Sede del Gran Paradiso Scoppia battaglia politica di Ornella De Paoli

Locana, i sindaci dell’area protetta la rivendicano e coinvolgono Avetta e Gariglio Gli uffici di Torino sono stati trasferiti da una sede prestigiosa a una più modesta
tratto dalla Sentinella del Canavese
LOCANA. Per trasferire nelle valli le sedi di Torino e di Aosta del Parco nazionale del Gran Paradiso occorre una volontà politica congiunta. Giunta regionale e parlamentari valdostani hanno dimostrato di averla, ma cosa ne pensano quelli piemontesi? Lo hanno chiesto con insistenza i sindaci dei Comuni che rientrano nell’area protetta ed anche lo stesso presidente del’ente, Italo Cerise, durante la riunione della Comunità presieduta dal sindaco di Locana Giovanni Bruno Mattiet, svoltasi lunedì nella sala consiliare. Una prima risposta positiva è arrivata da Alberto Avetta e da Davide Gariglio, rappresentanti di Città metropolitana e Regione all’interno della Comunità del parco, entrambi presenti alla riunione. A riportare alla ribalta la questione era stata la notizia del cambiamento di indirizzo della sede torinese dell’ente, i cui uffici, da lunedì 2 novembre, non si trovano più nel prestigioso immobile di via della Rocca 47, nel centro cittadino, bensì nel complesso dell’Arpa nella zona del Lingotto.
«Si è trattato di un trasloco dettato da esigenze di buona gestione, infatti abbiamo dimezzato la spesa annuale, che era di 140 mila euro tra affitto e spese condominiali; inoltre, l’affitto viene pagato ad un ente pubblico e non ad un privato – ha puntualizzato Cerise –. Attualmente il parco non può trasferire le proprie sedi, in quanto per farlo è necessaria una legge che modifichi le disposizioni in vigore. Il cda dell’ente parco è favorevole al trasferimento ed aveva approvato la proposta fatta a suo tempo dalla Comunità del parco, poi presentata in Parlamento. Ripresentata nel 2014 dal senatore Lanièce, la proposta è ora all’esame della Commissione ambiente del Senato nell’ambito della discussione sulla revisione della legge quadro delle aree protette. Se ci sarà la volontà politica per approvarla, saranno poi, i Comuni del parco a decidere dove trasferire le sedi. Del resto, la situazione del nostro ente è anacronistica, nessun altro parco ha ancora sede in città, lontano dal territorio protetto». All’appello, però, mancano i parlamentari piemontesi . Sia Avetta che Gariglio si sono impegnati a sollecitarli, oltre ad assicurare che la questione sarà presa in considerazione dagli enti da loro rappresentati. «I nemici di questa operazione sono due – ha esclamato Pino Dupont, sindaco di
Valsavarenche – l’indifferenza dei politici piemontesi e la pressione di certe associazioni ambientaliste a cui fa comodo che tutto rimanga com’è. Invece, per noi portare le sedi sul territorio è molto importante e per il parco sarebbe un segnale forte dato alla popolazione». (o.d.p.)