LASSU’ (Poesia di Marino Pasqualone)

Marino Pasqualone, giornalista e scrittore, già noto ai nostri lettori per  aver condiviso in passato molti arguti articoli, soprattutto sullo spopolamento nostre valli, ritorna in veste di poeta delle nostre montagne.
L’argomento trattato nella poesia non è certo allegro ma rappresenta purtroppo una triste realtà da non sottovalutare.

LASSU’ (Poesia di Marino Pasqualone)

Tutto ha avuto inizio e fine lassù,
tra quei villaggi di case ormai morte
ma ancora insepolte,
tra quelle prospettive di mura in pietra derelitte
che alzano le loro pareti monche e sanguinanti
come grida mute verso il cielo,
retrovie in disarmo ed ormai abbandonate
di una guerra perduta per sempre.

Gli ultimi reduci di questa disfatta epocale,
chiusi in qualche ospizio,
guardano dai vetri con occhi spenti
il lontano profilo delle loro montagne,
e, come in un sogno che diventa presto incubo,
vedono i prati scomparire ad uno ad uno
nel delirio senza fine di foreste tornate selvagge.

Sentono echeggiare il canto del lupo,
proprio la dove risuonava l’eco
della falce battuta nelle sere d’estate,
mentre il lento rintocco di una campana
scandiva lo scorrere del loro tempo immobile.

Quando le stagioni non erano ancora
lo stinto fondo di cartapesta
di un mondo virtuale, inventato ed artificiale,
ma carne viva sfregiata dal vento e morsa dal freddo,
guerra e pace per sopravvivere
ancora un altro giorno al proprio destino.

Questo soffio vitale
su cui alitava sempre presente la morte,
allora accettata come inevitabile compagna
con rassegnazione ancestrale,
è oggi diventato nient’altro che un ricordo vago e sterile,
incapace di generare un futuro
sulle macerie del passato.

Lassù oggi più niente
è uguale a prima
solo il silenzio
che regala la notte
è lo stesso di ieri
e di sempre.
lasassaLa Sassa (Noasca) foto di Marino Pasqualone