Traguardo dopo traguardo. – I pescatori del laghetto Valentino a Favria. -Da acre ad acerrimo. -Lajan. -Io credo!.- Parole povere. -Possiamo fare la differenza! – …LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Traguardo dopo traguardo
71 grazie mille anzi no 85 grazie di cuore!
Venerdì 13 novembre a Favria c’è stato il prelievo collettivo di sangue. Sono state raccolte 71 sacche di sangue intero, n 2 candidati e 6 esami e del prelievo sono state raccolte 36 sacche di sangue del gruppo zero. Il Direttivo Fidas del Gruppo Comunale L. Tarizzo- D. Chiarabaglio ha raggiunto un ottimo risultato, un grazie a tutti ma un grazie di cuore alle 85 persone che oggi sono venute a donare e che per almeno una quindicina non è stato possibile per vari problemi. Il traguardo di oggi mi fa pensare che avere un obiettivo chiaro nella mente, qualcosa se ci credo davvero, se sono tenace e non mi lascio sistrarre dallo scopo posso raggiungerlo. Il traguardo di oggi è per tutti noi che crediamo nel dare, e nel dono teniamo sempre presente che non è la grandezza del dono o il suo valore, ma la grandezza del nostro animo che rende il dono più grande e che non si può confrontare ad un prezzo. Personalmente continuo a camminare sulla strada della vita, per un lungo andare, finchè mi sarà concesso, verso sempre nuovi traguardi e ogni tanto penso a quanti traguardi ho raggiunto, ora visti con gli occhi consapevoli degli anni trascorsi, ma, con il fresco entusiasmo del bambino che è sempre dentro di me per continuare a partire per una nuova avventura per fare sempre meglio. Per raggiungerli ogni giorno mi servono grandi ali che sono gli amici che con me condividono queste mete, per superare le avversità quotidiane e grazie a chi mi è vicino, perché il traguardo non è mai la fine di ogni viaggio ma l’inizio di uno nuovo. Grazie a tutti, grazie all’equipe medica e alla prossima donazione, nuovo traguardo!
Favria 14.11.2015 Giorgio Cortese

Se voglio essere felice durante la giornata non devo mai odiare, lasciarmi dietro gli affanni e preoccupazioni, dare di più in famiglia, nel lavoro e nel tempo libero, senza aspettarmi nulla, il tutto vivendo con felicità. Certo non è facile ma io ci provo ogni giorno

I pescatori del laghetto Valentino a Favria.
I pescatori, si sa, parlano poco, ma frequentandoli ho capito che sanno essere formidabili poeti e narratori. Intrecciano lingue con nodi del presente sul filo della memoria del passato. Quando vado al laghetto Valentono rimango sempre colpito dai pescatori durante le gare sociali, dal loro sguardo acuto che fissa la lenza nell’acqua e si perde nell’infinito dei loro pensieri. Penso che in quei attimi rivivono nel loro animo ricordi di gare passate, di gioie per delle grosse trote pescate. In piedi sul bordo del laghetto passano la giornata di pesca. Ripensando a quei pesci che nessuno è mai riuscito a a catturare. Non è che erano più veloci o forti di altri pesci. È solo che parevano sfiorati da una particolare grazia. Come nessun uomo nasce artista, così nessun uomo nasce pescatore, ma i bravi pescatori si riconoscono dallo lancio. Lanciare denota l’arte della pesca con l’esca attaccata all’amo deve impregnarsi dell’acqua del laghetto, coi i suoi colori e riflessi. Per loro sapere che il pesce è lì sotto non basta!. L’amo deve arrivare in acqua con la leggerezza di una mosca, con il peso di una piuma ma scendere netto e deciso come il piombo che zavorra l’esca. E poi l’abbocco, lo si deve intuire, dare la lenza e recuparla con fulminea rapidità. Insomma per pescare, bisogna avere la mente sgombra sempre concentrati pur se attraversati da nugoli di pensieri svariati. Li vedo al laghetto, con leggerezza lanciare lenza, poi sornioni aspettare calmi e sempre concenntrati sul galleggiante. Per loro la felicità a volte è quella di rigettare il pesce nel laghetto per poterlo pescare nuovamente. La loro pazienza mi ricorda che per fare abboccare un idea all’amo del pensiero ci vuole ogni giorno molta pazienza ed una discreta dose di fortuna
Favria, 15.11.2015 Giorgio Cortese

Certi giorni ho la strana impressione di avere refoli di cervelli simili alle foglie , vanno dove il vento li sospinge in ordine sparso.

Da acre ad acerrimo
La parola acre deriva dal latino acer, acris. Non viene più usato, caduto in disuso l’aggettivo acro. Significa un cibo di sapore agro, piccante, pungente, ma anche un odore intenso e penetrante e per estensione un suono acuto e stridente. Il superlativo assoluto è acerrimo e non acrissimo. Il fatto che questo aggettivo formi il superlativo assoluto in modo particolare dipende dalla sua origine, acre deriva da acer, acris, che avevano come superlativo acerrimus e non acrissimus, e l’italiano deriva appunto dal latino. Per completezza il significato di acerrimo significa chi non demorde, irriducibile. Questo mi ricorda una frase di Plutarco che affermava: “ per essere onesto l’uomo ha bisogno di buoni amici o di acerrimi nemici, perché i primi con i loro consigli ed i secondi con i loro insulti gli impedisco di fare male”, ed io allora ringrazio entrambi anche se gli amici dei miei presunti acerrimi nemici non potranno mai diventare miei amici, ma il tutto senza acredine, ma solo per etica di onestà e giustizia, scriveva Marco Tullio Cicerone: “Non può essere veramente onesto ciò che non è anche giusto. Ma la mia paura non è la cattiveria dei malvagi ma l’assordante silenzio degli onesti. . Quello che chiedo ogni giorno il coraggio di conoscere me stesso, non ho paura di affrontare gli avversari non paura di nulla se mi sforzo di conoscere bene me stesso nelle pieghe del mio animo e se agisco subito cresce nell’animo il coraggio ma se rimando prende piede la paura
Favria, 16.11.2015 Giorgio Cortese

Nella vita il volontariato è l’unico lavoro il cui stipendio è fatto di emozioni, è la dimostrazione che il denaro non è tutto, non è l’unica merce di scambio ma molte volte un mezzo artificiale creato dagli esseri umani e molte volte anteposto a tutto, anche al bene comune.

Lajan.
Laiano è una parola che deriva dal piemontese, anche se da ragazzo venivo così apostrofato quando non avevo voglia di studiare da di mamma. In italiano laiano viene inteso come: “fannullone, lavativo, scansafatiche’. Pare che derivi dallo spagnolo layar, vangare, infatti vanga si dice laya. Nella civiltà contadina era il pigro e fannullone che non vangava nel campo. Insomma un espressione contraria che in greco si chiama antifrasi. Laiano oggi significa appunto pigro, fannullone. Questa parola è comparsa in italiano nel 1978. Una parola molto espressiva nel linguaggio famigliare, nella lingua parlata informale e nei contesti scherzosi, per indicare una persona poltrona per poi arrivare a gabbamondo, parola che indica chi vive imbrogliando il prossimo, categoria sempre più nutrita che personalmente definisco lajeùl, dei ramarri, dal latino anguis, anguìcula, dei veri serpentelli
Favria, 17.11.2015 Giorgio Cortese

Il momento più felice della vita coincide con il secondo prima di mettere in bocca il mio piatto preferito, quel secondo non è secondo a nessuno.

Io credo!
Io credo che dentro ad ogni essere ci sia una qualcosa di veramente unico. Personalmente accetto le critiche, perché fanno parte della vita e se mi dite che scrivo male, senza punteggiatura ecc. non me ne frega poi un gran che, perchè solo io so cosa ho dentro quando scrivo qualunque cosa. Sono un mediocre ragioniere ed un pessimo scrittore, questo lo so, e farò di tutto per migliorare, a qualche persona piace il mio modo di scrivere, di pensare, il mio modo di esprimere emozioni. Purtroppo non sono nato bravo ed imparato, tutti sbagliamo ed abbiamo dei difetti, non siamo perfetti e personalmente la perfezione mi inquieta. Chi vi piaccia o no continuerò a scrivere per esprime le mie emozioni dell’animo. Ciao a tutti!
Favria, 18.11.2015 Giorgio Cortese

Per avere successo dipende nella vita da come una squadra gioca nel suo complesso o come lavora un gruppo di persone. Si può avere il più grande gruppo di stelle individuali nel mondo, ma se non giocano in modo unito, il team sportivo o lavorativo non varrà nulla!

Parole povere.
Oggigiorno il linguaggio parlato è di una povertà impressionante: mi piace, non mi piace, amico nemico, fascista comunista. Frasi brevi poche parole, poche idee, niente sfumature. In Italia è stata vinta da tempo la battaglia contro analfabetismo vero e proprio, ora deve affrontare il problema dell’analfabetismo funzionale. Oggi la gente legge, ma molto spesso non capisce il senso di quanto si legge, perchè sono abituati ad usare poche parole con un vocabolario quotidiano povero. Si usano le parole più comuni e sempre quelle.. Sui social forum, su l web in generale ma anche alla tv e nei giornali, la lingua che si usa è sempre di più sciatta. Oggi si usano le parole per emozionare sia positivamente che negativamente per accrescere la rabbia ma, non si usano le parole finalizzare a fare ragionare. Ma poche parole vogliono dire pochi pensieri anche quando bisogna difendersi da una attacco verbale. Non capire cosa dice il bugiardino di un medicinale può essere nocivo, ma di sicuro è molto nocivo anche il non capire un articolo di un giornale o di una proposta di legge o di una opinione politica. Questo non nuoce alla salute ma sicuramente alla democrazia e alla vita civile. Nuoce alla convivenza tra esseri umani e alla necessità che abbiamo tutti di parlarci e di capirci chiaramente.
Favria, 19.11.2015 Giorgio Cortese

Sono felice se faccio del bene, nella gioia che diffondo e nei sorrisi di approvazione che raccolgo

Possiamo fare la differenza!
Mi viene da domandarmi se una persona su sette miliardi che abitano la terra? Il problema del cambiamento climatico è anche un problema di consumo individuale, infatti secondo recenti ricerche fatte nelle Università anglosassoni, se ciascuno di noi disponesse di soli 2.000 watt di potenza si potrebbe limitare l’effetto serra. Pare che uno statunitense medio disponga di 12.000 watt, ma un abitante del Bangladesh ne dispone solo 300 watt. La sfida che tocca tutti è di ridurre coscienziosamente i consumi, con limitare illuminazione ai monumenti pubblici nel cuore delle ore notturne, migliori stili di vita individuali il tutto unito a tecnologie meno dispendiose forse ci aiuteranno a fare davvero la differenza, differenziando meglio, perché di Terra c’è né una sola
Favria 20.11.2015 Giorgio Cortese

I volontari non sono remunerati, non perché non valgono nulla ma perché sono inestimabili, se vengono pagati sono dei mercenari.