Pont Canavese: c’era una volta un bar a cura di Marino Pasqualone

(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 17 novembre 2022)

PONT CANAVESE –  Un altro locale che si affacciava sulla centralissima piazza Craveri di Pont Canavese ha chiuso i battenti: stiamo parlando del bar-trattoria “Cinzia”, le cui saracinesche si sono abbassate definitivamente nelle scorse settimane, e sui muri adiacenti è comparsa la scritta “affittasi” nella speranza di trovare un nuovo gestore.

Un cartello che ormai, insieme a quello di “vendesi”, è purtroppo diventato sempre più usuale da vedere sia per le abitazioni che per i locali ex-commerciali del paese di fondovalle.

Nel caso specifico si trattava di un locale pubblico che, soprattutto per i pontesi che hanno oltrepassato il mezzo secolo di vita, era ben noto anche nella precedente e lunga gestione come “Bar Cena”: pure chi scrive queste note ha ancora ben vivi i ricordi di quando – eravamo agli inizi degli anni sessanta dello scorso secolo – veniva a volte accompagnato la sera dal papà a vedere “Carosello” tra quelle mura, perché a quei tempi la tivù in casa erano ancora in pochi ad averla.

Prosegue così incessante, come uno stillicidio di cui si è ormai dimenticata l’origine e di cui non si scorge purtroppo la fine, la crisi del commercio sia fisso che ambulante di quella che era stata per secoli la “capitale” indiscussa delle valli canavesane che salgono al Gran Paradiso, parallela al depauperamento del suo un tempo florido potenziale industriale che, almeno fino a pochi decenni or sono, rappresentava l’aspetto preponderante ed il punto di forza dell’economia locale.

Pochi mesi fa, quasi dirimpetto al “Bar Cinzia”, aveva infatti chiuso la saracinesca anche la storica “Pasticceria Roberto”, e sempre in piazza Craveri l’anno scorsoi si erano spente definitivamente le luci della filiale della Banca Intesa San Paolo, mentre i vicini portici seicenteschi di via Caviglione, centro storico di Pont ed antica “via del commercio”, sono ormai da tempo un angolo spettrale di quasi completa desertificazione commerciale.

Essere comunque ottimisti sul futuro dei nostri paesi valligiani rimane certo un’impresa lodevole, ma se si guarda in faccia la realtà che ci circonda sembra davvero sempre più diventare quasi una “missione impossibile”.          Marino Pasqualone