Che coppia, Venere e Megera! – Sicumera assolutamente lacchè!- Il tramonto con le nuvole orlate di rosa- Grazie di cuore ai donatori! – Tra miti ed arroganti di Giorgio Cortese

Ogni persona che incontro, tutto quello che faccio è un arricchimento della mia vita

Che coppia, Venere e Megera!
Per indicare una donna di eccezionale bellezza si dice di lei, per antonomàsia, che è una venere. A volte la parola si usa in frasi scherzose, per prendere in giro una ragazza che si dà arie per la sua vera o presunta bellezza: si crede una venere! Da dove viene questa abitudine? Dal nome della dea romana Venere, che i greci chiamavano, invece, Afrodite, venerata come dea della natura, dei campi e dei giardini, dell’amore e della bellezza. Sul versante opposto, quello della bruttezza, troviamo la parola megera, che significa donna brutta e vecchia, di cattivo carattere, spettinata, vestita male. La parola megera si usa soprattutto in frasi poco gentili pronunciate per scherzo, o per offendere: ha sposato una megera!, ha una suocera che sembra una megera, brutta megera! Naturalmente, sconsiglio vivamente di usare la parola rivolgendo frasi come queste a chicchessia, ma è utile conoscerne il significato. Si tratta dell’uso antonomastico del nome di Megera, una delle tre Furie o Erinni della mitologia classica. Aletto, Megera e Tisifone erano le dee della vendetta: avevano per capelli serpi aggrovigliate e inseguivano i colpevoli fino a farli impazzire. Insomma, avete capito che Megera non era una venere: meglio starne alla larga, e nominarla il meno possibile!
Favria, 19.12.2014 Giorgio Cortese

Molte volte lo sdegno d’uomo mite diviene collera

Sicumera assolutamente lacchè!
Il lemma sicunera, che significa ostentazione di sicurezza di sé ha un etimo incerto; forse di derivazione ironica dal sicut erat della preghiera cristiana “Gloria Patri”. Parte del testo latino recita: “Sicut erat in principio,/ et nunc, et semper,/ et in saecula saeculorum.”, che in italiano suona “Così era in principio,/ e ora e sempre,/ e nei secoli dei secoli”. Certe persone hanno una sicumera che è una sicurezza presuntuosa, che ostenta una certa superiorità, se interpellati non rispondono con un tono di voce calmo e tranquillo ma con superbia. Certo sicumera viene molte utilizzata come sinonimo ricercato di “sicurezza”, ma il concetto che esprime è diverso e preciso. Se queste persone abbinano la parola assolutamente, avverbio derivato di assoluto, dal latino absolutus, che è participio passato di absolvere sciogliere. Quando lo usano, tagliano con sicumera tracotanza tutto e tutti. Molti lo utilizzano in maniera impropria come intensivo del si o del no, assolutamente si o assolutamente no, che invece di dare una certezza lascia nell’incertezza e allora l’unica cosa certa è la loro nerboruta presunzione. Quest’ultimo lemma deriva da nerbo, dal latino nervus tendine, muscolo. Una parola di importanza straordinaria; infatti, contrariamente alla più consueta prospettiva, descrive il muscoloso senza implicazioni estetiche, ma marcando la sua possanza, e anche il suo essere rude; etimologicamente, questa parola i dipinge con vivacità i fasci di muscoli e tendini di cui è dotato il nerboruto presuntuoso. Che poi in fondo pensa di essere importante ma è solo un misero lacchè, persona servile. Lacchè deriva dal francese: laquais domestico in livrea che accompagnava la carrozza del signore; forse da una variante catalano-araba: alacay scudiero, o dal provenzale, lecai ghiottone. Servo viscido dalla moralità labile che è sempre, sempre affaccendato a sostenere le peggiori macchinazioni e i capricci sfrenati del padrone.
Favria, 20.12.2014 Giorgio Cortese

Ogni tanti mi fermo a guardare il nostro mondo, rivelazione profonda di arte e sapienza, e ritrovare me stesso nei piccoli gesti quotidiani.

Il tramonto con le nuvole orlate di rosa
Ieri mattina l’amico Pietro mi ha fatto vedere una foto scattata l’altra sera al tramonto, in quell’attimo immortalato dalla foto, in quel momento rubato allo scorrere del tempo, come altre belle foto viste sui social forum, si vede il sole che in questo angolo del nostro bel Canavese che sta lentamente morendo dietro la linea del nostro umano orizzonte. Questo è il magnifico spettacolo del tramonto di queste sere, con le nuvole gagliarde che si tingono di rosa aiutate dall’ultimo raggio di sole. Nonostante il traffico della sera per un attimo mi immagino i sentimenti di chi ha scattato queste foto, o di chi come il sottoscritto le ha solo osservate. In quel magico attimo si è come circondati per un brevissimo lasso di tempo da un meraviglioso cerchio di silenzio, nonostante il frenetico traffico che in quei momenti si muove fremente lungo le strade. Personalmente in queste sere al calare del sole con il silenzio si insinua nel mio animo una vena di malinconia. Vedo sempre il tramonto con le nuvole ammantate di rosa come un fuoco ardente, ma ho la speranza che il sole ritorni ogni mattina ad illuminare il lungo tunnel della notte, che ritorni ogni giorno a sorgere che sia più splendente, più ardente, più sfavillante. Se penso al sole di queste sere che spariva tra le nubi al tramonto, mi sembra quasi che cosparga di rose le candide nubi per ricordami che se ho speranza lui sempre ritorna. Il sole che scompare all’orizzonte mi lascia sempre un senso di amarezza nell’animo, ma poi mi riprendo subito e sono fermamente convinto che domani sarà un giorno migliore. Questa certezza, sicurezza e la speranza è dentro di me e non muore mai e nel momento del tramonto con le nuvole rosa l’altra sera ne ho adocchiata una che dominava solitaria nel cielo colto all’imbrunire, una nuvola rosa abbellita da una orlatura di luce. Mi sono soffermato per pochi secondi su quel magnifico prodigio della natura con sincero stupore. Con la fantasia ho afferrato il filo dei desideri ed ho immaginato per un attimo di poterla cavalcare negli immensi spazi della cupola celeste.
Favria, 21.12.2014 Giorgio Cortese

Quello che nella vita sono in grado di cambiare devo almeno descriverlo. Ritengo che i quotidiani errori sono per la mia vita ciò che le ombre sono per la luce.

Grazie di cuore ai donatori!
Sabato 20.12.2014 consegna panettoni e bottiglie ai donatori attivi anno 2014
Sabato a nella sede Fida gruppo L.Tarizzo-D. Chiarabaglio a Favria c.se nel cortile interno del palazzo Comunale abbiamo consegnato n 188 .panettoni, 188 bottiglie e 200 calendari. E’ stato un bel pomeriggio di allegria e sento di ringraziare ancora una volta e pubblicamente tutti i donatori di sangue che gratuitamente, anonimamente, periodicamente e responsabilmente prestano questa generosa opera di solidarietà, atto essenziale per la salute degli ammalati di tutte le strutture sanitarie del Paese, dall’altra un’invitante occasione per sensibilizzare tutti i concittadini sull’importanza di essere coinvolti come parte attiva e consapevole in questa particolare forma di volontariato nella quale si dona un bene che appartiene intimamente ad ognuno di noi: un po’ del proprio sangue ! Penso che oggi più che mai dobbiamo affermare e fare passare il messaggio che se non sei un donatore di sangue…fai in modo di provarci a diventarlo alla prossima donazione in uno dei gruppi Fidas sempre attivi del Canavese. La donazione di sangue e di emocomponenti è un gesto fondamentale perché serve a salvare vite umane e a rendere effettivi i traguardi della medicina raggiunti fino ad oggi. Come sarebbero realizzabili i trapianti di organi e tessuti, la chirurgia cardiovascolare, l’impianto di protesi sofisticate, gli interventi di ingegneria genetica, le terapie antitumorali, e altre, se non ci fosse sangue disponibile? ADSP Piemonte- FIDAS opera, ispirata da principi di solidarietà umana e senza scopi di lucro, per una più larga mobilitazione dei cittadini nel campo della donazione anonima, gratuita, periodica e responsabile del sangue, perseguendo l’opera di sensibilizzazione del dono del sangue e degli altri emocomponenti, plasma e piastrine. Oggi più che mai, c’è bisogno di coinvolgere la popolazione giovane nei problemi legati alla donazione del sangue come necessità e responsabilità per la donazione intesa, soprattutto, come risorsa indispensabile per gli ammalati e quindi programmazione dei fabbisogni regionali e nazionali, gestione corretta della chiamata del donatore con particolare attenzione ad azioni che portino ad un incremento dell’indice di donazione. Mi auguro che anche questi momenti di convivialità fraterna aiutino a far riflettere tutti, sull’importanza di questo straordinario atto di amore e di solidarietà che è la donazione del sangue come strumento di salvaguardia della salute, alla quale spesso si pensa purtroppo solo quando viene meno.
Auguri a tutti di Buon Santo Natale e Felice anno Nuovo e arrivederci alla prossima donazione.
Favria, 22.12.2014 Giorgio Cortese

Nella mia vita fino ad oggi ho conosciuto persone meravigliose, dall’animo nobile, persone rarissime dal cuore grande che aiutano in silenzio con discrezione per aiutare il prossimo, senza chiedere nulla in cambio. A loro dico grazie di esserci. Ma ho anche conosciuto, per fortuna, poche persone pessime, false, cattive, invidiose, gelose e a loro va la mia compassione, perché in questo mondo si rimane poco e quando lo lasceranno, porteranno con se i sentimenti peggiori che esistono.

Tra miti ed arroganti
Il mite non è un arrogante, un superbo, un prepotente, nondimeno ciò non fa di lui un remissivo perché egli non rinuncia alla lotta per debolezza, paura o rassegnazione, ma rifiuta la competizione che, come si è detto, portata alle sue estreme conseguenze si risolve in una gara distruttiva. Come non va scambiato con il remissivo, così il mite non è da confondere con l’umile, l’umiltà è una virtù cristiana. Ritengo che le persone miti sono dei precursori di un mondo migliore. Né il mite è assimilabile al modesto, persona che molte volte sottovaluta se stesso. La modestia, come l’umiltà, è una disposizione verso se stessi, invece la mitezza è un modo di essere verso gli altri esseri umani. Ne il mite è sinonimo di tollerante, nonostante l’indubbia affinità, va distinto dal tollerante, la mitezza è una donazione senza limiti, la tolleranza ha sempre limiti obbligati e prestabiliti. Il mite è una persona semplice che molte volte viene scambiata per vigliacco solo perché sono persone pazienti e tranquille, che hanno quella calma durevole che nasce solo dopo che la tempesta è stata superata, sono persone che sanno che nella vita l’importante è gettare il seme. Scriveva al riguardo il poeta Leopardi che “È curioso a vedere, che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco merito. Molte volte vengono presi per ingenui e invece sono soltanto delle persone semplici, di quella semplicità che non esclude l’accortezza. Qualcuno di loro lo si crede con la testa tra le nuvole ed invece ha i piedi stabilmente per terra, nella terra in cui abita, una territorio che ha percorso a piedi palmo a palmo, di cui conosceva la gente, le piccole storie, il suono delle campane. Poi ci sono gli arroganti che sono di vari tipi nel mondo, gli arroganti ingenui, convinti cioè che la loro arroganza rappresenti la più alta nobiltà, gli arroganti ottusi, che sono cosi stupidi da non rendersi conto della loro arroganza, gli arroganti puro sangue, cioè già nati cosi ed infine, gli arroganti polemici, la categoria che è la poù noiosa, quelli che pretendo di avere sempre ragione e pretendono di fare sempre come vogliono e non ammettono che qualcuno li contraddica, altrimenti li etichettano come dei vigliacchi. Oggigiorno viviamo in una periodo storico dove le persone hanno disperatamente bisogno do speranza, hanno bisogno del coraggio dei miti per lottare contro le meschinità degli arroganti. Il segreto di essere felici nella vita è quello di vedere che ci sono albe e tramonti, e ci sono delle persone che nel silenzio ogni giorno lavorano con fatica e sudore per mandare avanti la nave Italia. Tuttavia, ogni giorno ci si deve scontrare contro il compromesso, e l’intrallazzo. Bisogna unire la capacità di percepire la bellezza del mondo e di lottare contro chi ogni giorno tenta di impoverirla, di svilirla. È ora di tenere insieme la tensione politica e quella poetica, la contemplazione e il conflitto. Gli arroganti rancorosi, ad ogni livello ci vogliono rassegnati per continuare a spadroneggiare. Personalmente, nel mio piccolo cerco di attraversare la vita, giorno dopo giorno ad occhi aperti, con sguardi spericolati, mossi in ogni direzione. Sono convinto che il rancore degli arroganti alla lunga li renderà sterili, gli arroganti non conoscono la cordialità, la mitezza, non sanno usare il metro della clemenza. Infervorati come sono nelle loro accidie, nelle loro pretese, hanno assimilato il disagio, la disaffezione. Il loro atteggiamento è fatto per zoppicare, non per il passo spedito, il gesto aperto. La vita dei rancorosi consiste in una perenne edificazione di muri, di cancelli dove solo loro hanno la ragione in tasca e per questo rimangono contratti, sospettosi, come se tutte le persone che incontrano fossero pronti ad aggredirli, sempre sulla difensiva e sempre pronti a puntualizzare su tutto, per paura che ogni discorso fatto li riguardi in prima persona. Tutto quello che fanno anche se mascherati, hanno sempre un tornaconto, si fingono delle pecore ma sono dei lupi dai lunghi denti affilati.
Favria, 23.12.2014 Giorgio Cortese