Buon 2024 . – Le date della storia. – Sfiga e il ferro di cavallo. – La maledizione della vestale. – Dal Ficatum al foie gras.. – San Giuliano e Basilissa, la strana coppia. – Evviva il tricolore… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Buon  2024 Oggi in mezzo alle cose vecchie cerco quello che è nuovo. In ogni

fine vedo un principio, e tutti i cocci dei mie pensieri tornano ad unirsi, anche quando mancano i pezzi, o non si sa a quale parte del ricordo appartenga l’altra. Lo stesso con i miei deboli pensierini, a volte li scrivo con le parole vecchie, quelle che sono piene di muffa, quelle che soso state relegate in un angolo anche di un dizionario. Alcune, non so cosa vogliano dire; altre, hanno detto tante volte la stessa cosa che ormai ho perduto il senso di ciò che dicono. Ma quando le unisco, scrivendo riga dopo riga, quello che sento nel mio animo ha sempre un altro senso. Questo breve pensiero, per esempio, non ha niente di nuovo. Le parole, certo sono facili, e anche i sensi sono ovvi. Ed è per questo che cammino, in mezzo a loro, in cerca di cose nuove, e quando arrivo alla fine, vedo un principio, e so che tutto torna a unirsi, come se qui non mancasse niente.
fine vedo un principio, e tutti i cocci dei mie pensieri tornano ad unirsi, anche quando mancano i pezzi, o non si sa a quale parte del ricordo appartenga l’altra. Lo stesso con i miei deboli pensierini, a volte li scrivo con le parole vecchie, quelle che sono piene di muffa, quelle che soso state relegate in un angolo anche di un dizionario. Alcune, non so cosa vogliano dire; altre, hanno detto tante volte la stessa cosa che ormai ho perduto il senso di ciò che dicono. Ma quando le unisco, scrivendo riga dopo riga, quello che sento nel mio animo ha sempre un altro senso. Questo breve pensiero, per esempio, non ha niente di nuovo. Le parole, certo sono facili, e anche i sensi sono ovvi. Ed è per questo che cammino, in mezzo a loro, in cerca di cose nuove, e quando arrivo alla fine, vedo un principio, e so che tutto torna a unirsi, come se qui non mancasse niente.
Favria, 1.01.2024   Giorgio Cortese

Buona giornata. Il 1° gennaio è sempre un giorno triste da vivere, devi fare i conti con tutta l’incertezza di qualcosa che pretende di essere un inizio, ma non è altro che il più ordinario e vuoto pomeriggio dopo una notte pesante. Ricordate che non conta la destinazione, ma il viaggio. Vi auguro di goderti ogni giorno di questa avventura chiamata “vita”. Felice anno nuovo!

Le date della storia.

È la nostra abitudine da sempre, per ricordare fatti ed eventi che hanno caratterizzato il passato fissare delle date. Queste date fa parte del nostro umano patrimonio, della nostra cultura e ritma i tempi della nostra memoria collettiva, anche nel nostro piccolo e modesto ambito di ricordi individuali. Le date, allora, le ricordiamo o proviamo a farlo. Basandoci su alcune di esse, che consideriamo fondamentali, che pensiamo marchino lo sviluppo del nostro tempo, della nostra società, del nostro quotidiano collettivo. Sono date imparate sui banchi di scuola, date di scoperte, di guerre, di eventi dai noi considerati fondamentali, che definiscono i  momenti avvenuti nel  passato. Mi domando ma oggi in un mondo  sempre più globalizzato, nel dove gli intrecci e le sovrapposizioni sono infinite valgono ancora?  Nel passato ci sono state delle date che per conto mio hanno rappresentato, momenti essenziali della nostra umana storia, ma per altri popoli e religioni nel fondo sono altre. Mi spiego meglio, la data di inizio di un’epoca, cambia a seconda delle culture, delle fasi e delle religioni. Se l’era cristiana comincia con la nascita di Gesù, il tempo islamico inizia con il passaggio del profeta Maometto dalla città di Mecca, l’egira, alla Medina.  Oggi possono sembrare scontate , ma quello che ci sfugge invece che anch’esse sono state frutto di decisioni che si sono sedimentate nel tempo. Alzi la mano chi sa, che per il calendario cristiano, il nostro, per indicare la partenza della nostra era, per  indicare lo Zero hanno esitato a lungo tra il momento della Natività e quello della Passione? Momenti tra i quali scorrono ben trentatré anni, una soluzione che se fosse adottata oggi cambierebbe totalmente la fisionomia del nostro calendario occidentale, gli eventi rimarrebbero gli stessi ma risulterebbero spostati di trentatré anni, e il XIX secolo diventerebbe un secolo rivoluzionario, inglobando il 1848 e il 1917, mentre il XX secolo dell’era della Passione comincerebbe con il crollo di Wall Street e l’arrivo al potere di Hitler. Il computo della Passione è stato difficile, infatti il Concilio di Nicea del 325, quelle che ha definito il Credo che recitiamo durante la messa, definì il carattere ciclico e lunare della data della Pasqua, la quale divenne per forza di cose una data mobile del calendario cristiano, che era solare. La Crocifissione fissa certamente un tempo nuovo ma non poteva rappresentare da riferimento cronologico. Insomma, non poteva far data. E allora, grazie ad  un oscuro monaco, Dionigi il Piccolo,  su richiesta di Papa Giovanni I, nel 525, assunse come riferimento di inizio dell’era cristiana non una data mobile, quella della Pasqua, ma una fissa, anche se del tutto fittizia e sdoppiata, situata tra l’Incarnazione,  il 25 marzo,  e la nascita, il 25 dicembre di Cristo. La consuetudine poi di far cominciare l’anno il 1° gennaio è acquisizione relativamente recente,  risale solo  al XVI secolo. Molti pensano che la battaglia di Poiters combattuta nel 732 tra Carla Martello re dei Franchi e si mussulmani. Il significato storico della battaglia di Poitiers è stato a lungo sopravvalutato. Carlo Martello sconfisse gli arabi-musulmani in quella che i cronisti  arabi  dell’epoca considerarono poco più di una “scaramuccia” durante un’incursione in terra franca. La vittoria non fu in realtà decisiva per la “salvezza della cristianità”, né riuscì a porre fine alla presenza dei musulmani in Gallia, i quali continuarono ad avere basi in Provenza. Diverso invece è la battaglia di Talas nel  751, una battaglia che fu scontro tra la civiltà cinese da un lato e islamica dall’altro, avvenuta in una delle regioni crocevia del pianeta d’allora, al centro dell’Asia, l’area della Transoxiana, cioè al di là del fiume Oxus, l’odierno Amu Darya. Dopo questa battaglia i mussulmani attraverso i prigionieri cinesi impararono a fabbricare la carta, una rivoluzione epocale poi nel bacini Mediterraneo. Prendiamo ad esempio la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492 che viene da molti messa come data simbolo tra  Medioevo e modernità. Anche se alcuno fissano con la caduta di Bisanzio da parte degli ottomani nel 1453 la data che divide le due epoche.  Prima bel Medioevo si aggira come un fantasma la  Donazione di Costantino, che appare secondo alcuni nel 315, per altri dopo  e poi viene smascherata come un falso storico dall’umanista Lorenzo Valla  nel 1440. Bisanzio aveva perso terreno dopo la sconfitta della battaglia di Manzicerta  combattuta  nel  1071 tra l’esercito del sultano selgiuchide e quello bizantino dell’imperatore Romano IV Diogene presso l’odierna cittadina turca di Malazgirt, al confine nord-orientale dell’Anatolia, vicino al lago di Van, tale sconfitta aveva aperto le porte dell’Anatolia ai turchi, con l’esito che poi tutti conosciamo. Nella storia umana, almeno nella mostra storia  Occidentale alcune date sono essenziali nel nostro tradizionale patrimonio di cronologie, mi viene da pensare a alla distruzione di Pompei nel 79 d.C, la  peste nera del 1347 e la bomba atomica su Hiroshima, 6 agosto 1945. Altre sono ai più insolite e poco conosciute ma hanno avuto una rilevanza globale maggiore come il  sacco e la distruzione causata dalle truppe anglofrancesi del palazzo d’estate di Pechino, tra il 6 e il 18 ottobre 1860, evento che sancisce l’inizio del secolo dell’umiliazione cinese, e l’affermarsi  dell’imperialismo globale britannico. Ogni data storica è un’inaspettata porta d’accesso ad altre storie è eventi. Perché la storia è l’arte di riservare sempre delle sorprese.

Favria, 2.01.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Il problema non è Natale, non è Capodanno e non è neanche la Befana. Il problema è rientrare nei jeans il 7 gennaio! Felice martedì

Sfiga e il ferro di cavallo

Strano che nessun esponente femminile, se la sia presa per la tanto comune esclamazione, del tutto maschilista, usata nel linguaggio giovanile,  avviandole magari contro un cancel culture per raderla al suolo. La “S” iniziale e le successive quattro lettere che non hanno bisogno di spiegazioni. L’esclamazione “Che sfiga”, significa parlare dei capricci della sorte, sventura, disdetta, jella, malasorte. Per la Smorfia napoletana è il 17 a rappresentare la sfiga, Napoleone, nel dubbio, propose al 18 il Colpo di Stato del novembre 1799. Il numero 13 è un numero sfortunato in molti paesi, perché “L’ultima cena” nella religione cristiana vede i 13 apostoli seduti a tavola: il tredicesimo è Giuda, che tradisce Gesù. Questa è la ragione per cui si crede che il convitato numero 13 sia destinato a morire entro l’anno. Per i cinesi funereo è il 4, tetrafobia, si  pronuncia SHI e il suono di questa parola ricorda il termine morte. In Giappone il numero 9, meno famoso” del numero 4 come numero sfortunato ma abbastanza diffuso, perché suona simile alla parola tortura. L’avversione per il numero 13 ha origini antichissime. Ma la diffidenza verso il 13 risalirebbe addirittura ad epoche precedenti. Nella mitologia scandinava il tredicesimo semidio è il cattivo Loki, subdolo, traditore e malvagio, che arriva non invitato al convivio degli dei. Mentre lo storico greco Diodoro riferisce che  Filippo II, IV secolo a. C., re di Macedonia e padre di Alessandro Magno, fu ucciso da una sua guardia del corpo dopo aver fatto mettere una propria statua accanto a quelle delle dodici divinità dell’Olimpo. La sua morte sarebbe stata dunque la tragica conseguenza della sua offesa agli dei. Un’altra spiegazione della superstizione risale alle concezioni astrologiche assiro-babilonesi, il venire dopo il 12, numero sacro per eccellenza, lo fece infatti già allora considerare un porta sfortuna. Sarà un caso ma  venerdì 13 ottobre 1307,  il re Filippo di Francia arrestò la maggior parte dei Cavalieri Templari. Anche nel settore  degli ascensori vige un pizzico di scaramanzia e si passa direttamente dal 12° piano al 14°.  Questo perché i  primi progettisti di grattacieli, temendo che si sprigionasse un incendio al 13° piano e per evitare di avere gli appartamenti invenduti, decisero di omettere questo numero dall’ascensore. Questa pratica divenne così comune che si rivelò una vera consuetudine nella cultura tradizionale americana e nella progettazione degli edifici. Tornando al Patrio stivale è credenza popolare che il numero 17 preannunci sventure, e quindi c’è chi evita di viaggiare in tal data, e per quanto nella cabala ebraica rappresenti un segnale propizio, e nella cultura oltreoceano sia considerato un numero neutro, le ragioni di questa funerea tradizione sono svariati. In primis, matematiche. Il 17 si trova in mezzo al 16 e al 18, numeri perfetti per descrivere i due quadrilateri più importanti: 4×4, quadrato, e 3×6, rettangolo. Il secondo motivo ha carattere storico, nell’anno 9 a.C a Teutoburgo,  la legione romana numero 17 venne annientata dai germani. Infine, la spiegazione religiosa, il diluvio universale sarebbe avvenuto nel giorno 17 del secondo mese; inoltre, Gesù muore di venerdì, ed ecco la disgraziata associazione fra numero e giorno. Per questo alcune persone appendono ogni genere di cianfrusaglia agli specchietti, è noto infine che il peperoncino sia sinonimo di fertilità e prosperità, ma meno conosciuta è la storia del ferro di cavallo. Leggenda più che storia: pare che Saint Dunstan, fabbro e arcivescovo di Canterbury, nel 959 avesse inchiodato dei ferri di cavallo agli zoccoli del diavolo, dopo che questi gli ebbe chiesto di ferrare il suo fido equino. Ciò provocò grande dolore al diavolo, così il porporato acconsentì a togliergli i ferri, ma ad una condizione: quella di non entrare nelle case dove fosse presente un ferro di cavallo. In conclusione la   fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo

Favria 3.01.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata. Un nuovo inizio grazie al calendario. Succede ogni anno. Rimettiamo l’orologio su Gennaio. Il nostro premio per essere sopravvissuti alle feste è un nuovo anno. Rinverdire la grande tradizione dei propositi per l’anno nuovo. Ci buttiamo il passato alle spalle e si ricomincia. È difficile resistere alla tentazione dell’inizio, alla voglia di accantonare i problemi dell’anno vecchio. Felice  mercoledì

Il sangue è una vita, Condividilo! Il sangue viene rigenerato dopo pochi mesi, ma la vita no, per favore dona il tuo sangue. Vi invitiamo a donare il sangue per una ragione che si chiama vita.  vita. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA MERCOLEDI’ 17 GENNAIO  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

La maledizione della vestale.

Stilicone, generale romano e  la moglie Serena erano due ferventi cristiani che non nascosero mai il loro disprezzo per gli antichi dèi pagani. Secondo lo storico Zosimo, in un giorno imprecisato del 394 Serena entrò nel tempio della dea Rea. Affascinata dalla bellissima collana che ne adornava la statua, la strappò per indossarla. Un’anziana vergine vestale, inorridita di fronte al sacrilegio appena compiuto da Serena, la maledisse predicendo furiosa che gli  dei si prendano la sua vita, quella di suo marito e dei suoi figli.  Quindici anni dopo Serena si trovava di nuovo a Roma. All’epoca era già vedova di Stilicone e aveva perso tutti i suoi figli. In quel momento Roma era assediata dalle armate del goto Alarico, che dopo la morte di Stilicone non incontrò oppositori in grado di sbarrargli la strada verso la città. In preda al panico e alla disperata ricerca di un colpevole, il senato accusò Serena di collusione con i barbari che minacciavano la città e la condannò a morte. Prima di metterle il cappio al collo, il boia le tolse la collana che Serena aveva sottratto anni prima alla statua di Rea. La vedova di Stilicone ricordò con amarezza la maledizione che la vestale aveva lanciato nei suoi confronti anni prima.

Favria, 4.01.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Il mio augurio che quest’anno tu possa avere dei saggi compagni di strada come furono i Re Magi.  Che ci aiutino tutto l’anno ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore. Felice giovedì

Dal Ficatum al foie gras.

L’antenato diretto del foie gras, piatto tipico della cucina francese, è il ficatum, anche detto iecur ficatum, un tipo di paté di fegato molto apprezzato dagli antichi Romani ottenuto mettendo all’ingrasso oche e maiali con i fichi. Ecco perché il fegato si chiama così: è un termine che deriva proprio dal nome di tale pietanza, ficatum, a sua volta direttamente collegato alla parola ficus, ossia “fico” in latino, l’alimento principale usato come mangime per questi animali. Controverso. Sebbene oggi il foie gras sia considerato una prelibatezza in molte parti del mondo, è bene ricordare quale sia il trattamento subìto da oche e anatre per la sua produzione: i volatili vengono nutriti forzatamente dieci volte al giorno, inserendo il cibo direttamente nel loro stomaco tramite un tubo. Scopo ultimo è quello di farli ammalare di steatosi epatica, patologia che provoca un ingrossamento innaturale del fegato. In Italia questa pratica è vietata!

Favria, 5.01.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. I magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si erano messi in cammino. Felice venerdì

San Giuliano e Basilissa, la strana coppia.

Questi santi possono essere definiti una “strana coppia”. Strana perché Giuliano e Basilissa, che nella vita erano marito e moglie, non si sposarono per loro volontà ma furono costretti a farlo,  siamo agli inizi del IV secolo,  dalle loro famiglie pagane. I due però, segretamente convertiti al cristianesimo, avevano fatto voto di verginità per cui non appena furono uniti loro malgrado, non consumarono il matrimonio e si diedero subito da fare per adempiere alla loro vocazione. Lui  fondò un monastero maschile, lei un convento femminile di cui divennero rispettivamente abate e badessa e trasformarono la loro casa in un ospizio per accogliere poveri, malati e bisognosi. Tutto ciò, stando alla tradizione, avvenne ad Antinoe,  o Antinopoli,  città dell’Egitto romano fondata dall’imperatore Adriano in memoria del giovane e amatissimo Antinoo, perito tragicamente nelle acque del Nilo. Nel 304, durante la persecuzione di Diocleziano, i due coniugi vennero imprigionati e poiché si rifiutavano di abiurare il cristianesimo, vennero condannati a morte. Basilissa fu giustiziata per prima, insieme a tutte le donne del monastero. Poi toccò a Giuliano e ai suoi monaci, ma collocati in barili di pece ardente, ne uscirono indenni, quindi vennero messi a morte per decapitazione insieme ad altri che, assistendo al miracolo, si erano convertiti. Nonostante i particolari celebrativi abbastanza confusi,  Giuliano, ad esempio, viene a volte confuso con un santo omonimo di Cilicia,  il culto di Giuliano e Bassilissa si diffuse prima dell’VIII secolo. La loro ricorrenza cade oggi il 6 gennaio

Favria, 6.01.2024 Giorgio Cortese

Buona giornata. Auguri a tutti di pace, amore e luce, buona Epifania. Felice sabato

Il sangue è una vita, Condividilo! Il sangue viene rigenerato dopo pochi mesi, ma la vita no, per favore dona il tuo sangue. Vi invitiamo a donare il sangue per una ragione che si chiama vita.  vita. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA MERCOLEDI’ 17 GENNAIO  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio

Evviva il tricolore

Oggi 7 gennaio si celebra la Festa nazionale del Tricolore,  istituita a partire dal 1996 in occasione dei  200 anni   adozione del vessillo che poi divenne la bandiera italiana da parte della Repubblica Cispadana. Lo stato napoleonico, che copriva all’incirca il territorio dell’attuale Emilia-Romagna, era nato a seguito delle campagne francesi in Italia e venne accorpato qualche anno dopo alla Lombardia, formando la Repubblica Cisalpina,  che ne assunse la bandiera. Si trattava dei primi stati sovrani italiani che adottavano il tricolore, sino ad allora utilizzato come decorazione per coccarde patriottiche e vessilli militari, come simbolo dell’unità nazionale a cui il popolo italiano ambiva per rendersi indipendente dall’occupazione territoriale spagnola e austriaca. La scelta dei colori della bandiera fu opera di Giovanni Compagnoni, illuminista e consigliere della Repubblica Cispadana vicino alle idee giacobine, che assunse il tricolore a imitazione dei primi ideali della Rivoluzione Francese,  sostituendo al blu della bandiera francese il verde, simbolo dei diritti naturali di uguaglianza,  adottato solo nei primi giorni dopo la presa della Bastiglia a Parigi e poi abbandonato. Divenuto in seguito bandiera del napoleonico Regno d’Italia, il Tricolore restò nei decenni successivi l’icona patriottica per eccellenza. Nonostante la caduta di Napoleone e la Restaurazione, fu adottato nuovamente come vessillo durante il Risorgimento dal Regno di Sardegna, dal Regno delle Due Sicilie e da tutti i territori che man mano andarono a ricomporre durante le  Guerre d’Indipendenza la nostra Patria. La proclamazione ufficiale, nonostante l’Unità raggiunta nel 1870 con la Breccia di Porta Pia, avvenne però solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Era il 24 marzo 1947 quando la neonata Repubblica Italiana eliminava il simbolo dei Savoia dalla bandiera e proclamava nell’articolo 12 della Costituzione il seguente articolo: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.” Evviva il nostri tricolore, fulcro di tutta  l’ispirazione della nostra vita come nazione esce dalle pieghe ondeggianti di questa bandiera.

Favria, 7.01.2024  Giorgio Cortese

Buona giornata.  La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti. Felice domenica