La pietra filosofale -W i Donatori di Sangue. -Arzigogolo.- Bando alle ciance. – Crin. – Lustro. – Le montagne russe…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La pietra filosofale? La fabbricazione o la scoperta della pietra filosofale era

lo scopo supremo dell’alchimia, come indica l’etimo stesso di questa parola (v. alchimia). Che cosa propriamente fosse, è arduo dire, soprattutto perché l’interpretazione del linguaggio alchemico segue vie divergenti: per gli uni, i più, la pietra filosofale è una fantasiosa composizione chimica, invano cercata dagli alchimisti, la quale avrebbe dovuto possedere straordinarie virtù, come quella di trasformare qualsiasi metallo vile in oro. Altri, però, non sono di questo parere, e notano come in molti testi alchemici si affermi esplicitamente che l'”opus magnum” non è opera materiale. Da essi il detto di Basilio Valentino “Visita interiora terra”, rectificando invenies occultum lapidem” è interpretato nel senso che la “terra” indichi l’individuo corporeo, e che il “trovare la pietra nascosta”, al pari del diventare “immobile come se fussi una pianta o una pietra naturale”, di cui parla un testo attribuito al Campanella, corrisponda simbolicamente a un’esperienza interiore, cercata e vissuta per fini di sviluppo spirituale. La “pietra dei filosofi” così intesa (e conferme di questa interpretazione vengono arrecate in base ai più diversi testi, dal Geber al Cosmopolita ad Agrippa al Della Riviera) non è però la “pietra filosofale”, a cui essa sta come la materia prima all’opera perfetta: per giungere a questa, occorre una lunga serie di operazioni, che, secondo la tesi qui esposta, vengono parimenti descritte sotto il velame del simbolismo alchemico. Numerose erano le persone che sostenevano di essere in grado di produrre oro e argento per mezzo della pietra filosofale, imbroglioni che ricorrevano a molteplici trucchi e che a volte finivano sul patibolo. I ciarlatani che sostenevano di conoscere il segreto della pietra filosofale, o che fingevano di avere una quantità inesauribile di denaro, di solito eseguivano una trasmutazione in pubblico per dissipare i dubbi sulle loro capacità. Il punto centrale della messa in scena era riuscire a introdurre oro nel crogiolo in cui doveva avvenire la trasmutazione, cosa che, d’altra parte, non era difficile perché le dimostrazioni di solito duravano diversi giorni. L’oro poteva essere nascosto in un doppio fondo del crogiolo, all’interno dei carboni o in aste utilizzate per mescolare il preparato alchemico le cui estremità erano tappate con cera o segatura che, una volta fuse o bruciate dal calore, lasciavano fuoriuscire il metallo. L’oro poteva anche essere combinato ad elementi come il mercurio, il cui aspetto e la cui consistenza non cambiavano anche se vi si discioglieva all’interno fino al dieci per cento di materia aurea. In alcuni casi i potenziali investitori venivano ingannati anche con trucchi simili a giochi di prestigio. Nel giugno del 1781 l’avventuriero noto come conte di Cagliostro eseguì una trasmutazione in Polonia: versò una misteriosa polvere color carminio nel crogiolo con la miscela alchemica e lo ricoprì di gesso. Quando il gesso si fratturò, apparve un lingotto d’argento puro; pochi giorni dopo si scoprì che la moglie Serafina aveva gettato il contenitore originale dalla finestra del laboratorio in un pozzo nero. Si conservano anche numerose medaglie presumibilmente in oro alchemico. Nel Museo di storia dell’arte di Vienna si può vedere quella che Wenzel Seiler trasmutò davanti all’imperatore Leopoldo I nel 1677 a Praga, utilizzando un colorante che trasformò l’argento originale in oro. In realtà si tratta di una lega di oro, argento e rame arricchita di oro in superficie; Seiler la ricoprì probabilmente con un bagno d’argento che scomparve nel momento in cui l’immerse nell’acido nitrico. Se gli inganni venivano scoperti, il colpevole poteva pagare con la vita, come accadde a Domenico Caetano. Dopo una serie di esperimenti non riusciti per Leopoldo I, si recò alla corte di Federico I di Prussia, dove ad alcune trasmutazioni di successo seguirono vari fallimenti e un tentativo di fuga che lo portò all’arresto. Fu impiccato nel 1709 su una forca ornata in similoro, una lega metallica che veniva posta sul patibolo o sui vestiti dei fabbricanti d’oro condannati a morte.
Favria, 13.06.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. I giovani hanno paura di affrontare il futuro. Il congiuntivo invece lo ignorano del tutto. Felice martedì.

W i Donatori di Sangue.

Il 14 giugno di ogni anno si celebra la Giornata mondiale del  Donatore di Sangue, World Blood Donor Day. Istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’iniziativa intende far crescere la consapevolezza della necessità di donazioni di sangue regolari per assicurare la qualità, la sicurezza e la disponibilità del sangue e dei prodotti derivati per i pazienti che ne hanno bisogno, e, soprattutto, sottolineare l’impegno fondamentale di chi, gratuitamente, compie questo gesto solidale a favore di tanti pazienti. Il sangue, tessuto connettivo allo stato liquido, costituisce circa il 5-7% del volume corporeo. In un organismo adulto ne circolano, in media, 4-5 litri e alla sua presenza, al suo movimento e alla sua efficienza è legata la nostra vita. Il sangue è composto da una parte corpuscolata o cellulare,  globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, che rappresenta circa il 45% del totale, e una liquida chiamata plasma. Si è calcolato che nel mondo, approssimativamente, ogni 2 secondi qualcuno ha bisogno di sangue. Le trasfusioni di sangue, infatti, rappresentano una terapia salvavita in numerose evenienze. Il sangue è indispensabile nei servizi di primo soccorso e di emergenza/urgenza, in molti interventi chirurgici e trapianti di organo e di midollo osseo, nella cura delle malattie oncologiche ed ematologiche e in varie forme di anemia cronica, immunodeficienze, emofilia. L’utilizzo di sacche di sangue fresco, globuli rossi, piastrine o plasma in regime di chirurgia può variare, a seconda delle situazioni, da un paio di unità, fino alle 10 e anche 20 nel caso di interventi complessi come i trapianti o la protesi d’anca.   Il sangue, con i suoi componenti, costituisce per molti ammalati un fattore unico e insostituibile di sopravvivenza. I globuli rossi servono per la  cura di diversi tipi di anemia,  le piastrine per diverse  malattie  emorragiche,  il plasma quando vi siano state grosse variazioni quantitative dovute ad ustioni, tumore del fegato,  carenza dei fattori della coagulazione non diversamente disponibili. Senza  i donatori che riforniscono gli ospedali  si si potrebbe curare  le emergenze, non si potrebbe fare la chirurgia complessa come gli interventi di cardio-chirurgia, trapianti, ma anche  oncologia,  trapianti di midollo o cura di pazienti anemici congenite. Ci sono pazienti in Italia che hanno  bisogno di una o anche due trasfusioni alla settimana per poter vivere.  Se tutte le regione italiane fossero capaci di raccogliere come minimo 40 donazioni ogni 1000 abitanti all’anno,  si coprirebbe il  fabbisogno di globuli rossi. In Italia  alla fine  dell’anno,  si riesce ad arrivare a  questa quantità, ma ci sono larghi periodi in cui siamo al di sotto di questo numero. Pensiamo al periodo estivo quando le regioni, anche quelle tradizionalmente abbondanti di donazioni come la Lombardia, stanno di molto sotto a questo indicatore. Per quanto riguarda i farmaci plasmaderivati, l’autosufficienza nazionale sarebbe raggiunta se raccogliessimo almeno 18 kg di plasma ogni mille abitanti per la lavorazione industriale. La media italiana, purtroppo, è 14 kg. L’invito è di andare a donare o diventare donatori. Donare il sangue è un’attività chenon richiede un grande investimento di tempo. Il prelievo, infatti, dura pochi minuti. La legge regola anche la frequenza della donazione: quattro volte all’anno per gli uomini, due per le donne fertili, in ogni caso l’intervallo tra un appuntamento e il seguente non può essere inferiore a 90 giorni. Pesare più di 50kg avere una età tra i 18 e i 60 anni. Dimenticavo si può ripetere più spesso l’appuntamento se scegliamo di donare solo il plasma, in questo caso infatti si può prendere appuntamento anche dopo solo 15/30 giorni. Ma allora che aspettate ad andare a donare? Per info cell 3331714827. Grazie del dono

Favria  14.06.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il sangue viene rigenerato dopo pochi mesi, ma la vita no. Per favore donalo. W i donatori di sangue.  Felice mercoledì.

Arzigogolo

La parola “arzigogolo” indica un discorso o una scrittura complessa, confusa e artificiosa, caratterizzata da un’eccessiva elaborazione formale. L’origine del vocabolo è incerta: potrebbe derivare dall’unione del prefisso “arci” con Gog, mitico paese citato nella Bibbia insieme a Magog, per indicare qualcosa di esotico e strambo. Oggi è usato soprattutto in senso ironico o scherzoso, per indicare un modo di esprimersi contorto, cavilloso e fuori luogo, o per descrivere un oggetto o un’opera d’arte troppo complicati e difficili da comprendere.

Favria, 15.06.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Chi non viaggia non conosce il valore degli esseri umani. Felice giovedì

Bando alle ciance.

Le ciance sono le parole inutili. La parola ciancia deriva dal verbo cianciare con il significato di  discorso futile e vano e talvolta non vero. L’origine del lemma pare che derivi dall’antico tedesco zeuselen, chiacchiera, poi migrato in spagnolo con il lemma chanca, per altri deriva da una parola dialettale del nord Italia ciacola, ciarla, cicalata.  Il lemma bando deriva dal gotico bandwjan, fare un segnale ed oggi in italiano significa annunciare con avviso ufficiale ma anche esiliare, allontanare con la frase mettere al bando, ed on questo caso che chiacchiere inutili. Curiosa la parola bandire che entra nella lingua italiana con la mediazione del francese bannir nel XIV secolo all’inizio in veste di bannire. Ma come abbiamo visto convivono nel lemma bandire sia un concorso che mettere il divieto ad esempio del fumo. Questo perché bandire ha il significato originale sia l’originario gotico bandwjan di fare un segnale ma anche di fare  pubblicamente un annuncio ufficiale. Tale annuncio può prendere le forme e le sostanze più disparate, percui sì, si può bandire il concorso, come anche l’asta e la nuova scoperta. Ovviamente si può anche bandire un divieto o una condanna ed ecco la parola bandito che una volta fra i bandi di condanna più sentiti e gravi c’erano quelli all’esilio. Da questi usi eccellenti si dirama il bandire nel senso di allontanare, in maniera definitiva e di eliminare, vietare, ad esempio Dante fu bandito da Firenze. Le ciancia viene anche detta bagola, da li la parola bagolòne. voce lombardo veneta in dialetto bagolonàr, ciarlare, parlare a vanvera, al riguardo scriveva Carducci: “..In mezzo al più puro bagolonar meneghino!”. L’etimo della parola bagola è curioso deriva dal diminutivo della parola latina baca, bacca. La bacca in questione sono delle drupe di colore giallo o grigio chiaro mentre, quando sono maturi, diventano più scuri, hanno un sapore dolce e per questo motivo la maggior parte degli uccelli ne sono molto ghiotti. Il bagolaro viene usato soprattutto per l’operazione di rimboschimento di zone sassose o difficili da coltivare. Con il legno del bagolaro si costruiscono mobili, attrezzi agricoli ed è ottimo per lavori fatti con il tornio. E’ molto usato anche come combustibile. Questa pianta si adatta facilmente anche a terreni sassosi o a terreno ricco di calcare. Il bagolaro è una pianta che si adatta particolarmente alla coltivazione come bonsai.Il bagolaro è un albero di grandi dimensioni, molto robusto e longevo, può raggiungere un’altezza di 25 metri, cresce in modo spontaneo ed è tipico dell’area del Mediterraneo e della parte occidentale dell’Asia. Il bagolaro è molto resistente alle varie avversità che presenza la natura ed ha un ritmo di crescita abbastanza veloce, il suo nome scientifico è Celtis australis ma viene anche chiamato spaccasassi. Questo o particolare nome deriva dal fatto che l’albero per la sua crescita dimostra una particolare propensione per i substrati sassosi, calcarei e poveri di sostanze nutritive. La cosa importante è che i terreni che accolgono il bagolaro siano ben drenati. Infine secondo una  leggenda popolare fu Lucifero, mentre cadeva dal Paradiso, a portare il bagolaro sulla terra e pare che ne stringesse un ramo con una presa forte durante la discesa. Avendo le foglie dell’arbusto ben piantate sugli artigli, si dice che, queste abbiano sentito il carico d’odio e la maligna disobbedienza di Lucifero, e che quindi abbiano preso la forma dei suoi artigli. Chiedo scusa per il mio  inutile frascheggiare, buona continuazione.

Favria, 16.06.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. La menzogna è una malattia, e la verità è una cura. Felice venerdì

Crin.

L’etimologia pare celtica e la riconduce ad una base gallica con la parola crinos, non priva di influsso onomatopeico. C’è anche da dire che questa parola si è evoluta tanto da diventare un verbo piemontese: criné. Lo si utilizza per dire quanta tribolazione ci sia stata nel compiere un’azione – aggiustare qualcosa, arrivare ad un obiettivo, far funzionare un macchinario, si è dunque insistito tanto da borbottare, emettendo suoni vocali simili al grugnito tipico dei suini. Crina è anche la denominazione scherzosa del contrabbasso, con riferimento alla forma dello strumento che ricorda un cosciotto di maiale, poi abbiamo la parola crinè che  indica anche lo strimpellare di uno strumento detto crinèire. Il crin ha ispirato molti modio di dire piemontesi perché del maiale non si butta via niente, e il crin è il maiale inteso sia come animale, sia come persona sporca, indecente, volgare: “Esse ‘ndrè paid la coa der crin, essere indietro come la coda del maiale, per indicare una persona tonta e distratta. Si è ‘n pom bon o va sicur ‘n boca an crin, se c’è una mela buona, andrà subito in pasto ad un maiale, modo di dire  utilizzato in occasioni in cui viene sprecato qualcosa di buono.”E i passa ‘n crin con la ramassa ‘n boca”, ci passa un maiale con una scopa in bocca,  per indicare che c’è abbondante spazio in un passaggio apparentemente stretto. “O r’è nen el crin a mnì vej, ma ‘l vèj a mnì crin” non è il maiale a venir vecchio, ma il vecchio a diventar maiale. Proverbio  riferito a  chi, col passare del tempo, giunge al poco elegante stadio della viscidità. Paid en crin ant’in arbi, come un maiale in una vasca da macello, per indicare una situazione di disagio e malessere. Concludo con uno storico indovinello la cui soluzione è evidentemente il protagonista di oggi. “Da viv le boele ‘nt ël còrp – da mòrt ël còrp ent le boele”.

Favria, 17.03.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Le persone più felice sono quelle nel cui animo non c’è alcuna traccia di cattiveria. Felice sabato.

Lustro.

Lustro è un vocabolo portatore di più significati. Il verbo lustrare, legato al sostantivo lux, luce, aveva, nella lingua degli antichi romani, il significato di illuminare. L’aggettivo lustrum, che da esso deriva, è direttamente connesso alla luce, alla luminosità, alla lucentezza e, quindi, dato il grande impatto visivo del termine è facilmente comprensibile come sia stato presto riferito, nella sua accezione figurata, anche all’onore, alla gloria, alla fama e al prestigio. È incerto se questa primo significato del termine sia in qualche modo collegata al sostantivo lustrum, a sua volta legato al verbo luere, che significa aspergere, con il quale si indicava il rito di purificazione della lustratio. Il rito, che non era celebrato per espiare una qualche colpa ma solo per attrarre il favore della divinità e prevedeva sacrifici di animali e aspersioni di acqua con le fronde degli olivi e dell’alloro, era officiato ogni cinque anni dai censori quinquennali, al termine del loro mandato il lustrum e del censimento ovvero della conta degli abitanti alla quale erano appositamente preposti. Da questa parola deriva il lemma lustrascarpe che era l’artigiano che, fino ai primi decenni del Novecento, ripuliva, lucidava, rendeva brillanti le scarpe, facendo sedere i clienti su un’apposita poltrona posizionata lungo le vie principali delle grandi città. Illustre dal latino illustris, chiaro, luminoso, insigne. Lustro è il nome livornese e napoletano del pesce muggine.  Lustro è anche una particolare tecnica decorativa della ceramica che, mediante l’utilizzo di impasti speciali e di una complesso procedimento di cottura, permette di ottenere il colore dell’oro o del rubino con sfumature cangianti o iridescenti. Si tratta di un processo sofisticato che venne introdotto in Italia dalla Spagna, nella seconda metà del XV secolo, grazie ai manufatti provenienti dal porto di Maiorca.

Favria, 18.06.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il genere umano si divide in tre categorie: gli inamovibili, quelli possono essere mossi, e quelli che muovono. Felice domenica.

Le montagne russe

Le montagne russe risultano ancora oggi tra le più apprezzate attrazioni dei parchi divertimenti in tutto il mondo. Per risalire alle loro origini bisogna fare un salto indietro nel tempo fino al Seicento, quando nel paese degli zar, da cui il loro nome, furono approntati i primi scivoli ghiacciati sui quali venivano fatte sfrecciare le slitte. Famoso era quello fatto costruire dall’imperatrice Caterina di Russia sul finire del Settecento nella reggia di Oranienbaum, nei dintorni di San Pietroburgo. Le strutture in legno erano alte anche venti metri e reggevano una pista composta di ripide discese e brusche risalite, circuito che una volta innevato permetteva alle slitte di raggiungere la vertiginosa velocità di 70 chilometri all’ora. L’idea piacque ad un impresario francese che decise di riproporla anche in patria. Ovviamente in Francia le slitte non viaggiavano sulla neve ma vennero prima incerate e successivamente montate su ruote. L’attrazione prevedeva due tracciati identici e paralleli così da permettere delle vere e proprie sfide tra carrozze con relative scommesse. Fu però negli Stati Uniti che l’attrazione ebbe la sua definitiva consacrazione. A metà Ottocento in Pennsylvania una vecchia ferrovia per movimentare il carbone dalla montagna fino a valle divenne così improvvisamente un’attrazione popolare. Durante la discesa i carrelli spinti dalla sola forza di gravità potevano raggiungere i 140 chilometri all’ora. La gente si dimostrava disposta a sborsare il dollaro necessario per risalire con il treno dalla valle fino in quota pur di provare il brivido della velocità in discesa. A tamburo battente a monte della struttura sorsero un albergo e un punto ristoro dedicato agli ospiti che si erano fatti sempre più numerosi. Si decise così che per caricare il carbone sarebbe stata costruita una seconda ferrovia.

Favria, 19.06.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Per amare bene una persona, bisogna amarla come se dovesse morire domani. Felice  lunedì.