Da pharos a falò. – “Solo” un gatto. – Siviglia la città dorata, si viaggiare! – Farewell! Addio! – Luglio…le pagine di GIORGIO CORTESE

Da pharos a falò
Falò deriva dal greco phalos con il significato di splendente dal greco phàos, luce da cui derica phàros, faro. Il lemma è giunto in italiano passando dal provenzale falha, poi nell’antivco francese faille, torcia e da li il lemma falot, che in francese descrive una persona stravagante, balzana o fantastica. Abbiamo in italiano il lemma corrispondente di falotico, per descrivere una persona stravagante, balzana, fantastica. Come si vede la radice del termine è la stessa della parola “fiamma” e, infatti, suggerisce l’idea romantica di una fiammella tremolante, interna ad una lanterna portata a mano, in pericolo di spegnersi. Ma il falò fanno parte di un rituale di purificazione e di consacrazione. In molte regioni dell’Europa continentale. I falò sono fatti tradizionalmente il 24 giugno, che è, per per noi cattolici, la solennità di San Giovanni Battista, ma anche il sabato notte prima di Pasqua. Il rito è tuttavia antico e in origine era un rito pagano celebrazione del solstizio d’estate e quindi celebrato come “mezza estate” in data 21 giugno. Nel Nord-Est Italia, falò sono effettuati per l’Epifania, 6 gennaio. Sulla cima del falò è collocata una strega di paglia vestita con abiti vecchi. La tradizione ha probabilmente origini pre-cristiane e simboleggia l’anno vecchio che è bruciato e che quindi è pronto per nascere nuovamente. In val Trebbia si festeggia ancora oggi con la Festa di San Giuseppe, 19 marzo, il rito serale del Falò, che segna il passaggio dall’inverno alla primavera. Con il falò viene anche bruciato un fantoccio, la “vecchia”, che simboleggia l’inverno. Il rito risale all’antico popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell’equinozio, poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda. Un tempo in tutte le vallate ardevano migliaia di falò, che infiammavano di un tenue rossore le serate della zona. Oggigiorno. i falò ardono ancora nei centri comunali con piccole sagre e canti. A Bobbio la festa è una tradizione millenaria, infatti furono i monaci irlandesi dell’Abbazia di San Colombano, fondata nel 614, a coniugare il rito pagano con quello cristiano, la luce che sconfigge le tenebre. Nel territorio circostante Milano i falò si accendono in prossimità del 17 gennaio, ricorrenza di S. Antonio abate, da cui la festa prende il nome popolare di “Falò di S. Antonio”. Il fuoco costituisce uno degli attributi legati alla figura di S. Antonio, al punto che ad alcune patologie caratterizzate da esantemi cutanei viene dato ancora oggi il nome “Fuoco di S. Antonio”. La tradizione dei falò è tuttora viva persino in alcuni parchi pubblici di Milano: nel Parco delle Cave e nel Boscoincittà si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine dell’ovest milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della “barba” del santo, ovvero dalla fine sospensione di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva del materiale combustibile si è spenta. In Sardegna è conosciuto a livello provinciale e regionale il falò che si celebra per i festeggiamenti di Santa Reparata a Narbolia. Il giorno prima della ricorrenza del martirio, 8 ottobre, quindi il 7 ottobre nel paese si accende un grande falò che è stato precedentemente portato dai giovani del paese. La ricorrenza si chiama “Su Cavalloi”. Infatti sono i giovani che recandosi in territorio di Narbolia a Is Arenas prendono la legna. Si parte alle 6 della mattina e si ritorna alle 6 in paese. Nel Salento i falò sono denominati focare e avvengono in quasi tutti i paesi in coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate a gennaio, per la costruzione si usano gli scarti della potatura della vigna, il più famoso, per dimensioni, è quello di Novoli. In Garfagnana, i falò vengono accesi la sera di Natale, da ricollegarsi probabilmente alla festa della luce di età romana, oggi ha lo scopo di scaldare la venuta del Signore nella fredda notte di Natale. I falò alti anche oltre 12 metri, costruiti intrecciando rami di ginepro a un palo di castagno, sono prevalentemente eretti in punti molto alti a dominare le vallate circostanti. In Sicilia occidentale, e a Seccagrande, località marina del comune di Ribera, Agrigento, vengono accesi nella notte di Ferragosto, tra il 14 ed il 15 agosto, come del resto nei pressi di Pachino in provincia di Siracusa, qui la tradizione si ripete anche la notte del 10 agosto, quando centinaia di fuochi si concentrano in riva al mare, creando uno spettacolo animato da musica, danze e piatti tipici locali. In Abruzzo vi è la Festa delle Farchie nel comune di Fara Filiorum Petri in cui si bruciano dei grossi fasci di canne legati con rami di salice rosso. In Campania, nel comune di Gesualdo (AV), i falò, detti “vambalerie”, vengono accesi per le vie e contrade della cittadina la sera del 30 novembre, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Andrea. La tradizione secolare nacque nel primo Ottocento a seguito dell’abbattimento del tiglio di Piazza Belvedere, oggi Piazza Umberto I, il cui legno venne in parte bruciato e in parte utilizzato per realizzare la statua del santo, ancora oggi custodita nella Chiesa Madre di San Nicola. In Danimarca, i falò sono effettuati per la notte del 23 giugno. Viene bruciata una strega fatta da paglia e vestiti. In Irlanda, falò sono effettuati la notte del 31 ottobre per festeggiare Halloween. Nel sud e ovest d’Irlanda, Bonfire Night si svolge la notte del 23 giugno per celebrare la vigilia di San Giovanni. In Gran Bretagna, falò vengono allestiti per la “Guy Fawkes Night”, il 5 novembre, conosciuta anche come “la notte dei falò”, una commemorazione annuale della Congiura delle polveri. In Irlanda del Nord, fuochi sono associati alle celebrazioni per l’anniversario della battaglia del Boyne, che ha avuto luogo il 12 luglio 1690. Alla vigilia di Natale, in America, nel sud della Louisiana, i falò sono costruiti lungo il fiume Mississippi per illuminare la strada a Santa Claus, il quale si muove lungo il fiume con la sua piroga, trainato da otto alligatori. Questa particolare tradizione è un evento annuale a St.James Parish, Louisiana.
Favria 27.06.2016

La morale, che dovrebbe essere lo studio e la pratica dei diritti e dei doveri, finisce per molte persone di diventare lo studio dei doveri altrui verso di loro.

“Solo” un gatto.
Buona giornata mi permetto di scriverle dopo i recenti episodi che hanno visto delle insensate crudeltà verso gli animali domestici ed in particolare verso i gatti. Dire che è solo un gatto, e poi fare spallucce è una frase che ho già sentito troppo volte. E’ una frase molto fastidiosa che genera un’istantanea antipatia nei confronti di chi la pronuncia. Di solito chi la proferisce non ha mai avuto gatti, oppure li ha avuti tanti anni fa. Se invece ha gatti, mi preoccupo seriamente. Mi fa accapponare tutta la pella quel “solo”, che mi risuona dentro e mi fa sentire confuso, quasi in colpa perchè mi fa sentire alieno a questa terra. Tutti pensano che la vita di un gatto sia racchiusa in semplici gesti: giocare, mangiare, dormire, ma non è proprio cosi. Mi presento mi chiamo Miao e sono molto affezionato al mio padrone e le attività precedente elencate, sono le mie preferite, nelle quali, modestamente, mi sento un maestro , ma essere gatto è ben altro, è molto di più. Mi ricordo quando il mio padrone mi raccolse dentro un bidone della spazzatura salvandomi da sicura morte. Il mio miagolio era flebile ma Lui affrettò il passo per andare incontro a quel mio richiamo. Io ero lì, in un angolo, tutto rannicchiato sporco, bagnato e impaurito. Mi ha dato affetto ed una casa e tante coccole, anche adesso, quando mi prende tra le sue braccia. Mi domando ancora quale malvagità umana può arrivare a tanto ! Tutti abbiamo un cuore! Ma per tanti esseri umani batte senza smuovere i sentimenti. I miei occhi dietro ad una sincera ed amica carezza non nascono le umane falsità ed inganni, al contrario sincera umanità, che tanti esseri umani non hanno. Ma forse le persone pensano che la parola amore, appartenga solo agli esseri umani? E che non si possa dare alla a natura e animali? Ma quanto sbagliano, l’amore è Dio, Dio è Il creato. Ecco che allora quel “solo” mi fa accapponare le vibrisse. Non sono, lo sapete benissimo, né un cavallo né un criceto, ma un gatto con la sua dignità e affetto per chi mi ha allevato e dato da mangiare. Per certe persone sono solo un gatto ma dono più affetto e sincera riconoscenza più di tanti bipedi.
Miao!
Favria, 28.06.2016 Giorgio Cortese

La felicità è una conquista! Per essere felici, dobbiamo imparare a costruire la nostra vita positivamente, dobbiamo imparare a gestire le nostre emozioni, dobbiamo imparare a gioire per ogni attimo che la vita ci concede.

Siviglia la città dorata, si viaggiare!
Sono stato recentemente a Siviglia, il capoluogo e la più grande città dell’Andalusia, è l’anima e l’incarnazione del famoso modo di vivere andaluso. Non c’è nulla nell’Europa occidentale di più esotico di Siviglia. L’elegante capitale dell’Andalusia rappresenta bene tutti gli stereotipi della Spagna con i tori, le tapas, il vino, la birra, la gente allegra che ama le feste. Solo che a Siviglia queste non sono invenzioni fatte apposta per attirare turisti ma l’anima stessa di un popolo che ama vivere così. Ma viaggiare non vuole solo dire spostarsi da un luogo all’altro, questo gli esseri umani lo compiono fino dalla preistoria. Da allora gli esseri umani si sono spostati per terra e per mare attraversando perfino dei continenti. Allora i motivi erano, e sono ancora, i più vari, il viaggio infatti serve anche a conoscere e a conoscermi, a liberarmi da vecchi pregiudizi, a mettermi in discussione, in pratica il viaggio mi regala il più profondo senso di appartenenza all’Umanità. I viaggi danno una grande apertura mentale perchè mi permettono di uscire dal cerchio dei pregiudizi del mio piccolo orticello in Italia e conoscere diversi e nuovi punti di vista . Oggi il viaggio sono le orme che lascio in luoghi stranieri, solo le orme sulla strada, ma se poi mi giro indietro vedo che non sono sulla strada che mai più calpesterò, ma forse non è una strada ma scie lasciate dall’aereo nel blu del cielo. Quando sono passato per le vie di Siviglia ho cercato di imprimere nel mio animo per un uso futuro architetture, tradizioni e costumi, ma dopo quando sono rientrato di quel bel viaggio ricordo solo le stupende emozioni di meraviglia ed il resto prima o poi lo dimenticherò nei nitidi ricordi di un sole splendido e la gioia di quei bei attimi che scaccia dall’animo pensieri e preoccupazioni. Che bello viaggiare per alcuni giorni a Siviglia, ed essere costantemente libero nell’animo e provare sempre nuove emozioni di stupore, vivere soltanto di vedere! Andare avanti, andare dietro con l’assenza di avere per alcuni giorni un fine, e l’ansia quotidiana di conseguirlo! Nella vita di ogni giorno ognuno di noi è il risultato dei luoghi che ci appartengono, ma anche delle strade che percorriamo con i nostri simili. Il viaggio è fatto di andata e ritorno, viaggiando con i miei simili capisco chi sono veramente e apprezzo le qualità di chi mi circonda. Viaggiare così è viaggio. Il resto è solo terra e cielo. Grazie di cuore a tutti
Favria 29.06.2016 Giorgio Cortese

Le persone vincenti con la benzina del sano entusiasmo nel motore della passione trovano sempre la una strada, i perdenti trovano sempre una scusa su cui scariche la personale ignavia

Farewell! Addio!
Quando qualcosa finisce, come questo mese di giugno, siamo all’ultimo giorno, si sente il bisogno sincero di un saluto ultimo, la cui pronuncia sancisce una separazione definitiva, il punto in cui qualcosa finisce, ed è la vita stessa a prevedere l’esistenza di questi momenti, e istintivamente mi rendo conto con questa parola, per magia avviene la separazione di strade o anche l’ultimo saluto a persone care. In Italiano la parola esatta sarebbe l’addio, forse non è un gran che di parola, in effetti. Un po’ poco asciutta, nel suo riferimento all’Altissimo, introducendo un terzo soggetto nell’intimità del saluto detto a tu per tu , anche se magari lo colora di solennità, di sacro, mutandolo in un atto che ha Dio stesso a testimone. Forse, oso, si potrebbe staccare il sentimento, il fenomeno dell’addio da questa parola, se la sento un po’ scomoda e magari trovare altri modi di dire originali, speciali, che colpiscano più il mio animo. Forse un “viaggia bene” mutuato dal “farewell”, o un “fino a qui”, o in effetti un qualunque detto, detto nel modo giusto, andrebbe benissimo: l’addio non è, forse, una sola precisa parola, ma una specie intera di parole e frasi che lo significano, un genere di comunicazione estrema, ultima, perfino oltre le parole, che si aggrappa al tono della voce, ai sorrisi, alle lacrime, pulita e definitiva. Una curiosità, la parola addio viene utilizzata con lo stesso significato di arrivederci solo nell’italiano regionale toscano. E allora addio mese di giugno 2016!.
Favria 30.06.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno fare fino in fondo il proprio dovere vale di più dell’eroismo

Luglio
Il mese di Luglio era dedicato a Giulio Cesare, Iulius Caesar. Precedentemente era chiamato Quintilis, ossia il quinto mese a partire da Marzo. Il primo giorno di questo mese veniva ricordata Iuno Felicitas, con la specificazione “in Capitolio”. Il tempio fu costruito per volontà di Silla, ma, odiernamente sul Campidoglio, non ci è rimasta alcuna documentazione archeologica. Un altro tempio, più antico, dedicato a questa divinità sorgeva sul Velabro, voluto da L. Licinio Lucullo. Ci racconta Svetonio che, proprio davanti a questo tempio, durante un corteo trionfale al carro di Giulio Cesare si ruppe l’assale e la cerimonia subì un arresto. La dea Felicitas nell’antica Roma era una dea minore, una divinità dell’abbondanza, della ricchezza e del successo e della fortuna, conosciuta in particolare dal secondo secolo a.C. Anche se a volte ci si riferiva a Giunone come ‘Juno Felicitas’, considerata personificazione della Felicità. Questa Dea aveva molti templi (di cui uno nei Fori Imperiali) ed era raffigurata con il caduceo e la cornucopia, questo particolare della cornucopia = abbondanza la ricollegava alla prosperità agricola oltre che agli eventi fortunati. La felicità è una emozione che unita alle altre è il sale della vita, danno colore e sapore all’esistenza. Le emozioni spesso producono turbamento e conflitto, non sono mai totalmente controllabili e a volte mi trascinano a dire o fare cose di cui, una volta cessato l’impeto emotivo, mi pento amaramente. Eppure, sono le emozioni che mi fanno gustare la vita ed è proprio dalle emozioni, piccole o grandi che siano, che ogni giorno ricavo dei nuovi stimoli per la giornata che vivo. e muovano le sue giornate. Del resto come potrei vivere appieno se non sperimentassi mai la gioia, il tremito dello smarrimento o della paura, l’impeto della passione, l’abbandono alla nostalgia, il peso e la disperazione provocate dalla sofferenza? Tuttavia, seppur ogni singola emozione è importante e mi fa sentire vivo, l’emozione che mi fa stare bene è lo stato emotivo i chiamato di felicità. La gioia che ho nell’animo porta energia alla mente. È questo che mi rende certi giorni la magica la vita.
Favria, 1.07.2016 Giorgio Cortese

Se l’infinito è nel finito di ogni istante, la vita è una successione di momenti. Viverne ciascuno significa avere successo.