E’ arrivato il Carnevale! – A come amore, parole e musica. – Ma poi che cos’è un bacio? – La bianca Croce Ottagona – Pagine Bianche. – Bandiere d’Europa: Slovacchia e Slovenia – W il micio. – Marina Raskova – Androclo…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

E’ arrivato il Carnevale! Carnevale è la festa delle maschere, dei coriandoli, della baldoria in

strada e dello scherzo. Ma conserva tradizioni antiche, simboli pagani, riti legati al risveglio della natura ed eccessi che ne fanno la festa meno rassicurante del nostro calendario. L’origine del carnevale potrebbe essere in feste arcaiche di inizio anno, in cui ci si mascherava. Questo lo possiamo dedurre dalle prime condanne della Chiesa: nel V secolo comparvero infatti divieti e critiche ai mascheramenti che avvenivano nei primi giorni di gennaio. Si mascheravano allora  da cervo, da cavallo, da vecchia, maschere fatte con le  pelli, paglia o altri materiali poveri. Si trattava probabilmente di maschere legate a riti arcaici, non così diverse da quelle che ancora oggi appaiono in feste tradizionali. Condannate perché cambiavano l’aspetto dell’uomo, fatto a immagine di Dio, e perché i mascherati sembravano posseduti dai diavoli. Per altri il carnevale deriva dagli antichi Saturnali romani, festa dedicata al dio Saturno. Erano giorni di allegria, abbuffate, scherzi, e i padroni e schiavi si scambiavano i ruoli. Tuttavia i Saturnali non erano caratterizzati dalle maschere. I Saturnali  si svolgevano dal 17 al 23 dicembre. Erano giorni di allegria, abbuffate, scherzi; si organizzavano banchetti in cui gli schiavi erano serviti dai padroni e si eleggeva il Rex Saturnaliorum. Il re dei Saturnali è stato associato al “re del carnevale”, burlesca autorità che personifica la festa e appare in molti carnevali. Il rovesciamento dei ruoli sociali è un altro elemento considerato in comune da alcuni studiosi. Tuttavia, i Saturnali non erano caratterizzati dalle maschere, invece essenziali nel carnevale.  Nel periodo attorno al 1400 il carnevale diventò una festa riconosciuta, organizzata e regolamentata anche dalle autorità. Nelle  città vi erano  parate di carri e carrozze, folle di maschere, gare, feste, danze e canti ironici e pieni di doppi sensi. A Firenze, tra ‘400 e ‘500, col favore dei Medici si organizzavano grandiose sfilate di carri, accompagnati dai “canti carnascialeschi”che inneggiavano ai piaceri della carne senza freni inibitori. A Bologna Giulio Cesare Croce, 1550-1609, l’autore di Bertoldo, compose scritti burleschi per la festa, come un ironico processo al “mariolo Carnevale” per aver comandato soltanto “pensieri mangiativi, tracannativi”.  A Roma c’erano spettacoli  sfarzosi come la corsa dei barberi, i cavalli senza fantino. Grandioso e antico anche il carnevale di Venezia: il primo documento ufficiale che lo dichiara festa pubblica è del 1296 e l’abitudine di girare in maschera, celando l’identità, divenne diffusissima. Per la gente era soprattutto il momento degli eccessi, nel cibo, era il tempo grasso, scandito dalla carne di maiale che veniva ucciso in questo periodo: una sorta di sacrificio, per i giorni della trasgressione. Poi ci sarebbe stato il digiuno quaresimale e il ritorno dell’abbondanza, a primavera. Ecco il nome carnevale potrebbe venire proprio dal latino carni vale, carne addio, carnes levare, togliere la carne, per altri studiosi  potrebbe invece derivare da “carro navale”, in riferimento ai carri a forma di barca che sfilavano nelle strade. Ma era anche il tempo della licenza amorosa: tra feste, balli fino a notte e giri di casa in casa non mancavano le occasioni di seduzione. Purtroppo tra gli eccessi del mondo rovesciato c’era  anche la violenza,  ritualizzata, come nei combattimenti tra mascherati, di cui un esempio è la furiosa battaglia delle arance di Ivrea, o anche negli scontri con animali, come le cacce ai tori che si svolgevano a Venezia e in altre città. Allora non mancavano in quel periodo  aggressioni alle donne destinatarie di approcci con espliciti  contenuti sessuali e poi c’erano liti e risse, il tutto con la complicità dei mascheramenti. Oggi delle antiche battaglie è rimasto il lancio di coriadoli e stelle filanti. Il carnevale è anche una festa di fine inverno, un passaggio verso la primavera, il momento critico in cui la natura deve svegliarsi. Le maschere, in origine, rappresentavano proprio gli esseri infernali, gli spiriti, i morti, cioè le forze legate al sottosuolo che possono favorire il risveglio della terra, in  una sorta di rito di fertilità, il loro intervento deve far sì che l’annata sia propizia. Arlecchino per esempio deriva da Hellequin, figura diabolica medievale.  Molte maschere  sono adorne di fiori e nastri colorati, simboli già primaverili, perché il carnevale è legato alla fine dell’inverno un altro rito di carnevale, il corteo dei gruppi di maschere di casa in casa che simbolicamente, annunciano la nuova stagione e vanno a recuperare i membri della comunità dopo l’isolamento invernale.  Per sapere quando è Carnevale si parte dalla data della Pasqua, che cade la prima domenica dopo la prima luna piena dell’equinozio di primavera, partendo dal giorno della Pasqua, una festa mobile,  si devono sottrarre sei settimane: le ultime cinque prima di Pasqua sono di Quaresima, e la settimana precedente a questo periodo è quella in cui si festeggia il Carnevale. I festeggiamenti, quindi, iniziano sempre il Giovedì Grasso e terminano il Martedì Grasso, che è il martedì precedente al Mercoledì delle Ceneri. Fa eccezione il rito Ambrosiano, che non segue il rito romano dove l’ultimo giorno di carnevale non è il Martedì Grasso ma il sabato, ovvero quattro giorni dopo. L’ultimo rito è il rogo del fantoccio di carnevale: si purificano i peccati e la festa è finita.
Favria, 13.02.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Discutere con una persona che ha rinunciato all’uso della ragione è come somministrare una medicina a un morto. Felice martedì.

“A come amore, parole e musica”

Docenti: Alerino Fornengo, Elisabetta Giannone,  Maria Grazia Pezzetto e Giorgio Cortese.

Accompagna al piano Giovanni Usai

mercoledì  14 febbraio 2024 ore 15,30 -17,00

Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS. Trinità –Via Milite Ignoto

Oggi è San Valentino, una festa che molti celebrano e molti aborriscono. Alcuni pensano che sia una moda semplice, una in più di quelle straniere importate.  Altri dicono che sia un’invenzione commerciale, ed altri sono indifferenti perché l’amore deve essere celebrato ogni giorno. Il 14 febbraio all’Unitre di Cuorgnè si  leggerà  d’amore  con le parole di grandi autori, a riflettere  con  brani musicali.  Certo l’argomento non è facile  per parlare dei nostri sentimenti, ma i docenti Alerino Fornengo, Elisabetta Giannone, cantante, Maria Grazia Pezzetto e Giorgio Cortese, voci narranti, accompagnamento al piano  Giovanni Usai, ci provano, perché come scriveva Aristotele: “L’amore è costituito da un’unica anima che abita due corpi”.

Ma poi che cos’è un bacio?

Vi ricordate cosa scrisse  Edmond Rostand, in Cyrano di Bergerac sul bacio. Ma da quanto tempo gli esseri umani si baciano? Pare che il prima bacio tra esseri umani a sfondo romantico sessuale fra umani risale all’Età del Bronzo, la si ritrova in un manoscritto del Sud dell’Asia, rinvenuto in India e lo si potrebbe datare intorno a 1.500 anni prima di Cristo. Secondo recenti ricerche il bacio era una pratica diffusa in Mesopotamia, oggi l’area che va dall’Iraq alla Siria, 2.500 anni a.C. Nell’antichità  c’erano due modi di baciarsi,  che poi non è così diverso da quello che succede oggi, a pensarci bene: baci fra famigliari, madre e figlia per esempio, oppure baci di tipo romantico sessuale; quest’ultima era un’abitudine diffusa in società complesse e organizzate in classi sociali. Ma perché la gente ha cominciato a baciarsi? Pare che il desiderio di baciarsi si è evoluto come un modo di conoscere l’altro, il tuo possibile partner; la saliva o l’alito aiutavano chi praticava il bacio a capire se ci fosse affinità con chi incontravi e questo avrebbe potuto facilitare un approccio che potremmo chiamare sentimentale e poi la successiva relazione sessuale vera e propria. In realtà nei primi testi della lingua dei Sumeri il bacio sulle labbra era descritto proprio come un atto erotico e sembra fosse più frequente dopo un rapporto sessuale. In una  scultura in calcite che si trova nel British Museum, chiamata “Ain Sakhri Lovers”, reperto rinvenuto in caverne vicino a Betlemme e potrebbe risalire a un periodo ancora precedente. Sono state trovate nelle tavolette due testimonianze più recenti che si possono datare intorno al 1800 a.C. ci permettono di capire meglio, nella prima nel testo viene descritta una donna maritata letteralmente traviata dal bacio di un altro uomo, proprio come è successo molto più tardi nel Medioevo: “Quando leggemmo il disiato riso / esser basciato da cotanto amante, / questi, che mai da me non fia diviso, / la boccami basciò tutto tremante. / Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. / Quel giorno più non vi leggemmo avante”. In un altro caso si parla di una donna che non era maritata e che cercava di sottrarsi con tutte le forze al bacio e all’avere sesso con un certo uomo.  Con l’evoluzione della società ci fu presto la necessità di regolamentare questi comportamenti: il bacio era disapprovato in pubblico. Non solo, ma baciare una persona che aveva deciso di non avere una vita sessuale attiva, come per esempio una sacerdotessa, avrebbe privato chi lo faceva o chi intendeva farlo della capacità di parlare. Il bacio che indica invece un legame affettivo fra membri della stessa famiglia,  madre e figlio, per esempio, non era mai disapprovato. Cercando sul bacio ho  letto  un altro particolare curioso sulla sua ritualità, c’era un rituale del bacio in certi contesti religiosi in cui una persona in cerca del perdono divino poteva baciare una vecchia in trance per esempio, o una giovane schiava. Ma c’è il rovescio della medaglia: come è stato suggerito da certi studiosi, la pratica del baciarsi avrebbe potuto contribuire al diffondersi tra gli ominidi prima e gli esseri umani poi di certe malattie infettive. Non si è mai saputo se questo fosse vero o no, ma le tecniche più recenti di estrarre il Dna arcaico hanno consentito agli scienziati di identificare un range molto ampio di genomi associati a patogeni che vanno dal virus dell’herpes simplex a quello dell’Epstein-Barr, a certi parvovirus umani, tutti estratti da fossili. Uno studio ancora più recente ha trovato un genoma del virus dell’herpes simplex derivato da materiale dentale di scheletri che si potevano datare tra il 253 e il 1700 prima di Cristo, ma a un certo punto c’è stata una modifica nel genoma di questi virus: è possibile che questo abbia coinciso con l’introduzione di nuove pratiche culturali, incluso il bacio. È sempre difficile correlare le  anifestazioni di malattia dei tempi antichi con quelli di oggi, anche perché le argomentazioni dei testi antichi erano influenzate da credenze mitologiche o religiose che rendono difficile interpretarle. Però una certa malattia che era chiamata dai sumeri “busnu”  descritta in certi testi antichi poteva corrispondere a quello che oggi chiamiamo infezione da herpes simplex perché si localizzava soprattutto intorno alla bocca e alla faringe, associata a vescicole o pustole, e noi oggi sappiamo che le vescicole intorno alla bocca sono uno dei segni dell’infezione da herpes simplex. Studi fatti per valutare la capacità di trasferire microbi che si trovano nel cavo orale fra i nostri antenati ha concluso che Neanderthal e uomo moderno si baciavano sulla bocca, o comunque si sono baciati qualche volta sulla bocca, da molto più tempo di quanto si pensava. Il bacio non è l’unico modo attraverso cui Neanderthal e uomo moderno possono essersi scambiati microbi: verosimilmente succedeva anche col condividere il cibo o l’acqua e a dirla tutta nemmeno nell’antica Mesopotamia la gente attribuiva il diffondersi delle infezioni all’abitudine di baciarsi. Nonostante ciò certe regole imposte dalla cultura o oggi, anche perché le argomentazioni dei testi antichi erano influenzate da credenze mitologiche o religiose che rendono difficile interpretarle. Pian piano però l’idea che ci potesse essere un rapporto tra intimità e malattie si fa strada. In una lettera del 1775 prima di Cristo si trova il caso di una donna che viveva nell’harem di un palazzo che si ammala di una malattia evidentemente trasmissibile e per evitare che si infettassero tanti altri a tutti si raccomanda di non bere dalla sua coppa, di non dormire nel suo letto e di non sedersi dove si sedeva lei.  In conclusione la storia  del è antica, molto prima del 1500 a.C. come si pensava fino a poco tempo fa, indicando l’origine in India, e anche molto diversa la distribuzione geografica di questa pratica che, come abbiamo visto, aveva origini assolutamente indipendenti, nonostante la pratica del bacio cosiddetto romantico- sessuale non fosse comune a tutti i gruppi sociali, ma era certamente universale. E oggi giorno di San Valentino possiamo dire che certi  baci lasciano l’amore in bocca o meglio per riprendere il titolo: “Un giuramento fatto poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo rosa messo tra le parole “T’amo”; Un segreto detto sulla bocca, un istante d’infinito che ha il fruscio d’un’ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po’ il cuore e assaporarsi l’anima a fior di labbra.”

Buon San Valentino.

Favria,  14.02.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il bacio del buongiorno è come il caffè, non dovrebbe mancare mai. Felice  mercoledì.

La bianca Croce Ottagona

La nascita della comunità religiosa degli Ospitalieri di San Giovanni risale al 1048 in Terra Santa. Alcuni mercanti della repubblica marinara di Amalfi ottengono dal Califfo d’Egitto il permesso di costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale intitolato a San Giovanni Battista nel quale assistere i pellegrini. È sotto la guida del Beato Fra’ Gerardo, fondatore e primo Maestro, che la comunità religiosa viene trasformata in un ordine religioso laicale. Grazie alla bolla del 15 febbraio 1113, Papa Pasquale II riconosce l’Ordine di San Giovanni ponendolo sotto la protezione della Chiesa, attribuendogli il diritto di eleggere liberamente i suoi superiori, senza interferenza da parte di altre autorità laiche o religiose. Il successore del Beato Fra’ Gerardo alla guida dell’Ordine è il Beato Fra’ Raymond du Puy che scrive la prima regola per i membri dell’Ordine tra il 1145 e il 1153. Tutti i confratelli erano religiosi, legati dai tre voti monastici, di povertà, castità e obbedienza ed erano dediti all’assistenza dei poveri e dei malati. La costituzione del Regno di Gerusalemme costringe l’Ordine ad assumere la difesa militare dei malati e dei pellegrini e a proteggere i propri centri medici e le strade di collegamento principali. Alla missione ospedaliera aggiunge la difesa della fede. L’Ordine adotta la bianca Croce Ottagona, che ancora oggi è il suo simbolo.

Favria, 15.02.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Discutere con una persona che ha rinunciato all’uso della ragione è come somministrare una medicina a un morto. Felice giovedì.

Pagine Bianche.

Pagine Bianche Commedia “gialla” in due atti, con Enrico Faletti, Tony Iezzi, Paola Malanetto, Franco Miele, Maria Grazia Pezzetto. Scenografie:  Tony Iezzi Acconciature di Elia Bernardi Ghisla, supporto tecnico Valentina Bosa.  Regia di Mauro Stante. Un uomo dal successo un po’ appannato conosce un giovane di talento. Già dall’inizio si capisce che questo “incontro – scontro” porterà a risvolti interessanti ed inquietanti. Del resto, si sa, l’invidia è uno dei motori del “mistery”. In questo gioco ad incastri con tanti colpi di scena si inseriscono altri tre personaggi che infittiranno ancora di più la storia.  La narrazione evita per scelta tutto ciò che è rassicurante, si fa fatica a distinguere il bene dal male e ognuno si mostra in tutta la sua ambigua dualità. “Pagine Bianche” è commedia dove indovinare l’assassino sarà forse una delle ultime cose che potrà interessare lo spettatore. Infatti si ride, e spesso, di situazioni o ruoli bizzarri. allora cosa aspettate? Entrate, signore e signori, nel gioco: aprite la scatola! Ma attenzione, perché ce ne sarà un’altra e poi ancora un’altra e un’altra… Spettacolo teatrale al teatro Comunale Pinelli sabato 17 febbraio ore 21,00 e domenica 18 febbraio ore 16 info e prenotazioni cell.3404178213

Bandiere d’Europa: Slovacchia e Slovenia

La bandiera della Slovacchia oltre a riportare i colori panslavi, con una fascia orizzontale bianca, una blu e una rossa,  presenta lo stemma nazionale, consistente in una croce doppia, bianca, che sovrasta tre monti stilizzati, di colore blu, su sfondo rosso.  La bandiera della Slovenia è simile ad altri vessilli slavi, con tre fasce orizzontali di colore bianco, blu e rosso, in tonalità vivaci, riporta l’emblema sloveno con la stilizzazione del monte Triglav, del mare, dei fiumi e del cielo insieme a tre stelle dorate, riprese dallo stemma dei conti della città di Celje.

Favria 16.02.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Personalmente preferisco il  viaggio che la  meta. Felice venerdì.

W il micio!

Dal 17 Febbraio 1990 In Italia si celebra la prima Giornata internazionale del gatto. Nata dall’idea di una rivista animalista per stimolare il pubblico all’adozione dei felini domestici, la ricorrenza è stata poi adottata anche da diversi altri Paesi. Questa idea è nata in Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’adozione dei felini domestici, la Giornata internazionale del gatto viene tenuta a battesimo il 17 febbraio 1990, subito imitata da altri Paesi, europei e non. L’iniziativa si deve a una giornalista, Claudia Angeletti, che sulle colonne della rivista “Tuttogatto” propose un referendum tra i lettori per stabilire un giorno speciale da dedicare a questi amatissimi animali domestici. La proposta vincitrice fu quella della signora Oriella Del Col che così motivò la scelta della data: febbraio è il mese del segno zodiacale dell’Acquario, “ossia degli spiriti liberi ed anticonformisti come quelli dei gatti che non amano sentirsi oppressi da troppe regole”; tra i detti popolari febbraio veniva definito “il mese dei gatti e delle streghe”; il numero 17, nella tradizione italiana, è sempre stato ritenuto sfortunato e foriero di sventura, tanto quanto il gatto nero; il felino secondo la tradizione ha 7 vite, quindi il 17 rimarca “1 vita per 7 volte”. La data del 17 febbraio fu adottata anche dalla Polonia, mentre il Giappone preferì il 22 dello stesso mese, la Russia il primo marzo, il Canada l’8 agosto e gli Stati Uniti il 29 ottobre.

Favria, 17.02.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. La saggezza non può essere trasmessa. La saggezza che un saggio tenta di trasmettere sembra sempre simile alla follia. Felice sabato.

Marina Raskova

Marina Michajlovna Malinina Raskova nacque nel 1912 a Mosca da una famiglia benestante. Il padre era maestro e cantante d’opera, la madre era insegnante. Durante l’infanzia i genitori la indirizzarono allo studio della musica, e lei immaginava di diventare una cantante di opera lirica. Ma l’improvvisa e prematura morte del padre, quando aveva solo sette anni, modifico i programmi familiari. Le conseguenti ristrettezze economiche fecero cambiare indirizzo scolastico alla ragazza, che prosegui nello studio in un campo totalmente diverso: la chimica. Ma il futuro le avrebbe presentato un destino ancora diverso. Assistendo infatti da ragazza a una delle prime manifestazioni aeree, decise che avrebbe intrapreso la carriera di aviatore, anziché lavorare in un laboratorio chimico o come insegnante. Giovanissima, si sposo con un ingegnere: Sergej Raskov, dal quale ebbe una figlia, Tania. Ma il matrimonio sarebbe durato poco. Nel 1931, poco più che ventenne, Marina riusci a farsi assumere dall’Accademia dell’Aviazione Sovietica come tecnico di laboratorio, date le sue specifiche competenze. Durante questo periodo segui dei corsi di volo conseguendo la qualifica di prima navigatrice, e subito dopo quella di pilota dell’Aviazione militare. Nel 1937 conquisto il primo record mondiale di volo femminile, alla cloche di uno Yakolev. La sua popolarita aumento ulteriormente in occasione di un altro volo record: quello di 26 ore e 29 minuti da Mosca a Kosmoskosk, in Siberia. Dopo queste imprese, all’inizio dell’offensiva tedesca denominata “Operazione Barbarossa” che provoco la morte di un gran numero di aviatori, Marina riusci a convincere Stalin a impiegare donne aviatrici nelle missioni di guerra. Attraverso corsi di formazione veloci, la Raskova riusci a creare i primi reggimenti aerei composti da donne che in tre anni effettuarono migliaia di missioni. L’eroica esistenza di Marina Raskova ebbe una fine tragica, per un incidente causato dal maltempo. L’aereo che pilotava in compagnia di due navigatrici fu travolto da una tempesta di neve. Era il 1943. La sua sepoltura, in compagnia di altri eroi della seconda guerra mondiale, e oggi visitabile al Cremlino, presso la Piazza Rossa.

Favria, 18.02.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno la vita ci offre sempre una seconda possibilità. Si chiama domani. Felice domenica.

Androclo.

Androclo, leggendario schiavo romano, sarebbe vissuto nel II secolo d.C. Il suo padrone governava con la carica di proconsole in Africa ed era una persona ingiusta in quanto lo fustigava quotidianamente senza un reale motivo. Lo schiavo fuggì e per far perdere le sue tracce, si nascose in una caverna. Androclo si rese conto ben presto di essersi rifugiato nella tana di un enorme leone, che avvicinatosi, gli mostrò inaspettatamente una zampa sanguinante. Lo schiavo, preso coraggio, cercò di curare l’animale estraendo dalla zampa una grossa scheggia di legno e pulendo quindi la ferita. A quel punto il leone si addormentò placidamente. I due vissero insieme nella grotta per tre anni, mangiando anche lo stesso cibo. Tempo dopo Androclo fu catturato e condannato a battersi contro le fiere del Circo Massimo: ma proprio tra queste c’era il leone divenuto suo amico, che non solo lo risparmiò, ma gli fece anche le feste, come un cane felice di rivedere il suo padrone. Lo schiavo, mezzo morto di paura, riconoscendo il leone, si riprese e lo accarezzò affettuosamente. Ad Androclo fu concessa la grazia e gli venne donato lo stesso leone. La vicenda è riportata dagli scritti di Aulo Gallio e ricorda vagamente un’altra leggenda, quella secondo cui San Girolamo fece amicizia con un leone togliendogli una spina dalla zampa come ricordano le iconografie del santo e i diversi dipinti che lo ritraggono in compagnia dell’animale come quello di Leonardo da Vinci esposto nei Musei Vaticani. La storia è stata raccontata anche nel II secolo Eliano (Historia animalium 7, 48), che lo aveva dalla stessa fonte di Aulo Gellius. Le imitazioni successive, tuttavia, seguirono la versione del molto più famoso Gellius. L’autore inglese del XII secolo Giovanni di Salisbury lo prese nel suo Policraticus come illustrazione della gratitudine che gli animali possono mostrare. Tradotto nel XVI secolo Michel de Montaigne la storia nella sua Essais in francese. George Bernard Shaw ha usato la storia per la sua commedia Androcles e il leone (1912). L’ha posta al tempo della persecuzione dei cristiani e ha dato libero sfogo alle proprie idee in un’ampia elaborazione. Androclo che rimuove la spina dalla gamba del leone è raffigurato in olandese Medaglia d’Onore 1940-1945. È anche il logo emblematico della facoltà Veterinario del Università di Utrecht.

Favria, 19.02.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita ci vuole qualcosa di più che l’intelligenza per agire in modo intelligente. Felice lunedì.

Il sangue è una vita, Condividilo! Il sangue viene rigenerato dopo pochi mesi, ma la vita no, per favore dona il tuo sangue. Vi invitiamo a donare il sangue per una ragione che si chiama vita.  vita. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA VENERDI’ 29 MARZO  2024, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio