Il banchetto storico. – Maia. – Mandola. – Il talismano di Carlo Magno. – La nascita dei tarocchi. – Bugola. – Domicidio…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Il banchetto storico. La sera del 30 aprile 1589 a Firenze andò in scena uno dei

banchetti di nozze più celebri della storia: quello di Ferdinando I de’ Medici e Cristina di Lorena. Il matrimonio tra il granduca di Toscana e la nipote di Caterina de’ Medici, regina di Francia, giunse alla fine di trattative lunghe e complicate perché Ferdinando era stato cardinale ma aveva dovuto rinunciare alla porpora nel 1587, dopo la morte del fratello Francesco I, in modo da poter prendere il comando di Firenze. Il contratto di nozze venne stipulato il 25 febbraio 1589 e la sposa giunse in riva all’Arno il 30 aprile, trovandovi un’accoglienza degna di una regina. Oltre alle numerose e fastose portate, il banchetto nuziale fu allietato da uno spettacolo, noto con il nome collettivo di “Intermedi della Pellegrina” ed elaborato dal gruppo di artisti, letterati e musicisti appartenenti alla famosa Camerata de’ Bardi. I festeggiamenti durarono in tutto un mese e furono immortalati in diversi quadri e opere d’arte.
Favria, 30.04.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Quando finisce il gioco, il re e il pedone tornano nella stessa scatola anche così è nella vita quotidiana. Felice martedì.

Maia.

Maia l’antica dea del fuoco e del risveglio della primavera da cui deriva il nome del mese di Maggio.  Questa divinità latina dell’abbondanza simbolo della Grande Madre Terra era la protettrice del risveglio primaverile e della fecondità. Madre del dio Hermes, Mercurio, figlia di Atlante, il titano che sorreggeva la volta celeste, e Pleione. La dea Maia apparteneva alle sette sorelle dette le Pleiadi, per i latini le Vergilie,  ninfe che, secondo la mitologia greca, furono tramutate in stelle da Zeus, Giove in seguito all’inseguimento del cacciatore Orione. Come detto il nome del mese Maggio, prende l’appellativo da Maius, derivato dalla dea Maia  in quanto, la festività a lei dedicata, si collocava il primo giorno del mese. Originariamente era anche nota come  Bona dea, la dea dei campi.  Il latino Macrobio affermava che la compagna di Vulcano, Efesto, sarebbe proprio Maia, infatti il sacerdote del dio Vulcano pare rivolgesse sacrifici alla dea proprio calende di maggio. Secondo la religione romana, governava il fuoco, ed era  rappresentata come  dea Madre,  colei che governa i vulcani, dea del fuoco. La radice Ma, da cui origina il nome Maia, pare abbia due significati: il primo Madre e il secondo Maius, maggiore e abbondante. Il mese maggio, infatti, richiamava la pienezza della primavera essendo la divinità protettrice della fertilità, dell’abbondanza e di buon auspicio. Ogni primo giorno di maggio i flamini del  dio Vulcano, Efesto,  le offrivano in sacrificio una scrofa gravida, in modo che anche la terra fosse colma di frutti. Gli antichi Romani la invocavano per i contratti agricoli, la fecondità e il bestiame. Maio era  è anche il nome dell’albero Maggiociondolo che fiorisce proprio a Maggio e prende il nome proprio dell’antica divinità, in seguito venne anche chiamato ”albero della cuccagna”. Negli antichi culti, la dea di Maggio,  venne in  seguito collegata  a  Fauna, compagna di Fauno, alla dea Flora.

Favria, 1.05.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Ora ogni campo è rivestito d’erba, e ogni albero di foglie. Ora i boschi mostrano i loro fiori, e l’anno assume il suo aspetto più bello. Evviva Maggio, il mese delle rose, delle spose e delle mamme. Felice mercoledì

Mandola.

La parola mandola in piemontese oltre a indicare in botanica la mandorla indica anche una figura geometrica. Alcuni chiamano  questa figura geometrica graticcio, gelosie, altri frangisole in Piemonte come nel Nord Italia: mandolati. Elemento caratteristico delle vecchie case rurali nella campagna e anche nei cortili dei paesi. Parlo delle aperture grigliate dei fienili. Questi accorgimenti decorativo non erano solo delle semplici decorazioni ma  servivano,  e servono a favorire il giusto apporto d’aria e impedire che il fieno sia attaccato da muffe e sia soggetto a fermentazione. Con tutti i rischi correlati, compreso quello dell’autocombustione. Garantire una corretta ventilazione al foraggio conservato nei fienili e proteggerlo dalla luce diretta del sole, conservarlo così a regola d’arte per assicurare alimentazione al bestiame nei mesi invernali: questa la funzione delmandolato, la tipica parete traforata in cotto largamente presente anche presso le nostre cascine.Si tratta, a tutti gli effetti, di varchi assimilabili a porte e finestre, ma opportunamente traforati per frangere il flusso del sole e mitigare i rischi legati alle intemperie.  Le più semplici  sono realizzate con semplicissimi mattoni o elementi in cotto disposti a scacchiera semplice,  ma altre  utilizzano manufatti traforati creati ad hoc, con decorazioni a cerchi, a croci, a losanghe, decorazioni quadrilobate, semicircolari.

Favria, 2 05.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella notte buia e oscura, non c’è luce nè calore e per questo possiamo vedere brillare tantissime stelle. Felice giovedì

Il talismano di Carlo Magno.

Di certo non è un gioiello qualsiasi. Il pendente in oro filigranato, costituito da uno zaffiro ovale tagliato a cabochon e tempestato con 53 pietre preziose tra le quali figurano perle, granati, ametiste e smeraldi, secondo la leggenda sarebbe infatti stato donato a Carlo Magno nell’801 dal Califfo di Baghdad Harun al-Rashid, con il quale il sovrano franco intratteneva ottimi rapporti. Al di là della sua splendente bellezza e della sua datazione,  non accettata da tutti gli studiosi, il monile spicca per la presenza, all’interno, di una reliquia importantissima: in origine si trattava dei presunti capelli della Vergine Maria, ma in seguito furono sostituiti da un frammento della Vera Croce. Nel Medioevo si riteneva che le reliquie avessero il potere di risanare e proteggere. Per questa ragione si dice che Carlo Magno non si separasse mai dal “talismano” e lo portasse sempre sul petto, tanto che alla sua morte avrebbe dato disposizioni per portarlo con sé nella tomba. Nell’anno Mille Ottone III, imperatore del Sacro Romano Impero, fece aprire il sepolcro, nella Cappella Palatina di Aquisgrana, e ne trasse oltre alle armi e alle insegne imperiali con cui Carlo era stato sepolto, anche il preziosissimo pendente. Secondo altri, ciò avvenne nel 1166 quando a ispezionare la tomba fu Federico Barbarossa. Comunque sia, il gioiello entrò a far parte del tesoro della cattedrale di Aquisgrana finché, nel 1804, il vescovo lo donò a Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte. La donna a sua volta lo lasciò, alla sua morte, alla figlia Hortense la quale lo donò al figlio Napoleone III. La moglie di quest’ultimo, Eugenia, lo conservò gelosamente per poi lasciarlo alla cattedrale di Reims, sede delle antiche incoronazioni dei sovrani di Francia. Oggi è esposto nel palazzo del Tau di Reims.

Favria, 3.05.2024    Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno cerchiamo  di essere ottimisti perché c’è sempre tempo per mettersi a piangere. Felice  venerdì

La nascita dei tarocchi

L’uso delle carte a scopo divinatorio arriva a una delle sue espressioni più famose con la nascita dei Tarocchi. Pare ehe la loro origine sia da collocare nel nord Italia nella metà del XV secolo, come testimonierebbero i ritrovamenti più antichi e famosi a Milano e Ferrara, realizzati rispettivamente per i Visconti e perla casa d’Este. In principio doveva trattarsi di un comune gioco. che accostava alle carte tradizionali alcune carte chiamate “trionfi”. Col tempo, i tarocchi iniziarono ad acquisire significati simbolici e a essere accostati alla cartomanzia. Nel XVIII secolo si arricchirono di elementi esoterici e allegorici, simboli astrologici, raggiungendo un grado di complessità che andava ben oltre l’utilizzo ludico. La prima attestazione dell’uso dei tarocchi per la cartomanzia è stata trovata a Bologna, in un foglio manoscritto ehe descrive la pratica del cosiddetto “tarocchino Bolognese”.

Favria, 4.05.2024   Giorgio Cortese 

Buona giornata. Nella vita quotidiana finché ci  è concesso vivere rimane una speranza. Felice sabato.

Bugola.

Nota con i nomi di Bugola o Erba di San Lorenzo, è l’Ajuga reptans una pianta erbacea perenne a portamento strisciante dal carattere vivace. La incontro nelle passeggiate in campagna in primavera nei prati fioriti o lungo le aiuole che costeggiano i giardini.  Arriva a misurare un’altezza massima di 20 cm, è caratterizzata da foglie ovali/ellittiche, con margini ondulati e più o meno arricciate il cui colore varia in base alle cultivar, si trovano piante con foglie verdi, rosse, color bronzo con i margini rosso-rosa-bianchi. Si tratta di tonalità molto luminose che si arricchiscono spesso di sfumature rosate durante l’inverno e all’inizio della primavera. La bugola, o erba di S. Lorenzo come viene comunemente chiamata, è una pianta sempreverde tappezzante, originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale. Produce stoloni robusti che permettono alla pianta di colonizzare rapidamente ampi spazi di terreno, allargandosi sottoterra; ha fusti a sezione quadrata, erbacei, di colore verde scuro; le foglie sono ovali, a cucchiaio, di colore verde scuro, spesso con i bordi porpora o marroni; per tutta la primavera, e parte dell’estate, produce numerose spighe erette, ricoperte da piccoli fiori tubolari blu-viola. Esistono numerose cultivar con fiori di colore bianco o rosa, o con foglie variegate. Il genere comprende altre 25-30 specie, poche delle quali vengono generalmente coltivate, tra cui A. genevesi, con fusti grigi, foglie dentate e fiori blu, ha crescita meno vigorosa rispetto ad Ajuga reptans, tollera il sole. Questa pianta è molto adatta come bordura e per i giardini rocciosi, anche se talvolta tende a diventare invadente, va quindi posta in luoghi dove si possa contenerne la crescita. Il nome scientifico, ajuga deriva dal latino. Il termine Ajuga proviene dal prefisso privativo greco α- a- e da jugum giogo, probabile riferimento all’assenza del labbro superiore della corolla. Secondo Plinio il nome potrebbe essere la corruzione di abigo espellere, riferimento alle proprietà medicinali del genere. L’appellativo specifico reptans viene da repto strisciare per terra: strisciante, reptante. La natura ha sempre a disposizione una grande varietà di piante officinali e erbe selvatiche commestibili di cui fa parte anche la bugola, che veniva già citata nel XV secolo in diversi scritti. L’erudito, medico e farmacista inglese Nicholas Culpeper, 1616–1654, descrisse le caratteristiche dell’abuga non solo come erba miracolosa, ma anche come rimedio per i postumi della sbornia. Anche negli erbari dei padri della botanica,  Hieronymus Bock, Leonhart Fuchs e Otto Brunfels, vengono descritte dettagliatamente le proprietà terapeutiche della bugola. E si, le piante sono le antenne con cui la terra comunica con il cielo, tutta la vita sulla terra emana dal verde delle piante. E noi esseri umani non siamo  mai così grandi come quando ci chiamo  per accudire un fiore o una pianta.

Favria, 5.05.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno con la fede, un pizzico di speranza e un po’ di stupore trovo la forza ad andare avanti. Felice  domenica.

Domicidio

L’origine della parola casa è incerta anche se i più al lemma latino casa, che deriva dalla  radice sanscrita ska, vocabolo che rimanda all’idea di coprire, proteggere. Casa è pertanto letteralmente la capanna o, più in generale, un luogo coperto. La stessa radice con il medesimo significato è presente nelle parole latine castrum, accampamento e cassis, elmo.  Sono realtà che  rimandano al concetto di  riparo, difesa,  e copertura. La residenza signorile per  gli antichi romani era indicata invece con il lemma domus, ed il capofamiglia si  chiamava  dominus, padrone o signore. Col tempo domus ha sostituito del tutto la parola casa.  Da sempre la parola casa  ha assunto un significato che va oltre il materiale col quale è costruita, le dimensioni e la forma che essa ha. La casa inegli autori romani come Terenzio e Plauto è considerata luogo nel quale si impara e si viene educati. E che dire della risposta che, in Esopo, la tartaruga dà a Zeus, il quale la rimprovera per essere arrivata in ritardo a un appuntamento? Le parole della tartaruga furono fatte proprie nel Medioevo: “Domus propria, domus optima,  Non c’è nulla di meglio che starsene nella propria casa”. Nella Bibbia la casa è considerata un bene prezioso, nel Siracide: “Le prime necessità della vita sono acqua, pane e vestito, e una casa che protegge l’intimità”. La parola greca askemosyne, che in italiano è stato reso con intimità, in effetti indica tutto ciò che non è bene far trapelare all’esterno, che è sconveniente e può provocare vergogna. Nella casa prendono vita sia belle relazioni che dei veri drammi, come apprendiamo spesso dai media. La casa è sia luogo della vita e dell’anima. Ma anche custode del tempo interiore e di memorie care. Gli antichi Greci attribuivano al dio Hermes, il romano Mercurio, la protezione della soglia e delle porte della casa. La casa oltre ad essere luogo di  cura e protezione, con le sue aperture rappresenta anche un luogo di passaggio e di incontri. Pensiamo a quanto sia gravissimo  e doloroso il sistematico abbattimento di case e città che da sempre segna i conflitti armati. Abbattere una casa non è soltanto buttare giù dei muri, ma si costringere le persone ad abbandonare le proprie case non è solo spingerle a trovarsi un’altra abitazione, ammesso che trovi chi le accolga. Ecco che allora arriva nella nostra lingua, dall’inglese domicide la parola domicidio, l’origine del lemma a sua  volta deriva dalle parole latine, domus, casa e caedere, tagliare, uccidere, secondo elemento di parole composte, nelle quali significa uccisione,  come in infanticidio, genocidio, parricidio, uxoricidio, femminicidio. Le immagini di distruzione di case che vediamo delle guerre sono la devastazione delle radici di chi li abitava, la distruzione dei loro  e progetti di vita.

Favria, 6.05.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata. L’Ottimismo non significa essere ciechi di fronte alla realtà della situazione. Significa che rimango motivato a cercare una soluzione a qualsiasi problema mi si presenti. Felice  lunedì