Canicola! – SOS abbiamo bisogno di donazioni di sangue! – La lapis a matita – Dalla rivolta alla giacca – Res Gestae Favriesi “Consiglio Comunale del 1910”-Rosalinda o As you like it!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Canicola!
Dal latino: canicula cagnolino, antico nome di Sirio, stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore. I popoli antichi erano attenti osservatori del cielo perché grazie alla periodicità dei fenomeni astronomici potevano costruire calendari precisi e determinare le date migliori per i lavori agricoli. In particolare, gli antichi Egizi avevano la necessità di prevedere le piene dei Nilo, sulle quali era basata la loro stessa sopravvivenza. A tale scopo, avevano notato che in un certo periodo dell’anno, verso metà luglio, precisamente fra il 24 luglio e il 26 agosto il sole sorge e tramonta insieme alla stella Sirio, la stella più brillante del firmamento notturno. In questo periodo dell’anno il caldo è più intenso, e anticamente si pensava potesse essere in qualche modo collegato alla congiunzione fra Sirio e il sole. Si tratta ovviamente di una coincidenza casuale, ma questa congiunzione ha attecchito con forza nell’immaginario antico. Questo perché e poche settimane dopo tale data arrivava la piena. Ma il nome a Sirio di segugio di Orione, arriva dalla tradizione greca, rappresenta uno dei due cani che accompagnavano il gigante Orione nelle sue battute di caccia. Per questo, la canicola, dal latino “piccolo cane”, è associata all’antico nome di Sirio , la stella più brillante della costellazione del Cane Maggiore, e quindi, per estensione, all’intenso calore di quei giorni, i più “bollenti” dell’anno. Così “canicola” oggi significa, in generale, un momento di suprema calura, in cui il sole picchia con maggior forza e l’aria è massimamente torrida. Dal pulpito della televisione i medici sconsiglieranno di esporsi al sole canicolare; quelli che poche settimane fa si lamentavano del freddo oggi si lagneranno della canicola. Una piccola curiosità, tanti anni fa, durante una nevicata di gennaio, è entrato un cliente intirizzito che aveva esclamato: ”Brr! Fuori fa un freddo canicolare!”. Ecco, va tenuto a mente che questa parola significa sì una temperatura estrema, ma solo nel senso del caldo.
Favria 2.07.2016 Giorgio Cortese

Oggi giorno vivere serenamente il presente significa lasciarmi alle spalle un buon passato e gettare le basi per un buon futuro.

SOS abbiamo bisogno di donazioni di sangue!
Il bisogno di sangue e dei suoi componenti è in costante aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e di cure sempre più numerose e nuove. Il sangue è indispensabile per moltissime terapie e non solo nelle situazioni di emergenza. Non puoi sapere a chi doni il tuo sangue, ma sappi che la tua donazione è destinata a molti tipi di malati, a quelli oncologici e alle persone che hanno emorragie importanti per traumi, interventi chirurgici, tra cui i trapianti, o durante il parto. Molti vorrebbero donare il sangue, ma non lo fanno per paura o per scarsa informazione. Donare il sangue è semplice e sicuro. E’ sufficiente essere maggiorenne, in buona salute e pesare più di 50 kg. Il prelievo è eseguito da personale qualificato che utilizza materiale sterilizzato e monouso. Nessuna paura quindi, il donatore non corre alcun rischio. Donare il sangue è un atto di generosità Donare il sangue è un atto d’amore verso gli altri in un periodo in cui sembrano trionfare gli egoismi. il prossimo ha bisogno e a noi questo gesto non costa nulla. Venite, è un atto buono, che porta vantaggi a chi è malato e ha bisogno di sangue, ma anche a voi, perchè così fate visite e analisi, siete controllati. Capisco che può essere un sacrificio anche aspettare il proprio turno durante la mattinata, ma ne vale la pena. Donare il sangue è un contributo dato con il cuore, con semplicità e umiltà e grande senso di responsabilità. Una lezione di vita. Dopo il prelievo il sangue segue una procedura standard che lo fa arrivare in tutta sicurezza dal donatore al ricevente. Gli emocomponenti, separati e validati, vengono distribuiti ai reparti ospedalieri che ne fanno richiesta e somministrati solo dopo aver effettuato i test di compatibilità donatore/ricevente. Ogni sacca prelevata e i campioni corrispondenti sono registrati e identificati da un codice a barre univoco al fine di assicurare, da un estremo all’altro del processo trasfusionale, una perfetta tracciabilità (per 30 anni) a garanzia della sicurezza dei percorsi di donazione. I donatori che si presentano per la prima volta o chi da due anni non dona più sangue per garantire la sicurezza del sangue raccolto a tutela del ricevente. Per questo un “Candidato Donatore” che si presenta per la prima volta al prelievo, non è ancora “conosciuto” da un punto di vista della propria situazione sanitaria, potrebbe quindi capitare di sottoporlo ad un inutile prelievo di sangue per poi dover scartare quanto donato. Anche il Donatore che non effettua donazioni da oltre 24 mesi, viene considerato e gestito come un Candidato Donatore. Al Tuo arrivo Ti verrà richiesto di compilare un modulo per la valutazione della sua idoneità da parte del medico con l’autorizzazione all’esecuzione del prelievo (consenso informato) ed un secondo modulo in cui indicherà i dati anagrafici, necessari per la sua registrazione alla nostra Associazione. Seguirà il colloquio con il medico e, in caso di parere favorevole, effettuerà il prelievo di alcune provette per i seguenti esami: Epatite B, Epatite C, HIV (AIDS), Sifilide, emocromo. A seguito dell’esecuzione delle analisi e della refertazione (a cura del nostro Centro Trasfusionale di Riferimento) riceverai l’esito delle analisi con l’indicazione sulla Tua idoneità o meno a donare. Per quanto riguarda l’eventuale sua esigenza di una giustifica lavorativa Ti informo che , sulla base dell’articolo 8 della legge 219 del 21 ottobre 2005, a quanti effettuano gli esami, viene rilasciata la giustifica oraria. Il personale sanitario è a Tua completa disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento. Per questo invito quanti più donatori possono a venire a donare il 13 luglio, perchè l’emergenza sangue non va mai in vacanza ma anzi aumenta nel periodo estivo e ai nuovi donatori o chi da più di due anni non dona di venire a fare gli esami, perchè se idoneo può donare ad agosto con il prelievo ordinario o con quello straordinario.
Per favore venite a donare ne abbiamo tantissimo bisogno grazie
Favria 3.07.2016 Giorgio Cortese

Ci sono dei momenti che non si possono misurare con l’orologio, ma solo con i battiti del cuore. In ciascuno dei questi istanti è contenuto il semente di tutta l’eternità.

La lapis a matita
l vocabolo deriva dal latino lapis haematites che significa “pietra di ematite”: prima della scoperta della grafite venivano infatti utilizzati, con funzioni analoghe, bastoncini di carbone o di ematite, un ossido di ferro. La matita come la conosciamo attualmente fu creata nella seconda metà del XVI secolo, dopo la scoperta a Cumberland, Inghilterra, di miniere del minerale detto grafite. Fu scoperto un giacimento di grafite estremamente pura e solida che venne inizialmente utilizzata per segnare il bestiame.. L’attuale costruzione della matita costituita da un’anima di grafite inserita in un profilo cilindrico o esagonale di legno, pioppo, , viene attribuita a due italiani, Simonio e Lyndiana Bernacotti. Grafite deriva dal greco grafein, scrivere. La maggioranza delle matite prodotte negli USA sono di colore giallo. La tradizione ebbe inizio nel 1890 quando L. & C. Hardtmuth in Austro Ungheria introdusse la marca Koh-I-Noor, dal nome di un celebre diamante. Il colore giallo voleva attirare l’attenzione sulla qualità della matita, sulla provenienza, asiatica, della grafite e sui colori della casa d’Asburgo, giallo-nero. Altre marche copiarono il colore in maniera che anche le loro matite venissero associate al concetto di elevata qualità. La punta della matita si effettua con il temperino, apposito strumento a lama. L’utilizzo del temperino è necessario periodicamente, perché la grafite si consuma all’uso ed è necessario far la punta per far sì che la matita lasci un tratto preciso. La vita è come una matita, per scrivere devo temperarla ogni giorno
Favria, 4.07.2016 Giorgio Cortese

Nella vita si sopravvive di ciò che si riceve, ma vivo per ciò che riesco a donare. Quello che faccio solo per me stesso muore con me, ma ciò che faccio per gli altri vive in eterno

Dalla rivolta alla giacca
La giacca è un indumento tipicamente maschile, che si indossa sopra la camicia, maglietta e sotto il cappotto, il giubbotto o l’impermeabile. Nel passato esistevano diversi capi del passato da cui è evoluta la giacca, il farsetto o doublet, o pourpoint, era un indumento maschile, corto e leggermente imbottito, di solito con una abbottonatura sulla parte anteriore, con o senza maniche, una camicia imbottita che si metteva sotto l’armatura. Il nome doublet deriva dalla tecnica di realizzazione del capo, composto di più strati di tessuti sovrapposti. Lo strato più interno era normalmente in lino, il materiale più confortevole a contatto della pelle nuda, mentre gli stati esterni in seta pesante o in lana. Il doublet è stato uno dei principali capi d’abbigliamento degli uomini del quindicesimo secolo e sedicesimoi secolo e fu un indumento chiave nel passaggio dalla moda del Medio Evo a quella del Rinascimento. E, più tardi, nel giustacuore allungato fino alle ginocchia. il giustacuore dal latino iuxta e corpus, attraverso il francese. Justaucor. Il giustacuore trae la sua lontana origine dalla cote Juste e dal Juste, specie di farsetto attillato e corto da portare sotto altre vesti, venuto in voga in Francia verso il 1170 e che era spesso ornato con straordinaria ricchezza. Mentre in Francia il Juste veniva a trasformarsi nel pourpoint, nel 1400, stretto alla vita e allacciato davanti, in Italia la giubba e il giubbone prendono le caratteristiche della cote Juste. Il giustacuore fu nel ‘600 adottato anche nell’abbigliamento femminile per cavalcare, per costume da caccia e per abito elegante. Nel 1660 in Francia era di gran moda un giustacuore foderato di rosso, ricamato in oro e argento: foggia, questa, da cui derivò verso la seconda metà del ‘700 il caracau. Verso la fine del XVII secolo, il justacorp, poi marsina, abbinato a gilet e calzoni, costituirà la formula dell’abito maschile, che resterà in uso per tutto il Settecento, fino alla Rivoluzione Francese. La marsina deve il nome e le origini militari al conte belga Jean Marsin, capo delle truppe spagnole in Fiandra. Era un modello di giacca a falde lunghe, in velluto ricamato guarnito da galloni e bottoni metallici, rimasto in uso per circa tre secoli mutando spesso foggia secondo le mode. Arriviamo alla carmagnola, che era la giacchetta dei proletari durante la Rivoluzione francese; si presentava cucita in tessuti grossolani rigati o scuri, corta e appoggiata sui fianchi, abbottonata sul petto con grandi risvolti. La giubba della rivoluzione si contrappose fortemente a quella aristocratica sulla scena sociale e politica dove l’abito rendeva visibili in modo simultaneo le differenze sociali. Come si vede storicamente la giacca è un capo di abbigliamento maschile ma nel tempo è diventata la protagonista della moda femminile e simbolo del cambiamento nelle rivoluzioni sociali. La rivoluzione francese fu il momento esatto per portare lo stile anche nella moda femminile e la giacca divenne il simbolo della lotta cittadina e dell’inizio della parità tra i sessi. Ma è nell’800 che la giacca interpreta lo stile del lavoratore Dandy, edonista e elegante che attraversa un percorso che lo porterà a concedere anche alle donne il lusso di indossare questo indumento. Poi non dimentichiamo che il termine giacca deriva da Jacque Bonhomme, il soprannome dato ai contadini dai nobili, da li il termine francese Jacquerie, ormai entrato nella terminologia storica, usato per indicare un’insurrezione popolare contadina, spontanea. Dallo stesso soprannome, e non viceversa, deriva il termine jacque che indica un vestito corto e semplice che ricorda quello usato dai contadini durante le rivolte[, da cui deriva l’italiano “giacca”.
Favria,.5.07.2016 Giorgio Cortese

I più grandi risultati nella vita vengono solitamente ottenuti con mezzi semplici e con l’esercizio di qualità comuni. Queste possono essere per la gran parte ricondotte a queste due, buonsenso e perseveranza.

Res Gestae Favriesi“Consiglio Comunale del 1910”
Verbale del Consiglio Comunale del 29 maggio : “Viene deliberato l’ampliamento del cimitero Comunale con otto voti favorevoli, uno contrario ed uno astenuto. Viene dato incarico per l’ampliamento al geometra Giuseppe Grassetti di allestire il relativo progetto, tenendo presente la relazione del 21 aprile 1908 del consigliere Dagasso Geom Domenico. Il Consigliere contrario Costantino avv.to Domenico nella dichiarazione di voto così fa verbalizzare la sua contrarietà: “ dichiaro di aver dato voto contrario all’ampliamento per la vicinanza del cimitero al paese opinando che si debba provvedere senz’altro al trasporto del Cimitero in località più lontana ed adatta, evitando la spesa per l’ingrandimento, spesa inutile perché fra qualche anno si dovrà inesorabilmente provvedere al trasporto del Cimitero dato il continuo ampliarsi dell’abitato”
Favria 6.07.2016 Giorgio Cortese

Durante la giornata, certi momenti di intensa gioia mi restituiscono ciò che molti anni hanno tolto.

Rosalinda o As you like it!
Una delle opere di Shakespeare meno conosciute. Vi racconto in breve la trama, il legittimo duca è stato cacciato da suo fratello minore Federigo il quale trattiene a sé la nipote Rosalinda, migliore amica e cugina di sua figlia Celia. Intanto altri due fratelli litigano per il trono ovvero l’usurpatore Oliviero contro il valoroso Orlando. In un incontro di lottatori gestito da Federigo, il giovane Orlando s’innamora perdutamente e corrisposto di Rosalinda. In quell’incontro Orlando doveva morire, ma così non succede e allora è costretto a scappare. Il duca Federigo decide di esiliare Rosalinda e Celia decide allora di seguirla ed entrambe si portano dietro il buffone di corte Touchstone. Il legittimo duca con tutta la sua corte, Orlando con il suo servitore, Rosalinda, Celia e Touchstone si trovano, inconsapevolmente tutti assieme nella foresta di Arden, ma ancora non lo sanno. Rosalinda e Celia decidono di travestirsi da uomo la prima e si fa chiamare Ganimede, e da contadina la seconda facendosi chiamare Aliena e in quelle vesti cercano di verificare i sentimenti di Orlando che scrive poesie d’amore sulle foglie degli alberi tutti dedicati a Rosalinda. Intanto il duca Federigo manda Oliviero nella foresta di Arden a cercare Orlando il quale ha incontrato il legittimo duca con la sua corte che si è ambientato con gli altri contadini e ci saranno anche delle varie schermaglie amorose tra contadini innamorati di contadine come tra Silvio e Phoebe la quale è innamorata di Ganimede non sapendo ovviamente la sua vera identità. Tra i vari personaggi da ricordare c’è anche il malinconico Jacques che è autore di uno dei più belli soliloqui che inizia con Tutto il mondo è un palcoscenico. Touchstone si innamora di una contadina Aldrina la quale decide di sposarlo. In più Jacques decide di seguire il duca Federigo dopo che questo si è convertito. Infatti il duca Federigo, scontento dell’operato di Oliviero e impaziente, decide di inoltrarsi anche lui nella foresta di Arden e rimane folgorato da una luce che lo porta a convertirsi pentendosi delle sue colpe, dando il trono legittimo a suo fratello e a dedicarsi a una vita monastica. Jacques decide di seguire il suo esempio. Così come succede ne Sogno di una notte di mezz’estate gli intrighi amorosi vanno a finire bene. Così Phoebe, dopo aver scoperto l’identità di Ganimede, si lega a Silvio, Celia-Aliena s’innamora a prima vista di Oliviero il quale fa pace con Orlando e quest’ultimo scopre la vera identità di Ganimede. Intanto Rosalinda ritrova suo padre. Tutto è finito per il meglio e come nella commedia sopraccitata ci sarà un matrimonio multiplo. Una commedia sull’amore e sulla ricerca dell’identità. Un luogo/contenitore dove tutti noi possiamo ritrovare qualcosa di noi stessi, per noi stessi. Una tragedia che diventa una commedia e che già nell’ironia del titolo spiega il suo obiettivo: Essere come a noi pubblico piace. Nel leggere la commedia ho intrapreso un viaggio insieme a Rosalinda, la protagonista assoluta dell’opera, un viaggio attraverso la natura umana. Viaggio che mi porta a cambiamenti improvvisi e a volte traumatici. Rosalinda, che prigioniera di uno spazio di violenza, d’intrighi, di antichi rancori, di sentimenti contro natura, cambia per necessità se stessa e inventa un gioco che l’aiuti a fuggire: il gioco dell’innamoramento. Attraverso il suo “gioco” Rosalinda, come Prospero come Amleto come Re Lear , mi guida e ci porta ad una riflessione sul rapporto tra Potere e Natura e sull’essenza dell’uomo in rapporto al proprio spazio. Rosalinda, anche se per gioco, sa mettere in discussione le basi dell’essere; per questo è un’eroina contemporanea. Rosalinda mi porta da uno spazio ad un altro parallelo dove si rivela il mondo dell’immaginazione e dell’amore. Una foresta un po’ vera, un po’ falsa, un po’ immaginata un po’ sognata certamente esasperata. Una foresta nella quale Rosalinda e l’inseparabile cugina Celia hanno immaginato di giocare fin dall’infanzia. Un luogo dove la “solitudine” non è una calamità ma una scelta ben precisa, pensata e desiderata. Perché la Natura unisce, mescola quello che passa tra cielo e terra, e non esclude. Uno spazio quindi dove tutto è possibile. Uno spazio dove il tempo è assente, uno spazio della mente, uno spazio sospeso, uno spazio poetico, dove è possibile cambiare noi stessi per cercare la nostra identità. Uno spazio enigmatico che può capovolgere il destino dell’essere umano. Anche con esiti pericolosi. Infatti, in questa commedia tutti cambiano, tutti subiscono una profonda trasformazione. Tutti scoprono un altro mondo dentro loro stessi in questa foresta magica dove tra le sue pieghe tutto è possibile. Tutti i per sonaggi, infatti, sono incompleti, tutti sono orfani di una parte di se stessi, tutti schiavi delle regole della Natura. Solo Imene, personaggio soprannaturale per eccellenza, potrà non sottostare alle rigide regole che la Natura impone agli uomini, che mossa dal suo Prospero/Rosalinda come un educato Ariel muoverà i nostri amanti a suo piacimento, fermando il Tempo con il suo passaggio fino a portare questa storia ai nostri giorni. Il “Come vi piace” – o “Come vi pare”, che deve sicuramente al teatro, da Shakespeare a Pirandello, il suo più consistente affermarsi nell’immaginario collettivo, è molto antico nel dispiegarsi dell’umana riflessione, basta pensare al relativismo dei sofisti dell’antica Grecia che già nel V e nel IV secolo a.C. dissertavano su come la verità e i valori morali non siano certezze ma possano mutare a seconda dei luoghi e dei tempi, o sulla contrapposizione tra natura e legge, o ancora sulla consapevolezza che la realtà è filtrata e interpretata da ogni persona in modo diverso. Ma è certo che nel testo shakesperiano di “As you like it”, rappresentano una bella occasione per interrogarmi sul gioco delle parti e delle identità, e su quel bizzarro palcoscenico che da sempre è la vita. La commedia, è la rappresentazione, attraverso i modi di agire e di sentire dei personaggi, del contrasto tra la vita di corte, convulsa, complicata, insidiosa, oggi i tranelli della politica e le cosche di malaffare, e la vita di campagna, all’aperto, nella natura della foresta di Arden , oggi utopia peraltro perseguibile di un mondo e di uno sviluppo solidali ed ecosostenibili. Rappresentazione che è condotta dal poeta come un gioco dialettico tra aristocratici e contadini, e che si muove intorno a una trama piuttosto evanescente che costituisce un semplice pretesto letterario. All’epoca il genere bucolico è di moda, ma in Shakespeare non viene particolarmente idealizzato, perché nei bruschi possibili cambiamenti del “Come vi pace” i crudeli possono diventare buoni, addirittura eremiti, e i buoni esiliati possono tornare dalla foresta al governo con una qualche impassibilità, cosa che fa sospettare che, pur di giocare bene il proprio ruolo, quale sia il ruolo non conta poi troppo. “Tutto il mondo è un palcoscenico”, afferma quello spettatore filosofo che è Jacques che al termine dei giochi e dei travestimenti dei personaggi che tra colpi di scena e aggiustamenti conducono, al termine della commedia, a un possibile lieto fine collettivo, si sottrae alla festa conclusiva e prosegue il suo cammino, attratto dall’andare a indagare sulla conversione del cattivo piuttosto che dalla partecipazione alla festa dei buoni. Quasi a suggerire che la vita continua e non ha fine, che la festa non è che una parentesi e che, se pare o se piace, da un momento all’altro l’approccio alla vita, e le parti, possono cambiare.
Favria, 7.07.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno al mattino presto è simile ad una tela vuota e tutti noi siamo con le nostre capacità che ci rendono unici degli artisti di straordinaria abilità. Allora quale capolavoro creeremo oggi?