L’invenzione dell’Oktoberfest. – Crocerossa italiana Corpo delle infermiere volontarie. – Castagnata Favria in Foliage. – Alcesti. – Il Cristo Redentore “abbraccia” Rio de Janeiro. – L’Old Christians Club – I primi jeans erano italiani. – Il potere di salvare la vita l’abbiamo nel sangue…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

L’invenzione dell’Oktoberfest. Intraprendente giovanotto nato nel 1765 a Trento da

una famiglia di mercanti, Andrea Michele Dall’Armi si trasferì a soli 19 anni a Monaco di Baviera, dove la sorella aveva sposato un importante banchiere. Qui intraprese anche lui una fortunata carriera nel commercio e nelle banche, occupandosi inoltre di politica e beneficenza, entrando nelle grazie dell’Arciduca, tanto da ottenere il titolo di Cavaliere del Sacro Romano Impero. Ma a renderlo davvero famoso fu l’organizzazione di una corsa di cavalli che ebbe cosi tanto successo da venire riproposta anche negli anni successivi e trasformarsi col tempo nell’Oktoberfest, la celeberrima festa che ogni anno attira in Baviera milioni di visitatori. Col fiuto dell’uomo d’affari, Andrea, ormai diventato Andreas, colse l’occasione delle feste per il matrimonio del principe ereditario Ludwig e la principessa Therese. Monaco visse giorni di grande tripudio, animata da feste private e pubbliche. Il 17 ottobre 1810 Dall’Armi organizzò una corsa di cavalli presso il Theresienwiese, uno spazio pubblico che ancora oggi ospita l’Oktoberfest. L’iniziativa incontro i favori del pubblico e venne organizzata anche negli anni a seguire, finché nel 1880, quando Andrea era già morto, venne concessa l’autorizzazione alla vendita della birra, circostanza che contribuì a connotare definitivamente l’iniziativa e a trasformarla nella moderna Oktoberfest, di cui l’imprenditore di origine trentina e considerato l’ideatore. Con questa motivazione Dall’Armi ricevette, nel 1824, la Medaglia d’oro al valore civile della città di Monaco
Favria, 8.10.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. In quei giorni che tutto sembra spegnersi, cerco di rialzarmi e riaccendo con la fede e l’ottimismo  la speranza della vita. Felice martedì

Crocerossa italiana Corpo delle infermiere volontarie

Tra tradizione ed innovazione 116 anni di Storia a fianco degli italiani, docente Sara Bertone, mercoledì 9 ottobre.

La storia ufficiale delle crocerossine italiane inizia nel 1864. Da allora, molte donne, celebri e non, hanno indossato la divisa bianca rossocrociata. Con la nascita del Corpo delle infermiere volontarie, per la cui preparazione professionale vennero istituite apposite scuole. Le prime 80 infermiere dichiarate idonee debuttarono a Messina nel dicembre dello stesso anno, in occasione del terremoto che rase al suolo la città. Alla loro testa, la regina in persona, Elena di Savoia. Poi vennero impiegate nella Guerra di Libia e nei successive conflitti. Come scriveva la poetessa Ada Negri: “Veste bianca come benda / croce al petto vermiglia come piaga“. Queste sono gli angeli in divisa, le crocerossine , e da allora ne hanno fatto di strada.

Favria, 9.10.2024     Giorgio Cortese  

Buona giornata. Nella vita le  piccole speranze sono vascelli che ci guidano verso i sogni. Felice  mercoledì.

Castagnata Favria in Foliage.

La castagna è un frutto completo, matura con lenta pazienza tutto chiuso nel suo riccio ai soli agostani  e settembrini temprati dalle fresche arie correnti, si coglie nella pioggia fina, grigio sipario che aprirà l’inverno”. Molti poeti e scrittori le  trovavano deliziose e ne parlavano con gratitudine per la loro funzione millenaria di nutrimento. Le  castagne hanno sfamato intere generazioni di contadini e montanari. Hanno bisogno di pochi interventi  e in cambio offrono gusto e sazietà, non a caso erano chiamate pane d’albero e per loro i boschi erano sempre tenuti puliti dalla gente di montagna. Sono facilmente conservabili, una volta erano merce di scambio con gli abitanti della pianura e potevano e possono, essere consumate in tutti i modi: bollite  arrostite, essiccate da ammorbidire nel latte per colazione. Con la loro farina si facevano polenta, frittelle, pane e dolci come il castagnaccio. A Favria come da tradizione domenica 13 ottobre:  “Castagnata Favria in Foliage” a Favria in Corso Matteotti, davanti alla biblioteca. Giornata  con musica, mostra quadri, gonfiabili, passeggiata  sui pony, attrazioni per grandi e piccini. Inizio domenica mattina già alle ore 10,00 lettura e laboratorio per bambini in collaborazione coni volontari della biblioteca comunale G. Pistonatto, dalle ore 12 possibilità  di pranzare presso stand Pro Loco, menù antipasto misto, polenta con salsiccia, zuppa di cavoli, frittelle di mele e castagne. Nel pomeriggio poi alle ore 16 In Boutique in collaborazione Clorofilla, presenta la nuova collezione autunno inverno 2024 -2025. Con la Pro Loco Favria è senza  dubbio sono il modo più goloso per salutare l’estate, rito di passaggio tra autunno e inverno. Non mancate domenica 13 ottobre a Favria in corso Matteotti, tratto di strada davanti alla biblioteca dove assaporerete quella  voglia di castagne e cose semplici con l’aria frizzante di autunno che ripulisce il cielo e spinge avanti le preoccupazioni. E tutti noi sentiamo nell’animo che questa stagione ha molte cose da dirci con i suoi sapori, profumi e colori delle foglie nello splendore del loro foliage. Questo è un momento bellissimo dell’anno in cui gli alberi dei viali e dei parchi di Favria si tingono di rosso e arancione regalando dei panorami davvero unici e bellissimi

Favria,  10.10.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno la speranza fa andare in porto i sogni che viaggiano nel tempo, se ci crediamo fortemente. Felice giovedì

Alcesti.

Personaggio della mitologia greca noto soprattutto per l’omonima tragedia di Euripide, Alcesti è la sposa di Admeto, re di Fere, in Tessaglia. In prossimità della morte di Admeto, le Moire gli promettono di lasciarlo in vita se qualcuno è disposto a morire al suo posto. Il re chiede agli anziani genitori, ma questi rifiutano. L’unica persona  disponibile al sacrificio è Alcesti. Euripide descrive il momento toccante in cui la donna dà l’addio al talamo nuziale, simbolo della felice vita coniugale. La tragedia ha però un lieto fine. Eracle, ospite di Admeto, si commuove e decide di scendere nell’Ade per riportare la donna sulla Terra. Platone, nel Simposio, considera Alcesti, disposta a morire per la persona amata, come il simbolo dell’amore autentico e disinteressato

Favria, 11.10.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana il sognare  sa di speranza ed io non smetto mai! Felice venerdì

Il Cristo Redentore “abbraccia” Rio de Janeiro

Il 12 ottobre 1931 va in scena la cerimonia di inaugurazione della colossale statua che dal monte Corcovado domina la bellissima baia della metropoli brasiliana, di cui il Cristo a braccia aperte è diventato il simbolo. Costruita tra il 1922 e il 1931, la statua di calcestruzzo e pietra saponaria alta 38 metri, compresi gli 8 del basamento, che rappresenta il Cristo Redentore e domina Rio de Janeiro dagli oltre 700 metri del monte Corcovado, nel 2007 è stata inserita nelle “Sette meraviglie del mondo moderno”. La prima idea della statua venne al sacerdote Pedro Maria Boss a metà Ottocento, ma il concorso per la sua realizzazione fu indetto soltanto nel 1921, nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni di indipendenza del Brasile. Tra i tanti disegni pervenuti alla commissione giudicante venne scelto quello del “Cristo a braccia aperte” proposto dall’artista e architetto brasiliano Carlos Oswald e i lavori di costruzione affidati all’ingegnere Heitor da Silva Costa. L’imponenza dell’opera obbligò Da Silva a valersi della collaborazione dello scultore franco-polacco Paul Landowsky, il quale nella definizione del progetto si basò sullo stile Art Decò dei disegni di Oswald. Le diverse parti furono create a grandezza naturale in argilla e poi spedite in Brasile per essere riprodotte in cemento. Dopo nove anni di lavoro la statua venne inaugurata con l’apertura al pubblico il 12 ottobre del 1931 alla presenza del presidente brasiliano Getúlio Vargas. Durante la cerimonia, dal suo ufficio di Roma, Guglielmo Marconi accese le illuminazioni della statua del Cristo Redentore tramite impulso di onde elettromagnetiche. Ai piedi del monumento la comunità italiana ha apposto una targa commemorativa dell’evento.

Favria, 12.10.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. In quei giorni che piove sui miei sogni, guardo oltre le nubi e vede l’arcobaleno. Felice sabato.

L’Old Christians Club.

Il 13 ottobre 1972 un aereo dell’aeronautica militare uruguaiana preso a noleggio da una squadra di rugby di Montevideo, l’Old Christians Club, diretta a Santiago del Cile per un incontro, si schianto sulle Ande a oltre quattromila metri d’altezza. Sul Fokker F27 volavano 45 persone: cinque membri dell’equipaggio, 19 rugbisti, amici, parenti e altri passeggeri convinti a prendere quel volo per ammortizzarne i costi. Nell’impatto con la montagna l’aereo perse ali e coda, mentre quel che restava della fusoliera scivolo lungo un ghiacciaio fermandosi a circa 3.570 metri d’altezza. Tre membri dell’equipaggio e nove passeggeri morirono nell’impatto, altri nei giorni e nelle settimane successive a causa delle temperature proibitive, fino a -30°C, della gravita delle ferite e di una valanga che travolse quel che restava della fusoliera. Alcuni sopravvissuti avevano gambe rotte e ferite di vario genere e nessuno disponeva di vestiti adatti per resistere a quelle temperature. I primi soccorsi vennero prestati da due di loro, Roberto Canessa e Gustavo Zerbino, studenti universitari di medicina rispettivamente al secondo e al primo anno di corso, che non avevano pero alcun materiale medico. Le ricerche dell’aereo cominciarono subito e durarono un’intera settimana, ma per i velivoli da ricognizione fu impossibile localizzare i resti della fusoliera bianca che si mimetizzava con la neve. I sopravvissuti dovettero quindi affrontare un lungo periodo di totale isolamento in condizioni estreme. Nei giorni successivi alla sciagura si organizzarono per razionare il poco cibo disponibile: un assaggio di marmellata per pranzo, un pezzetto di cioccolata a cena, un sorso di vino. Constatato che masticare la neve non dissetava ma faceva ghiacciare la bocca, alcuni si industriarono per utilizzare i pezzi di lamiera della coda dell’aereo come specchi ustori per concentrare il calore del sole e far sciogliere la neve. Lo spirito di gruppo, la divisione del lavoro e l’ingegno dei singoli aumentarono le possibilità  di sopravvivenza: i cuscini dei sedili furono utilizzati come racchette da neve, le fodere cucite insieme a formare coperte per la notte. Quando le scarse riserve alimentari si esaurirono, tutto il gruppo, indebolito e affamato, al termine di un lungo e sofferto confronto, prese la decisione di cibarsi dei cadaveri dei compagni. Un tabu che infransero con riluttanza e orrore, sostenuti soltanto dallo spirito di sopravvivenza. Riuscirono anche a mettere in funzione una radio a transistor, ma soltanto per sentire che le ricerche erano state interrotte. Si convinsero quindi che l’unica possibilità rimasta era mandare una squadra a chiedere aiuto. Il 12 dicembre partirono in tre, Nando Parrado, iscritto ad agraria, Roberto Canessa e Antonio Vizintin, 19enne rugbista, che aveva due costole fratturate e una ferita al braccio. Dopo due ore di cammino si imbatterono in quello che restava della fusoliera dell’aereo, trovando cibo, indumenti, una bottiglia di cognac e dei fumetti. Il mattino dopo Vizintin tornò indietro dai compagni, mentre Roberto e Nando i incamminarono verso la presunta salvezza, in realtà sbagliando direzione: convinti di incontrare a breve le vallate cilene, camminarono per 10 giorni, percorrendo 61 chilometri e superando una montagna di 4650 metri. Finalmente il 20 dicembre Canessa e Parrado incontrarono tre mandriani a cavallo dall’altra parte del Rio Azufre, riuscendo a dare l’allarme. Quando gli elicotteri dell’aeronautica cilena raggiunsero il luogo del disastro trovarono i sopravvissuti con le braccia alzate e sorridenti. Si salvarono in sedici. In 72 giorni di esistenza al limite avevano perso fino a 40 chili.

Favria, 13.10.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Quello che ho nel cuore lo chiamo speranza, speranza per un domani migliore, speranza per affrontare la vita. Ma lo chiamo anche amore, amore per chi mi ama e mi accetta per quello che sono. Felice  domenica

 I primi jeans erano italiani

Pare che i primi jeans erano italiani e si usavano già nel Seicento. Ho letto questa notizia da un libro dove si afferma che i  jeans vengono dai sobborghi popolari italiani del Seicento, come  testimoniano le opere del cosiddetto “Maestro della tela jeans”, pittore di area lombarda attivo nella seconda metà del XVII secolo e che dipingeva, appunto, soggetti con indosso abiti di un tessuto diventato popolare solo in seguito, grazie alle manifatture americane. L’opera che mette il marchio storico made in Italy ai jeans è stata esposta di recente nella sede parigina della Galleria Canesso, per i 30 anni di attività. Le tele a olio del pittore ritraggono le prime versioni del rigido tessuto blu, indossato allora dai contadini italiani. La raffigurazione di questo materiale su questi dipinti colloca più indietro nel tempo l’origine dei blue jeans.  Le opere sono donna che cuce con due bambini, in cui la figura femminile indossa un grembiule di jeans sbiadito e logoro, come vuole l’attuale moda stone washed, e donna che chiede l’elemosina con due bambini, in cui la protagonista indossa una lunga gonna di jeans a lavaggio medio, diremmo oggi. Questo anonimo seicentesco è l’unico ad aver dipinto i jeans e diversi suoi quadri raffigurano i jeans dove proprio come nei nostri jeans, quando la tela si strappa si vede la trama di filo bianco.

Favria, 14.10.2024    Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana la speranza è la luce del cuore alimentata dalla Fede e dall’ottimismo. Felice  lunedì.

Il potere di salvare la vita l’abbiamo nel sangue.

Il potere di salvare la vita l’abbiamo nel sangue. Vieni a donare il sangue, vieni a donare a Favria *MERCOLEDI’ 16 OTTOBRE *, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare e portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Per info, Cell. 3331714827. Ricordo i requisiti minimi per donare: età compresa tra i 18 e i 60 per la prima volta, poi dai 65 a 70 anni, l’idoneità a donare va valutata dal medico. Grazie se fate passa parola e divulgate il messaggio.