L’Alto Canavese, terra di mastri ramai a cura di Giorgio Cortese

Mercoledì 22 marzo all’UniTre si è tenuta una interessante conferenza

dal titolo “Il rame in Canavese”. Il docente Osvaldo Marchetti ha condotto una lezione che parla delle tradizioni alto canavesane. La conferenza inizia partendo da quanto scrisse Primo Levi nel racconto “Una chiave a stella”, per arrivare ai vari magnin, le botteghe dei calderari e stagnari artigiani del territorio, le bôite dei magnin. Questa tipica lavorazione nata grazie alla presenza di diverse miniere di rame nella valle dell’Orco, definito anche “oro rosso”, è uno dei materiali più utilizzati da sempre dall’umanità, basta pensare alle pentole di rame che si usavano in cucina, appese sui camini o i fornelli, e come ha affermato verso la fine della conferenza l’archeologo Rodolfo Panza, minerale utilizzato dagli esseri umani da più di 6.000 a.C nell’aera del bacino del Mediterraneo. Una curiosità l’isola di Cipro in greco Kypros deriva da un termine usato dai popoli mesopotamici, Sumeri, per indicare il rame o il bronzo, una lega di stagno rame, minerali di cui era ricca l’isola, poi dato che secondo la mitologia è uno dei luoghi di nascita di Afrodite, è stata conosciuta come Cipria. Nel Medioveo il prodotto venne associato all’isola come polvere di Venere perché la cipria dona alla pelle il colore del rame, in latino cuprum con cui i Romani chiamarono Cipro. Tornando all’interessante conferenza frammentata da simpatici aneddoti che hanno mantenuto alta l’attenzione di tutti i presenti, il docente ha parlato del “cavallo” posizione assunta a cavalcioni per battere il rame, foto di antiche fucine. Interessante è stato l’intervento della signora Magnino Alessandra, cognome che riporta ai magnin, che ha parlato dell’attività dei suoi genitori e nonni che hanno iniziato la lavorazione del rame, per passare poi all’alluminio, dalle pentole a particolari per l’industria dell’auto. Circa 50 anni fa ha fatto la sua comparsa la pentola in acciaio inox e molto più recentemente le pentole in lega. Rimestando, si cuoce tutto lo stesso, è vero, ma la cottura non sarà mai uniforme, perché le notevoli variazioni di temperatura influiscono negativamente sul risultato finale. Con il rame, invece, il calore avvolgeva ed accarezzava il cibo. La cottura era più rapida e rispettosa dei profumi e dei sapori. Una conferenza molto interessante corredata di tantissime foto d’epoca che parlano delle nostre tradizioni e che ci fanno capire il valore di questo lavoro, la fatica e l’abilità artistica dei magnin.