Trabucarsi con l’auto.
Viaggiando per le strade del verde Canavese trovo sempre di più profonde e pericolose buche nelle vie di comunicazione. Premetto che non voglio fare una critica e accusare nessuno ne i Comuni ne la città Metropolitana, ma i nastri d’asfalto del nostro territorio penso che siano peggiori Kabul nei giorni di guerra! Un concittadino, persona dotta mi ha suggerito il lemma trabucarsi, parola rara che deriva da buco, lo spostarsi di buco in buca. Già la parola buco e buca simili ed incerta la loro origine. Pare che la parola buco, derivi probabilmente da una parola dall’antico tedesco buch, che indica in genere un’apertura piccola, stretta, variamente profonda o che va da parte a parte, per lo più tondeggiante , da li l’evoluzione alla parola buca per indicare apertura più larga che lunga. La parola buca ha generato molti modi di dire e si parla di aprire un buco per chiuderne un altro, quando si cerca di rimediare a una situazione creando i un altro problema o mettendo in luce una presunta colpa per mascherarne un’altra. Viene usato generalmente quando si contrae un debito per fronteggiarne uno precedente. È l’equivalente dello “scoprire un altare per coprirne un altro”. Poi magari fanno un miserabile buco nell’acqua e fallisco nel loro inutile tentativo e non riescono a passare per il buco della serratura. Si parla anche di buco di bilancio quando emergono spese non preventivate. Se parliamo del vivere quotidiano possiamo avere delle ore buche, libere da impegni, cosa rara ,ma non impossibile. In informatica si parla invece di buchi di un sistema che sono invece delle falle e non permettono a un programma definito di continuare ad elaborare dati. Per finire esiste anche la buca delle lettere per ricevere la sempre più rara corrispondenza cartacea. Tornando alla Canavesane buche penso che siano simili ai buchi neri perché mettono a nudo l’incapacità di gestire i nastri d’asfalto, provocando danni ai veicoli, problemi di spina dorsale ai cittadini utenti della strada e fonte di incidenti. Prima di pensare alle Olimpiadi invernali ed eventi ludici sistemiamo le strade necessarie al trasporto quotidiano e indispensabili per andare a lavorare se no chi vuole investire nel territorio ci da buca e noi continuiamo a trabucarci da buca in buco lasciando che si buchino inutilmente i social con selfie e like
Favria 28.03.2018 Giorgio Cortese
Nella vita, ci sono vittorie, ed un giro di ruota le tramuta in sconfitte, ci sono sconfitte cui il tempo galantuomo, finisce per restituire la loro immagine di vittoria
Dal grande Auk al pinguino.
Il grande Auk, della famiglia degli Alcidi, un uccello marino del Nord Atlantico, ormai è estinto da tempo grazie all’umano intervento. Ma da questo pennuto estinto deriva la parola pinguino. Il Grande Auk, o Alca impenne, era molto diffuso lungo le coste dell’Oceano Atlantico settentrionale, dalla Norvegia sino a Terranova e pare che nel corso delle ere glaciali fosse presente anche sulle coste del Mar Mediterraneo occidentale. Anticamente gli abitanti della Scandinavia chiamavano questo uccello geirfugl, ossia “uccello-lancia”, dalla forma del suo becco che ricordava il ferro di una lancia. In lingua basca il nome del Grande Auk era arponaz, che significava “becco a forma di lancia”, e i francesi acquisirono questo nome chiamandolo apponatz. Gli Inuit, usavano il termine isarukitsck, cioè “uccello dalle piccole ali”. Il Grande Auk, o Alca impenne, sarebbe alla base di una teoria che collega l’etimologia della parola pinguino al nome gallese dell’uccello, pengwyn, una combinazione delle parole gallesi pen, testa, e gwyn, bianco, con riferimento alle due macchie bianche ai lati del capo completamente nero dell’uccello. Per estensione, lo stesso nome sarebbe stato usato dagli esploratori per indicare gli uccelli apparentemente simili, i pinguini, scoperti nell’emisfero meridionale. L’altra teoria, invece, suggerita dal naturalista inglese John Latham nel 1785, farebbe derivare la parola pinguino dal latino pinguis, da cui il nostro pingue, in relazione all’aspetto florido di questo uccello. A partire almeno dall’VIII secolo il Grande Auk fu vittima di una caccia dissennata per scopi alimentari e per il suo piumaggio, causandone l’estinzione, e poi deponeva un solo uovo ogni anno, di conseguenza la conservazione della sua specie ha avuto nella sua scarsa prolificità un punto molto debole. Ma anche la stessa richiesta di esemplari da parte dei musei naturalistici nei secoli XVIII e XIX avrebbe contribuito alla sua definitiva scomparsa. Dell’ultima covata abbiamo una registrazione fatta nel 1812 a Orkneys, in Gran Bretagna. Sempre in Gran Bretagna fu avvistato nel 1821, poi l’ultima coppia al mondo è stata uccisa sull’isola di Eldey al largo dell’Islanda il 3 luglio 1844. Pare che un altro esemplare in vita sia stato avvistato nel 1852 al largo dei Banchi di Terranova, in Canada, ma adesso grande Auk ne abbiamo solo più il ricordo, che peccato.
Favria, 29.03.2018 Giorgio Cortese
Buona Pasqua! Tutto rinasce, se la speranza vive nei nostri cuori.
Costruiamo ponti…non muri.
Personalmente detesto muri, le barricate, viviamo in questo mondo per unire i puntini, le somiglianze e non costruire muri sulle differenze. Dobbiamo ogni giorno sforzarci di costruire ponti fra persone. Ritengo che ognuno di noi dovrebbe portare nel cuore la consapevolezza di avere un compito ben preciso, una missione per se stesso e per gli altri: essere luce, costante faro nel tragitto della vita. Perché nella vita di ogni giorno non basta essere usignolo per cantare, bisogna anche avere la tenacia e l’ostinazione del pettirosso per continuare a farlo. Mi piace la speranza. È un sentimento tenace come me.
Favria, 30.03.2018 Giorgio Cortese
Buona Pasqua. Tutto può cambiare nella vita. Migliorando noi stessi verso il prossimo. La pace è la vera chiave di tutto.
Pasqua
Alla sera di Pasqua mi giunge un suono lontano, lieve e piano. Questo suono entra dolce nel mio animo come dono del Signore. Alla fine della celebrazione liturgica tutti quanti sono felici, tutti si salutano e sono amici. Con la Pasqua del Signore c’è la pace in ogni cuore. Una serata gioiosa e mi auguro che ogni giorno sia sempre così lieto, sempre nell’animo una Pasqua di speranza vera. A Voi tutti Buona Pasqua!
Favria, 31.03.2018 Giorgio Cortese
La Pasqua è la festa di chi crede nella bellezza dei piccoli gesti, e di chi sa che la vita sa stupire oltre ogni aspettativa. Che la gioia pervada il Vostro cuore e Vi regali felicità inattese.
Felice S. Pasqua !
Felice S. Pasqua, la festa di chi crede che il miracolo della vita possa stupire in ogni momento. L’amore ha prevalso sulla morte, questo mistero possa essere una luce guida nel quotidiano cammino. Che in questa nuova S. Pasqua possa risorgere la speranza, là dove speranza non c’è più. Che ogni uovo, simbolo della vita, possa schiudersi e nascere la pace, là dove pace non c’è più. Che questa nuova S .Pasqua possa donare la serenità nel cuore di tutti
Auguri a tutti di Felice S. Pasqua
Favria 1.04.2018 Giorgio Cortese
Ricordiamoci che nella vita chi non sopporta una croce non merita una corona.