Dal tupin alla riundela. – Giornata Internazionale della Sindrome di Down. – L’acqua è vita, giornata mondiale dell’acqua – La prima corsa dell’ascensore moderno.. – La forza di leggere i libri.. – Pervigilium Veneris.. – Zuzzerellone…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Dal tupin alla riundela Il lemma piemontese  tupin o tupinet è una pentolina di terracotta o

anche il passero a coda lunga. Questa parola  è di origine francese e deriva da potin diminutivo di pot pentola.  Secondo altri studiosi il lemma  deriva del longobardo topf vaso di terracotta, oppure viene fatta risalire  al germanico toppin pentola. Nel Monferrato il  tupin è il pitale, esiste anche la maschera di carnevale nella zona del pinerolese detta tupinè accompagnato dalla tupinera. La tupina indica in piemontese una donna goffa, una pigntta a due manici, oppure un recipiente per la mungitura. Il tupinè è anche la persona che vende  i vasi di terracotta. La pentolina in terracotta in piemontese viene anche detto il fojot o feuja, deriva dal latino folia, foglia, piccolo recipiente di terracotta detto in italiano antico foglietta che era una vecchia misura di peso dalla capacità di 0,466 litri. In piemontese come detto il   fojot o tupin  è l’italiano la piccola pignatta  in terracotta con un solo manico, ideale per scaldare pietanze, salsine, intingoli come la bagna cauda.  Parlando della famiglia dei tupin esiste anche il tupin bòrgno, che il salvadanaio. Variegati, e talora coloriti, anche i modi di dire legati a questa parola: “Avèj un tupin pien e l’àutr ch’a versa”, significa averne le scatole piene, oppure: “Mangé e caghé ant l’istess tupin”, indica un utilizzo promiscuo e poco igienico dell’oggetto.  Un tupin può essere anche una persona dal fisico tracagnotto e sgraziato, oppure un personaggio piuttosto ingenuo e credulone. Del resto, e a conferma di quest’ultima accezione, nella lingua piemontese esiste la parola “tupinada”, che sta per sciocchezza. Per finire, chiudiamo questa breve disamina sul termine “tupin” con l’espressione: “tupin ed la  riondela”, una locuzione tipicamente piemontese che forse qualcuno avrà, almeno una volta, ascoltato da qualche anziano quando eravate giovani. La frasedi essere un “ tupin ed la riondela”, significa essere qualcosa di più, in senso negativo di un semplice “tupin”. Prima di tutto perché “tupin”, in questa locuzione, sta per tonto, e poi perché la “riondela”, la malva è è un’erba officinale dalle note proprietà calmanti, corroboranti e rilassanti. Provate a somministrare ad un tonto una tazza di tisana alla malva, questa lo renderete ottuso del tutto e forse si addormenterà già al primo sorso. Una curiosità la malva in piemontese si chiama riondela dalla forma arrotondata della foglia della malva, dal lemma riond rotondo dal latino rotundum.
Favria, 20.03.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. La gioia nei visi delle persone  felici è che  hanno capito che non guardano solo loro stessi ma all’insieme di cui fanno parte. Felice lunedì

Esiste dentro di noi la gioia di aiutare. Basta ascoltarla. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA MERCOLEDI’ 5 APRILE  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Giornata Internazionale della Sindrome di Down.

Il 21 marzo si celebra la  Giornata Internazionale della Sindrome di Down, un evento riconosciuto dall’Onu che si svolge in tutto il mondo il 21° giorno del 3° mese per indicare l’unicità della triplicazione (trisomia) del 21° cromosoma che causa, appunto, la Sindrome di Down. In occasione di tale ricorrenza e tutti i 365 giorni dell’anno  dobbiamo riflettere e fare nostri i diritti delle persone disabili per la piena ed effettiva inclusione. Cosa significa inclusione? Tutte le persone con la disabilità possano partecipare, su base di uguaglianza con gli altri cittadini, alla vita  della propria comunità di appartenenza. Ci sarà la vera inclusione quando tutte le comunità, compresa in quella che vivo si modifica e si adatta, organizza, educa, e si sviluppa cogliendo le diversità umane e culturali, tanto più tutte le persone, comprese quelle con disabilità, possono parteciparvi in condizione di pari opportunità senza subire alcuna discriminazione. Per realizzare ciò vanno, pertanto, garantiti a tutte le persone con disabilità i necessari sostegni, anche ad elevata intensità, compresi quelli necessari per autodeterminarsi in modo da poter compiere le proprie scelte, senza essere mai totalmente sostituiti dagli altri. Questo diritto  è sancito  dalla stessa Convenzione Onu sui diritti della persone con disabilità. La Giornata del 21 marzo rappresenta, quindi, un appuntamento importante per  tutti noi per concentrare tutti i nostri sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica su cosa sia la Sindrome di Down e di come sia un loro preciso diritto, unitamente ai loro familiari, di essere adeguatamente sostenuti, per l’intero arco della loro vita, a partire dalla tenerissima età, per essere pienamente attivi ed inclusi nella società per poter avere una casa in cui vivere fuori dalla mia famiglia, avere un lavoro che gli permetta di essere autonomi, avere amici che li sappiano apprezzare per quella che sono.

Favria, 21.03.20223 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita ogni problema è una magnifica opportunità. Felice martedì.

L’acqua è vita, giornata mondiale dell’acqua

L’affermazione che l’acqua sia vita può sembra ovvia in certi periodi della storia umana, ma questa estate con la scarsità di precipitazioni, la siccità che ha flagellato l’agricoltura e provocato i primi problemi all’approvvigionamento dell’acqua potabile per noi  esseri umani, riscopriamo il valore dell’acqua e, non solo da un punto di vista simbolico e per il suo altissimo valore. Pensate che noi esseri umani  siamo fatti per il 70% di acqua e nel pianeta Blu, la Terra  la stessa percentuale del 70% indica la superficie del pianeta ricoperta dall’acqua. Ovviamente in questo caso conta il mare che da solo ha il  97,5% di tutta l’acqua del mondo, ma se aggiungiamo una  piccola percentuale di acqua ghiacciata pari al 1,75% del totale, e dunque indisponibile,  e che adesso si scioglie sempre di più, ci risulta chiaro un motivo decisivo per evitare in ogni caso lo spreco di questo bene uguale vita. Anche adesso con la siccità, l’acqua c’è, anche se sempre di meno, per la siccità, ma poi noi ne sprechiamo tantissima attraverso reti ridotte a colabrodo, depuratori  che a volte avrebbero bisogno di manutenzione e poi noi umani che ne sprechiamo più di quanto effettivamente ci serve. Con questo non voglio dire che dobbiamo razionarla in maniera ferrea in casa, abbiamo bisogno di molta acqua noi esseri umani e bere acqua fa bene, sprecarla no. Ogni giorno senza avere stili di vita francescani, ma ispirati al buonsenso, a un briciolo di responsabilità, e per evitare delle tasse salate cerchiamo di utilizzarla in maniera responsabile come chiudere il rubinetto quando mi insapono le mani, quando mi lavo i denti, mi rado la barba, sono piccoli gesti che danno modo di risparmiare pensate dai 2.000 ai 2.500 litri  per persona all’anno. Infine mi domando perché non ritorniamo alle bottigliette di vetro per l’acqua e aboliamo quelle di plastica, cosi riduciamo il consumo ed inquiniamo di meno, oltre a bere in maniera più sana per tutti noi e siamo un pochino più concretamente plastic free.

Favria, 22.03.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. La ricchezza, la bellezza , tutto si può perdere, ma la gioia che abbiamo nel cuore può essere soltanto offuscata. Felice mercoledì.

La prima corsa dell’ascensore moderno.

 L’introduzione del sistema di sicurezza brevettato dall’imprenditore Elisha Otis cambia la storia degli elevatori predisponendoli al servizio negli edifici residenziali Il 23 marzo 1857 venne installato e messo in funzione il primo ascensore moderno per il trasporto di persone in un negozio di porcellane a New York, un modello che viaggiava alla velocità di 12 metri al minuto. All’interno delle fabbriche statunitensi erano già comparsi montacarichi capaci di rendere più facile il trasporto delle merci, ma la vera svolta si ebbe quando l’imprenditore Elisha Otis, nel 1853, depositò il brevetto di un sistema di sicurezza che impediva la caduta violenta del marchingegno nel caso di guasti o rotture dei cavi. Otis diede pubblica dimostrazione della sua invenzione durante la Grande esposizione universale del 1853 a New York: tagliò la fune di un ascensore e con grande sorpresa di tutti la cabina invece di schiantarsi al suolo si fermò. Da quel momento l’ascensore ebbe una rapida diffusione contribuendo a cambiare in maniera radicale il profilo delle grandi città americane, dove la tensione abitativa e l’aumento del costo dei terreni edificabili già spingeva alla costruzione di edifici sempre più alti. A metà Ottocento architetti e ingegneri erano in grado di edificare palazzi alti dieci o più piani, restava però l’ostacolo di come raggiungere gli appartamenti ai piani più alti, che infatti tradizionalmente erano riservati alla servitù. L’introduzione del moderno ascensore risolse definitivamente il problema e ben presto lo skyline delle principali città venne disegnato da palazzi sempre più alti in una vorticosa corsa verso il cielo. E la borghesia abbandonò i primi piani per trasferirsi negli attici panoramici.

Favria, 23.03.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana i momenti minuscoli di felicità sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità è fatta da atti di dimenticanza. Felice giovedì.

La forza di leggere i libri.

Il 24 marzo si celebra la giornata nazionale per la promozione della lettura,  ma che cos’è e perché è importante festeggiarla? A qualcuno i  libri e la lettura potrebbero sembrare un qualcosa di superfluo, ma il potere che la parola scritta ha sulle nostre esistenze è ancora grandissimo. Per questo è essenziale che soprattutto le nuove generazioni vengano educate alla lettura e riscoprano il piacere che un buon libro può dare alla nostra esistenza. L’importanza e l’esigenza di istituire una giornata che ci ricordasse quanto è fondamentale avvicinarci alla lettura e rendere questa azione una costante nella nostra vita si è concretizzata nel  2009, anno in cui si è deciso di fissare sul calendario questa ricorrenza. Ogni anno questa giornata serve a ricordare la forza della lettura, il suo potere, non solo ai bambini ma anche agli adulti. Dunque questa giornata che è stata istituita per rafforzare il ruolo della lettura quale strumento insostituibile per la promozione e la diffusione della cultura nel nostro Paese e non solo. La lettura costituisce per noi esseri umani una fuga dal tempo   e spesso  aiuta l’animo a sfogliare pensieri liberi.

Favria, 24.03.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita senza l’entusiasmo non si compie niente di grande. Felice venerdì.

Pervigilium Veneris.

Il Pervigilium Veneris è l’esaltazione di Venere in occasione del risveglio primaverile. in questo carme erotico latino, anonimo dell’Antologia latina,  in 93 settenari trocaici, divisi in gruppi dal ritornello Cras amet qui numquam amavit quique amavit cras amet, celebra la divinità di Venere e le gioie dell’amore con tono delicato e leggero, in occasione della celebrazione della festa di Venere, forse a Enna o Ibla in Sicilia è un inno una lode,  che si era soliti intonare alla vigilia della festa notturna che onorava Venere Iblea.  Alcuni studiosi hanno attribuito il componimento, prima a Catullo e, successivamente, ad  Apuleio, Lucio Anneo Seneca, Floro e Tiberiano, risulta essere di autore ignoto. Una certezza sul carme è che sia stato scritto in onore di una festa primaverile celebrata agli inizi di aprile, per rendere omaggio alla dea Venere genitrice. Datazione e interpretazioni dell’opera sono sempre state problematiche; le due tesi d’attribuzione principale sono rivolte a Floro, poeta dell’età di Adriano, e risulta essere l’opzione più accreditata dagli studiosi; un’altra è quella del poeta Tiberiano del IV secolo d.C. Nel poema confluiscono una serie di immagini che ne esaltano le sensazioni: l’inizio della  primavera e l’invito a non sciupare la stagione del risveglio senza aver pregustato l’amore. La nascita di  Venere dalla spuma delle onde; un auspicio per cui tutti, dalle ninfe ai fiori, conoscano l’amore che avanza di pari passo con il risveglio delle natura. L’elogio, l’esaltazione e l’atmosfera di letizia si interrompe, bruscamente, alla fine del carme, quasi come se, l’autore, fosse pervaso fulmineamente da un quesito. L’inno dominato da ebbrezza e magia si trasduce, improvvisamente, in versi che trattengono una razionalità interrogativa. L’ignoto autore si chiede, infatti, quando sarebbe giunta per lui la primavera e, di conseguenza, l’amore ed inizia così: “Già canta Primavera, nello splendore dei fiori. Nacque, in quel tempo, il mondo. Si legano gli amori, gli uccelli dentro i nidi celebrano gli sponsali, le nuove fronde bagnano fecondi temporali. Domani, dentro il bosco, intreccerà di mirto alcove per gli amanti, la dea, d’amore spirto.” La primaveraè da sempre allegoria del risveglio dopo il sonnecchiare del torpore invernale. Nella letteratura latina  è il componimento più antico che fedelmente rispecchia la visione primaverile il Pervigilium Veneris, la Veglia di Venere.  Un carme che è pervaso dalla tipica atmosfera gioiosa che accompagnava le celebrazioni della dea e, nell’avvicendarsi dei versi, descrive una società serena e lieta. Secondo le usanze di  allora vi  era una sorta di veglia, come preannuncia il titolo, nella quale si invocava Venere affinché propiziasse la fecondità dei campi. Si noti, dunque, come sia dominante il tema della natura seppur inserito in uno stile semplice ma ricercato, allo stesso tempo, nella sua classicità.

Favria, 25.03.2023  Giorgio Cortese

Bona giornata. Ogni giorno ci dobbiamo sforzare di abitare il pianeta che ci ospita coin la mente e con il cuore. Felice sabato.

Zuzzerellone

La parola designa chi, a onta dell’età, si comporta in maniera spensierata e scherzosa come fanno i bambini. Il vocabolo, forse di origine toscana, è celebre per essere stato a lungo quel o che chiudeva il dizionario della lingua italiana. Da tempo, però, è stato spodestato nel ruolo dai nuovi termini “zwingliano”, seguace del riformatore religioso Ulrico Zwingli, “zygion”, dal greco, indica in antropometria la massima prominenza
degli zigomi, e dall’onomatopea “zzz”, il lieve ronzio provocato dal sonno.

Favria,  26.03.023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno possiamo spaventarci ma mai avere paura. Felice domenica