La canapiglia del canapo con il canapè. – Postini e non solo, mestieri in via d’estinzione? – Sono gli anziani – Sono arrivato a 57 anni! di Giorgio Cortese

La canapiglia del canapo con il canapè.
Leggendo un libro mi sono imbattuto nella parola canapiglia, che è un un’uccello onnivoro della famiglia anatidi, anas strepera, di tinta grigiastra, con ali bianche all’interno e scure all’esterno, piedi di colore giallo aranciato, becco grigio; poco frequente in Italia, ha carni prelibate. Il nome deriva da canapa per il colore grigio biancastro delle penne. Il canape o canapo, è la corda che serve a delimitare l’area della “mossa”, quella cioè da cui prendono il via i cavalli alla partenza di un palio, come ad esempio il Palio di Siena, quello di Legnano o quello di Asti. Il lemma deriva dal sanscrito “Canas” a significare la canapa , pianta tessile utilizzata nella confezione della corda per la corsa. Infine c’è il canapè, parola che deriva dal francese a sua volta tra origine dal latino medievale canapeum, alterazione del latino classico conopeum, conopeo, che in greco antico konopèion, cioè “zanzariera”. Anticamente era la cortina o velo attorno al letto oppure il padiglione dove sedevano gli imperatori romani .o persiani. Attualmente in chiesa è il velo che copre il tabernacolo. Ma il canapè è anche il divano imbottito a più posti, fornito di braccioli e spalliera, usato per lo più come mobile da salotto. Ed anche una preparazione culinaria consistente di fettine di pane senza crosta, tagliate in forme diverse, anche fritte nel burro o abbrustolite e variamente guarnite.
Favria, 25.02.2015 Giorgio Cortese

‘Per un po” è una frase la cui lunghezza non può essere misurata. Almeno dalla persona che aspetta.

Postini e non solo, mestieri in via d’estinzione?
Per il poeta Neruda il postino nel romamzo di Antonio Skarmeta, reso poi celebre sullo schermo da Troisi, non è solo l’unico collegamento con il mondo, ma è molto di più, una persona amica che gli permette di diventare parte della comunità. Ma oggi Neruda smanetterebbe su facebook? Non avrebbe più bisogno del postino? No, ne avrebbe bisogno quanto prima. E avrebbe bisogno pure della carta e dell’inchiostro per dare vita alle idee. Secondo dei recenti rapporti ci sono dei mestieri che rischiano scomparire, come il postino, il taglialegna e il giornalista. Tutti questi lavori in via di estinzione hanno a che fare con la carta ed i consumatori non hanno smesso di leggere notizie o bestseller, solo che lo fanno online e non a stampa, meno prodotti a stampa richiedono meno lavoro. Ma oggi noi, abbiamo bisogno della posta e dei postini? In Italia le Poste, con la ‘p’ maiuscola, hanno mutato pelle. Non vendono più soltanto francobolli e non consegnano più soltanto la posta a parenti, amici, clienti. Piazzano prodotti finanziari, sono di fatto banca, vendono libri, giocattoli, gadget. Nel mutare la pelle mi sembra che rischiano di dimenticare le loro radici la loro anima, ho la sgradevole sensazione è che le Poste si stiano dimenticando della posta. Sensazione sgradevole anche perché la legge di stabilità 2015 prevede: “misure di razionalizzazione del servizio e di rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull’intero territorio nazionale e una nuova determinazione delle tariffe”. Povero postino, ieri protagonista della vita comunitaria, colui che di casa in casa imbuca, suona campanelli, saluta, scambia parole e dà un contributo decisivo al tessuto connettivo della comunità, specialmente in un’Italia fatta per la maggior parte di borghi, di paesini. Ridateci il Postino, signori delle Poste, personalmente ve lo raccomando, confidando in una ricevuta di ritorno che non sia una scusa ma un’assicurata di cambiare idea.
Favria, 26.02.2015 Giorgio Cortese

Secondo lo scrittore americano Ambrose Bierce il demagogo è u avversario politico. Il leader democratico, allora è un demagogo e non è un caso che questo termine sia stato appioppato per la prima volta a Pericle, il principe della democrazia ateniese, e non a un qualche tiranno.

Sono gli anziani
Sono gli anziani coloro che conoscono la verità e la vita, ciò che è importante e ciò che non lo è. Gli anziani sono uno sguardo verso il futuro, di speranza e ottimismo, uno verso il passato, con rimpianto e nostalgia. Uno sguardo verso il futuro, incerto, invitante e intrigante. Uno sguardo verso il passato, ricordando ciò che è stato. Uno sguardo verso ciò, che deve ancora avvenire lasciando alle spalle ciò, che se ne andato. Uno sguardo per chi crede, verso l’eternità. Solo Voi diversamente giovani sapete il vero significato di parole quali integrità, lealtà, onestà, amicizia
Favria, 27.02.2015 Giorgio Cortese.

Nella vita di ogni giorno il buio e l’attesa hanno lo stesso colore, basta solo vederli con gli occhi dell’ottimismo.

Sono arrivato a 57 anni!
Scriveva B. Spinoza che una vita felice è una vita in cui si riesce a realizzare nell’età matura ciò che si è sognato nella gioventù. Oggi sono arrivato a 57 anni e posso con gratitudine constatare di aver vissuto la vita come la sognavo, forse senza particolari meriti, ma certamente con volontà e caparbietà. Spero sia successo a tanti altri perché dà un senso di pienezza alla vita. Ecco, il senso della vita è la mia famiglia e gli affetti più cari, anche il lavoro da un senso alla mia vita. Il senso della mia vita è un tramonto con i suoi colori, il suo splendore. Non è solo un tramonto, ma un giorno che finisce, un giorno emozionante una pagina della mia vita che prende il via in attesa del domani. Ma nei giorni scorsi osservando l’alba, i suoi colori e la sua bellezza, pensavo che non è solo l’alba ma un nuovo giorno che nasce, un nuovo giorno, la pioggia il sole, ma per me una nuova opportunità, una altra pagina della tua vita, che oggi scriverò con i ricordi anche degli amici. Ecco che cos’è per me la vita, il passato, il presente E ancora di più, il futuro, la felicità e la consapevolezza che alla fine di questa mia vita terrena c’è l’eternità! Buona giornata a tutti
Favria- Cuorgnè 28.2.1958- 2015 Giorgio Cortese