Ferragosto. – L’alba. – Ciofeca. – Da stima ad estimo. – Ero e Leandro. – L’età dell’oro. – Monna Belcolore…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Ferragosto. Il nome della festa di Ferragosto deriva dal latino feriae Augusti, riposo di Augusto, in

onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto. Era un periodo di riposo e di festeggiamenti, istituito dall’imperatore stesso nel 18 a.C., che aveva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso, che, per i Romani, era il dio della terra e della fertilità. In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, esentati dai lavori nei campi, venivano adornati di fiori. Inoltre era usanza che, in questi giorni, i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni ricevendo in cambio una mancia. Anticamente, come festa pagana, era celebrata il 1° agosto. Ma i giorni di riposo (e di festa) erano in effetti molti di più: anche tutto il mese, con il giorno 13, in particolare, dedicato alla dea Diana. La ricorrenza fu assimilata dalla Chiesa Cattolica attorno al VII secolo, quando si iniziò a celebrare l’ Assunzione di Maria, festività che fu poi fissata il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione, riconosciuto come tale solo nel 1950, stabilisce che la Vergine Maria sia stata assunta, cioè accolta, in cielo sia con l’anima sia con il corpo.
Favria, 15.08.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Siamo felici quando  Dio risponde alle nostre preghiere, ma lo siamo ancora di più se riusciamo ad essere  una risposta alle preghiere di altri. Felice  martedì

L’alba.

Mi trovo seduto sul balcone ad osservare l’alba, sempre rapito dallo stupore dell’alba. Rifletto  che c’è  un momento in ciascuna alba in cui la luce è come sospesa, attimi che durano  poco e penso che in quegli istanti tutto dove tutto può succedere, sembra quasi che la natura trattenga per pochi attimi  il suo respiro, prima di iniziare un nuovo giorno. Ha un suo fascino il sorgere del giorno, quando ancora la natura è addormentata, una sensazione che rapisce la mente e navigano liberi refoli di pensieri, gli occhi estasiati godono della bellezza dello stupore. All’alba ascolto i suoni, annuso i profumi, e senza volerlo ogni volta mi faccio catturare da un nugolo di sensazioni che in quell’istante mi circondano, e diciamolo mi perdo in quello che sarà il preludio di un nuovo giorno.  Quando sorge l’alba quello che poco prima sembrava impercettibile, lontano, ora a mano a mano che il sole con il suo splendore solleva il velo della nera coperta della notte, tutto intorno appare vestito di luce nuova, viva.  Eccola l’alba con il suo chiarore che accarezza dolcemente alberi del parco vicino, ecco che tutto riemerge dall’oscura luce della notte. E io sono seduto sulla  sedia nel balcone di fronte al parco ed assisto al lento risveglio della natura in un susseguirsi di ombre e luci che danno origine a un nuovo giorno, trasformando il paesaggio in un’immensa tavolozza di colorate emozioni.  E poi  ecco lo stupore della bellezza dell’ “aurora dalle dita di rosa”, come scritto da Omero nell’Iliade. L’alba e l’aurora sono state amate da tanti poeti, pensatori, scrittori, per quel che è in sé, ma anche per le sue chiare valenze simboliche, ed infatti sono davvero tantissime le poesie a lei dedicate. Ormai il sole è sorto e rifletto che nessun giorno è uguale all’altro,  ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi giorni  vengono  superati e si creano nuove opportunità.  Ogni giorno il modo migliore per fare una cosa è farla, non dobbiamo aspettare il momento giusto per fare le cose, l’unico momento giusto è adesso. Con l’alba molliamo gli ormeggi ed usciamo dai nostri porti sicuri, lasciando che il vento della passione gonfi le nostre vele. Come  quel libro recentemente letto “Se vuoi, puoi. Una vita al di là del buio” di Alessia Refolo  pubblicato da Hever, che ci da una lezione sull’affrontare le sfide dove la protagonista non vede nulla,  distingue solamente il giorno dalla notte. Armata dalla grande forza di volontà oltre a superare i quotidiani ostacoli  si impegna e vince il titolo del  Campionato Mondiale Paralimpico di arrampicata sportiva, raggiungendo  con tenacia una parete alta 300 metri. Ormai il sole è sorto  e una leggera brezza rinfresca l’aria prima che nella tarda mattinata il sole si prenda la sua rivincita sferzando di caldo tutto quello che illumina in questa giornata senza nuvole. Oggi il cielo è simile ad un baule aperto dall’alba e dentro troviamo solo l’azzurro. Ci concediamo pensando che se questo cielo terso di azzurro, così limpido e luminoso fosse inchiostro e qui la terra un foglio, chissà quante parole noi esseri umani  scriveremmo

Favria, 16.08.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno dobbiamo esseri grati per quelli che abbiamo. Ogni giorno abbiamo qualcosa per cui ringraziare. Felice mercoledì

Ciofeca

Parola originaria del sud Italia, si è diffusa massicciamente anche grazie al mezzo cinematografico: Totò la usa spesso, nei suoi film, arrabbiandosi perché: “Questo caffè è una ciofeca!”. Va ricordato che tale termine si riferisce alla parte inferiore del carciofo, porzione di pianta utilizzata per decotti poco gustosi ma molto salutari per il fegato.  Nella storia del nostro paese, patria dell’espresso, non sempre è stato facile reperire del buon caffè, e la ciofeca, almeno nel significato più popolare che ha assunto ai nostri tempi, indica appunto propriamente un succedaneo del caffè, fatto con orzo, fave o varie piante, fra cui perfino il carciofo con cui veniva messa insieme una bevanda pessima che del caffè poteva ricordare forse l’odore. Una bevanda di sapore cattivo, in particolare surrogato del caffè e per estensione schifezza, cosa di scarsa qualità. L’etimologia di questa parola è incerta, forse dallo spagnolo chufa, mandorla per fare un’orzata o  forse dall’arabo: safaq, bevanda cattiva; spesso è collegata a carciofo, ma senza gran fondamento. In conclusione l’espressione dispregiativa resa celebre da Totò e dalle pellicole del dopoguerra.  Come riportato da numerose enciclopedie, il significato fu poi esteso al concetto di bevanda pessima e vomitevole, in poche parole al caffè che non sapeva di caffè, più semplicemente ad una vera schifezza!

Favria, 17.08.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Molte volte per farsi capire non occorre soltanto sapere al meglio ciò di cui si parla, quanto adeguare il proprio linguaggio alle menti di chi ci ascolta. Felice giovedì

Da stima ad estimo

La parola stima deriva dal verbo stimare che significa sia determinare un valore economico o misurare approssimativamente, ed infine tenere qualcuno in alta considerazione. La parola deriva da latino aestimare, probabilmente derivato di aes “rame, bronzo, denaro”. Una parola che ruota come abbiamo visto sulla misura di un valore. Il fatto che si inizi parlando di un valore economico è reso chiaro dall’etimo più accreditato, che la vuole derivata di aes, che in latino significava sì rame e bronzo, ma in genere anche denaro, cose preziose. Non dobbiamo dimenticare che nell’antichità il denaro non era che una quantità standard di un certo metallo. Così la prima misura del valore si fa prezzo. Forse per via del fatto che la stima di un valore economico poi, nei fatti, può portare a guadagni maggiori o minori, una volta che lo stimare abbandona il mercato la sua diventa una misura approssimativa. La parola poi declina sul valore umano, e lo  stimare  diventa direttamente un apprezzare, un avere un’ottima opinione di qualcuno. Dalla parola stima ad estimo il alto è breve ed entriamo nella disciplina che tratta dei criteri e dei procedimenti che si possono adottare per formulare giudizi di valore espressi in moneta, relativamente a un qualsiasi bene economico, per soddisfare determinate esigenze pratiche. Anticamente il termine era usato per indicare sia la stima e descrizione delle sostanze dei cittadini ai fini fiscali, sia il libro dove si registrava tale stima, sia il tributo applicato in base alla stessa. Si parlava quindi di estimo reale, personale e misto, a seconda che l’imposta fosse sui beni o sulle teste o risultasse da una combinazione dei due criteri,  qui allora si diceva estimo vivo relativo ai possessori di beni stabili oppure di estimo morto imposto per altre ragioni su chi non possedeva beni stabili, estimo civile sugli abitanti delle città ed infine estimo fumante sugli abitanti che vivevano fuori dalle città, detta anche gabella del fumo o fumatico. Che bella la parola stima che dall’azione iniziale di giudizio di giudizio porta a dare un valore agli oggetti.

Favria, 18.08.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il trascorre degli anni  riempe la nostra pelle di rughe,  ma è la mancanza di entusiasmo che avvizzisce l’anima. Felice venerdì.


Ero e Leandro

Quella tra Ero e Leandro è una delle più struggenti storie d’amore della mitologia greca. I due giovani vivevano sulle sponde opposte di un insidioso braccio di mare, l’Ellesponto, oggi Stretto dei Dardanelli. Poiché le rispettive famiglie si opponevano al loro amore, Leandro si tuffava ogni notte nelle acque agitate per raggiungere di nascosto Ero, che lo attendeva trepidante sull’altra sponda con una candela accesa, affinché la luce potesse indicare all’amato la rotta. Ma una notte la fiamma si spense all’improvviso, cosicché Leandro, perdutosi tra i flutti, morì stremato. Pensate che il  poeta lord Byron fu così colpito da questo mito che volle attraversare lui stesso l’Ellesponto a nuoto.

Favria, 19.08.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. A volte ciò che sembra importante non lo è… un dettaglio può esserlo. Felice sabato.

Età dell’oro

L’Età dell’oro è, in generale, un periodo storico considerato particolarmente florido, positivo e produttivo. L’idea, presente in molte culture come quella indiana, in Occidente viene elaborata dagli antichi greci per indicare un’epoca felice e pacifica, caratterizzata dalla prosperità, dall’armonia e dalla realizzazione dei valori più alti dell’uomo. Il riferimento a questa mitica “epoca dorata” senza tensioni e conflitti, dominata dall’abbondanza e dalla perpetua primavera, compare nel poema “Le opere e i giorni” di Esiodo, composto alla metà dell’VIII secolo a.C. L’epoca, governata da Crono, ebbe termine con la creazione di Pandora, la prima donna, che trasgredendo al divieto di Zeus di aprire il vaso nel quale erano segregati tutti i mali, allora sconosciuti agli uomini, lo soperchiò liberando la vecchiaia, la gelosia la malattia, il dolore, la pazzia ed il vizio, che da allora si abbatterono sull’umanità; restò all’interno solo la speranza perché il vaso fu richiuso prima che riuscisse a uscire. Il concetto fu ripreso in ambito latino da diversi autori tra cui Virgilio nella quarta egloga delle Bucoliche: qui il poeta, siamo nel I secolo a.C., teorizza l’imminente arrivo di un puer (fanciullo) nato da una virgo (Vergine) che avrebbe riportato l’umanità al benessere, una “profezia” che i cristiani avrebbero interpretato come l’annuncio dell’imminente venuta di Cristo. Il concetto di età dell’oro, passato al Rinascimento, nell’immagine, in un quadro di Lucas Cranach il Vecchio, ha quindi influenzato profondamente la letteratura, l’arte e la filosofia occidentale, che la evocano per delineare un ideale a cui l’uomo deve aspirare, un punto di riferimento per la realizzazione di una società migliore e più giusta.

Favria,  20.08.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Ci sono opera d’arte finite sui libri che non sono capolavori, e altre sconosciute che la dignità della bellezza. Felice  domenica


Monna Belcolore

Nel Decamerone Boccaccio rende omaggio alle filatrici, col personaggio di monna Belcolore, protagonista della seconda novella dell’ottava giornata. La Belcolore, una contadina di Varlungo, paesino vicino Firenze, si fa dare da un prete che la corteggia del denaro per andare in città e realizzare due “commesse”: consegnare la lana che ha filato al padrone e riscattare della “roba” lasciata in pegno. Dalla novella del Boccaccio emergono alcuni dati: la donna di campagna era costretta a un lavoro extra che svolgeva la settimana, con consegna del prodotto finito il sabato; e anche questo lavoro non doveva renderle abbastanza, se era costretta a ricorrere al banco dei pegni.

Favria, 21.08.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita ad ogni essere umano è concesso di conoscere se stesso per cercare di essere saggio. Felice lunedì