Montagna culla della resistenza e dei valori della repubblica. Riba (uncem)

“Grandi sacrifici. Il paese non li ha mai pienamente riconosciuti. La montagna ancora in credito”
Che la Resistenza abbia avuto nelle aree montane, la radice, il cuore e lo snodo ne siamo certi. Chi ha vissuto quegli anni e chi li ha studiati, le nuove generazioni, sanno che è nelle valli alpine e nelle aree appenniniche che si sono mosse le azioni più forti e intense che hanno condotto alla Liberazione, alla conquista dei valori di unità e libertà per il Paese. La Storia non si riscrive, come afferma il Presidente Mattarella. E sappiamo bene che i nostri borghi hanno sofferto rappresaglie, incendi, saccheggi, lotte intense tra Partigiani, civili, militari, comunità dei territori. Hanno sofferto per l’abbandono di tanti giovani che si sono arruolati, che hanno preso parte alla Guerra, che non sono tornati. Che hanno costruito la Resistenza. I nomi più noti si uniscono ai tantissimi nomi sulle lapidi dei nostri paesi, insigniti anche di medaglie d’oro per la Resistenza e il contributo dato alla libertà e alla democrazia. Si costruiscono ogni giorno questi valori, lo ripetiamo sempre, non certo solo oggi. Se di tutto questo siamo certi, dobbiamo ripeterlo, ma vi è un senso diffuso di impegno e consapevolezza, c’è un punto sul quale anche come Uncem vogliamo ancora insistere. Riguarda questo impegno e sacrificio delle aree montane che il Paese non ha mai del tutto riconosciuto. La montagna ha ancora un forte credito aperto. Lo ha avuto nell’immediato dopoguerra, è cresciuto nei decenni. La guerra ha avviato la fase dell’abbandono delle aree montane che ha avuto un’inversione parziale, non omogenea, solo negli ultimi anni. Le ferite di quei cinque anni tra il 1940 e il 1945 e prima ancora con la fame patita sotto il Fascismo, vanno chiuse con nuovo impegno politico e istituzionale verso le aree montane, con precise strategie durature. I nostri genitori e nonni hanno combattuto, hanno dato il via alla Resistenza e alle Repubbliche autonome, ai comandi di giovani che bramavano la libertà. Conoscevano la montagna, le valli, i paesi, guardavano da là le città e le pianure. Pochissimi uomini politici dagli anni Cinquanta a oggi hanno riconosciuto quel rapporto tra città e montagne, le conseguenze, i sacrifici. Il Paese pagherà mai questo debito nei confronti della montagna? Avrà mai consapevolezza di quell’impegno non riconosciuto? Aprirà nuovi percorsi di impegno unendo Enti locali, imprese, terzo settore? Noi, Amministratori delle aree montane dell’Italia, faremo tutta la nostra parte per dire che oggi il margine è nuovo centro e che la Storia del Novecento ha sempre visto le montagne protagoniste, fragili ma determinanti, comunità libere e pronte al sacrificio, da non dimenticare e alle quali dire grazie”.
Lo afferma Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte.
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