Evitiamo di disaerare i pochi neuroni! -Si sdilinquìsce con la gariga al cervello! – Il “mitico plastico!” – Con le narici fasciate di odorosa leggerezza -Orgoglioso di essere italiano-Res Gestae Favriesi, la cura della Rusa 1927- 1929 1 parte…le pagine di Giorgio Cortese

Evitiamo di disaerare i pochi neuroni!
Nella vita bisogna avere sempre una mente aperta, ma sempre con prudenza per non correre il rischio che il cervello caschi per terra, ma è anche vero che il centro dell’intelligenza non sta nel cervello, ma in fondo al cuore. Molti sono convinti che il cervello sia un apparato col quale pensano di pensare. Il cervello umano mi sembra simile ad un attico vuoto che uno deve riempire con i mobili che preferisce. Un farlocco assimila ogni sorta di ciarpame che gli viene a tiro, così che le nozioni che potrebbero essergli utili vengono spinte fuori o, nella migliore delle ipotesi, accatastate alla rinfusa insieme con un’infinità di altre cose, di modo che ha difficoltà a ritrovarle. Un operaio abile, invece, sta molto attento a ciò che immagazzina nel suo attico-cervello. Ed è per questo che leggere pensieri altrui stimola il cervello a produrne di propri. Il cervello è un organo favoloso, comincia a lavorare dal momento in cui mi sveglio la mattina e non smette fino a quando non vado a dormire. Ma perché allora certe persone disaerano volutamente gli sparuti neuroni dal loro cervello. Ho usato il lemma disaerare o disareare, parola composta da “dis” e dal vocabolo latino aer, aria, che significa eliminare l’aria da un serbatoio, il cervello in questo caso, creando il vuoto. Questo mi spiega il perché il cervello di certe persone per arrivare al minimo di un ragionamento impiega un tempo infinito
Favria, 29.05.2015 Giorgio Cortese

La vita è difficile, ma io mi rialzo. La vita è amara, ma io mi rialzo. La vita è un pugno chiuso, ma mi rialzo. La vita è dolcezza, amore, gioia.

Si sdilinquìsce con la gariga al cervello!
Col l termine di gariga, di origine provenzale che al di là del generico significato di terra incolta, l’etimologia va più precisamente riferita al termine occitano per Quercus coccifera e va quindi intesa nel senso di incolto a quercus coccifera, quercia spinosa . questi è un arbusto sempreverde della famiglia delle Fagaceae diffusa ne bacino Mediterraneo. L’appellativo specifico, di questo arbusto, deriva dal latino coccum, termine genericamente usato per indicare le cocciniglie. La specie è infatti attaccata, nelle aree calde, dal Kermes ilicis, una cocciniglia da cui si estrae un colorante rosso. Con gariga si intendono due differenti associazioni fitoclimatiche, rispettivamente denominate gariga montana e gariga costiera o gariga propriamente detta che hanno in comune l’ aridità, la rocciosità del suolo e sua erosione dovuto a pascolo indiscriminato, incendi e successivo disboscamento. La gariga può essere un indice della desertificazione in ambiente mediterraneo. Certe persone hanno una forma di gariga nel cervello, sono aride, teste dure come pietre, con erosi pensieri non per il troppo uso della materia grigia ma, per il suo mancato utilizzo. Per dirla in maniera raffinata sono ecoici. Ecòico, parola che deriva dal latino echoicus, echo, eco. Insomma si fanno eco da soli come nella poesia latina dove per verso ecoico, si intende il verso in cui vocaboli diversi terminano con sillabe uguali, come un’eco. Presi dal loro vuoto sdilinquiscono, vengono sempre meno i loro pochi neuroni. La parola sdilinquire che significa fiaccarsi, deriva dal latino: delinquere venir meno, mancare. Non è una parola comune, ma è molto vivace e i suoi usi sono variegati. L’immagine fondamentale che richiama è un venir meno, un indebolimento, e questo concetto può essere declinato secondo gradienti più o meno figurati come la fiacchezza fisica e mentale.
Favria, 30.05.2015 Giorgio Cortese,

Nella vita quotidiana un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile. Siamo solo come delle formiche, ma se ci mettiamo d’accordo, possiamo spostare anche un elefante.

Il “mitico plastico!”
Ma c’è ancora qualcuno che fa “il plastico”? Proprio così, al maschile: e non si tratta né di un esplosivo, né della materia di cui sono fatti gran parte degli oggetti moderni. “Il plastico” è il trenino; o meglio: è l’ambientazione, tecnicamente si chiama “diorama”. Il diorama, deriva dal francese diorama e deriva da due parole greche attraverso e veduta. Questo strumento è stato inventato da L.j.M. Daguerre e C.-M. Bouton nel 1822 per ottenere effetti tridimensionali nella rappresentazione di luoghi, persone e oggetti; è costituito da teloni trasparenti dipinti disposti verticalmente a diverse distanze e opportunamente illuminati da fonti di luce nascoste allo spettatore. Il termine è usato per estensione a indicare panorami, convenientemente colorati e illuminati, che, osservati con opportune lenti, diano impressioni di realtà, oppure panorami di cui siano esaltati con opportuni artifizi gli effetti prospettici. Nei musei della scienza e della tecnica, è chiamata d. anche la ricostruzione tridimensionale di paesaggi, habitat di animali, luoghi di lavoro, realizzata con intenti didattici. Tornando al mitico plastico, primo dell’avvento di internet, mi ricordo che da bambino aiutato dai miei genitori, mettevo insieme pezzo dopo pezzo per far correre il trenino elettrico dentro un paesaggio il più simile possibile al reale. Una stazione, gli alberi in gommapiuma, l’immancabile galleria; e poi gli scambi, i binari morti, i tratti sopraelevati a intersecare le strade dipinte sul legno e la segatura incollata colorata di verde per fare il prato… Ma oggi «il plastico» non sembra più di moda, come del resto i trenini elettrici: uccisi probabilmente dai videogiochi, tanto più versatili nel proporre paesaggi incredibili e sempre nuovi, ma anche dai prezzi, che si sono avvicinati a quotazioni da collezionisti. Persino in Germania. Paese della meccanica per eccellenza, le locomotive giocattolo tirano sempre meno e anche a casa nostra le storiche marche produttrici sono ormai in crisi, hanno chiuso o sono state svendute. Solo qualche marca americana sopravvive, ma perché ha spostato le fabbriche in Asia, dove gli operai costano meno. In effetti c’è chi pensa che il futuro della ferrovia in miniatura verrà proprio da est, ovvero dai bambini dell’ex impero sovietico o della Cina: loro, che non hanno mai avuto un ciuf-ciuf quasi vero, forse faranno uscire il trenino dal tunnel.
Favria, 31.05.2015 Giorgio Cortese

Quando nella vita la stanchezza supera la volontà e l’entusiasmo, mi fermo per ascoltare il mio animo.. Lui non conosce confini e potrà condurmi con la passione dove le gambe faticano ad arrivare.

Giugno

Con le narici fasciate di odorosa leggerezza
Di tutti i sensi, l’odorato è quello che mi colpisce di più. Come fanno i nostri nervi a farsi sfumature, interpreti sottili e sublimi, di ciò che non si vede, non si intende, non si scrive con le parole? L’odore è come un’anima, immateriale, un profumo è un gesto, una sensazione, la porta aperta sulla meraviglia della natura, un emozione nell’animo. Mi sono venute in mente queste parole assaporando nell’aria del vicino parco Martinotti i fiori di bosso, che ha dei fiori poco appariscenti, di colore bianco verdognolo, molto profumati e il caprifoglio, pianta odorosa e stilisticamente dai fiori perfetti e con le foglie accartocciate longitudinalmente su sé stesse, convulte. Il bosso, è noto, soprattutto, come specie da siepe caratterizzata dalle foglie lucide di colore verde brillante, che si rinnovano costantemente, e che può venire sagomata nei modi più diversi. Questa pianta era nell’antichità il simbolo dell’immortalità, come il cipresso e il tasso, questo fatto che spiega la sua presenza nei cimiteri e nelle opere funebri. In Grecia era sacro ad Ade, che proteggeva in particolar modo le piante sempreverdi, emblemi della Vita che continuava negli “inferi” dell’inverno; per questo motivo simboleggiava il a perpetuo rinnovarsi della natura e, in senso più ampio, l’Eternità. Mai mitologia e simbologia antica risultano essere più adatte ad una pianta. Si tratta, infatti, di un arbusto in grado di superare gli inverni più freddi mantenendosi in ottime condizioni sanitarie ed estetiche e di sopravvivere alle esposizioni sfavorevoli ed in condizioni pedoclimatiche quasi proibitive. Oltre al pino, il Bosso era sacro alla dea romana Cibele, infatti i flauti suonati nelle feste in suo onore erano fatti con il legno di Bosso. Pianta di antichissime origini, deve la sua fama alla sua caratteristica di essere un sempreverde dotato di lentissimo accrescimento e di risultare, quindi, adatto all’impiego nell’ars topiaria. Si tratta di un arbusto indigeno nel bacino del Mediterraneo e nell’Africa Boreale; la maggior parte delle specie proviene dall’Asia Orientale e dall’America centro-meridionale; in Italia è spontaneo nei luoghi aridi e rocciosi delle regioni montane e sub-montane delle Alpi e degli Appennini centro-settentrionali. Oltre che per il suo valore ornamentale nei giardini il bosso è stato utilizzato con molti altri scopi. Il suo impiego per le realizzazioni artigianali è storicamente comprovato ed è dovuto al fatto che si tratta di un legno molto duro e resistente. L’etimologia stessa della parola Buxus ne è la dimostrazione: si tratta, infatti, di un termine latino a sua volta derivante dal vocabolo greco pyksos che si considera affine a pyx, “pugno chiuso”, e a pyknos, “stretto, serrato”, con riferimento al legno durissimo e liscio, con il quale un tempo si fabbricavano le tavolette da scrittura e le pissidi, cioè coppe per la conservazione delle ostie consacrate. Attualmente sono in corso numerose ricerche per l’estrazione di alcaloidi che potrebbero venire utilizzati nella lotta all’HIV. Il nome Caprifoglio deriva dal latino caprifolium e fa riferimento alla predisposizione di questa pianta ad arrampicarsi a tutto ciò che si trova nelle sua immediate vicinanze e che ricorda, per questo, l’abilità d’arrampicarsi delle capre. Famosa è anche la dolcezza del nettare di questo fiore, da cui deriva il significato attribuito alla pianta e cioè dolcezza d’animo. Il nome comune, caprifolium, deriva dal latino ed è composto da due termini : “capra” e “folium”, capra e foglia. Probabilmente, ciò deriva dal fatto che le capre usano brucare le foglie di alcune specie di questo genere. Degli altri nomi assegnati a questo genere si può citare Dioscoride che insieme ai greci chiamava queste piante “peryclimenon”, che tradotto liberamente significa “accerchiamento”, termine che deriva dal verbo “perikleio”, io mi intreccio. Che bello stare in questo giornate di fine maggio sentire la calda carezza del sola sul mio viso, con le narici fasciate di odorosa leggerezza. Fra sentore di bosso e di caprifoglio mi affiorano nell’animo ricordi di primavere passate, di lieti e tristi eventi fra sagome evanescenti, di parenti stretti ormai trapassati e di sbiadite fantasie. Un gelato dissetante e gustoso mi da momentaneo sollievo e gli occhi mi s’inebriano di cielo, azzurro come manto. Dolci immagini mi solcano nell’animo e con le bianche vele del ricordo risalgo la corrente dei mei
sia buia la notte, per quanto posso sentirmi abbattuto, trovo sempre un cielo pieno di stelle che ti mi pensieri e sorrido.
Favria, 1.06.2015 Giorgio Cortese

Per quanto fanno compagnia, e che illuminano il mio cammino verso la fine della notte.

Orgoglioso di essere italiano
Nel giorno della nostra festa nazionale, penso che sia giusto di interrogarmi sull’essere italiano, non secondo una prospettiva culturale, di questo dovrei essere come tutti orgoglioso, ma civile o civica. E qui le cose sono un po’ più complicate e meno esaltanti. Da cosa leggo sui giornali ed ascolto dalla televisione mi sembra che sia ancora troppo scarso, ad esempio, il senso dello Stato, della comunità e del rispetto altrui. Viene calpestata la dignità spirituale attraverso lo sfregio dei monumenti, il paesaggio viene abbandonando alla speculazione, la cultura subisce dolorosi tagli di fondi che porta ad un rinsecchimento della scuola e troppi reati vengono lasciati impuniti. Ma oggi non deve vincere il pessimismo perché sono fermamente convinto che se tutti ci impegniamo possiamo risalire la china e allora tutti saremo orgogliosi di essere italiani.
Favria 2 giugno 2015 Giorgio Cortese

Non c’è esercizio quotidiano migliore per l’animo, che stendere la mano e aiutare gli altri ad alzarsi

Res Gestae Favriesi, la cura della Rusa 1927- 1929 1 parte
La Roggia verso la fine degli anni venti del XX secolo versava una stato disastroso, ecco una lettera di lamentale e richiesta di danni che giunse al Comune :

Cuorgnè 26 Luglio 1927

Studio Avvocati Procuratori
Severo Morgando, Adolfo Bazetta
Cuorgnè Via Torino 3 telef 0. 26
Torino Via Orfane 5 telef 49 296
Spett.le Consorzio irrigazione
della roggia di
Favria Canavese
Il Signor Valsoaney Natale proprietario in territorio di Cuorgnè regione Camporotondo lamenta come, a causa delle mancate riparazioni alla roggia, nel punto in cui questa attraversa la proprietà sua in regione Camporotondo, ebbe ed ha a subire danni non indifferenti. L’acqua della roggia male contenuta nel canale per essere mancante di riparazioni si riversa abbondantemente nel fondo suo ed oltre ad asportarvi terra ed portarvi materiali diversi, va giornalmente sradicando le piante sue con grave danno. Prega pertanto a mezzo mio l’Onorevole Amministrazione a volervi provvedere al riguardo e ciò per evitarle in caso di continuato danneggiamento, una richiesta di danni e di costruzioni di opere adatte ad evitare il danno stesso. Vuol sperare il Valsoaney che la domanda sua sarà benevolmente accolta e si provvederà tosto a quanto il Valsoaney giustamente richiede.
Coi migliori saluti devoti. Segue firma dell’avvocato Serverino Morgando

Verso la fine degli anni venti per la pulizia “la cura” della roggia che si trovava in un cattivo stato, l’Amministrazione del Comune di Favria mobilita i tutti i cittadini con una lettera che dal Comune viene consegnata a tutti i capifamiglia:

COMUNE DI FAVRIA CANAVESE
Egregio compaesano,
La roggia comunale che è la principale ricchezza della nostra Favria va deperendo di anno in anno in modo veramente impressionante, tanto che se non si effettueranno quanto prima alcune opere indispensabili, essa già attualmente è incapace di contenere neppure i due terzi della quantità di acqua alla quale il nostro Comune ha diritto, finirà per vedere diminuita l’attuale sua portata, con enorme danno per l’agricoltura e per l’industria che sono le fonti della vita e della ricchezza del nostro Comune. Sin dal primo giorno della mia nomina a Podestà io ho fatto quanto mi è stato possibile per rimediare a questo stato di cose, ma i limitati mezzi del nostro bilancio non mi hanno permesso di fare che una piccolissima parte di quanto è indispensabile.
Dopo aver consultato il Consiglio degli agricoltori, che con tanto entusiasmo ed attività mi presta da più di un anno la sua opera, d’accordo cogli altri Comuni del consorzio, io ho deliberato di effettuare quest’anno una pulizia generale della roggia lungo tutto il suo percorso da Cuorgnè a Favria, ricorrendo all’opera personale di tutti gli agricoltori ed industriali Favriesi. E’ una giornata di lavoro collettivo che i vi domando, una giornata, che se tutti risponderanno come ne ho la certezza al mio appello, basterà per ripulire tutto l’alveolo della bealera in modo da aumentarne immediatamente e per molti anni la sua portata; un opera che avrà un alto significato morale, poiché essa dimostrerà che non è vero, come fu già detto, che i Favriesi si disinteressano della loro roggia, ma che essi saranno uniti nel difenderla e per mantenerla nella sua massima efficienza. Io vi invito dunque a prestare al Comune l’opera vostra o di qualcuno della vostra famiglia per il giorno Mercoledì 3 Agosto che è stato per effettuare il lavoro.
Per informazioni sul luogo e sull’ora della riunione su quali utensili dovrete portare e per tutti quegli ulteriori schiarimenti che crederete opportuno chiedere, potete rivolgervi al fiduciario della vostra Regione Sig……………………………………………………………………………….
Nella certezza che non vorrete disertare un lavoro al quale tutti i buoni Favriesi prenderanno parte, e che accetterete pertanto il mio invito, io vi ringrazio sin d’ora a nome del Comune, e cordialmente Vi saluto
Favria, 25 luglio 1927 – Anni V IL PODESTA’

Le varie fabbriche e confraternite e compagnie risposero positivamente all’appello del Podestà, vediamo la lettera che la Compagnia di S. Isidoro scrisse ai propri soci:

COMPAGNIA di SANT’ISIDORO di FAVRIA
Favria, 27 Luglio 1927 anno V°
Egregio Consocio,
Il Podestà di Favria, Cav. Agostino Borgialli, a cui sta a cuore tutto quanto si riferisce al nostro paese, ha stabilito di eseguire nel giorno 3 del prossimo agosto, uno spurgo generale, straordinario, a tutto ò’alveolo della “Roggia Comunale” da Cuorgnè a Favria, onde marginare le forti perdite d’acqua che da molti anni si verificano.
All’uopo ha fatto appello a tutti gli agricoltori ed industriali del Comune chiedendo un giorno di lavoro per mettere in efficienza la Roggia che è la ricchezza del paese, che è patrimonio di tutti, ed alla cui costruzione, oltre 500 anni fa accorsero tutti gli “Uomini di Favria”.
La vecchia compagnia di Sant’Isidoro non può restare sorda alla chiamata, onde io faccio vivo appello a tutti i soci nessuno manchi, ed ove sia possibile vi concorrano anche due o tre membri della famiglia.
Confido che ognuno compirà il proprio dovere, e con tale speranza affettuosamente vi saluto.
Timbro tondo della
Compagnia
Raffigurante un toro IL PRIORE Nizzia Battista

Favria 30 Luglio 1927 anno V
Il Podestà del Comune di Favria scriveva al Direttore Manifattura di Cuorgnè
(Archivio Storico Comunale di Favria, Sistemazione reparto acque- domande per la concessione di forza motrice Faldone 5 Sub. 78)

Ill.mo Signor
Direttore della Manifattura
Cuorgnè
Porto a conoscenza la S.V. Illustrissima che nei giorni 3 e 4 del prossimo mese di Agosto la roggia consorziale di Favria sarà tenuta asciutta per uno straordinario spurgo. V.S. potrà di ciò giovarsi qualora abbisognando eventualmente eseguire lavori a monte del nostro scarico volesse prosciugare il canale in tal tratto.
Con osservanza
IL PODESTA’ A.Borgialli
Il Podestà scrive al capo Stazione di Favria –Oglianico il 31 luglio:
Favria addì 31 luglio 1927 Anno V
Protocollo n. 2769
Illustrissimo CAPO STAZIONE
FAVRIA – OGLIANICO
Mercoledì 3 del prossimo agosto. Agricoltori e cittadini di Favria si trasferiranno con attrezzi a Valperga e Cuorgnè per provvedere a lavori straordinari gratuiti alla Roggia Comunale.
Interesso all’uopo la S.V. Ill.ma affichè voglia provvedere due vetture per il primo treno in partenza al mattino e pel ritorno all’ultimo treno.
Se potesse ottnere una riduzione sul prezzo farebbe cosa utile e gradita al Comune.
Ringrazio anticipatamente.
Con osservanza.
Il Podestà
Firmato per il Podestà Tarizzo
Il direttore della Manifattura risponde al Podestà il 2 Agosto:
Cuorgnè, 2 Agosto 1927
Illustrissimo Signor Podestà
di Favria
Ringraziamo la S.V. della cortese comunicazione del 30 Luglio
I concittadini che non potevano partecipare si premurarono di inviare una lettera in cui giustificavano la loro mancanza, ecco una delle lettere:

2.8.1927
Gentilissimo Cavaliere
Mio marito mi incarica dirle che è spiacentissimo di non poter domani prestare il suo aiuto per la pulizia della roggia poiché da tre giorni tiene il letto con febbre.
Egli prega di scusarlo tanto mentre invia unitamente a me i più cordiali saluti
Monica Dagasso Pisanis

I preparativi per la pulizia del giorno 3 andavano avanti:
FERROVIA CENTRALE e TRAMVIE DEL CANAVESE
Società Anonima – Sede in Torino
Timbro 2 agosto 1927
Stazione di Favria
Al signor Podestà di Favria
Domani mattina, Mercoledì, verranno fornite le vetture richieste per il trasferimento degli agricoltori che si recheranno a Valperga e Cuorgnè.
L’Amministrazione per le comitive superanti il numero di 100 concede una riduzione del 40% sul doppio del prezzo di corsa semplice. Naturalmente la comitiva conta per ogni percorrenza. Per norma trascrivo i prezzi normali e con la riduzione 40%
A.R.Favria e Valperga L.1.45=Doppio del biglietto di andata 1.70h-40%=L 1.05
A.R.Favria –Cuorgnè L. 2.05=Doppio biglietto andata L.2.40-40%= L. 1.40
Distinti saluti IL CAPO STAZIONE Scotti
Favria, 3.06.2015 Giorgio Cortese

Nella vita con la passione si solleva il mondo, per farlo ricadere ci pensano gli scettici!