un “giallo” Canavesano degli anni sessanta nel nuovo romanzo di Claudio Danzero “il mistero di monte navale” di Marino Pasqualone

un “giallo” Canavesano degli anni sessanta nel nuovo romanzo di Claudio Danzero
( da il risveglio popolare del 17 marzo 2016 ) di Marino Pasqualone

Un triangolo ai cui vertici stanno Torino, Ivrea e Pont Canavese. L’istituto tecnico “Avogadro” di Torino, l’Olivetti di Ivrea ed i tanti paesi del circondario che gravitavano su di essa. L’industrioso Canavese degli anni sessanta dello scorso secolo dove la modernità di costumi e comportamenti faceva irruzione in un contesto sociale in pieno fermento, dove le tradizioni ed i modi di vivere di un mondo agricolo ed industriale di stampo in molti casi ancora ottocentesco, stavano per cedere rumorosamente il passo al boom economico di un’Italia che non sarebbe mai più stata quella di prima.
Ed è in questo quadro che si inseriscono le vicende di “cronaca nera” dell’ultimo romanzo del pontese Claudio Danzero, intitolato “Il mistero di Monte Navale”, edito da EEE-book, che è stato presentato dallo stesso autore davanti ad un folto pubblico sabato 27 febbraio nella sala consiliare di Pont Canavese, a cura dell’associazione culturale Tellanda.
Danzero, dopo aver già pubblicato negli ultimi anni numerosi volumi che spaziano dal romanzo storico (Amore di Masca e La sposa del sud) al saggio su elementi linguistici e di storia locale (Cattiverie d’altri tempi, Nojàutri Canavzan, La Porta), si è dunque questa volta cimentato con una trama gialla ben miscelata di amori, amicizie, omicidi passionali, indagini poliziesche e giornaliste alla ricerca della verità.
Entrando più nel dettaglio si parla della apparentemente inspiegabile uccisione di due giovani innamorati, Clelia e Andrea, che verrà risolta, scoprendone il colpevole, solo alla fine del romanzo, quando sarà finalmente svelato il “mistero” celato su Monte Navale, l’altura boscosa che si erge subito alle spalle degli storici stabilimenti Olivetti (oggi Vodafone) di via Jervis ad Ivrea.
Ma, al di là delle indagini sul duplice omicidio della polizia e di Francesca, una giovane ed intraprendente giornalista locale, il romanzo di Claudio Danzero offre all’autore l’occasione per tratteggiare l’affresco della società canavesana e torinese all’alba degli anni sessanta del novecento, quando proprio Ivrea, grazie soprattutto all’opera ed alle intuizioni di Adriano Olivetti, era diventata l’epicentro di una vera e propria rivoluzione dell’organizzazione e della  cultura industriale che fece epoca.
Un’eredità preziosa di cui però oggi purtroppo poco è rimasto in questo Canavese con sempre più cemento e meno verde, punteggiato di stabilimenti e capannoni svuotati da una crisi industriale che sembra non debba avere mai fine.
E come sembrano lontanissimi i tempi, evidenziati nel romanzo di Danzero, in cui i giovani diplomati venivano corteggiati e ricercati dalle stesse industrie locali, mentre oggi spesso neppure ricevono una risposta, fosse anche solo interlocutoria, alle loro vane richieste di un lavoro.
Eppure sono passati solo cinquanta anni da allora, ma di quel Canavese che l’autore pontese descrive così abilmente nel suo romanzo oggi non sembra restare altro che un pugno di ricordi e di rimpianti nei confronti di un mondo perduto forse per sempre.
Marino  Pasqualone
(marino-cobra@virgilio.it)
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Claudio Danzero
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