Dal montgomery, al cardigan, alla cloche, fino alla pochette! – I martiri di Belfiore. – Un flambeau, Jeannette, Isabelle… di Giorgio Cortese

Una cosa facile da avere nel mese di Dicembre, è il sangue freddo!
Dal montgomery, al cardigan, alla cloche, fino alla pochette!
Alzi la mano chi sa il significato di questi lemmi? Pochi, ma non preoccupatevi siamo in tanti! Il montgomery è un tipo di cappotto di lunghezza media. Era utilizzato nella marina militare inglese, la Royal Navy. Ma renderlo particolarmente famoso fu, poi, il generale britannico Bernard Law Montgomery, dal quale prende il nome, ma solo in Italia, infatti nel resto del mondo è più correttamente chiamato Duffle Coat o ancor più propriamente Duffel Coat e solo talvolta Monty Coat in onore appunto dell’omonimo generale che era solito portarlo sopra la divisa. Sempre di origine militare il “cardigan” che indica una maglia di diversa finezza con abbottonatura sul davanti utilizzata solitamente nell’abbigliamento maschile. Il cardigan fu inventato nel 1854 e deve il suo nome a James Thomas Brudenell, VII conte di Cardigan, all’epoca comandante dell’esercito britannico, il quale, durante la guerra Crimea, richiese di poter indossare abiti più pesanti sotto l’uniforme. La cloche è un tipo di cappello femminile con la caratteristica forma a campana, cloche appunto, in i gran voga negli anni Venti e fu ideata dalla stilista Caroline Reboux. Il cappello cloche è generalmente realizzato in feltro, in quanto questo materiale si presta a “memorizzare” la forma della testa. La pochette deriva dal francese “poches” cioè tasche, ma nel 700 questo nome indicava un sacchetto che veniva legato alla vita e nascosto sotto la giacca. Il momento di gloria di questa borsa fu negli anni ’20 e ’30 ma viene ancora oggi utilizzata.
Favria 6.12.2014 Giorgio Cortese

Mi viene da pensare che sia Natale già da novembre. Vedo che anticipano tutti le luci del S.Natale e le decorazioni luminose, ma vedo in giro sempre di più delle persone spente. Il mio desiderio per il S. Natale è quello di avere delle luci spente fuori ma con le persone con l’animo acceso, chiedo troppo!

I martiri di Belfiore.
Al termine della prima guerra d’indipendenza, in tutti gli stati italiani seguì una feroce repressione; solo nel Regno Lombardo-Veneto il governo austriaco condannò all’impiccagione quasi mille patrioti. Il culmine delle azioni repressive è costituito dall’episodio noto come “I martiri di Belfiore”, dal nome del quartiere di Mantova in cui si svolsero le esecuzioni capitali a carico di alcuni dei centodieci patrioti accusati. Tali condanne furono inflitte in seguito alla scoperta da parte della polizia austriaca di un’organizzazione segreta il cui fine era quello di raccogliere armi e denaro e creare collegamenti con altre organizzazioni per sostenere la lotta rivoluzionaria contro l’Austria. Tutti i processati vennero sottoposti a torture fisiche e morali, che da sole causarono già la morte di alcuni di loro. Due dei processati si suicidarono, mentre un altro impazzì. Il coordinatore dell’organizzazione fu individuato nel sacerdote mantovano don Enrico Tazzoli, che fu impiccato a Belfiore il 7 dicembre 1852 assieme ad altri quattro condannati. Il 3 marzo 1853, sempre a Belfiore, furono impiccati altri tre degli imputati, tra cui Tito Speri, il protagonista delle Dieci giornate di Brescia. Oltre a queste, altre condanne a morte, prima e dopo, furono eseguite a carico dei maggiori esponenti dell’organizzazione; per tutti gli altri giudicati colpevoli fu inflitta la pena del carcere
Favria, 7.12.2014 Giorgio Cortese

Buoni propositi per il S. Natale e non solo per questo periodo. Il perdonare le persone che durante l’anno mi hanno potuto ferire nell’animo, maggior tolleranza per le persone moleste e noiose. Maggior impegno nel lavoroe maggiore attenzione per i miei simili. Carità per tutti e buon esempio per i bambinie maggior rispetto per me stesso. Io ci provo!

Un flambeau, Jeannette, Isabelle….
Una fiaccola, Jeannette, Isabella è un tradizionale canto natalizio francese, originario della Provenza e pubblicato per la prima volta nel 1553. La canzone parla di due contadine di nome Jeannette ed Isabelle che cercano una mangiatoia a Betlemme per le loro mucche: una volta trovata questa mangiatoia, scoprono che in quel luogo è nato Gesù e danno l’annuncio alla popolazione, che ricompare munita di fiaccole per assistere all’avvenimento. In origine non era una canzone da cantare a Natale, ma piuttosto da ballare per la nobiltà francese del tempo. Sembra probabile che la melodia è stata scritta da Marc-Antoine Charpentier nato a Parigi nel 1634 e morto sempre a Parigi il 24 febbraio 1704, il massimo esponente della musica sacra francese del suo periodo tanto da venir soprannominato dai suoi contemporanei “la fenice di Francia”. Pare, sempre che la canzone derivi dall’aria à boire qu’ils sont doux, bouteille jolie dal Le ormai perduta Médecin malgré lui. Nel canto, i visitatori della scuderia devono mantenere le loro voci giù in modo che il neonato può godere i suoi sogni. Ancora oggi nella regione della Provenza, i bambini si vestono come pastori e pastorelle, portando torce e candele per la messa di mezzanotte sulla vigilia di Natale , mentre cantano il canto. Il pittore Georges de La Tours dipinse un presepe basato sul canto. Le sue opere si caratterizzano per una grande maestria nel controllo delle fonti di luce, una delle caratteristiche salienti di questo pittore. Spesso le sue opere sono ambientate in interni illuminati da una semplice candela, un modo che era assai diffuso nei primi decenni del XVII secolo, in Italia, diffusosi successivamente in tutta Europa. E allora portiamo un flambeau, Jeannette, Isabelle. Un flambeau! Courons au berceau. C’est Jésus, bonnes gens du hameau. Le Christ est né; Marie appelle…
Favria, 8.12.2014 Giorgio Cortese