Zelanda al Costa Rica alla Birmania, sono più di 80 i Paesi che i festeggiano la festa del lavoro che ricorda le battaglie operaie dalla manifestazione che si svolse a New York il 5 settembre 1882. Da allora nei decenni il significato si è allargato dalla protesta alla festa in senso più ampio allargata dal primo maggio 1955 grazie a Papa Pio XII alla memoria di San Giuseppe lavoratore. Per l’occasione rifletto su tale festa con l’articolo 1 della nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Ma in questi anni secondo il mio parere c’è stato una politica del, ribasso nel lavoro. Perché, in questi ultimi 20 anni i vari governi hanno scelto la via bassa, per aggirare gli ostacoli senza affrontarli. La via bassa delle relazioni industriali, dell’erosione dei diritti, degli scarsissimi investimenti su formazione professionale. Insomma invece di costruire un patrimonio di competenze e capacità, e dunque di domanda e di potere di acquisto, hanno scelto il contrario. E ora ne paghiamo le conseguenze. Il ribasso del lavoro è iniziato nel 1977 quando è stato introdotto il “lavoro in affitto” e si sono moltiplicate le forme contrattuali dei cosiddetti lavori atipici. Verso la fine degli anni 90 è stato sfondato il muro delle garanzie con la formula che bastava rendere più facile licenziare per aumentare i tassi di occupazione, per creare nuovi posti. Un errore che ci sta costando caro perché non ha creato nessun posto di lavoro in più. E poi la ciliegina sulla torta il Jobs Act che sembra una scopiazzatura della precedente fallimentare formula. Minori garanzie, dunque maggiore lavoro, una formula anacronistica, ormai smentita da fior di studi che dicono l’opposto, perché è dagli alti salari e dagli elevati investimenti in formazione che si allarga la domanda di lavoro nei Paesi evoluti. Noi invece, novelli asini di buridano, vogliamo competere con la Cina sui costi. Ridicolo, c’è una differenza che è ancora di 1 a 10 su una singola ora di lavoro. Ecco la via bassa, che trascina giù l’occupazione ed i salari. Dobbiamo rimettere gli esseri umani al centro e non le politiche speculative ed al ribasso del lavoro. Abbiamo bisogno di politiche attive del lavoro. Cioè tutti quegli strumenti non solo per sostenere il reddito di chi ha perso il posto, ma per aiutare i disoccupati a trovarne o ritrovarne uno. Ma sapete quando spendiamo in Italia per i Centri per l’impiego? Milioni 493, per 8.713 addetti. La Germania stanzia 41 miliardi e di addetti ne ha 110mila!. Questi sono i numeri, e con questi dati non si va da nessuna parte. Oltre che tutele passive, doverose, a chi il lavoro lo ha perso, Naspi, Cassa Integrazione, occorre investire fortemente sul rilancio delle competenze della nostra forza lavoro. Fare orientamento, bilancio delle competenze, incrociare bene domanda e offerta. Tutte cose che costano, ma portano frutti. Magari non immediati ma durevoli, altrimenti per le giovani generazioni non sarà più lavoro ma lavoricchio!
Favria, 1.05.2018 Giorgio Cortese
Nella vita quotidiana nessun essere umano è così dritto come quando si china ed allunga un braccio per aiutare un altro. Vieni a donare a Favria venerdì 11 Maggio, cortile interno del Comune dalle ore 8,00 alle ore 11,20. Grazie del dono e se farai passa parola. Per darti un miglior servizio se puoi avvisa al numero, cell. 3331714827. Grazie dell’aiuto
Hai mai pensato di diventare donatore?
Donare il sangue: un gesto responsabile di civiltà perché il sangue umano è indispensabile e allo stesso tempo impossibile da ottenere tramite procedimenti chimici/sintetici. Non esiste istituzione, ospedale, laboratorio o singolo che da solo possa far fronte a questa perenne emergenza, ma tutti insieme possiamo e dobbiamo cambiare le cose. Dorare sangue è un gesto altruista che può salvare la vita a una o più persone in grande difficoltà. Se nessuno lo facesse, molti bambini non potrebbero sopravvivere, le persone coinvolte in gravi incidenti morirebbero e le loro vite sarebbero interrotte per pura negligenza civica ed infine molti interventi non potrebbero nemmeno essere presi in considerazione. Donare il sangue è un gesto di consapevolezza e solidarietà. Ma se diventi donatore cosa Te be viene in tasca? La domanda, per certi aspetti può sembrare ignobile, è purtuttavia da considerarsi legittima. Innanzi tutto donare il sangue Tii farà sentire fiero di Te stesso, che non è una cosa da poco. Inoltre, donare il sangue a intervalli regolari, periodicamente, garantisce a ogni potenziale donatore la possibilità di tenere sotto costante controllo il proprio stato di salute tramite visite sanitarie e accurati esami di laboratorio. Insomma la donazione del sangue è un gesto volontario, gratuito, anonimo, un dovere civico e una manifestazione di solidarietà verso il prossimo che esalta il valore della vita. Ammessa l’idoneità in qualità di donatore, ognuno di noi può fare la differenza senza essere medico nel salvare una vitae soprattutto se si pensa che ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, potrebbe averne un disperato bisogno. Vieni a donare a Favria venerdì 11 Mggio, cortile interno del Comune dalle ore 8,00 alle ore 11,20. Grazie del dono e se farai passa parola. Per darti un miglior servizio se puoi avvisa al numero, cell. 3331714827. Grazie dell’aiuto!
Favria 2.05.2018 Giorgio Cortese
Il modo migliore per iniziare la giornata è, appena ci si sveglia, riflettere se nella giornata che ci attende non si voglia apportare una gioia almeno ad una persona.
Grazie Giovanni!
Come ogni anno, dal 1924, il Gruppo Alpini ha effettuato mercoledì 25 aprile la festa annuale, che purtroppo non si è conclusa con il pranzo sociale perché è venuto a mancare improvvisamente il titolare del luogo dove si andava a mangiare. Doverose sono le condoglianze alla famiglia per la perdita di una persona cara. Come Direttivo del Gruppo si è pensato di festeggiare il Capo Gruppo Giovanni Magliocco riconfermato per la terza volta al termine della manifestazione del XXV Aprile alla presenza delle autorità civili e militari, delle associazioni e dei concittadini intervenuti. Al Capogruppo è stata donata una targa e sono state lette le seguenti parole: “Carissimo Giovanni, permettimi a nome di tutto il Direttivo, dei soci alpini e dei sci simpatizzanti di dirti Grazie. Il Tuo esempio è certamente una delle pagine più belle della storia dell’ANA, perché la Tua vita è stata e continua ad essere un concentrato di alpinità. E mi riferisco all’alpinità vera, quella che tanto facilmente predichiamo, ma molto spesso purtroppo non pratichiamo. Permettimi caro Giovanni di raccontarti questo episodio. Una mattina stavo camminando di fretta, ho superato un anziano, chiedendogli scusa per il “sorpasso” azzardato. E lui mi ha risposto: “Non si corre, si deve seguire il passo del mulo”. La sua frase mi ha incuriosito e allora mi sono fermato a chiedergli spiegazioni. “Devi seguire il passo del mulo. Così arrivi dappertutto e non ti stanchi. Il mulo mantiene una velocità costante: non corre, non frena, dosa le sue forze e sa che arriva a destinazione”. A parlarmi, l’ho scoperto poi, era un Alpino. Da quella frase ho capito la saggezza di chi aveva imparato i veri valori, l’importanza delle cose della vita, la forza dell’aiuto che si riceve e dell’aiuto che si può dare. E lui lo aveva imparato dal più fedele amico di un Alpino, un mulo, che è tenace, non si stanca, continua il suo cammino fra le rocce, la neve, le salite impervie e le discese pericolose: ma non si ferma. Ecco Giovanni, Tu come Capogruppo, sei tenace, non Ti stanchi, e ci porti sempre avanti, con saggezza e buon senso. Caro Giovanni, se tutti gli alpini fossero come te, la nostra Associazione e l’Italia stessa sarebbe migliore di quanto sia già. Caro Giovanni Ti vogliamo veramente bene, soprattutto per l’uomo che sei. Un uomo serio, retto, onesto, di una finezza rara e di grande spirito di servizio. Grazie per tutto ciò che hai fatto e per ciò che farai. Ti invio il più caloroso e fraterno abbraccio. Come alpini siamo otgliosi di parte di questo Gruppo dove ci sono persone come Te. Questa targa è ben poca cosa per significare il Tuo grande impegno”.
Favria, 3.05.2018 Giorgio Cortese
Non dimentichiamo mai che dare gioia dà anche gioia. Vieni a donare a Favria venerdì 11 Maggio, cortile interno del Comune dalle ore 8,00 alle ore 11,20. Grazie del dono e se farai passa parola. Per darti un miglior servizio se puoi avvisa al numero, cell. 3331714827. Grazie dell’aiuto
Il Grande Torino
Illustrissima Amministrazione Comunale mi rivolgo a Voi usando l’inusuale mezzo dei social per formularVi da semplice cittadino una richiesta che non vuole essere polemica ma ritengo costruttiva. L’abitato di Favria cresce nel tempo e si creano periodicamente nuove vie a cui Voi attribuite il nome a cui dedicarle. Non entro nel merito quale sia il Vostro metro di giudizio che non dovete neanche giustificare perché solo a Voi nel periodo che siete eletti va l’onere e onore di effettuare questo importante atto sulla toponomastica della nostra amata Comunità. E meno male che è così perché se sentiti singolarmente i concittadini ognuno avrebbe la sua personale e più che giustificata lista su cui dedicare una via. Ogni via rappresenta un legame con il territorio che si radica nel tempo sia nel perpetuare la memoria di qualche illustre concittadino sia il ricordare il sacrificio e l’esempio dato da concittadini acquisti nel ricordarli dedicando a loro un piccolo spazio favriese. Non entro nel merito se merita o no una commissione sulla toponomastica, queste sono scelte politiche di chi è stato eletto, non sicuramente mie. Dopo questo dovuto preambolo mi chiedo se anche a Favria non sia il caso di dedicare una futura via, piazza o slargo al “Grande Torino”, magari il piazzale antistante al campo sportivo. Chiedo questo da “gobbo” perché il “Grande Torino” è un mito del calcio Piemontese, Italiano ed internazionale vero esempio di grandi campioni che giocavano con classe e ne sono ancora esempio per tutte le generazioni sportivi e non solo granata.
Ringrazio dell’attenzione se leggerete questa mia richiesta sui social e buon lavoro. Con viva cordialità
Favria 4 maggio 2018 Giorgio Cortese
Donare il sangue è un atto di generosità nei confronti dell’altro e di noi stessi oltre che un atto di salvaguardia della salute. Non manchiamo, doniamolo. Venite a donare a Favria venerdì 11 Maggio, cortile interno del Comune dalle ore 8,00 alle ore 11,20. Grazie del dono e se farai passa parola. Per darti un miglior servizio se puoi avvisa al numero, cell. 3331714827. Grazie dell’aiuto
Il panino dopo la donazione del sangue.
Donare sangue è un grande atto di altruismo, è fare bene del bene. Ma dopo la donazione a Favria la sosta ristoro dei panini è la giusta ricompensa che gratifica la pancia. I panini dopo la donazione sono uno scrigno che racchiude un tesoro. Certo il pane fresco aiuta, il salame appena affettato con la grana fine è buonissimo, la sottiletta di formaggio è pura soddisfazione per le papille gustative. Ma volete mettere il valore aggiunto di Carmela nel prepararli! I panini che si mangiano in Fidas è quello che vorrei trovare alla fine dell’arcobaleno: un panino con il salame della Fidas!
Favria, 5 maggio 2018 Giorgio Cortese
I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare. Allora vieni a donare a Favria venerdì 11 Maggio, cortile interno del Comune dalle ore 8,00 alle ore 11,20. Grazie del dono e se farai passa parola. Per darti un miglior servizio se puoi avvisa al numero, cell. 3331714827. Grazie dell’aiuto
Pansy il mito!
La viola del pensiero era così popolare in Europa, che anche Shakespeare vi fa riferimento in “Amleto”, tra i fiori che Ofelia offre al Principe di Danimarca non solo rosmarino, finocchio e aquilegia, ma anche, pansies. Grazie al suo nome francese pansée che la violetta, inglesizzata in pansy è considerata il simbolo del pensiero e del ricordo. Un fiore collegato ai pensieri positivi, ai ricordi dolci, a un passato nostalgico che continua a essere a suo modo presente. Un passato bello in cui rifugiarsi quando il presente è annebbiato da angoscia e pesantezza. Forse, anche per questo motivo, il succo estratto dalla pianta della viola del pensiero, nei tempi passati, era utilizzato per le pozioni d’amore o per bevande toniche. Un tempo si usava preparare il thè con i fiori secchi o freschi della viola del pensiero, poiché serviva per curare i più svariati disturbi. Nel 1597 John Gerard, nel suo testo medico intitolato “The Herball”, affermava che il thè di viola fosse utile per curare gli spasmi e le infiammazioni a livello toracico e polmonare, oltre a sottolineare l’efficienza del ritrovato per curare croste, prurito e ulcere quando applicato esternamente e per ridurre la febbre. Ma Pansy, viola del pensiero è legato anche un mito. Si narra che Ade, dio dell’oltretomba, un giorno s’innamorò di Persefone, nata da Zeus, padre degli dei, e Demetra, dea della terra e dell’agricoltura. Ade decise di sposare Persefone e sebbene Zeus acconsentisse, Demetra si oppose al matrimonio. Ade allora rapì la giovane mentre coglieva dei fiori e la portò nel suo regno. Demetra disperata vagò nove giorni e nove notti per cercarla, e la terra cadde nella desolazione, le piante morirono e la carestia devastò il territorio, finché Zeus mandò Ermes, il messaggero degli dei, a riportare Persefone da sua madre. Zeus convinse Ade ad un accordo: Persefone avrebbe passato quattro mesi agli Inferi e il resto dell’anno, tra la primavera e l’autunno, sarebbe stata con sua madre. Demetra, placata, ritornò sul Monte Olimpo e la terra fu di nuovo fertile e feconda. Quando all’inizio della primavera Persefone tornò per la prima volta tra i vivi, la terra l’accolse creando per lei dei nuovi fiorellini festosi, delicati e vellutati come i suoi occhi, dei veri “pensieri d’amore” le viole del pensiero. Da allora esse ritornano puntuali ogni anno, a Primavera per festeggiare Persefone, la dea che rappresentava la rinascita della natura in primavera, che ritorna sulla terra.
Favria, 6.05.2018 Giorgio Cortese