Era stata abbattuta (tra le polemiche) per costruire un marciapiede
( da IL RISVEGLIO POPOLARE del 10 settembre 2015 )
Dalla cornucopia dei finanziamenti ottenuti grazie al progetto ““6.000 campanili”, che paradossalmente ne aveva decretato la demolizione per far posto ad un marciapiede, è arrivata anche la nuova vita per la “Cappella della Madonnina” posta all’ingresso del paese di Frassinetto, che nelle scorse settimane è stata completamente ricostruita ad alcuni metri di distanza da dove sorgeva prima.
La sua demolizione, che faceva seguito a quella di un’altro più piccolo (ma di certo molto più antico) pilone votivo detto dei Saudato (il quale sorgeva poco lontano da quest’ultima nel piazzale davanti al cimitero), aveva innescato negli scorsi mesi una polemica presa di posizione dell’associazione culturale locale “Pietra su Pietra”, in difesa delle memorie storiche del territorio frassinettese che rischiano sempre di più, ad una ad una, di andare perdute.
Non certo e non tanto, aggiungiamo noi, solo per far posto a nuove opere, ma molto più spesso per l’abbandono in cui sono state lasciate dopo il massiccio esodo degli abitanti dalle montagne delle nostre valli, le cui conseguenze sono sempre più evidenti e drammatiche a tutti coloro che non vogliono chiudere gli occhi di fronte ad una realtà sempre più desolante.
La cappella “della Madonnina”, comunque, adesso è stata ricostruita in modo assai simile a quella precedente, e chi ancora storce il naso perchè comunque non è più quella di prima a cui tanti (ma soprattutto tante) frassinettesi sono state devote nei decenni passati, dovrà farsene una ragione.
Adesso non resta altro che ripiantare anche la vecchia ed imponente pianta di noce che, poco più a monte, è stata abbattuta per realizzare il nuovo marciapiede che dal piazzale del cimitero porta alla chiesa parrocchiale, e tutto sarà (quasi) come prima.
Anche se, per quanto riguarda il nuovo albero, occorrerà aspettare inevitabilmente più di mezzo secolo per vederlo raggiungere le dimensioni di quello abbattuto.
Marino Pasqualone
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