La vita. – Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia? – Rudolph, la renna dal naso rosso. – Damone e Finzia – Boston Tea Party – La leggenda del vischio. – 18 dicembre 1922 ricordiamo la strage fascista. – La leggenda delle palline di Natale…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

La vita.
Se un giorno mi dovessero chiedere come sia la vita. La mia risposta dovrebbe essere: “La vita è

bellissima perché nonostante le lacrime, i brutti momenti, i dolori e le delusioni, mi dà sempre l’opportunità di ricominciare.”
Favria,  13.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Il regalo più bello per Natale è la pace, la tranquillità e la serenità delle nostre famiglie. Auguri e felice martedì.

Viviamo la vita con quelli che possono renderci migliori e che noi possiamo  rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo oggi a FAVRIA  GIOVEDI’ 29 DICEMBRE  2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia?

Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia? Lo dice il proverbio ma non è così ma in molte città d’Italia si celebra questa festività religiosa e tradizionale. In alcuni paesi è proprio il 13 dicembre il giorno in cui i bambini ricevono i doni, anziché la Vigilia o la mattina di Natale. Il 13 dicembre, dal punto di vista scientifico, in realtà non è il giorno più corto dell’anno. Il numero minore di ore di luce e la maggiore durata della notte nel corso dei dodici mesi si registrano infatti con il solstizio  d’inverno, che di norma si verifica il 21 o il 22 dicembre. I nostri antenati, in realtà, non si erano sbagliati. La differenza tra le date, che a noi ora appare come un errore, è dovuta alla riforma del calendario introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582. In oltre 10 secoli erano stati accumulati circa 10 giorni di sfasatura. Dunque con la riforma il solstizio si spostò al 21 dicembre, mentre il giorno di Santa Lucia rimase il 13. In precedenza la festa di Santa Lucia cadeva in prossimità del solstizio d’inverno. Da lì nacque il famoso detto relativo al giorno più corto.  il nome Lucia deriva dalla parola latina lux, che significa luce, si collega con questo elemento e con le giornate che iniziano a crescere dopo il solstizio. Cadendo nella stagione dell’Avvento, questa festa è considerata come un evento che segna l’arrivo del Natale. Santa Lucia è venerata sia dalla Chiesa Cattolica che dalla Chiesa Ortodossa. È considerata la Santa protettrice della vista e degli occhi, dei ciechi e degli oculisti. In passato, coloro che si recavano in Chiesa il 13 dicembre chiedevano una benedizione per gli occhi. La Santa,  di origini siciliane,  aveva deciso di convertirsi dal paganesimo al cristianesimo. Secondo la leggenda, Lucia portava cibo e aiuti ai cristiani che si nascondevano nelle catacombe di Siracusa usando una corona di candele per illuminare la sua strada e lasciare le mani libere. I suoi genitori erano contrari e volevano imporle di sposarsi. Lucia rifiutò e fu perseguitata fino alla morte. Le vennero strappati gli occhi. Le origini dell’antica festa di Santa Lucia si mescolano a celebrazioni tipiche del Nord Europa, legate al ritorno del sole e della luce dopo il solstizio. Anche per questo motivo, in alcune province d’Italia, Santa Lucia svolge il ruolo di consegnare i doni ai bambini, come una sorta di Santa Klaus al femminile. la Santa è Patrona di Siracusa, dove il 13 dicembre la statua con le reliquie della martire sfila per le strade della città, è celebrata soprattutto nei Paesi scandinavi, ma anche in Ungheria, Dalmazia e persino in un’isola dei Caraibi, che porta il nome della Santa. come detto prima la  Festa di Santa Lucia è una celebrazione cattolica che si festeggia il 13 dicembre in ricordo della martire di inizio IV secolo, vittima della grande persecuzione dei cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano. La Festa di Santa Lucia viene celebrata in tutta Italia e con particolare devozione in Sicilia, a Siracusa, in Lombardia, soprattutto nelle provincie di Brescia e Bergamo, in Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Santa Lucia è la patrona della città di Siracusa, dove il 13 dicembre una statua in argento contenente le sue reliquie sfila per le strade prima di tornare al Duomo. I siciliani ricordano una leggenda secondo cui una carestia si concluse nel giorno della sua festa quando navi piene di grano entrarono nel porto. Qui è tradizione mangiare cereali integrali anziché pane il 13 dicembre: un piatto di bacche di grano bollito spesso mescolato con ricotta e miele, o talvolta servito come zuppa salata con fagioli. In Scandinavia Santa Lucia è rappresentata come una donna in abito bianco, colore della purezza del battesimo, e fascia rossa, colore del sangue del suo martirio, con una corona di candele sulla sua testa. Le candele simboleggiano il fuoco che ha rifiutato di prendere la vita di Santa Lucia quando è stata condannata al rogo. In Norvegia, Svezia e nelle regioni di lingua svedese della Finlandia si intonano canzoni, e le ragazze vestite come la martire portano in processione biscotti e panini allo zafferano. Si dice che celebrare la giornata di Santa Lucia aiuterà a vivere le lunghe giornate invernali con sufficiente luce. In Ungheria e in Croazia, una tradizione popolare nel giorno di Santa Lucia prevede di piantare chicchi di grano: questi, che il giorno di Natale saranno già alti, rappresentano la Natività. A Santa Lucia, una piccola isola dei Caraibi, il 13 dicembre si festeggia il santo patrono ed è festa nazionale: il Festival Nazionale delle Luci e del Rinnovamento si svolge la sera del 12 dicembre in onore di Santa Lucia da Siracusa. Durante la celebrazione vengono accese luci decorative nella capitale Castries; gli artigiani partecipano con lanterne decorate e la giornata si conclude con uno spettacolo pirotecnico. Vi saluto ricordando a tutti che Santa Lucia, porta al mondo non regali, ma occhi per guardare in profondità il mondo che ci circonda apprezzandone ogni sfumatura.

Favria, 13.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. La vita di ogni giorno è una grande avventura verso la luce. Felice martedì.

AVVISO

Carissimi volenterosi donatori,  SABATO 17 DICEMBRE, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 CONSEGNA PANETTONI, CALENDARI A CHI HA DONATO NEL CORSO DEL 2022, MEDAGLIE ORO E ONORIFICENZE RE REBAUDENGO presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria.

Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno, evviva i donatori di Sangue. Per info     cell. 333 171 48 27

La leggenda di Rudolph, la renna dal naso rosso.

Babbo Natale viene rappresentato insieme ad una renna piuttosto particolare. La sua slitta viene trainata da nove renne di cui una dotata di un naso rosso scintillante. Questa piccola renna, derisa dal proprio branco per colpa di questa stranezza fisica, si rivelò di grande aiuto per Babbo Natale in una fredda e nebbiosa notte di Vigilia. Grazie al suo naso luminoso illuminò la strada e Babbo Natale riuscì a consegnare i regali a tutti i bambini.

Favria, 14.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Per Natale un po’ di lavoro a chi non ne ha. Per riempire il cuore di gioia, e serenità. Buon Natale e felice mercoledì.

 
Damone e Finzia

Vi narro di una  leggenda che rievoca l’importanza di un sentimento, un legame forte quale è quello dell’amicizia, una storia che emoziona chi la sente e chi la conosce. Nel IV secolo a.C. Damone e Finzia, cari amici e seguaci di Pitagora, giunsero a Siracusa. Qui Finzia denunciò la tirannia di Dionisio il Giovane e perciò ricevette la condanna a morte. Secondo altre fonti l’accusa era falsa. Si trattava di una congiura architettata dai cortigiani di Dionisio per mettere alla prova l’amicizia tra i due giovani. Finzia chiese se gli era concesso tornare a casa l’ultima volta per i saluti. Ma Dionisio negò la richiesta pensando che, con questo pretesto, il giovane volesse fuggire. Damone così volle prendere il posto di Finzia mentre questi era via. Dionisio accettò la proposta, a condizione che se Finzia non fosse tornato, Damone sarebbe stato giustiziato. Questi accettò il compromesso e Finzia partì. Il tempo scorreva ma il giovane non tornava. Così arrivò il giorno dell’esecuzione della condanna: Dionisio si beffava di Damone. Per il tiranno era scontato che Finzia avesse abusato della fiducia dell’amico. Ma questi, proprio nel momento in cui il boia stava per eseguire la pena, arrivò. Damone era certo che l’amico tornasse. Finzia spiegò che vi fu il ritardo della nave prima per via di una tempesta. Poi avvenne un’aggressione da parte dei banditi subita da lui stesso. Dionisio decise di assolvere entrambi, affascinato dalla loro integrità morale e per di più volle essere loro amico. Viene narrato che questo racconto fu scritto da Aristossero Giamblico, nel De vita pythagorica, la riportò. In seguito la leggenda fu tramandata da diversi autori, quali Cicerone (De officiis), Valerio Massimo (De amicitiae vinculo) e Diodoro Siculo. Negli scritti anglofoni il nome Finzia è riportato nella forma Pythias. Su questa leggenda nel  XVI secolo Richard Edward compose l’opera Damon e Pythias. Nel 1799 Schiller scrisse una ballata da cui Schubert prese ispirazione. Otis Turner realizzò un film muto sulla leggenda (1908) con un remake alcuni anni dopo. Nel 1962 ebbe luce il film Il tiranno di Siracusa, conosciuto pure come Damon e Pitias. Oggi che viviamo  in un periodo storico caratterizzato dall’individualismo degenerato, amplificato dal distanziamento sociale, la storia su Damone e Finzia costituisce una boccata d’aria fresca. Una storia ricca di valore che porta avanti il sentimento dell’amicizia, sempre più raro. La società, con la troppa dispersione e il potere mediatico, porta a valorizzare i rapporti umani solo in termini di vantaggio personale, piuttosto che coltivarli in tutte le loro sfaccettature. Damone e Finzia è un mito da tramandare e ricordare sempre, perché descrive la genuinità nell’amicizia.

Favria, 15.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Che la gioia del Natale possa essere la scintilla che illumina le nostre giornate. Auguri di Buon Natale e felice giovedì.

Boston Tea Party

Il 16 dicembre 1773, alcuni coloni americani membri del gruppo patriottico Sons of Liberty, travestiti da indiani Mohwak e imbarcatisi a bordo di navi inglesi, gettano in mare le casse di tè da queste trasportate in risposta all’innalzamento della pressione fiscale decisa dal governo britannico. Fu uno dei primi eventi che portarono allo scoppio della guerra d’indipendenza americana.

Favria, 16.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Penso che Natale può esserlo ogni giorno se si è in serenità con se stessi prima che con gli altri, il resto è solo da ornamento. Felice Venerdì

La leggenda del vischio.

C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: «Fratello, – gli gridarono – non vieni?» Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano? Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.  Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchio insieme agli altri. «Signore, – esclamò – ho trattato male i miei fratelli. Perdonami. E cominciò a piangere.  Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio».

Favria,  17.12.2022 Giorgio Cortese

Buona giornata. Vi auguro di vivere il santo Natale nel cuore, pieno d’amore! Auguri e felice sabato.


18 dicembre 1922 ricordiamo la strage fascista.

Nel dicembre 1922,  il fascismo è al governo del Paese da meno di due mesi, qualsiasi tentativo di opposizione al nuovo potere incontra reazioni violentissime. Il 18 dicembre del 1922 inizia quella che viene ricordata come ‘La strage di Torino’: nelle giornate tra il 18 ed il 20, le squadre fasciste aggrediscono diversi militanti delle organizzazioni popolari, uccidendo 11 antifascisti e causando decine di feriti.

A partire dalla marcia su Roma di un paio di mesi prima, a Torino la violenza squadrista si era già manifestata più volte con particolare ferocia.

Ad essere colpiti nelle tre giornate di dicembre sono operai, sindacalisti, militanti comunisti.

Tutto ha inizio la sera del 17, quando l’operaio e militante comunista Francesco Prato subisce un agguato da parte di un gruppo di tre fascisti che gli sparano ad una gamba; Prato si difende prontamente e uccide due degli squadristi, mentre il terzo riesce a mettersi in fuga.

La rappresaglia fascista non tarda a farsi sentire: la mattina del 18 dicembre una cinquantina di camicie nere, capitanate dal federale Pietro Brandimarte, fa irruzione all’interno della Camera di Lavoro di Torino, dove il deputato socialista Vincenzo Pagella, il ferroviere Arturo Cozza e il segretario della Federazione dei metalmeccanici, Pietro Ferrero, vengono picchiati dagli squadristi e poi lasciati andare.

Di qui ha inizio una serie di incursioni (sia nelle strade che nelle abitazioni) a danno di diversi personaggi ‘scomodi’. Ora i fascisti attaccano con il chiaro intento di uccidere, forti della garanzia di non intervento che le autorità cittadine hanno deciso di adottare in un vertice in Prefettura che si conclude poche ore prima dell’inizio degli eccidi.

Il primo ad essere colpito è Carlo Berruti, segretario del Sindacato ferrovieri e consigliere comunale comunista, che viene caricato in una macchina e portato in aperta campagna, dove viene fatto incamminare lungo un sentiero per essere poi colpito alla schiena da diversi proiettili.

Nel primo pomeriggio un gruppo di squadristi fa irruzione in un’osteria di via Nizza, perquisendo ed identificando tutti i presenti: Ernesto Ventura, trovato in possesso della tessera del partito Socialista, viene colpito con una revolverata, mentre il gestore del locale, Leone Mazzola, dopo aver tentato di opporsi all’attacco dei fascisti, viene colpito a coltellate e poi freddato da un colpo di pistola. Nel frattempo l’operaio Giovanni Massaro scappa dal locale ma viene rincorso fin dentro la sua abitazione e ucciso.

In serata è il turno di Matteo Chiolero, fattorino e comunista, che, rientrato a casa propria dopo il lavoro, sente bussare alla porta, apre e viene freddato senza una parola da tre colpi alla testa, sotto gli occhi terrorizzati della moglie e della figlia di due anni.

Il comunista Andrea Chiomo viene prelevato poco dopo da sette fascisti, trascinato in strada e massacrato di botte; con le ultime energie rimastegli riesce a scappare per pochi metri ma viene raggiunto da una fucilata alla schiena.

Pietro Ferrero, già vittima della violenza fascista consumatasi durante la mattinata, aveva deciso di lasciare la città la mattina successiva, ma viene scoperto mentre passa di fronte alla Camera del Lavoro, assediata ormai da ore dalle camicie nere, che lo portano in una stanza dell’edificio adibita a prigione e lo picchiano selvaggiamente. Verso mezzanotte il corpo di Ferrero, incapace di muoversi ma ancora vivo, viene legato ad un camion e trascinato sull’asfalto per diversi metri per essere poi abbandonato in mezzo alla strada.

Le ultime due vittime di quella giornata di terribile violenza sono Emilio Andreoni e Matteo Tarizzo.

Il primo, operaio di 24 anni, viene prelevato dalla sua abitazione e ucciso poco fuori Torino; successivamente gli squadristi tornano a casa di Andreoni e, con la moglie e il figlio di un anno presenti, la devastano.

Matteo Tarizzo, 34 anni, viene sorpreso nel sonno dall’irruzione dei fascisti, prelevato e ucciso a bastonate poco lontano da casa sua.

Durante la giornata del 18 dicembre molte altre persone vengono ferite, anche in modo grave.

I vili attacchi squadristi proseguirono ancora per tutti e due i giorni successivi.

Fu chiaro da subito che l’omicidio dei due fascisti ad opera di Francesco Prato era stato solo un pretesto per mettere in atto un piano preordinato che vedeva la connivenza delle autorità cittadine e delle forze dell’ordine, che durante diversi attacchi squadristi consumatisi nei tre giorni rimasero impassibili a guardare.

L’obiettivo era quello di dare un segnale a tutta la città di Torino, che da subito si distinse per la sua forte resistenza al fascismo.

Lo stesso Brandimarte dichiarerà due anni dopo che l’operazione era stata “ufficialmente comandata e da me organizzata […] noi possediamo l’elenco di oltre tremila nomi sovversivi. Tra questi tremila ne abbiamo scelto 24 e i loro nomi li abbiamo affidati alle nostre migliori squadre, perché facessero giustizia”.

Alle vittime di quei tre giorni è stata intitolata la piazza XVIII Dicembre su cui si affaccia la stazione ferroviaria di Porta Susa di Torino.

Il Comune di Favria subito dopo la guerra nel 1946 dedica una via a Matteo Tarizzo, precedentemente via Umberto I, prima della guerra. Il fratello  Marcello Tarizzo detto l’Atleta che risulta  anche l’artefice dell’intitolazione di Via Monte Carlo, promuove verso il Comune la dedica di una via a Matteo Tarizzo, in Via Cernaia, una lapide davanti a Porta Susa, in Torino, ricorda il luttuoso evento.

Come già detto Marcello Tarizzo promuove anche l’intitolazione di via Monte Carlo, (precedentemente regione Pasquarolo) l’intitolazione di tale via al noto centro sulla costa Azzurra, sede di un omonimo principato, perché il signor Marcello visse per molti anni a Monte Carlo, sin dalla giovane età, divenendo cittadino monegasco. Rientrato a Favria dopo aver ceduto l’attività di rappresentanza e vendita di motocicli, costruì una casa in regione Pasquarolo, come veniva precedentemente chiamata la zona ed in seguito richiese l’intitolazione della via al Comune al luogo che l’aveva ospitato per tanto tempo.

Favria, 18.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Vi auguro che questo Natale vi porti il dono più prezioso a questo mondo: “la salute”. Felice domenica

La leggenda delle palline di Natale

Si narra di un artista di strada molto povero si trova a Betlemme nei giorni seguenti alla nascita del Bambino Gesù. Voleva andare a salutarlo ma non aveva nemmeno un dono da portargli. Dopo qualche esitazione decise di recarsi alla grotta e di andare a trovare. Gli venne in mente un’idea: fece quello che gli riusciva meglio, il giocoliere, e fece ridere il piccolo bambino. Da quel giorno per ricordarci delle risate di Gesù Bambino si appendono delle palline colorate all’albero di Natale.

Favria, 19.12.2022  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il Natale è anche uno stato d’animo, che la gioia e l’entusiasmo di questi giorni ci accompagnino tutti i giorni dell’anno. Felice lunedì.