lo stato americano del Kansas aveva introdotto il suffragio femminile, ma l’ipotesi che le donne, oltre alla possibilità di votare, si intestassero anche quella di essere elette a cariche pubbliche cozzava contro i pregiudizi di molti colleghi politici maschi. La giovane Susanna Madora Salter, al contrario, credeva fermamente nella partecipazione attiva delle donne alla politica. Nonostante l’origine contadina, aveva avuto modo di frequentare il Kansas State Agricultural College e faceva parte di un’organizzazione femminile di matrice religiosa e conservatrice, vicina a politiche proibizioniste. Fu questa sua fiera militanza ad indurre alcuni politici maschi ad inserire il suo nome nella lista dei candidati a sindaco per il municipio di Argonia, certi che gli elettori non l’avrebbero mai votata e la sconfitta l’avrebbe dissuasa dal continuare. Andò, invece, al contrario di quanto previsto. Quando l’Unione Cristiana della Temperanza della Donna, di cui Susanna faceva parte, scoprì che era in lista, abbandonò il proprio candidato e votò in massa per lei; lo stesso fecero i Repubblicani, assicurando alla giovane candidata a sua insaputa una clamorosa vittoria. Datata 4 aprile 1887, l’affermazione di Susanna fece molto clamore in tutti gli Stati Uniti, aprendo ovunque la discussione sulla possibilità di avere dei sindaci donne. Susanna rimase in carica solo per un anno ricevendo un dollaro di compenso per il suo lavoro. Pur avendo dimostrato ottime capacità rifiutò però di candidarsi per la rielezione. Non si candidò mai più per un incarico pubblico, ma non smise di occuparsi di questioni politiche e religiose, morì nel 1961 all’età di 101 anni.

Favria,  7.06.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno non possiamo limitarci solo a sperare, ma dobbiamo organizzare la speranza sempre con pensieri positivi. Felice  venerdì

La barzelletta.

La barzelletta è un breve racconto umoristico, trasmesso prevalentemente in forma orale, che mira a scatenare una reazione di ilarità nell’ascoltatore. Il meccanismo linguistico alla base della barzelletta è normalmente il rovesciamento in forma comica, ridicola o semplicemente inusuale di una situazione normale, quotidiana, che può essere condivisa e compresa da chiunque. Sulla parola barzelletta abbiamo un massimo disaccordo sull’etimologia. Qualcuno ipotizzò inspiegabilmente che derivasse da una forma femminile di bargello, l’ufficiale di polizia. Secondo altri deriva la  voce dialettale  settentrionale barzella, bariletto, immaginando una cantata allegra dopo il pranzo quando si spilla il vino.  Secondo altri la parola fa la sua comparsa nel Rinascimento maturo, per indicare una breve e rapida canzone a ballo popolare. La barzelletta, una breve ballata,  ebbe larga fortuna nel Cinquecento, e un po’ anche in precedenza: Lorenzo de’ Medici non la chiamava così, ma l’esempio più noto di barzelletta è la sua “Canzone di Bacco”: “Quant’è bella giovinezza / che si fugge tuttavia”…. Si trattava insomma di un discorso leggero, che mirava a dare un breve divertimento. E per la sua  leggerezza del tono, fu detto anche frottola.  Secondo altri potrebbe derivare dal lemma francese bergerette, pastorella, che è un tipo di lirica provenzale. Altri ancora ricorsero fantasiosamente al cinquecentesco balzeretta da balzare (ballare). In realtà, l’accezione poetico-musicale trova maggiore coerenza pensando alla derivazione dal francese quattrocentesco bargerette,  pastorella, che è un tipo di lirica provenzale. Ma forse l’origine di questa parola forse deriva dal verbo balzellare, saltellare, che dopotutto si tratta di un’antica canzone a ballo.  La  barzelletta è un aforisma con il solletico e purtroppo molte accadono  veramente nella vita reale.

Favria, 8.06.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno la felicità dura attimi, invece la speranza di essere felici dura un’eternità. Felice sabato

L’insalata di Teseo.

Il crespigno o grespino è una pianta spontanea nei campi e negli incolti, la troviamo lungo i bordi delle strade, in  prossimità di coltivi,  nelle vigne,  in mezzo alle aiuole spartitraffico, è presente anche nei centri abitati tra le fessure dei marciapiedi o accanto a vecchi muri. Anticamente era consumata come verdura, parente  povero delle lattughe nostrane. Questa  pianticella dall’apparenza comune e modesta ha in realtà un uso antico e documentato: è citata già da Teofrasto, filosofo e botanico greco vissuto nel III secolo a.C., quale sonchon, e da Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, quale sonchos. Sembra che questo termine derivi da una voce greca col significato di vuoto, molle, spugnoso, riferito alla caratteristica del fusto e delle foglie. Lo stesso Plinio descrive la specie come simile alla lattuga, e ugualmente fa Columella, scrittore romano contemporaneo di Plinio, nel suo trattato di agricoltura De re rustica. La somiglianza ad una verdura orticola è sottolineata nella denominazione di genere data da Linneo nel Settecento: oleraceus, dal latino olus, oleris, che indica verdure ed ortaggi, per lo più cavoli, con suffisso aceus, vale a dire:  simile a. Infine, non tutti sanno che il grespino è anche una pianta epica. Callimaco, poeta greco vissuto nel III secolo a.C., lo cita nel suo poemetto Ecàle, un epilio, ossia una composizione epica breve. Il protagonista dell’opera è Teseo, l’Ateniese che sconfisse il Minotauro, il quale prima dello scontro viene accolto da una vecchina ospitale, Ecàle, appunto. L’anziana offre all’eroe un rifugio sicuro dove trascorrere la notte, ma anche del buon cibo: grespino e finocchio marino. Ed è con questo pasto che il valoroso parte verso il suo destino, sia esso glorioso o tragico. Tornato vittorioso dalla vecchina gentile, la trova purtroppo morta, e in suo onore innalza un tempio, da cui avranno origine le Ecalesie, feste dedicate a Zeus nell’antica Atene. Sicuramente per Teseo erano state scelte le  pianticelle più tenere altrimenti rischiava di pungersi la bocca, dicono che il suo sapore dolciastro serve ad attenuare il tono amarognolo. Inoltre, nonostante sia infestante, il crespino viene considerato pianta portafortuna e come pianta che libera dai guai. In alcuni paesi ancora oggi viene appesa alla porta di casa in particolari ricorrenze. Molti sono i nomi dialettali, Crespino, Grespigno, Crespigno, Crespignolo, Crescino, Lattarolo, Cicerbita, Zangone Scargiglione, Cardedda, Cardedda bianca, Cicerbica, il nome inglese è  Spiny sow thistle e in piemontese viene chiamato sgura gardion.

Favria, 9.06.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. La speranza vede il punto debole delle quotidiane paure. Felice domenica.

Le mani.

Le mani, come gli occhi, possono dire molto di una persona. Se ad esempio sono rugose e piene di calli, parlano di un individuo che lavora duramente, senza risparmiarsi. Quelle smaltate e curate, raccontano di una donna molto attenta ai dettagli e rispettosa di sé stessa. Quelle che hanno unghie corte e mangiate, palesano una personalità ansiosa. Le mani comunicano, sentono e indagano il mondo per darci la possibilità di ricostruirne l’immagine, di rappresentarlo. Proiettandosi, tramite l’azione, sull’altro, sull’esterno, raccontano, nel momento in cui il differente è da noi incontrato, del nostro interesse, della nostra ricerca. In poche parole le mani ci rappresentano in maniera ugualmente forte di quanto non rappresentino la realtà circostante. Le mani, come strumento di conoscenza di noi e del mondo, condensano in esse memorie di sublimi incontri e sentimenti sublimati. Le mani evocano i miei affetti, parlano di interpretazioni del mondo, sentono il mondo e modellano il sentimento, soprattutto in amore e in amicizia. Fare una carezza a chi si ama trasmette all’altro una sensazione di sicurezza e calore. In altre circostanze, quando vengono usate per ferire l’altro con atti di violenza, diventano la traduzione di sentimenti negativi e rapporti malati. Le mani, insomma, rivelano interi universi delle persone, e nel tempo hanno stimolato le riflessioni di diversi autori. Oggi voglio condividere la poesia dal titolo “Le mani di Elsa” del poeta scrittore e politico francese Louis Aragon per la moglie amatissima la scrittrice Elsa Triolet: “Dammi le tue mani per l’inquietudine/ Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato/ Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine/ Dammi le tue mani perch’io venga salvato…” Questo testo è una delle più belle poesie d’amore di tutti i tempi. “Le mani di Elsa” diventano l’emblema di un momento di sospensione, di una parentesi armoniosa in un mondo che fa rumore, diventano la base e il tramite di un legame che si vorrebbe durasse per sempre. Il poeta descrive l’amore, un sentimento che ha il potere di ridurre tutto a sé. L’inquietudine, il turbamento, la solitudine si annullano nelle mani di lei. Si ravviva il sogno, si anima il cuore, si infiamma l’ardore. Mani che si stringono, dita che si intrecciano e che nel silenzio gridano le infinite possibilità dell’amore. Il cuore di lui si plasma sulle mani di lei. Avviene una perfetta e ideale fusione. Le mani hanno la facoltà di conoscere e di aprire l’anima dell’altro. E nell’istante in cui ciò avviene, in cui si realizza la pienezza dell’amore, esse vivono la speranza di poter godere per sempre di quel momento di felicità assoluta, di quell’attimo che è compiuto in se stesso, di quel lampo che ha sapore di eternità.  È ben diverso vivere quell’atto estremo e solitario nell’isolamento totale, forse d’un ospedale, e avere invece una mano amata che prende la tua anima perché “vi si addormenti per l’eternità”.

Favria, 10.06.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana tutto è possibile. L’impossibile è ciò che decidiamo di non fare. Felice lunedì