Amore che viene e che va…- Amo la linea curva. – Il Canavese con gli occhi dei ragazzi. – la finestra Overton. – Corallo. – Gleno 1923. – Si Virginia, Babbo Natale esiste! – Chambery 3 dicembre 1532. – Le altre figure del presepe. – Fidasauguri…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Amore che viene e che va… Dalle Alpi alla Sila di Cesare Verlucca e Giorgio Cortese

Questo libro è stato scritto a quattro mani da Cesare e Giorgio, due amici di lunga data. Racconta una grande storia di amore, nata in Calabria, tra Grazia e Angelo, che si riaccende magicamente a Ivrea, dove si incontrano per caso. Poi i due protagonisti ritornano nella natia Sila, lasciata anni prima in circostanze diverse, e qui si trovano alle prese con antichi dilemmi che pensavano di aver lasciato alle spalle. È la storia di Grazia, che dopo varie peripezie e situazioni intriganti e azzardate, senza mai perdere la sensibilità e l’ironia tipica delle donne intelligenti, riprende in mano la propria vita e il proprio destino, capace di trasformare ogni evento, anche il più doloroso, in un profondo insegnamento che la renderà ancora più forte. È la storia di Angelo che, costretto a fuggire dalla sua terra, ritrova per caso al Nord il suo amore perduto. I personaggi sono tratteggiati con cura e i luoghi sono descritti con dovizia di particolari. Si parte da Ivrea, la “città industriale del XX secolo”, inserita dall’Unesco nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità, famosa per il suo Carnevale, per scoprire il verde Canavese, con accenni alla storia e alle leggende di Salassa, Oglianico, Valperga e Cuorgnè. Un viaggio in treno attraverso l’Italia porta Grazia e Angelo in una splendida zona della Sila, circondata da boschi di pini, larici e faggeti, dove visitano anche borghi medievali e assaggiano le specialità tipiche. Le loro vicende si avviluppano però a fatti criminosi avvenuti in passato, che sembrano risvegliarsi al loro ritorno. Cosa c’entrano loro con l’assalto e il furto di un furgone blindato portavalori con soldi, assegni circolari, e lingotti d’oro? Un romanzo che vi coinvolgerà dalla prima all’ultima pagina. Presentazione libro giovedì 30 novembre ore 21,00 biblioteca Comunale G. Pistonatto Favria, corso Matteotti 8 -Favria

Carissimi, le Vostre gocce di sangue possono creare un oceano di felicità, donate il sangue potete salvare una vita. Esiste dentro di noi la gioia di aiutare. Basta ascoltarla. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA MERCOLEDI’ 29 NOVEMBRE  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Amo la linea curva.

Amo la linea curva e odio la linea rette, il quadrato. La penso così fin da bambino: il disegno a pastello, il tratto irregolare, i ciottoli dell’Orco, l’acqua che scorre tra le dita. Ciò che mi attrae non è la linea retta, dura e inflessibile, creata dagli esseri umani, ma la linea curva, libera e sensuale, la curva che incontravo nell’orizzonte  nelle montagne del mio paese natale, nelle nuvole del cielo, nel corpo della donna, di curve è fatto tutto l’universo. Le strade sembrano dritte, ma poi nei paesi diventano un gomitolo di curve e noi ogni giorno ci inoltriamo  senza sosta tra le curve della vita.

Favria, 28.11.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno cerchiamo di  essere i  giardinieri della nostra vita. Tagliamo i rami secchi, ma mai la speranza che un fiore possa tornare a splendere.  martedì

Presentazione libro Lions Alto Canavese

“Il Canavese negli occhi dei ragazzi”

Venerdì 1^ dicembre ore 21:00

Salone polivalente del comune di Favria, Via Nardo Barberis, 6

Il Lions Club Alto Canavese celebra quest’anno i suoi primi cinquant’anni di presenza e di attività nel Canavese e, per celebrare degnamente questa ricorrenza il Presidente Pietro Tomaino ha deciso di coinvolgere insegnati e allievi delle scuole canavesane, con più di 250 allievi con un lavoro collettivo di riflessione sull’effettiva conoscenza che tutti noi abbiamo del territorio in cui viviamo. Gli alunni sono stati invitati a immaginare di essere dei turisti che, per la prima volta, passeggiano tra le vie e le piazze di paesi e città canavesane osservando tutto con attenzione, con la voglia di approfondire la conoscenza di persone e cose. E così vecchi palazzi, cimeli e storie sono diventati uno spunto per la realizzazione da parte degli alunni di fiabe e racconti ambientati nel nostro territorio. Un ringraziamento da parte di tutto il nostro Lions Club va agli insegnanti che hanno coordinato il lavoro e a tutti i ragazzi che con entusiasmo hanno aderito a quest’iniziativa realizzando non solo scritti preziosi ma anche modelli di castelli e luoghi storici del Canavese.

Il volume realizzato, dal titolo “Il Canavese negli occhi dei ragazzi”.

Copertina realizzata da Gianfranco Schialvino sarà presentato venerdì 1^ dicembre 2023 alle ore 21.00 presso il salone polivalente del comune di Favria, Via Nardo Barberis, 6 e il ricavato della vendita di questi volumi sarà destinato a service sociali e culturali del nostro territorio canavesano.

La finestra di Overton

Si tratta di un concetto che descrive come, nel tempo, un’idea veicolata da una parte o dall’altra della politica possa diventare più o meno accettabile per  l’Lopinione pubblica, e come questo avvenga gradualmente attraverso determinati passi, da “completamente inaccettabile” a “pacificamente discutibile”, quindi “accettata” e infine addirittura “sensata” e “legalizzata”. E viceversa. La individuò, nei suoi studi, il sociologo Usa Joseph P. Overton (1960-2003), per spiegare i meccanismi di persuasione delle masse attraverso il dibattito politico. Mentalità che cambiano. Un esempio storico è quello del Proibizionismo americano: un tempo sostenuto dalla maggior parte della popolazione, oggi sarebbe considerato liberticida. Un altro più recente risale al 2008, quando lo Stato della California dichiarò illegali i matrimoni tra persone dello stesso sesso: solo sette anni più tardi, la maggioranza della popolazione ne decretò invece la legalizzazione e, oggi, l’idea di proibirli viene considerata inconcepibile e non più politicamente proponibile.

Favria, 29.11.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni persona è simile ad una canzone. Non dobbiamo cercare di modificare le sue note in modo che corrispondano alle nostre, ne  provare a cambiare il suo testo per creare una canzone diversa. Tutto quello che dobbiamo fare è di apprezzare la  sua melodia. Felice mercoledì.

Corallo.

A forma di albero, rosso come il sangue, affiorava dagli abissi. E appena uscito dall’acqua, da flessibile come un giunco diventava rigido quanto la pietra, come per incanto. Il corallo non poteva che trasformarsi in un oggetto del desiderio e un amuleto dai poteri eccezionali. Alcuni reperti archeologici trovati in Sardegna, Sicilia e Siria mostrano come fin dal più lontano passato questi bellissimi rametti rossi, colonie di polipi, venissero utilizzati per gli ornamenti. Nelle Metamorfosi Ovidio ne riconduce la nascita al contatto tra il sangue fuoriuscito dalla testa di Medusa, decapitata da Perseo, e le alghe utilizzate dall’eroe greco per coprirla. Impregnate di sangue, le alghe si pietrificarono e presero il caratteristico color cremisi. Plinio il Vecchio, nella Storia naturale, racconta come i Galli legassero rametti di corallo al collo dei bambini per scacciare gli spiriti maligni e li usassero per adornare spade, scudi ed elmi. I Greci, invece, consideravano questo dono del mare soprattutto dal punto di vista medico: come gioielli preferivano le perle. E anche nell’Urbe veniva utilizzato in polvere, a scopo curativo. La pesca e la lavorazione del corallo anticamente erano praticate ovunque nel Mediterraneo. Dal Nord Africa il tesoro rosso veniva esportato in tutto il mondo allora conosciuto e spesso, scambiato nei grandi mercati di Alessandria (Egitto), Palmira (Siria) e Petra (Giordania), arrivava fino in India, dove la richiesta era enorme. I luoghi più noti per la raccolta del corallo? Tabarka, Marsiglia, Trapani, Alghero… Ma sono indicazioni di massima: le zone precise di raccolta, i punti nascosti sotto gli scogli, erano segreti custoditi gelosamente. La pesca del resto era un’attività pericolosa: «Pochi uomini e una barcaccia», spiegano Amedeo Feniello e Alessandro Vanoli nel libro Storia del Mediterraneo in 20 oggetti (Laterza). «Quando si giungeva nel luogo conosciuto si buttava a mare lo strumento: una croce di legno tratta da una fune appesantita da una pietra con reti agganciate alle braccia. Ogni volta era un’avventura. Per questo il corallo era molto costoso. E anche qui, ogni cultura mediterranea ne interpretava a proprio modo i poteri, ma quasi tutte gli riconoscevano la capacità di allontanare le malattie dai neonati, assicurare fertilità e protezione per le spose, trasmettere coraggio, forza e vigore ai combattenti». Nel Sud d’Italia la pesca rimase molto proficua anche nel Medioevo, tanto che furono emanate norme che ne regolavano l’attività. Il corallo era apprezzato, nell’Età di mezzo, per realizzare rosari e, tra gli arabi, i tasbihcon cui recitare i 99 nomi di Allah.

Favria, 30.11.2023   Giorgio Cortese

Benvenuto dicembre, mese delle feste, del Natale, delle giornate passate a tavola, dei camini accesi, dei regali scartati, delle emozioni che anche se passano gli anni torno sempre ad essere un bambino. Felice  giovedì.

Gleno 1923

L’“altra Vajont”, più antica ma meno conosciuta: può  essere senza dubbio definito cosi il Disastro di Gleno, che si consumo nelle valli bergamasche e bresciane. Il 1 dicembre 1923 alle ore 7:15, la diga costruita a sbarrare il torrente Gleno in val di Scalve, nel cuore delle Alpi Orobie, cedette di schianto e sei milioni di metri cubi d’acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d’Iseo e investendo tutto ciò che trovavano. Il bilancio fu terribile, distrutte le centrali di Povo, Valbona e Mazzunno, i borghi di Bueggio, Dezzo, Gorzone, Boario, Corna e Darfo; danneggiati o rasi al suolo, circa 500 vite spazzate via. La diga, costruita fra il 1916 e il 1923 dalla ditta brianzola Vigano, era lunga 260 metri e conteneva, in un lago artificiale di 400 mila mq, l’acqua di diversi torrenti. Il 22 ottobre 1923 le forti piogge riempirono il bacino. Seguirono, tra ottobre e novembre, diverse perdite d’acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, suscitando l’allarme degli abitanti, che rimase inascoltato. Il 1° dicembre la diga cedette. I morti ufficiali furono 356, ma sicuramente le vittime furono di più, forse 500. Il processo, che si apri nel gennaio 1924, appuro che i lavori erano stati eseguiti in modo approssimativo e inadeguato. Il progetto, realizzato al risparmio, aveva subito variazioni in corso d’opera senza le opportune verifiche; e i controlli da parte del Genio civile erano stati superficiali. Il 4 luglio 1927, il Tribunale di Bergamo condanno il titolare della ditta,  e l’ingegnere  che aveva terminato i lavori, a 3 anni e 4 mesi di reclusione, ne sconteranno solo 2, e al pagamento di una multa di 7.500 lire di multa, poi revocata. Un insulto a chi, quella tragica mattina, aveva perso tutto

Favria, 1.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. A Natale non importa cosa troviamo sotto l’albero, ma chi ci troviamo intorno. Felice venerdì

Sì Virginia, Babbo Natale esiste!

La storia di un editoriale del 21 settembre 1897 su Babbo Natale.  Nel 1897 il dottor Philip O’Hanlon di Manhattan si sentì domandare dalla sua bambina di otto anni Virginia se Babbo Natale esistesse davvero. Virginia aveva cominciato a dubitarne per quello che le avevano detto degli altri bambini. Suo padre le suggerì di scrivere al New York Sun, un importante quotidiano del tempo,assicurandole che “se lo dice il Sun, allora è vero”. Uno dei direttori del giornale, Francis Pharcellus Church, che era stato corrispondente di guerra durante la Guerra Civile, scrisse una risposta che oggi, più di un secolo dopo, resta l’editoriale più riprodotto nella storia dei giornali anglosassoni. Nel 1897 Vìrginia O’Hanlon scrisse al New York Sun: “Caro direttore, ho otto anni. Alcuni miei amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà dice: “Se sta scritto sul giornale è vero”. Ti prego, dimmi la verità, Babbo Natale esiste?” E questa è parte della risposta pubblicata sul giornale: “Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati influenzati dallo scetticismo di un’età scettica. Secondo loro tutto quello che le loro piccole menti non possono capire non esiste. Tutte le menti, Virginia, sia che appartengano a uomini o a bambini, sono piccole. In questo nostro grande universo l’intelletto umano è grande quanto un piccolo insetto, una formichina, se paragonato all’infinito mondo che gli sta attorno e a quell’intelligenza capace di cogliere verità e conoscenza nella loro totalità. Sì Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione, e tu sai come queste virtù abbondino e riempiano la tua vita di incredibile gioia e bellezza. Ahimè, che triste sarebbe il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe tanto triste come se non esistesse nessuna Virginia. La fede dei bambini, la poesia, le favole non potrebbero più rendere tollerabile l’esistenza. Non proveremmo più piacere, tranne quello dato dai sensi e dalla vista. Non credere in Babbo Natale? Nessuno può vedere Babbo Natale, ma non ci sono prove ad affermare che Babbo Natale non esista. Le cose più vere a questo mondo sono quelle che né i bambini né gli adulti possono vedere. Nessuno può riuscire a concepire o a immaginare tutte le meraviglie che esistono, visibili o invisibili, al mondo. Puoi smontare un sonaglino per vedere cos’è che produce il rumore dentro, ma esiste un velo che nasconde il mondo invisibile e nemmeno l’uomo più forte o la forza di tutti gli uomini più robusti mai vissuti può strappare questo velo. Solo la fede, la poesia, l’amore, le piccole gioie possono scostare la tenda e osservare la sovrannaturale bellezza e la gloria di quanto sta al di là. È tutto vero? Virginia, in tutto il mondo non vi è niente di più vero ed eterno. Nessun Babbo Natale?! Grazie a Dio Babbo Natale esiste e vive per sempre. Da qui a mille anni, Virginia anzi: da qui a diecimila anni, lui continuerà a rallegrare il cuore dell’infanzia”. Francis P. Church, “The New York Sun”, 1897.  La fama di “Yes, Virginia” è sopravvissuta ai suoi creatori. Church morì nel 1906 e Virginia nel 1971, dopo una carriera come maestra di scuola e direttrice a New York. Malgrado l’editoriale fosse pubblicato come settimo nella pagina delle opinioni – dopo ben più seri argomenti come questioni politiche a New York e nel Connecticut, la forza della marina britannica e una ferrovia tra il Canada e lo Yukon, e persino dopo un commento sulla “bicicletta senza catena” appena inventata – lo scambio colpì moltissimi lettori del Sun. Venne ristampato ogni anno, prima di Natale, fino alla chiusura del giornale nel 1950, e ancora oggi viene recitato alla Columbia University di New York (l’università dove studiarono sia Church che Virginia) in una cerimonia prenatalizia ai primi di dicembre. Nel centenario dell’editoriale, nel 1997, il New York Times pubblicò una riflessione sulla fortuna di “Yes, Virginia, There is a Santa Claus” nella cultura americana. Nel 1932 l’emittente televisiva NBC lo mise in musica, e allo scambio si ispirarono anche un musical di David Kirchenbaum e Myles McDonnel (1996) e diversi film per la TV statunitense. Dal 2008, la campagna pubblicitaria natalizia dei grandi magazzini statunitensi Macy’s si basa sulla lettera di Virginia e sulla risposta di Church: in uno spot televisivo, personaggi celebri come Jessica Simpson, Donald Trump e Martha Stewart citano frasi dell’editoriale.

Favria, 2.12.20223  Giorgio Cortese

Buona giornata. Natale è la stagione nella quale dobbiamo accendere il fuoco dell’ospitalità in casa e la cordiale fiamma della carità nel cuore. Felice sabato

Chambery 3 dicembre 1532

La Sindone, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro, reliquia che i Savoia acquistarono da Margherita di Charny nel 1453 e che poi cedettero al Papa quando andarono in esilio nel 1946, ha avuto una storia travagliata. Piu volte trasferita e nascosta per sfuggire ai nemici, e sopravvissuta a due gravi incendi. A Chambéry, antica capitale dei Savoia, la notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532, la cappella in cui e custodita andò a fuoco, e il lenzuolo rischio di essere distrutto: un consigliere del duca, due frati del vicino convento e alcuni fabbri forzarono i cancelli e si precipitarono all’interno, riuscendo a portare in salvo il reliquiario. Alcune gocce d’argento fuso erano cadute sul lenzuolo bruciandolo in più punti. La Sindone venne poi affidata alle suore clarisse, che la ripararono applicando dei rappezzi alle bruciature più grandi e cucendo il lenzuolo su una tela di rinforzo. Oltre quattro secoli dopo, Torino, nella notte tra l’11 e il aprile 1997 un altro incendio, scoppiato nella Cappella della Sacra Sindone, o Cappella del Guarini, metterà di nuovo in pericolo il Santo Sudario. La Sindone, tuttavia, non fu direttamente interessata dall’incendio poiché il 24 febbraio 1993, per consentire lavori di restauro della Cappella, era stata provvisoriamente trasferita, unitamente alla teca che la custodiva, al centro del coro della Cattedrale, dietro all’altare maggiore, protetta da una struttura di cristallo antiproiettile e antisfondamento appositamente costruita.

Favria, 3.12.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Il Natale non è un tempo né una stagione, ma uno stato d’animo. Amare la pace e la buona volontà, essere pieni di misericordia, è avere il vero spirito del Natale. Felice domenica

Le altre figure del presepe

Oltre alla Sacra famiglia, Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, ai Magi, al bue e all’asinello, ai pastori, ai suonatori e all’angelo Gabriele, che da sempre fanno parte del nostro immaginario, esistono diverse altre figure, che variano da regione a regione, che spesso vanno a completare il quadro del presepe. Ne elenco alcune fra le più rappresentative, a partire da Benino, pastorello del presepe napoletano che dorme beato in un angolo, ignaro di tutto: corrisponde al bolognese Dormiglione, che però è addormentato su un’amaca, nel presepe siciliano prende il nome di Susi Pasturi. C’è poi il Festoso o Giocoso, personaggio presente in Toscana: rappresenta un giovanetto davanti alla capanna che gioisce per la nascita di Gesù diffondendo allegria. Importante è anche il personaggio di Gelindo, sconclusionato pastore monferrino che aveva appassionato anche Umberto Eco. È il personaggio più tipico del presepe piemontese, nel quale deve rappresentare la statuina più vicina alla Sacra Famiglia. Gelindo si ritrova fra l’altro in una tra le più antiche commedie in lingua piemontese, Gelindo, e nel detto popolare Gelindo ritorna! dedicato a chi inizia un’opera senza mai portarla a conclusione. La tradizione gli assegna il ruolo del pastore e proprietario del bue che offrì la propria stalla a Giuseppe e Maria. A volte è accompagnato dalla statuina della moglie Alinda, della figlia Aurelia o del suo servo Maffeo. Nel presepe viene rappresentato in abiti tipici monferrini con un lungo mantello e una pecora attorno al collo. Meraviglia invece è una figura femminile della tradizione bolognese che, in segno di stupore e meraviglia, per l’appunto, agita le braccia. Spostandosi verso sud, in Sicilia, si incontra il personaggio di Sbaundatu o scantatu ra stidda, colui che guarda per primo in lontananza la stella cometa. Nella tradizione calabrese viene chiamato ’u mmagatu di stii. Zu Innaru, Zio Gennaio,  è un altro personaggio che appartiene alla tradizione siciliana e rappresenta un vecchietto che si riscalda di fronte a un fuoco acceso e con il quale, secondo alcune interpretazioni, riscalda anche Gesù Bambino. Per quanto riguarda gli animali, oltre al bue e all’asino, all’interno del presepe vengono collocati anche le pecore, i cammelli,  a volte i dromedari, ovini, cavalli, bovini, volatili e animali esotici, come le scimmie. Una figura tipica del folclore catalano è il Caganer, una statuina che raffigura una persona intenta a espletare i propri bisogni corporei. La sua funzione all’interno del presepe è apotropaica: porta fortuna e allontana il male

Favria, 4.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni anni il periodo del S.Natale viene a insegnarci come trovare la gioia di donare felicità e la gioia di essere gentili. Felice lunedì.

Carissimi, le Vostre gocce di sangue possono creare un oceano di felicità, donate il sangue potete salvare una vita. Esiste dentro di noi la gioia di aiutare. Basta ascoltarla. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA SABATO 30 DICEMBRE  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

FIDASAUGURI

Carissimi volenterosi donatori, sabato 16 dicembre, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 consegna panettoni, calendari a chi ha donato nel corso del 2023, medaglie oro e onorificenze Re Rebaudengo presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria. Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno evviva i donatori di Sangue. Auguriamo a tutti un  Natale blu come la serenità, verde come la speranza, bianco come la bontà e rosso come l’amore. Un arcobaleno di colori per un Natale di Pace. Buon Natale a tutti donatori e alle loro famiglie. Per info     cell. 333 171 48 27