Valle Soana: La grande diga tra dubbi e certezze… a cura di Marino Pasqualone

(da IL RISVEGLIO POPOLARE del 14 marzo 2024)

A differenza di quanto accaduto nello scorso secolo, quando la realizzazione dei laghi artificiali erano “diktat” calati dall’alto e da accettare comunque dalle comunità locali, la decisione di proporre la costruzione della nuova diga in bassa valle Soana è stata tutta politica ed è partita dalla Unione Montana valli Orco e Soana.

Senza l’input dell’Unione Montana, la quale ha poi coinvolto nello sviluppo dell’idea iniziale Iren e altri enti , infatti nulla forse sarebbe mai partito: che poi spetti ai “tecnici” valutare la fattibilità o meno del progetto è fuori di ogni dubbio, ma le sue ricadute positive o negative sul territorio devono e dovranno ancora una volta essere oggetto  di una attenta valutazione politica, economica e ambientale degli interessi dei cittadini, in primis di quelli valligiani.

Perché è evidente che un’opera di questa portata, se poi effettivamente realizzata, cambierà definitivamente e per sempre il paesaggio della bassa valle Soana, e sarà impattante in particolare per il Comune di Ingria il cui territorio si troverà fisicamente diviso dalla “sua” val Verdassa da un lago artificiale lungo alcuni chilometri.

Inoltre, con l’ipotesi diga alla frazione Stroba di Pont Canavese, andrebbero sott’acqua le centrali idroelettriche esistenti a Frailino, oltre a mettere un punto interrogativo anche su quanto l’eventuale costruzione del nuovo invaso potrà o meno influire sul funzionamento di quelle, numerose, esistenti più a valle nel territorio di Pont.

Al di là dei vantaggi – maggiore produzione di energia idroelettrica, uso idropotabile (ma per questo non c’è già in costruzione il maxi-acquedotto delle valle Orco?), serbatoio per l’irrigazione delle pianure, laminazione delle piene (ma non di quelle più a monte del previsto sbarramento, che tanti danni fecero proprio a Ronco e Valprato nelle alluvioni del 1993 e del 2000) – è soprattutto dal punto di vista turistico e ambientale che permane qualche incertezza che la valle ne possa poi effettivamente beneficiare, vista la ripidezza delle sponde che, da entrambi i lati, scenderanno nel nuovo invaso.

Col rischio di avere davanti agli occhi, nei mesi quando la diga sarà inevitabilmente parzialmente vuota (di solito a fine inverno, ma anche in estate se l’acqua dovrà essere usata per irrigare i campi), un lungo tratto di fondovalle con un paesaggio lunare, anziché verde e boschivo come adesso: per capirci andrebbe sott’acqua proprio il tratto più impervio e selvaggio della valle Soana, un’area wilderness che costituisce un vero scrigno di quella “biodiversità” che la caratterizza e di cui si fa vanto.

Senza contare gli anni di lavoro che occorreranno per costruirla, con i tanti mezzi operanti nell’area di cantiere e con il prevedibilmente intenso transito di camion avanti e indietro tra Pont e Ingria, che avranno inevitabilmente un notevole impatto sulla viabilità e, di riflesso, proprio sul turismo in  valle.

In conclusione: la diga, con la sua riserva d’acqua ad uso multiplo, promette un beneficio certo per la pianura canavesana.

Qualche dubbio rimane invece sulle ricadute locali, almeno sul medio e lungo termine, a parte gli introiti comunali dovuti alla presenza degli impianti: anche perché parliamo di infrastrutture che saranno ormai del tutto automatizzate, e che non offriranno più l’occupazione sul territorio come le vecchie dighe Aem dello scorso secolo in valle dell’Orco.

Di queste e di altre cose bisognerebbe quanto prima almeno discutere apertamente con i residenti a monte e a valle della presunta diga, sentire i loro pareri e le loro osservazioni, fugare i loro dubbi e rispondere alle loro domande.

D’altronde, si fa però notare, non è che la diga comunque si farà domani e il suo iter è ancora lunghissimo, sia dal punto di vista tecnico che di successiva ricerca di risorse per eventualmente poi realizzarla: anche se la sensazione è che, passo dopo passo, quel più o meno lontano “domani” lo stiamo forse in parte già ipotecando oggi.  

                                                                                                                       Marino  Pasqualone

La parte di fondovalle che potrebbe essere sommersa dal nuovo lago artificiale (foto Marino Pasqualone)