L’ingrediente in più! – Il dipinto della vita – Da tracuidan ai novelli tracotanti!-Hipster da anticonformista a quintessenza del moderno consumatore! -Ange Gardien Ange Gardien una qualità che non Ti aspetti. – Siamo tutti degli umili remi. – Gli immorali!…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

L’ingrediente in più!
Il piacere di incontrarsi, di raccontarsi, di ridere o di interrogarsi sul mondo, di ascoltarsi, questo è il tesoro che porto nel cuore dopo la giornata passata con gli alpini a pranzo nel festeggiare il 4 novembre. A tavola oggi 6 novembre, con il grande cuoco Meo e Renzo, abbiamo mangiato il bollito misto che è un ottimo piatto unico tipico della gastronomia Piemontese, entrato a far parte anche della tradizione di molte altre regioni Italiane. Secondo questa antica ricetta, il gran bollito misto è composto da sette tagli di polpa, tenerone, scaramella, muscolo di coscia, muscoletto, spalla, fiocco di punta, cappello del prete, sette ammennicoli quali lingua, testina col musetto, coda, zampino, gallina, cotechino, rollata, e sette “bagnetti” o salse, salsa verde rustica, salsa verde ricca, salsa rossa, cren, mostarda, cugna, salsa al miele. Bene forse ne mancava qualuno di questi ingredienti ma in compenso c’era un altro molto più importante che legato positivamente testa, pancia e cuore, l’amicizia! Stare a tavola ed ascoltare sia le cose minute quotidiane, ma anche le grandi questioni, questi discorsi di sono sovrapposti durante il pranzo, sostando nella lentezza del momento, perché così si cresce come essere umano. Questo è il senso dell’amicizia alpina, non lo sfarzo, il lusso esibito, il cattivo gusto della visibilità a ogni costo, ma la sincera capacità di coesione sociale e la caparbietà nel tessere legami reali. Nella vita tutto il resto è solo fumo negli occhi, ma per gli alpini resta sempre prioritario la cura e l’amore per il buon tempo e la buona vita che non è il lusso ma il buonsenso che ben si integra con il senso della fraterna amicizia, grazie al Capo Gruppo Giovanni, grazie a Sergio, Martino, Roberto e a tutti i convenuti per il Vostro calore umano che ha reso questa ricorrenza davvero speciale.
Favria 13.11.2016 Giorgio Cortese

Nella vita il dovere mi fa fare bene le cose, ma l’amore me le fa fare belle.

Il dipinto della vita.
Nella vita non mi è permesso scegliere la cornice del mio destino. Ma ciò che vi metto dentro è mio. Nella vita da una parte c’è la cornice, chiamatela, destino, sorte o se credenti grazia. Ognuno di noi nasce con una dotazione genetica, in un determinato ambito sociale, con caratteristiche culturali diverse, con attitudini e capacità varie. È a questo punto, scatta in ognuno di noi la personale creatività ed iniziano a dipingere il nostro personale quadro che può essere mediocre, una vera opera d’arte o un semplice sgorbio. Alla fine quello che conta non è la cornice ma il quadro che abbiamo dipinto anno dopo anno
Favria 14.11.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno indipendentemente dalle differenze, il lavoro di squadra può essere riassunto in cinque brevi parole: “io credo in un altro”, perché nessuno di noii è tanto in gamba quanto noi tutti messi insieme

Da tracuidan ai novelli tracotanti!
Se prendo un vocabolario leggo che il significato di questa parola è arrogante e presuntuoso. Il lemma arrogante deriva dal provenzale: tracuidan o oltracuidan, composto dal latino: tra o ultra oltre e cogitans, participio presente di cogitare pensare. Infatti esiste anche la parola “oltracotante”, che però è antiquata. I sinonimi di questa parola, che denotano il concetto di arroganza, presunzione, superbia, sono moltissimi, ma ciascuno ne tratteggia connotazioni diversa. L’etimologia mi dice che il tracotante, in particolare, mette in luce un’arroganza che è propria di chi “pensa oltre”, cioè di chi non riconosce il limite della propria posizione, che si spinge con la mente al di là di ciò che gli sarebbe concesso. L’errore di questi tracuidan è che pensano di pensarsi insostituibile. Ma se foste veramente insostiuibili nel mondo, cosa cambierebbe? Pensate davvero di valere qualcosa in più, qualcosa di diverso, solo per qualche millantata minuscola qualità? Ma non avete pensate che forse Vi rende unici la Vostra mostruosa superbia, se un bel momento scopriste che siete insopportabili, cosa fareste? Credetemi, nessuno è insostituibile, siamo tutti utili ma anche senza di noi il mondo va avanti lo stesso. Questo concetto ce lo ripetono da anni, forse ve lo ripetevano anche a Voi quando facevate i capricci da bambini. Ma coraggio, se non siete indispensabili forse siete utili a qualcosa. E se non non siete instituibili rendetevi almeno indimenticabili, altrimenti Vi ricorederanno solo per dei miseri tracotanti
Favria 15.11.2016 Giorgio Cortese

La mia quotidiana speranza è che una notte e un’alba fanno sempre un nuovo domani.

Hipster da anticonformista a quintessenza del moderno consumatore!
La prima volta che ho sentito questa parola ho guardato incredulo l’interlocutore ed ero tentato da dire salute pensando che avesse starnutito. Invece l’hispester è un termine nasce in America negli anni Trenta e Quaranta, parte dal gergo dell’era del jazz. Potrebbe aver origine da hop, nomigliolo dell’oppio, o dal verbo africano hipi, che significa aprire gli occhi a qualcuno. Venne usato soprattutto per i bianchi del ceto medio che cercavano di farsi contagiare dal cool nero. L’hipster bianco cerca di separarsi dalla società e vivere senza radici, alla ricerca «degli imperativi ribelli del sé. I poeti beat rendono popolare il termine e lo stile di vita in tutta l’America e nel mondo proponendo un modello anticonformista che poi si svilupperà nello stile più confortevole e comunitario degli hippies. Negli anni ’70 pare che la parola cada quasi nel dimenticatoio, surclassata dalla caduta del muro, dall’ascesa degli yuppies. Poi però la parola riprende inaspettatamente quota e torna di moda a fine degli anni ‘90 ed esplode nell’uso comune tra il 2003 e il 2010, diventando un concetto-ombrello usato a sproposito, per lo più in senso dispregiativo, per bollare qualsiasi comportamento giovanile vagamente affettato e fintamente contro-culturale. Soprattutto la popolarità del termine è dovuta allo stile di abbigliamento che identifica l’hipster contemporaneo: occhiali dalla montatura spessa, barbe incolte e baffi curati, meglio se all’insù stile Cecco-Beppe, maglietta a strisce orizzontali, sciarpe anche d’estate, bicicletta a scatto fisso, accessori vari, passione nostalgica per tutti i media analogici del passato, dal vinile al super8 alle polaroid, meglio se remixati in una app per smartphone. Da quando gli Alleati bombardarono i paesi dell’Asse fino a sconfiggerli, la società occidentale ha visto emergere una successione di movimenti controculturali che hanno energicamente sfidato lo status quo. In ogni decade successiva alla seconda guerra mondiale si sono susseguiti movimenti che hanno rimesso in discussione gli standard sociali e dato vita a scontri e lotte che hanno rivoluzionato ogni aspetto della musica, dell’arte, della politica e della società civile. Ma dopo che il punk è stato assorbito e plastificato nella moda e che l’hip hop ha perso il suo originale impeto radicato nella richiesta di cambiamento sociale, tutte le precedenti spinte subculturali si sono fuse assieme. Ora si sta affermando un nuovo stile, mutante, trasversale.. Un melting pot di stili, gusti e comportamenti che va genericamente sotto il nome di stile ‘hipster’. Lo stile hipster ha operato un’appropriazione artificiale di stili differenti, provenienti da epoche differenti. L’hipsterismo è lo stile caratteristico della fine dell’occidente – una cultura persa nella riedizione superficiale del proprio passato, incapace di creare qualcosa di nuovo. Non è soltanto insostenibile, ma suicida. Mentre i precedenti movimenti giovanili hanno sfidato e criticato la disfunzione e la decadenza delle generazioni più vecchie, oggi abbiamo l’hipster, una subcultura giovanile che rispecchia la superficialità destinata alla morte della nostra società. Oggi l’hipsterismo è il mezzo che i mass media hanno utilizzato per rendere desiderabili nuovi trend indirizzati alla cultura pop giovanile. Gli hipster sono generalmente studenti di college o laureati ma non appartengono a nessuna specifica classe economica. Negli Stati Uniti, hipster e hip hop sono le due culture dominanti alle quali aspirano tutti i giovani in preda ad angosce adolescenziali. Gli hipster sono nichilisti. Amano il kitsch, perché ammirando l’assurdo e le cose vecchie rinforzano la legittimità della loro eccentricità. Invece di fare delle cose ed avere delle passioni dettate dalla propria identità, al contrario è l’identità dell’hipster a costruirsi intorno a ciò che fa e a ciò che consuma. Questo comportamento è particolarmente importante per il marketing dei brand, perché quando un prodotto viene scelto dagli hipster acquisisce immediatamente maggior valore e desiderabilità nel resto della popolazione. L’hipster oggi è la quintessenza del consumatore moderno.
Favria 16.11.2016 Giorgio Cortese

La mia vita certi giorni si spreca dettagli. Devo sforzarmi di semplificare. Ma a volte il facile è difficilissimo ed il semplice è complicatissimo. Mi devo sempre ricordare che semplificare, vuol dire anche aggiungere leggerezza nella vita quotidiana

Ange Gardien una qualità che non Ti aspetti.
In provincia è raro trovare dei locali che abbinano la qualità con il bello del locale. Ecco che l’Ange Gardien di Tarizzo Pier Luigi sas a Favria (To) Via C. Cattaneo 8 ha entrambre queste due qualità a cui abbina la cortesia dei titolari con l’insuperabile anfitrione dell’Avvocato Andrea Bertano che in una breve visita mi ha fatto provare rammarico di non essermi fermato più a lungo. Ritengo che nell’Alto Canavese non ci sia una vineria enoteca specializzata in vini di altissima qualità provenienti dai migliori vignerons italiani, francesi ed argentini. Una vero tempio di Bacco ma anche con la possibilità di gustare birre artigianali prodotte a chilometri zero da birrifici piemontesi. Insomma fermarsi a bere un buon bicchiere di vino gustare salumi salumi e formaggi locali, introvabili altrove è una sosta che rigenera lo stomaco e anche lo spirito. Se poi uno è vegetariano si trova una ottima varietà cibi vegetariani e vegani. E meno male che il locale è intitolato all’Angelo Custode che, secondo la tradizione cristiana, accompagna ogni persona nella vita, aiutandolo nelle difficoltà e guidandolo verso Dio. E scusate ma dopo aver bevuto dell’ottimo vino e mangiato dei prodotti genuini gli angeli che non hanno filosofia, ma solo amore ci aiutano a ritornare a casa sani e salvi. Dopo questa breve disgressione invito a passare a mangiare a Ange Gardien perché merita davvero
Favria 17.11.2016 Giorgio Cortese

Avvertire la presenza di un Angelo è come sentire il vento tutto intorno a mee. Non riesco effettivamente a vedere il vento, ma lo senti, e sai che è li il mio Angelo Custode

Siamo tutti degli umili remi
Remo deriva dal latino remus che significa remare e a sua volta deriva dal greco antico rheo, “scorrere o fluire. Le barche, i remi, il legno come materia che trasporta le persone, e la vita quotidiana è un continuo remare controcorrente, c’è chi si perde per non aver remato, c’è chi pur remando non riesce a passare oltre, ed infine c’è chi con tutte le forze rema e con successo arriva a destinazione. Infatti ci sono giorni in cui bisogna remare controvento con tutte le proprie forze e altri in cui occorre tirare i remi in barca e lasciarsi trasportare dalla corrente. La difficoltà sta nello stabilire oggi quale giorno è perché in una barca a remi per poter risalire contro corrente ognuno deve dare il suo contributo, chi i sa remare trova sempre un posto in barca per la ramogna. Il lemma ramogna che deriva dall’antico alemanno ramunga, dal germanico ram, meta scopo, attraverso il latino medievale, per significare il raggiungimento del proprio scopo, della propria meta o usato anche come augurio di buon viaggio. Insomma siamo tutti degi umili remi e dobbiamo remare tutti assieme vigorosamente ogni giorno per raggiumngere dei comuni obbiettivi perché siamo nella stessa barca, nella stessa situazione difficile, problematica. Solo con il gioco di squadra abbiamo una doppia ricompensa, se al lavoro lavoro bene con il lavoro di squadra la fatica si attenua e l’impegno collettivo diventa fonte di armonia e creatività senza mortificare le doti di ciascuno
Favria 18.11.2016 Giorgio Cortese

L’educazione e le buone maniere sono il passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo.

Gli immorali!
Per certe persone predicare la morale è difficile, motivarla è impossibile. Almeno una volta nella vita bisogna esser veri e sicuramente non c’è da vantarsi di esseri immaturi e fieri. La falsità invece certi giorni gli calza a pennello ed è il loro nome vero. Le vittime preferite per questi turpi individui sono le persone deboli, quelle malate. le più’ umiliate, illuse, usate, le più vulnerabili e facili da attaccare. Ma state attenti che la mano non dovete troppo forzare perchè prima o poi ve la faranno pagare.
Favria 19.11.2016 Giorgio Cortese

Fare squadra, per me vuole dire essere concentrato sul presente e proiettarmi verso il futuro piuttosto che stare sì nel presente ma con lo sguardo rivolto indietro. Significa anche avere il coraggio di rivedere le mete collettive quando queste risultino non più congrue rispetto ai mutamenti ambientali