PANDEMIE DI IERI E DI OGGI di Marino Pasqualone

Raccontano le cronache dell’epoca che nell’inverno 1969/70 l’influenza di Hong Kong (detta anche “Spaziale” visto che veniva l’anno dopo la conquista della Luna), forse l’ultima pandemia prima dell’odierno Coronavirus,  solo in Italia si calcola uccise circa 20 mila persone e, nel mondo, causò complessivamente ben 2 milioni di vittime.   I giornali dell’epoca riportano che tra le città più colpite c’era Milano, ed i numeri sono eloquenti: in tutto 13 milioni di italiani (uno su quattro) finiti a letto per il virus. Nonostante i tantissimi contagi le scuole in quell’occasione non furono chiuse, ed anche allora, ci dicono le cronache, furono soprattutto le complicazioni provocate dalle polmoniti virali sviluppate dalle fasce della popolazione più deboli, come gli anziani, a risultare fatali per parecchie migliaia di persone.
Nell’inverno del 1970 chi scrive frequentava la 5^ elementare: non ricordo se quell’anno presi anch’io, o qualche mio famigliare, quel virus “spaziale” (probabilmente si, perché da bambino lo scotto dell’influenza era allora puntuale come l’arrivo delle rondini), ma sicuramente proseguii ad andare a scuola regolarmente, feci l’esame di fine ciclo elementare e l’anno dopo entrai alle scuole medie senza… mascherina e col banco diviso insieme ad un compagno di classe. Le fabbriche ed i negozi non chiusero i battenti, le feste continuarono nei mesi successivi (Mondiali di calcio compresi) con “assembramenti”. Ricordo che proprio nell’estate del 1970 i miei nonni di Frassinetto festeggiarono i loro 60 anni di matrimonio al Berchiotto con la presenza del Vescovo Mons. Luigi Bettazzi, e l’autunno dopo ci fu sicuramente, come succede ogni volta, la oggi tanto temuta “seconda ondata” influenzale. Non ricordo invece talk-show di virologi (o presunti tali) in televisione, e non ricordo neppure l’angoscia ed il disagio esistenziale vissuti in questa occasione dalle persone. Forse eravamo più coraggiosi (non tanto noi bambini, ignari di tutto), quanto gli adulti ed i governanti del tempo, che in gran parte avevano vissuto gli anni duri della guerra, o si era tutti semplicemente più disinformati e magari anche più incoscienti ? Di sicuro a quel tempo a Pont avevamo ancora un Ospedale funzionante, ed una più diffusa medicina di base presente direttamente sul territorio delle valli. Non so cosa successe allora dalle nostre parti in seguito a quel virus influenzale, ma oggi (dati alla mano) almeno a Pont Canavese e valli Orco e Soana fortunatamente non si può dire che il Coronavirus abbia seminato direttamente morti e terrore, se non quello piovutoci addosso in dosi massicce dai media televisivi, della carta stampata e dai social. Preciso, a scanso di equivoci, che questa sopra riportata vuole semplicemente essere una riflessione personale: non so (e peraltro non lo sanno neppure gli scienziati, divisi su tutto) cosa succederà davvero il prossimo autunno, ma il mondo in cui viviamo oggi pare letteralmente essere impazzito. Sembra quasi che, d’ora in poi, mai più nulla potrà essere “come prima”, ma dovremo (per sempre?) vivere in quella che è stata definita, a mio avviso in modo piuttosto inquietante, come una “nuova normalità”. Sarà che con la nostra sofisticata tecnologia crediamo ormai di dominare la Terra, ma in realtà le nostre paure sono più forti e pervasive anche del 5G, direi del tutto ancestrali, e siamo stati disposti anche a rinunciare a libertà del tutto innocue per noi e per gli altri come camminare da soli in un bosco o su di un sentiero di montagna, sotto la paura (nei casi sopra citati del tutto irrazionale) “che altrimenti finivi intubato” o, comunque, rischiavi di finire salatamente multato . Eppure a volte è così, da questi dettagli peraltro non insignificanti di privazione o forte limitazione delle libertà personali essenziali che si protraggono su limiti temporali sempre più indefiniti, che poi possono trovare terreno fertile le dittature, siano esse politiche, mediatiche o “sanitarie”, ma ricordiamoci sempre di coloro che, prima di noi, hanno combattuto e dato la vita per conquistare proprio quelle libertà. Prendiamo dunque in prestito almeno un poco del loro coraggio e andiamo avanti giorno per giorno, senza fasciarci la testa prima di avercela rotta, altrimenti saremo già morti (almeno di paura) prima di esserlo veramente, per questa o per una delle mille altre malattie che, purtroppo, insidiano da sempre la nostra vita e la nostra salute.
Marino  Pasqualone
1970_Berchiotto_Bettazzi Estate 1970: Festa al Berchiotto con il Vescovo Mons.Bettazzi