Oggi sono diversamente allegro. -Il sorriso è il pane del cuore! -Difficile est satiram non scribere di Giorgio Cortese

Ogni giorno compio piccoli passi da formica per avvicinarmi ai miei obiettivi e tradurre in realtà i miei sogni che sono l’anima del mio essere.

Cerco sempre di superare gli ostacoli e gli imprevisti della vita con ragionato coraggio e calma determinazione.

Oggi sono diversamente allegro.
Ci sono giorni in cui vorrei che la mia vita fosse in standby. Oggi non ho parole, ma saranno le vostre parole di sinceri e veri amici a colmare queste ore. Meno male che esistono le speranze, i desideri, che sono poi dei piccoli fari che illuminano il mio quotidiano cammino, quando la vita, chissà perché, sembra che spenga la luce intorno a me. Spesso le urla che fanno più male sono quelle pronunciate sottovoce da subdoli serpi. Mi rendo conto di essere solo quando sono di fronte a persone sbagliate, perché queste persone sono peggio della solitudine, non mi comprendono, non ascoltano i miei bisogni, sono vicine fisicamente ma lontane con l’animo. Dicono che il lavoro sia il miglior antidoto alla tristezza ma in certi frangenti mi viene da pensare che fa aumentare il magone e la solitudine. Ma forse è la mancanza delle piccole cose che causa grandi vuoti nell’animo e le delusioni e i dolori che accumulo sono come la ruggine che tenta di danneggiare la porta dell’animo, poi penso che se perdo la voglia di sorridere, perdo la voglia di vivere.
Favria, 23.1.2015 Giorgio Cortese

Ogni parola è una parte di me stesso e della mia vita, non devo mai sciuparle ma, farle vivere, scrivendole in un foglio bianco.

Il sorriso è il pane del cuore!
Con l’amico Pietro, sabato mattina ho incontrato casualmente uno dei titolari dell’Agriforneria, un piccolo laboratorio di panificazione sito in Chiesanuova (TO) che viene gestito direttamente dai titolari, Veronica, Rocco, Raffaele e Massimo, rispettivamente moglie, marito, cognato e cugino. Tutti partecipano direttamente alla creazione degli impasti che poi daranno vita al pane. Successivamente sono andato a provare ad acquistare una pagnotta nel vicino negozio Bio Naturalmente Mara a Favria, rivenditore di quel tipo di pane biologico, dagli antichi sapori. Tornando a casa con la mia pagnotta pensavo al significato della parola “pane” e “grano”. La prima idea che ho avuto è quella di essere pane e cacio, cioè nell’andare molto d’accordo con i miei amici, di trovarmi bene con loro, così come stanno bene insieme il pane e il formaggio, antico modo di dire che deriva dalla cultura pastorizia, in cui l’alimentazione era basata sul pane e formaggio. Ma essendo di sabato, penso alla settimana lavorativa trascorsa e mi viene in mente al modo di dire di “guadagnarsi il pane col sudore della fronte”, insomma che devo lavorare per procurami il necessario per vivere, ma anche il mio fine ultimo è sempre teso allo sforzo della continua conoscenza. E allora non mi devo “fare cascare il pane di mano”, non mi devo scoraggiare, ne perdere la speranza, l’interesse o la voglia di continuare. Non devo insomma essere “un pane perso o perduto”, non devo mai deludere la fiducia che mi è accordata ed avere sempre il coraggio di ammettere i miei errori. Rendere pane per focaccia, ripagare uno sgarbo con un altro, un’offesa con un’altra offesa, non porta a nessuna parte ed è meglio essere considerato dai miei simili un pezzo di pane, mite, indulgente, di carattere malleabile, ma dire pane al pane e vino al vino, insomma essere sincero, parlando apertamente senza lasciare possibilità di malintesi, ma con garbo e cortesia, nomen omen.. Nella vita di ogni giorno se devo fare un favore molto malvolentieri, devo sempre farlo evitando il malgarbo o come si dice, “dare il pane con una balestra” per celare sempre la mia riluttanza senza farlo mai pesare, mai “dare il pane ed una sassata”, umiliando i miei simili. Devo sempre mangiare ogni giorno pane e volpe, per imparare dai miei quotidiani errori per dividere cosi il grano dalla zizzania, come recita la parabola evangelica di S.Matteo. Certo se penso alla crisi attuale certE persone hanno “mangiato il grano in erba” ipotecando così il futuro anche dei nostri figli. E adesso qualcuno pretende di farci “leccare un pane dipinto”, come questo famoso detto di Sant’Agostino, dandoci sempre nuove e fallaci illusioni. I nostri nonni e genitori si si sonoi tolti i pane di bocca, hanno fatti grandi sacrifici e rinunce per darci la prosperità, cercando sempre “miglior pane che di grano”, senza mai accontentarsi e noi adesso cosa daremo ai nostri figli? Come scriveva il poeta francese Paul Claudel: “Il pane conserva quasi una maestà divina. Mangiarlo nell’ozio è da parassita, guadagnarlo laboriosamente sembra un dovere, rifiutarsi di dividerlo è da crudeli…interroga la vecchia terra: ti risponderà sempre col pane e col vino! Queste frasi rappresentative mi ricordano la presenza del grano e del pane nella storia umana, il pane non è solo il simbolo onnicomprensivo del cibo ma ha anche un aspetto sacro e religioso. Questa brevi frasi che ho citato mi permettono di fare alcune considerazioni semplici ma importanti come quelle sullo spreco, sull’iniqua divisione dei beni naturali, sull’impegno operoso. Centrale è, certo, il tema della fame nel mondo, un argomento che è spesso declamato con parole sdegnate ma che alla fine non smuove di un millimetro l’impegno degli Stati e le scelte della società. Alla mensa della terra, imbandita da Dio, noi occidentali ci siamo accaparrati i posti migliori e ci siamo allargati fino a estromettere una folla immensa che è in piedi o sdraiata, pronta solo a catturare le nostre briciole. Ritornando alla nostra Comunità, nel maggio del maggio 1961, da una statistica riportata dal bollettino parrocchiale di Favria, di quell’anno tra i sei paesi della Comunità Europea gli italiani avevano il primato del consumi del pane kg 362 per una famiglia di 4 persone, 119k per le paste alimentari! Oggi il consumo è sempre il più alto nell’Europa quasi 20 kg. a persona. Tra i consumatori italiani si registra una tendenza alla diminuzione del consumo di pane. Oggi di pane se ne consuma sempre meno, ma allora perché non provare ad assaggiare quello dell’agriforneria di Chiesanuova, cito dal loro sito: “Sono il lievito madre, le farine biologiche, l’acqua, l’aria di montagna e la cottura in forno a legna a render così buono il pane dell’Agriforneria. Lo si può trovare in selezionati negozi di alimentazione bio o ordinare tramite Gas o Gac. Per informazioni: info@agriforneria.it, www.agriforneria.it”, personalmente ne ho acquistato una loro pagnotta dal negozio Bio Naturalmente Mara a Favria, uscendo dal negozio ho pensato anche che il sorriso è il pane del cuore e ciò che sostiene la mia vita oltre al cibo, ed in primis al pane, che assumo o l’allegria confusa che mi avvolge, ma la serenità, la dolcezza di sentirmi accettato come essere umano e non isolato, il cercare ogni giorno di riuscire sempre a sorridere anche solo per il piacere di vivere
Favria 24.01.2015 Giorgio Cortese

Gli animali si nutrono e gli esseri umani mangiano, ma solo le persone intelligenti sanno come mangiare.

Difficile est satiram non scribere
Parlo di satira e di ironia, parole che spesso si confondono. La parola satira deriva dal latino satura lanuxi, il vassoio riempito di primizie rituali offerto agli dei, secondo altri deriverebbe sempre dalla parola latina satur, pieno, sazio, e per estensione, vario, misto, anche con valore negativo di confuso. Esiste anche una terza orgine del lemma legato all’etrusco satir , parola. E’ un genere legato a varie arti, letteratura, disegno che è caratterizzato dall’attenzione critica alla politica ed alla società, mettendo in evidenza le contraddizioni per promuoverne il cambiamento. Già nell’Antica Grecia la satira è sempre stata fortemente politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la città, le polis, ed esercitando una notevole influenza sull’opinione pubblica ateniese, proprio a ridosso delle elezioni. Per questo motivo è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti dell’epoca, come nel caso del demagogo Cleone contro il poeta comico Aristofane, e dello stesso Aristofane contro Platone che in alcune sue commedie fa la parodia alla città ideale del filoso Platone. L’ironia deriva invece dall’antico greco con il significato di dissimulazione, ed ha come base e scopo quello di fare ridere e finire poi nel sarcasmo, quest’ultima una figura retorica che deriva dal tardo latino sarcasmus, che deriva a sua volta da una parola greca con il significato di lacerare le carni. E qui siamo in questa figura retorica ad una forma pungente ed amara di ironia, volta allo schernire o umiliare ed anche ad offendere. Ma la satira e l’ironia sono di Destra o di Sinistra? “Che cos’è la Destra, che cos’è la Sinistra?” cantava Gaber con ironia tagliente. E la domanda sembra oggi più attuale che mai. Che cosa si intende oggi quando si parla di Destra e Sinistra? Questi due termini nascono all’indomani della Rivoluzione Francese, quando nelle prime riunioni del parlamento a sinistra prendevano posto gli esponenti della corrente più rivoluzionaria e a destra invece si sedevano i componenti dei partiti filo monarchici. Al centro trovavano collocazione invece coloro che con spregio venivano definiti i membri della “palude”, in quanto la loro posizione circa le linee da seguire all’indomani della Rivoluzione erano ancora mutevoli e poco chiare. Ma oggi con la caduta del muro di Berlino, o termini destra e sinistra, con la caduta delle ideologie hanno in parte perso la forza del loro significato. In qualche modo da termini di contenuto sono diventati dei contenitori da riempire con valori adeguati al presente in cui viviamo. Perciò oggigiorno ha poco senso parlare ancora di destra e sinistra oggi. Forse bisognerebbe parlare degli onesti e dei mascalzoni e allora ritengo che ingiuriare i mascalzoni anche con il sarcasmo è cosa nobile, se serve ad onorare gli onesti. Ritengo la satira la più formidabile ed esilarante arma contro il potere in tutti i tempi, che copre la storia della nostra umanità. Mi viene da pensare alle comiche invenzioni di Aristofane, Ennio, Orazio e Giovenale, Jonathan Swift per arrivare a Petrolini e Toto, per culminare con la satira più recente. Certo che la satira e l’ironia devono essere somministrata con l’imparzialità d’una perfetta burocrazia, senza un occhio di riguardo per nessuno. La satira è arte, intrattenimento e critica contro il potere e dovrebbe, come un rasoio ben affilato, ferire con un tocco che appena si veda o si senta, contro ogni potere, anche quello della satira. Ritengo che la satira è innanzitutto arte, in quanto tale, agisce sulla Storia e sull’evoluzione , spero in meglio, della Società. Ma la satira è anche fare politica, dato che esprime una critica dell’esistente, infatti nasce politica: Aristofane attaccava il demagogo Cleone e il partito dei democratici, che volevano la guerra. Chi dice che la satira non deve fare politica vuole solo censurare la satira. La satira è il sincero gusto per la libertà di pensiero e se deve fare scandalo non è offendendo ed umiliando le convinzioni altrui anche con delle indecenze, ma nella sua corrosiva libertà espressiva che corrode i pregiudizi che rassicurano. Dato che il patetico di certe persone non può essere espulso dalla vita umana, per renderlo sopportabile mi pare che sia sempre utile accompagnarlo con un po’ d’ironia. Il senso d’ironia è una grande garanzia di libertà che non si definisce, si sente nello spirito dei cittadini che lavorano per sbeffeggiare chi li taglieggia. La libertà comincia dall’ironia simile ad uno sguardo sicuro che sa cogliere subito lo storto, l’assurdo, il vano dell’esistenza. La satira è la baionetta della libertà con al posto del fucile e della lama, una matita ed una mina per scrivere. Pensate che anticamente la satira fu definita “aceto italico”, o “sale attico”, e se oggi la satira viene uccisa si rischia che la risata diventi il sonno delle coscienze dell’Occidente. Dove non arriva la mano della legge, la deve giungere la frusta della satira ed il pungolo dell’ironia. E allora come scriveva Decimo Giunio Giovenale, nelle Satire: “Difficile est satiram non scribere. È difficile non scrivere satire!
Favria 25.01.2015 Giorgio Cortese

La mia idea di paradiso: mangiare de agnolotti con sugo d’arrosto al suono delle trombe degli angeli!