Madame Deficit. – Smèns 29 giugno san Pietro. – Rodopi viso di rosa. – Luglio. – Eroi della guerra di Troia – Velociped, la prima automobile col motore a scoppio…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Madame Deficit. Prima di parlare la famosa regina cosi chiamata dal popolo, due

parole sulla parola deficit, che significa manca e deriva dal verbo latino deficere, mancare.  Nel linguaggio finanziario l’eccedenza dei valori passivi su quelli attivi attribuiti ai beni economici di un’impresa o di un ente in genere, o alle operazioni da essi compiute in un dato periodo di tempo. Più genericamente significa un disavanzo, ammanco, perdita. Lemma usato anche come linguaggio figurato di  valori non economici, deficit morale, politico. Infine nel linguaggio medico una diminuzione dell’attività funzionale dell’organismo o di determinati organi, può essere deficit visivo, intellettivo. Adesso parliamo alla regina Maria Antonietta ingiustamente chiamata “Madame Deficit”. Lo scoppio della Rivoluzione Francesecontribuirono numerose e diverse cause, importanti e profonde, ma che la regina Maria Antonietta, con il suo comportamento a volte avventato,abbia costituito una di esse è un luogo comune tanto falso quanto duro a morire. Nessuna persona, per quanto spendacciona o capricciosa, un comportamento che la regina ebbe, in realtà, solo per un breve periodo all’inizio del regno, potrebbe mai essere causa di un deficitstatale da rivoluzione, anche perché, se davvero fosse così, di questi tempi ne scoppierebbe almeno una l’anno, visti gli esorbitanti guadagni dei nostri politici!  Tra i tanti appellativi negativi che accompagnarono la persona e la fama di Maria Antonietta, non a caso, ci fu anche quello di “Madame Deficit”, gridato da una signora povera all’indirizzo della giovane sovrana una sera che essa si recava in carrozza all’Opera di Parigi. Ma perché tanti pregiudizi nei confronti della prima donna di Francia? Per vari motivi, non ultimi il fatto che fosse straniera e che rivendicasse un certo tipo di libertà nonostante l’appartenenza al sesso femminile, ragion per cui il popolo le attribuiva ogni sorta di problema che investisse il Paese.
Favria, 28.06.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Ogni giorno sui social network vengono abbandonati milioni di congiuntivi. Aiutaci a fermare questa strage, adotta anche tu un congiuntivo. Felice mercoledì.

Smèns 29 giugno san Pietro

Uno vecchio proverbio piemontese recita cosi: “A San Pé, se ‘ȓ gȓan o ȓ’è nan tajà, o ȓ’è da tajé! A San Pietro. se il grano non è tagliato, è da tagliare!” È cominciata l’estate ed è partita anche l’ultima settimana di giugno, quella dei Santi Pietro e Paolo. Oltre a fare gli auguri di buon onomastico a tutti i Pietro, Piero e Paolo, vi parlo della parola smèns, semente. Questo lemma oltre  a significare la semente è utilizzata nei vecchi proverbi in tante maniere, come la  smans dij chëȓios che non è altro che l’ossessiva curiosità, poi se una persona è veramente brava si dice : “i-i è pardusse ȓa smans, si è perso il seme per replicarne altre tali” e poi quando ci imbattiamo in una persona pignola  si dice che : “ va a tȓové ȓa smaèns dij gȓatacù, letteralmente cerca i semi della rosa canina. Per indicare una persona che spreca i i soldi, quelli pubblici, la saggezza contadina aveva coniato questoa frase: “ses mangiuma ‘ȓ gran da smens, ci mangiamo il grano da semina. questo per indicare quei periodi di spreco (o di carestia) in cui si brucia il futuro. Infatti se oggi si fa il pane con la semente del grano, domani si è costretti a ‘tirare la cinghia’. Qui cerco nel mio piccolo di mettere qualcosa nella bìssoȓa del nostro piemontese, vale a dire il salvadanaio storico-culturale. Dante riuscì a descrivere bene questo concetto: “Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza.”

Favria 29.06.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Una spugna per cancellare il passato, una rosa per addolcire il presente e un bacio per salutare il futuro. Felice giovedì.

Rodopi viso di rosa.

Raccontiamo per voi una fiaba egiziana molto antica e scopriamo che  la  storia di Cenerentola ha origini molto remote. La favola di Rodopi, volto di rosa, è un’antichissima storia egiziana,  citata per la prima volta da Erodoto. Rodopi  era una cortigiana di straordinaria bellezza. La storia narra delle  vicende di una giovane donna originaria di un’isola ellenica, che venne rapita e condotta in Egitto. Rodopi è una  bellissima schiava dall’animo nobile  e lavorava  nell’abitazione del suo padrone egiziano. L’uomo era molto gentile con lei, ma non si può dire lo stesso delle altre schiave invidiose della sua bellezza e della sua pelle chiara. Le  arpie  la maltrattavano e si prendevano gioco di lei sottoponendola a continue umiliazioni. Sebbene fosse solo una schiava Rodopi era dotata di un’innata grazia, danzava e cantava divinamente. Un giorno il padrone la vide ballare a piedi nudi  e fu rapito dalla sua bravura e dalla sua  leggiadria. L’uomo decise perciò di farle un dono: un paio di scarpine d’ oro, un gesto che ovviamente rese la cattiveria delle  colleghe di Rodopi irrefrenabile.  Erano corrose dall’invidia e dalla gelosia  e cominciarono ad assegnare alla povera fanciulla i lavori più pesanti.  Un bel giorno il faraone Amosis della XXVI dinastia invitò tutto il suo  popolo  ad un’imponente celebrazione in suo onore nella città di Menfi. a notizia giunse anche a  Rodopi che  si rallegrò poichè avrebbe avuto l’occasione di divertirsi  alla corte del Faraone, ma ovviamente le altre schiave ostacolano la sua partecipazione presentandolo una lista infinita di  lavori domestici. Rodopi era triste e sconsolata, come poteva esserci tanta cattiveria? Lei era una persona gentile ed amabile e non capiva il motivo di tanto risentimento. Mentre era al fiume a fare il bucato si bagnò le scarpine che mise prontamente ad asciugare al sole. All’improvviso un falco, il falco di  Horus, sopraggiunse e rubò una scarpetta prendendola fra i suoi artigli. Il falco volo via velocemente. Che terribile giornata per la povera Rodopi , che nel frattempo rassegnata, raccolse la scarpetta che le era rimasta e la  mise sotto la sua tunica. Nel frattempo tutti si divertivano alla festa del faraone quando apparve il falco che  lasciò cadere in grembo al sovrano la scarpetta d’oro.  Sapendo  che il falco rappresentava Horus, uno degli dei più potenti dell’Egitto, il Faraone  rimase sconvolto ed interpretò questo dono come un segnale Divino. Vide che si trattava di una calzatura femminile e  diede subito l’ordine  di cercare la proprietaria. Le ricerche iniziarono e dopo svariati tentativi giunse alla casa di Rodopi.  Il Faraone fece provare la scarpina alle schiave presenti in casa. Le malefiche donne riconobbero la scarpina d’oro di Rodopì e cercarono in tutti i modi  di forzare i loro piedi nella piccola calzatura, tentativi del tutto inutili.. Nel frattempo la fanciulla si era nascosta timorosa per paura dell’ira delle sue compagne. Il Faraone la vide  e la pregò di avvicinarsi provando la scarpina. Era perfetta. Un sorriso illuminò il volto di Rodopi che mostrò al Faraone anche l’altra scarpetta. Lui si inginocchiò e la chiese in sposa. Le altre schiave urlarono e insultarono la loro ex collega nonché futura Regina d’Egitto e furono zittite e punite immediatamente dal Faraone. Un finale classico, del vissero felici e contenti e questa storia ha ispirato la versione più moderna che tutti conosciamo ovvero Cenerentola. La storia di Rodopi  è ricca di significati come quello dell’invidia il più stupido dei vizi, poichè non offre nemmeno un solo vantaggio

Favria, 30.06.2023

Buona giornata. La vita assomiglia ad uno specchio, tutti ci si possono riflettere sopra per un momento, ma nessuno ci rimarrà impresso per sempre. Felice  venerdì.

Luglio.

Luglio è il settimo mese dell’anno secondo il calendario gregoriano. Era il quinto mese del calendario degli antichi romani che chiamavano il mese Quintilius, che significa quinto. Il Senato romano ribattezzò il mese come Julius, luglio, in onore di Giulio Cesare, nato il 12 luglio.  Luglio è il mese centrale dell’estate. Non solo per l’estate: siamo anche a metà anno!  Come dicevo il mese di luglio prende il suo nome da Gaio Giulio Cesare, figura chiave dell’Antica Roma nella transizione fra Repubblica e Impero. Giulio Cesare, una delle figure più note, importanti e influenti della storia, nacque proprio in questo mese, che fino alla riforma del calendario da lui voluta era il Quintilis, cioè il quinto mese dell’anno. Fino al 46 a.C. a Roma era vigente infatti il calendario romano, che divideva l’anno in dodici mesi. Proprio come oggi, ma con numero di giorni leggermente diverso. L’anno non iniziava il primo gennaio ma il primo di marzo, ed è per questo che il mese di luglio era chiamato Quintilis, quinto mese dell’anno, ed agosto era chiamato Sextilis, sesto mese. I mesi successivi, da settembre a dicembre, ancora portano l’impronta di quell’antico calendario, perché erano il settimo, l’ottavo, ottobre, nono, novembre, e decimo, dicembre, mese dell’anno. Questa riforma del calendario, promulgata da Giulio Cesare, da quel momento in poi il calendario si sarebbe chiamato Giuliano, fino alla nuova riforma del 1582, che introdusse il calendario oggi in vigore in Italia e nei paesi occidentali: il calendario  Gregoriano . Una delle novità più importanti della riforma del calendario introdotta da Giulio Cesare, quello giuliano, era che l’anno non iniziava più a marzo, bensì a gennaio. Proprio come ora.  Altra novità fu il cambio di nome del mese quintilis, che in onore a Giulio Cesare venne trasformato in julius. Il latino julius ha dato poi vita alle tante varianti nelle lingue neolatine, in italiano si chiama luglio, in spagnolo Jiulio, in francese Jiulliet, in rumeno iulie ed in portoghese julho. Anche nelle lingue non neolatine è rimasta la stessa radice: in inglese si chiama july, in tedesco july.  In futuro anche Ottaviano Augusto avrebbe avuto il suo mese: il  mese di agosto a lui dedicato. Nell’Antica Roma, il 5 luglio si tenevano i riti detti Poplifugium o Poplifugia e commemorava il giorno in cui i Romani fuggirono per il panico scatenato dalla scomparsa di Romolo durante un temporale alle Palus Caprae. Il popolo romano  fuggì, ma alla fine del temporale il re Romolo non fu più trovato e si sparse la voce che fosse stato assunto in cielo.  I Caprotinia o feste di Giunone venivano festeggiati il 7 luglio, durante la festa la gente si radunava presso la Palus Caprae in Campo Marzio per compiere un sacrificio; uscendo dalla città, il Campo Marzio era fuori dalle  mura Serviane, la folla gridava i nomi più comuni presso i Romani come Marco, Gaio, Lucio e così via.  Forse le due feste avevano un’origine agreste, poiché in quel periodo si compiva la mietitura. Sulla seconda pare che ci sia un nesso con  l’assedio gallico di Roma nel 390 a.C., una giovane prigioniera romana di nome Tutela accese, come convenuto in un piano precedente, una torcia sopra un fico selvatico, dando il segnale ai Romani di precipitarsi sull’accampamento nemico. L’attacco ebbe successo e consentì a una grande vittoria.Durante le feste, delle capre venivano sacrificate sotto dei fichi.

Favria, 1.07.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. A luglio i nostri discorsi si coniugano all’infinito, d’ascoltare, sentire, annusare,  camminare guardare il cielo e  l’odore dei progetti. Felice  sabato.

Eroi della guerra di Troia

Bellezza e coraggio sono gli attributi più comuni nei racconti mitici, e non stupisce che gli eroi dell’Iliade e dell’Odissea racchiudano le qualità più elevate. Achille è il più bello, forte e veloce tra gli Achei, imbattibile nella corsa dei carri e il più grande dei guerrieri. Agamennone, invece, è riconosciuto tra i quattro migliori combattenti nell’esercito acheo, e il più valente nel lancio del giavellotto. Come Achille, si distingue per una possanza fisica straordinaria, pari agli dèi: “I suoi occhi e la sua testa sono come quelli di Zeus, la sua vita come quella di Ares, il suo torace come quello di Poseidone” Iliade, 478-483. L’eroe multiforme, Odisseo, oltre ad essere dotato di un eccezionale acume, è ricordato come formidabile arciere e lottatore. Nonostante gli esempi di eroi meritevoli possano essere decine, ad uno sguardo attento possiamo vedere che l’epica si focalizza esclusivamente su un’unica categoria sociale: i principi, basileis. Omero va addirittura oltre, e considera le migliori doti di bellezza e coraggio come segni distintivi dei soli re, e nega che altri possano possederle. Un’altra caratteristica esclusiva dei basileis è l’eccellenza con cui si esprimono sul campo di battaglia, e questo aspetto è ben visibile nell’Iliade, in cui la narrazione verte sulle azioni di un piccolo gruppo di principi, dando l’impressione che questi siano migliori combattenti rispetto a tutti gli altri. Di conseguenza, l’esito degli scontri è sempre deciso da eroi aristocratici,

che si definiscono in un accentuato individualismo.

Favria, 2.07.2023 Giorgio Cortese

Buona giornata. Arriva luglio con i suoi giorni che  gocciolano via come il miele dal cucchiaio. Felice  domenica.

Velociped, la prima  automobile col motore a scoppio

Questa prima auto con il motore a quattro tempi sistemato nella parte posteriore, alimentazione a ligroina,  che era una sorta di benzina leggera, tre ruote molto simili a quelle delle biciclette, sistema frenante in cuoio, trasmissione a cinghia e catene e una barra come sterzo e somigliava ad un enorme e un po’ goffo triciclo, e nonostante le innovative soluzioni tecniche proposte non lasciava presagire il futuro radioso che invece l’attendeva. Il suo progettista, il vulcanico e geniale ingegnere Karl Benz, che per l’occasione si era messo alla guida, oltre a non essere riuscito a montare, come avrebbe voluto, le quattro ruote per un insormontabile problema di funzionamento dello sterzo, si era anche dimenticato di fornire la sua creatura di un vero e proprio serbatoio, costringendo così il figlio a seguirlo a piedi per rabboccare il carburante. I pochi metri percorsi quel giorno il 3 luglio 1886 dalla Motorwagen bastarono alla stampa per celebrarne le doti e coniare il termine “Velociped” con il quale la vettura sarebbe poi stata conosciuta dalle masse. Le persone rimasero allora stupiti e freddine riguardo alle potenzialità dell’invenzione di Benz. L’ingegnere ci rimase così male da cadere in depressione. Si era immaginato ben altra accoglienza dopo tutti quegli anni passati a studiare il modo per realizzare un veicolo capace di sostituire nel trasporto delle persone la vecchia trazione animale. L’aveva pensato leggero e maneggevole, non come quei primi tentativi messi a punto negli stessi anni da altri inventori, soprattutto in Francia, che avevano montato su ruota i mastodontici e pesantissimi motori a vapore. Per ovviare a questo inconveniente Benz aveva pensato di fornire il suo progetto di un motore a scoppio, decisamente più leggero, dispositivo inventato soltanto pochi anni prima. Le soluzioni tecniche adottate allora per la Patent Motorwagen avrebbero impresso una vera e propria rivoluzione nella storia della meccanica, cambiando per sempre il concetto di mobilità. Prima di Benz, nessuno aveva mai pensato di montare sullo stesso veicolo un telaio in tubi d’acciaio, un carburatore e una serie di sistemi per il raffreddamento ad acqua, l’accensione elettrica e la sterzatura. Eppure l’esordio della Patent Motorwagen si era risolto in un mezzo fallimento. A risollevarne le sorti ci pensò due anni dopo la moglie di Benz, Bertha, che all’insaputa del marito, e facendosi accompagnare dal figlio, guidò la vettura per 90 Km fino a raggiungere la casa dei suoi genitori per poi fare ritorno a Mannheim. L’eco dell’impresa della signora fece il giro del Paese e rese evidente la straordinaria affidabilità della Velociped,  90 Km erano all’epoca un traguardo impressionante  contribuendo a diffondere nell’opinione pubblica tedesca l’interesse per l’invenzione del marito e per il concetto stesso di automobile. Da allora a Manneheim, nella sede della fabbrica fondata da Benz, cominciarono a fioccare le ordinazioni del nuovo veicolo. L’ingegnere tedesco Benz, da allora sarebbe divenuto per tutti “il papà dell’automobile”, e si dedicò a perfezionare il primo modello inserendo la funzione del cambio di velocità a due tempi e  aumentando la cilindrata fino a portare la Velociped a sfiorare l’incredibile, per quei tempi, velocità di 20 Km all’ora

Favria,  3.07.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Spesso mi chiedo dove finiscono tutte le speranze smarrite, mi piace pensare che qualcuno le possa ritrovare in un angolo del proprio cuore, ferme lì ad aspettare il loro turno per potere ancora una volta respirare. Felice  lunedì.