L’evoluzione delle specie, scemonoloquens! – Chi sciorina adesso il carato? Cura ut valeas. -Un pas de deux! di Giorgio Cortese

L’evoluzione delle specie, scemonoloquens!
Chi fra noi può escludere che le credenze che reputiamo vere siano effettivamente vere? Se Caio afferma che “piove”, constatare che invece “non piove” non vale come prova di verità nei confronti del “piove” appena pronunciato da Caio. Il perché è semplice, per ragioni che non conosco, Caio potrebbe credere che piova quando non piove, oppure potrebbe dire “piove” volendo intendere che “pioverà” o che “piove laggiù”. La verità è una circostanza indissociabile dalla catena di significati in cui i parlanti che personalmente chiamo Homo loquens. Ma il massimo è quanto un tale Sempronio o Sempronia, mimetizzano sotto i capelli lunghi un’auricolaree allora mi domando, stanno parlando con me, mi stanno guardando in faccia”. Ma poi all’improvviso pronunciano una frase assolutamente incongruente, rispetto al contesto del discorso, della serie: “ Ma sei fuori!”, o altre varianti il cui folklore, nonché il vibrato riferimento a parti anatomiche, cresce in rapporto al grado di familiarità con l’invisibile interlocutore che ha telefonato e a cui il chiamato sta rispondendo col bluetooth. L’auricolare ha creato una veloce evoluzione della specia dall’homo loquens a homo monoloquens, evoluzione, pardon, involuzione dell’homo sapiens, che si caratterizza per andare in giro parlando da solo con l’auricolare attaccato all’orecchio e che fino a pochi decenni addietro sarebbe sembrato un demente, e forse lo è. Non è detto che tecnologia e disagio psichico debbano seguire strade diverse. Qualcuno li chiama anche scemonoloquens. Ma tranquilli la tecnologia farà progressi ed in un prossimo futuro il bluetooth, lemma inglese che ho seria difficoltà nel pronunciare, sarà sostituito dal microchip sottocutaneo ricevente-trasmittente. Pensate, anche i calvi, da allora, oltre i capelluti, potranno fregiarsi appieno del titolo di scemonoloquens.
Favria 27.12.2014

Spesso le persone stupide hanno potere perché occultano bene la loro ignoranza.

Chi sciorina adesso il carato?
Ho trovato questa frase scritta da Verga, nella novella Libertà in Novelle rusticane 1883. “Sciorinarono dal campanile un fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e cominciarono a gridare in piazza”. Il lemma sciorinare significa stendere i panni all’aria, esporre, ostentare qualcosa, ma anche riferire con disinvoltura. Questa parola pare che derivi da sciorare spandersi, che è attestato in periodi successivi, e presumibilmente, ha origine in un’elaborazione ligure dell’ipotetica forma latina solinare, esporre al sole. Certo è una parola che nel suo significato proprio è usata sempre più di rado, ma oggi chi dice ancora che ha dei panni sciorinati ad asciugare? Invece sono rigogliosi i suoi significati figurati, cioè quelli di esporre, di ostentare, e in certi casi, elencare e riferire senza remore, con disinvoltura indiscreta. Certe persone per salvarsi iniziamo a sciorinare una lunga lista di cose fatte, ma questo non li mette al riparo dal fare capire quale sia la loro caratura. Il carato è un unità di peso delle pietre preziose; indice di purezza delle leghe auree; in generale, un ventiquattresimo. Deriva dall’arabo qirat ventiquattresima parte di una moneta, il dirham, a sua volta dal greco keration carruba, i cui semi venivano usati per pesare preziosi, diminutivo di keras, corno, per via della forma. Nell’antichità la cultura popolare attribuiva ai semi del carrubo la qualità di essere tutti identici e, quindi quale migliore metro per pesare oggetti piccoli e preziosi, pietre e metalli? Facendo una media, attualmente il peso del carato, nel sistema metrico decimale, è individuato in 0,2 grammi. I carati aurei, invece si riferiscono in ventiquattresimi alla purezza dell’oro, un’oncia d’oro a diciotto carati contiene diciotto parti d’oro e sei parti di altri metalli, quello a ventiquattro è puro. È incredibile che gli usi di questa parola, così diversi e consolidati, abbiano origine da passaggi che per noi oggi sono così inconcepibili: dal piccolo corno della carruba a moneta araba a ventiquattresimo per antonomasia, tanto che perfino gli armatori o gli investitori di capitali dividevano e compravano navi e titoli in carati intendendo ventiquattresimi dell’intero. Oggigiorno ponderare la caratura di un’idea o di una persona, di un’opera, resta il giudizio importante del suo concreto valore, meticoloso come quello del gioielliere, anche se certe persone che vendono solo fumo e per dirla in piemontese sono solo dei pistafum con il significato letterale pesta-fumo insomma dei fanfaroni. Fose sono dei lemmi desueti ma sono sempre attuali perché di fanfaroni ne esistono sempre!
Favria 28.12.2014 Giorgio Cortese

Cura ut valeas.
Approssimandosi la fine dell’anno non posso che concludere con questa bella formula di commiato latina: “Procura di star sano”

Un pas de deux!
A fine dicembre si riparte con un nuovo anno, lo sanno tutti. E poi c’è un Paese intero che deve riprendere, che stenta a riprendere, nel dare lavoro e serenità a tutti noi. Anche questo lo sanno tutti. Riprendere in un caso, riprendere nell’altro. Ma esiste un nesso tra i due o si tratta solo di una assonanza verbale, dello stesso lemma che in contesti diversi assume significati diversi? Il legame esiste, eccome, sebbene non in senso stretto del termine. La ripresa individuale è strettamente legata a quella sociale, e non dobbiamo mai pensare alla società ed al sociale, come un corpo a sé, indipendente dai soggetti che lo costituiscono. È sempre la persona che pro-muove, ossia va davanti, si muove prima, fa strada, insomma siamo tutti noi i veri leader e promotori. Certo che ci Governa a tutti i livelli deve fare delle scelte strategiche e di pianificazione, magari come adesso che navigano a vista, con questo o frangente difficile. Molte volte le scelte si traduco con ikl peso insostenibile delle tasse in caduta di fiducia nel nostro potere come individui e cittadini. Ma ricordate che tutti noi siamo i soggetti della società e allora nel nostro potere come individui, dove potere non è innanzitutto sostantivo, ma verbo! Il soggetto può fare, il soggetto può intraprendere, il soggetto può iniziare. Anzi solo l’individuo inizia, ha la facoltà di quella mossa capace di generare un frutto che prima non c’era, un frutto il cui godimento si fa immediatamente sociale, perché l’altro è già implicato nella sua produzione. Nessuno fa niente da solo, pensiamo al lavoro, produttivo e fruttifero per definizione, è sempre prendendo un espressione nell’ambito della danza un pas de deux, un passo a due, altrimenti i due ballerini da soli non farebbero mai la specifica sequenza del balletto e o di una coreografia. Certo si può faticare a crederlo nello scetticismo generale, nell’apatia in cui siamo immersi, nel germe malsano dell’antipolitica del tutti contro tutti, ma la ripresa del Paese ritengo che personalmente, dipende da quella nostra individuale, quotidiana e concretissima volontà!. Ri-Prendere significa prendere ancora, di nuovo. Significa reimpossessarsi del reale, renderlo materia per il nostro impegno e il nostro lavoro affinché ne derivi un di più valido per sé e per tutti. Per far salire il Pil servono persone curiose e capaci che si nutrono di cultura, di lavoratori che tornino alla loro opera in ufficio, in fabbrica, negli studi professionali mossi dal desiderio di un utile personale che non vada mai a scapito degli altri, degli anziani che contribuiscano come riescono e come possono alla trasmissione e alla conservazione di competenze ed esperienze, ricordiamo sempre che loro sono le nostre radici e con la loro esperienza possiamo evitare degli errori, senza radici non si va da nessuna parte. In questo modo il Paese potrà non solo riprendere, ma riprendersi, proprio nel senso di mettersi in sesto, tornare a nuovo vigore, come dopo uno stato di malattia. E la politica, che cosa può fare? La cosiddetta politica, così come il diritto, devono facilitare ol valore delle persone, devono ritornare a fare Politica, cioè amministrare la convivenza civile promuovendo ed agevolando il lavoro sfoltendolo da inutili pastoie democratiche. Dobbiamo ritornare a capire che cosa paghiamo e perché paghiamo e che come cittadini possiamo tornare a muoverci per fare profitto e produrre il valore aggiunto che creaa ricchezza per tutti! Questa è la vera innovazione che ci serve. Occorrono nuove strade e nuovo deve essere innanzitutto il modo con cui guardare e affrontare i nostri compiti. Nuovo è il legame, questo sì sociale, che genera un uomo che si muove così. Siamo alla fine di Dicembre, un mese importante per tutti noi, inizia un nuovo anno, un 2015 da non subire ma da riprendercelo per fare in modo che le nostre singole riprese permettano alla nave Italia di disincagliarsi dalle secche della crisi e riprendersi. Finalmente!!!
Favria, 29.12.2014 Giorgio Cortese

Cerco ogni giorno di essere una persona mite e porgo sempre l’altra guancia, ma ricordate che anche i miti di guance ne hanno solo due!