Il treno per valorizzare le “Sentinelle del territorio” tratto da Quotidiano Canavese

Il Sindaco di Ceresole Reale Andrea Basolo nella lettera inviata al collega Metropolitano Piero Fassino il 10 agosto scorso, nel segnalare l’eccezionalità dell’evento atmosferico che l’8 e il 9 agosto ha colpito il suo Comune, ha sintetizzato l’importanza fondamentale delle piccole realtà montane con tre significative parole: “Sentinelle del territorio”.
Queste sentinelle nella nuova geografia politica della Città Metropolitana di Torino, devono continuare a mantenere la loro prerogativa, potenziandola. La zona omogenea del “Canavese Occidentale”, all’interno della Città Metropolitana, intende difendere le piccole realtà locali e farsi parte attiva per evitare l’abbandono e l’isolamento di queste comunità. La decadenza dei comuni di montagna, rischierebbe di avere implicazioni dal punto di vista del presidio territoriale. I piccoli comuni sono l’ultimo baluardo rimasto a difesa del patrimonio paesaggistico e culturale, della storia e delle tradizioni locali. Ripartire dai territori con innovazioni, nuovi servizi e infrastrutture, è una delle priorità che gli amministratori devono perseguire. E’ necessario investire sul paesaggio, sul turismo, sull’ambiente, come motore di crescita locale, evitando così l’abbandono e l’isolamento delle zone più periferiche. Se uno degli obiettivi dichiarati della nostra Città Metropolitana è quello di portare la città in montagna e la montagna in città, il problema della mobilità diventa il fulcro da cui si snoda lo sviluppo di tutto il territorio.
La Valle Orco e Soana, le nostre Valli canavesane per sopravvivere devono avere la possibilità di una revisione totale del problema della mobilità, dei trasporti, delle infrastrutture. Il problema della mobilità nelle zone di montagna è da sempre motivo di discussione. Il trasporto su gomma, con la realizzazione di strade più o meno adeguate, è da decenni la scelta principale in montagna come in pianura, con i limiti che tutti conosciamo: intasamento del traffico, inquinamento atmosferico, costi di manutenzione, perdita continua di vite umane.
Nella mentalità italiana, il trasporto e la mobilità su rotaia non è mai stata apprezzata. Negli anni settanta del secolo scorso il problema dei cosiddetti “rami secchi” ha rimosso la ferrovia da Rivarolo a Castellamonte. La linea ferroviaria è stata eliminata a favore della teoria auto-trasportistica. La linea soppressa era certamente obsoleta dal punto di vista tecnologico, come lo erano tante linee su rotaia anche in altre realtà. In Svizzera, ad esempio, i vecchi trenini di montagna vennero trasformati in comodi salotti per trasportare i turisti nelle più note località di villeggiatura alpina elvetica, con grande successo.
Sono certo che lanciare oggi l’impegno a favore dello studio di fattibilità per la costruzione di un tratto di ferrovia che dalla stazione di Pont Canavese, dopo aver rivisto, ampliato ed elettrificato la tratta Rivarolo/Pont, possa portare il treno a raggiungere, passando per Locana e Noasca, Ceresole Reale, non troverà tanti sostenitori. Sono consapevole della difficoltà non solo tecnica, ambientale ed economica nel far decollare un tale progetto, ma sono altresì convinto che la ferrovia svolge anche una funzione sociale, collegando e non dividendo i paesi, trasportando sia le persone che le merci. La ferrovia oltre a valorizzare il territorio, inserendosi come utile mezzo di trasporto, potrebbe portare nuove aspettative anche sotto il profilo turistico. Penso al rilancio delle piste di sci dell’Alpe Cialma, all’anello di fondo di Ceresole Reale e alla possibilità che in ogni stagione, da Torino, magari direttamente dall’aeroporto di Caselle, si possano raggiungere, con una nuova “rotaia canavesana”, le nostre montagne con un comodo viaggio, senza affanni e senza gli attuali rischi stradali. Oltre a permettere di poter apprezzare le meraviglie naturalistiche del nostro territorio, il trasporto su rotaia nei confronti del trasporto su gomma, ha un minore impatto ambientale, riduce l’inquinamento, è più sicuro, comodo e veloce. Il treno può funzionare tutti i giorni dell’anno, compresi quelli con clima avverso.
Il Canavese, ha bisogno di essere collegato meglio e allo stesso tempo di essere liberato dal traffico, i metodi fino ad oggi utilizzati non hanno avuto successo, un nuovo sistema di mobilità potrebbe esserne la soluzione. Oggi la modalità prevalente di trasporto per passeggeri e merci, quella su gomma, ha raggiunto una congestione tale per cui in alcuni nostri paesi il traffico stradale è diventato ingovernabile. Il treno Torino/Ceresole Reale, con le stazioni intermedie, permetterebbe veramente di avvicinare la città alla montagna e viceversa. Ma anche una nuova moderna ferrovia da Rivarolo a Castellamonte, preludio alla Castellamonte/Ivrea, potrebbe porre fine al problema traffico ed inquinamento del nostro territorio ed alla cronica mancanza di collegamenti tra l’alto Canavese e l’eporediese.
Per spostare concretamente il traffico dalla strada alla rotaia occorre una politica dei trasporti che si ponga obiettivi credibili di crescita del trasporto ferroviario, rendendolo più efficiente e sostenibile economicamente.
E’ certamente una questione economica, ma anche, soprattutto, una questione di mentalità. clicca qui per visualizzare la notizia sul web