Anna, Moris, la maestra: in tre nella scuola più piccola d’Italia tratto da LA STAMPA di Federico Genta

Anna ha otto anni ed è timidissima. Moris ne ha appena 7 ed è già un ciclone. Sono i compagni di classe di una scuola che conta soltanto due allievi, loro. Sembra impossibile ma succede davvero. È l’elementare di Ceresole Reale, un’ora e mezza di macchina da Torino, nel cuore del parco nazionale del Gran Paradiso. È la scuola più piccola d’Italia, e presto la più famosa, invitata sul palco del prossimo Festival di Sanremo. Anna e Moris saranno al teatro Ariston la sera del 10 febbraio. Non sognano affatto un futuro nel mondo della musica: lui da grande vuole fare il poliziotto, lei la guardiaparco. Quasi a voler proteggere, domani, quella comunità che oggi si è stretta intorno a loro, contro ogni logica di dimensionamento scolastico. E invece di cantare, racconteranno la loro storia. Quella di una piccola realtà di montagna, di un paese di 169 anime ma solo sulla carta, visto che i residenti effettivi, che non lasciano le case a 1600 metri nemmeno durante i mesi più freddi, sono appena ottanta.
La scuola di Anna e Moris oggi non è più statale ma «sussidiata», perché passata in gestione alla stessa amministrazione del paese.
Fino al 2008, la situazione era diversa. L’elementare di Ceresole poteva contare su una decina di bambini per ogni classe. Poi la vita troppo semplice e il lavoro che mancava hanno spinto tante famiglie a scendere a valle. E la scuola statale, svuotata, alla fine ha alzato bandiera bianca nell’estate dello scorso anno: a settembre, infatti, si sarebbe iscritta soltanto una bambina, la piccola Anna, che doveva passare dalla seconda alla terza. La comunità superstite, però, non si è arresa. Il Comune ha alzato la voce e ha strappato un patto con la Regione: l’ente superiore si è detto disponibile a finanziare il progetto, 22 mila euro l’anno, e in cambio l’amministrazione si è dovuta accollare l’intera gestione del percorso didattico. A iniziare dalla ricerca di un insegnante, che qui non può essere iscritto a ruolo e non ottiene alcun credito per le graduatorie professionali.
La maestra per la scuola elementare di Ceresole, però, è stata trovata nel corso di un’estate. Si chiama Marzia Lachello. Ha 34 anni e tutte le mattine percorre venti chilometri per raggiungere i suoi alunni, che con l’arrivo di Moris sono diventati due. Gli spazi, manco a dirlo, sono stretti. Ma non manca nulla: la «pluriclasse», un mix tra seconda e terza , ha a disposizione un computer e una lavagna multimediale. «Quando mi hanno presentato il progetto, ero indecisa. Adesso non tornerei più indietro. La nostra, se vogliamo, è una scelta di vita. Ma vedere questi ragazzi crescere, poter creare con loro un legame così forte, è un’esperienza bellissima». E se nevica troppo? «Capita che non riesca a ritornare a casa. Per questo il Comune ha messo a disposizione una foresteria, dove posso trascorrere la notte».
Ma è giusto far crescere un bambino in una simile condizione di isolamento? Maria Grazia, la mamma di Moris, sorride mentre corre tra i tavoli di un ristorante. «Non siamo isolati. Siamo in pochi, è vero, ma siamo tutti amici. La nostra è una vita diversa, tranquilla. Insieme, ci sentiamo protetti». Come Anna e Moris, che vogliono fare la guardiaparco e il poliziotti. Due caratteri già così diversi ma che, in fondo, raccontano la stessa cosa: «Noi, da qui, non ce ne vogliamo andare».
Cosa succederà quando, completato il primo percorso di studi, questi bambini dovranno affrontare una classe tradizionale e il rapporto con gli insegnanti sarà, inevitabilmente, meno esclusivo? Perché le scuole medie, a Ceresole, non ci sono e mai esisteranno. «Sarà un passaggio difficile – ammette la maestra Marzia -, ma superabile. In questo senso sarà indispensabile l’attenzione dei genitori. Che dovranno prepararli al cambiamento: già adesso suggeriamo di coinvolgerli in attività extra scolastiche, come lo sport, dove possano imparare a relazionarsi con i loro coetanei». Intanto, il prossimo autunno, alla elementare di Ceresole dovrebbero arrivare altri alunni: il Municipio ha già raccolto quattro preiscrizioni. «Andiamo avanti per la nostra strada – dice il sindaco, Andrea Basolo -. Per le piccole realtà di montagna, la riforma degli enti locali rappresenta una morte a fuoco lento. I tagli continui ci danneggiano ogni giorno, ma non possiamo lasciare il paese senza scuola, anche se dovessimo tornare ad avere un alunno soltanto».