Storie di Nivolastro a cura di Franco Chiapetto

Forse non tutti sanno che l’amico Franco Chiapetto, nostro collaboratore del sito, non è solo un amante delle nostre montagne che insieme a Giuseppe Bellino (‘l Blin)  ama

percorrere  attraverso impensabili itinerari, alla ricerca sistematica di sentieri, cime, alpeggi oppure caseforti dimenticate da Dio e dagli uomini.
Franco è anche un appassionato “lettore curioso” delle vicende che nel passato hanno coinvolto il nostro territorio, lasciando a volte una preziosa traccia delle fatiche dei nostri antenati.
In questo caso Franco ha voluto riproporci, attraverso la sua pagina FB , una storia vissuta nella frazione di Nivolastro circa 100 anni fa, raccontata dal professor Angelo Paviolo nel libro “da Scuole Maestri Alunni delle Valli Orco e Soana”. (quanto segue è statto dalla pagina FB di Franco Chiapetto)

Valle Soana, Ronco Canavese, Nivolastro 1918. Irma Maria Fornengo (1900 -1991) aveva da poche settimane compiuto i diciott’anni quando vinse il concorso di insegnante. Veniva dai sei anni di scuola postelementare, tre di complementare e tre di normale., che costituivano il titolo per accedere all’insegnamento elementare: li aveva frequentati all’istituto “Provvidenza “ di Torino: “ Ero rimasta orfana a nove anni , “e ai miei studi pensò mio zio. Pagava lui la retta annua, si spendeva egualmente anche a fermarsi per dodici mesi. E cosi’ facevo io, per non gravare sul bilancio familiare…” Si vide assegnare la Scuola di Nivolastro, con inizio il primo di ottobre; due settimane prima sali alla Borgata, e trovò a sistemarsi bene, nella casa del proprietario dell’Hotel Soana del capoluogo, che aveva una grande casa nella frazione; era padre di sette figli, tra cui una ragazza della stessa età di Irma: “ Starà con mia figlia, vi terrete compagnia e cosi’ anche lei imparerà qualcosa, che ne ha bisogno”. Pochi giorni dopo la maestrina veniva informata che l’apertura delle lezioni era rinviata; incominciava ad imperversare l’epidemia passata alla storia come la “Spagnola”, e anche il Canavese e la Valle Soana ne furono colpiti. Poi il momento euforico della “vittoria” accompagnato dal festoso scampanio che interrompeva il silenzio delle campane che neppur piu’ annunciavano agonie, decessi e funerali tanto eran frequenti. Solo il 13 dicembre quell’anno fu autorizzato l’inizio delle lezioni nella zona di Ronco; la maestrina vi ebbe una dolorosa sorpresa. Proprio la famiglia di quella sua nuova amica era stata tra le piu’ pesantemente colpite: lei stessa era morta, con la mamma e tre fratelli. Si era salvato il padre, e tre fratelli emigrati a Parigi. Di quell’anno trascorso a Nivolastro la maestra Irma ha conservato ricordi di fatti, ma non di nomi; e, preziose reliquie, un disegnetto a penna da lei fatto della borgata cosi’ come si presenta a chi giunge da Ronco, una fotografia in cui la maestra appare vestita nel costume del luogo, e il diario scolastico, con l’elenco delle lezioni giornaliere. Ad indicare la pedagogia dei tempi, vi si parla del Risorgimento e non dell’ultima guerra, si fanno molte lezioni di igiene ma non si dice nulla della recente e terribile epidemia. La scuola era una casa qualunque, ma tra le piu’ fatiscenti;un buco nel pavimento era stato chiuso con una lastra in pietra, il piano superiore ( ove era prevista la camera per la maestra) non era accessibile e il terrazzino era crollato. La maestra aveva un tavolino e una sedia, gli undici alunni, tre di prima e altrettanti di terza, cinque di seconda, erano sistemati su tre grossi banchi, vi era una lavagna e una stufa. Ciascun bambino portava ogni mattina un pezzo di legno, a integrare la scarsa provvista inviata dal Comune, che aveva anche autorizzato il taglio di alcune piante. A turno un ragazzo arrivava al mattino mezz’ora prima, accendeva la stufa e faceva pulizia. La Maestra viveva con una famiglia, e mangiava con loro: patate, rape, formaggio; la carne solo quando gli uomini riuscivano a uccidere un camoscio, conservato poi sotto sale, Irma scendeva a Cuorgnè una volta ogni quindici giorni. Al ritorno la carrozza trainata da un unico cavallo veniva abbandonata dai passeggeri nelle salite piu’ ripide, se no la povera bestia non ce l’avrebbe fatta. L’anno si concluse con un grande sciopero degli insegnanti, che ottennero l’aumento del “caro vita”, per cui lo stipendio mensile aumentò da 75 a 90 lire. Ottennero anche la divisione delle scuole in cinque gradi, a seconda della grandezza delle città; al primo appartenevano le sedi metropolitane ( Milano, Roma, Napoli), alla seconda le grandi città come Torino, poi via via sino al quinto: a questo appartenevano sedi varie, come Cuorgnè e appunto Nivolastro. L’anno dopo Irma scese a Sale di Castelnuovo, poi fu a Salassa, Valperga, Salto, vinse il concorso sia per le metropoli sia per le grandi città: scelse Torino e vi concluse la sua attività di maestra.