Da sapiente a guisa! – Novembre.-Ognissanti -Non arrendersi mai, le tre P- Ricordare per onorare.- Conoscete il mapo? …LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Da sapiente a guisa!
Certo che certe parole sono strane, come guisa dal germanico wiza probabilmente attraverso il provenzale guiza. Questa parola pare più difficile di quanto non sia in realtà. Quest’impressione è dovuta alla sua stretta appartenenza a ricordi solenni, oggi nessuno, sensatamente, si sognerebbe mai di usarla in contesti quotidiani. Molto semplicemente guisa significa modo, maniera e per ben comprendere come è che si usa, basta tener presente che si usa proprio come modo o maniera. Quindi i suoi usi, per quanto alti, sono molto versatili. Ad esempio, la si può trovare in frasi generiche, come ad una persona che si presenta ad un’incontro importante con una maglietta: “Ti presenti in tal guisa?”, ma anche le persone fuori dal locale posso essere abbigliate in varia guisa, ma comunque indecente. Oppure “ Ti ho fatto il favore di lasciarti le chiavi della macchina, a guisa che tu la possa usare, se ti aggrada”. La casistica dell’uso è vastissima, parola fortemente ironica e da usare appunto per giocare con ironia. Infatti ho scritto questa breve mail a guisa Vostra.
Favria, 30.10.2015 Giorgio Cortese

Certi giorni essere pronto è molto, saper attendere è meglio, ma sfruttare il momento è tutto. Solo cosi quando vengo sfidato, si moltiplica. Nella vita vincere non è tutto, ma alla fine è l’unica cosa che conta

Novembre.
A Novembre, in questo mese cupo, cadono giù le foglie stanche che si sono crogiolate al caldo sole durante l’Estate! Il mondo è stanco, l’anno è vecchio, e le foglie forse sono liete di lasciarsi morire. Con i refoli di vento sembra che questo mese dia un gran ballo alle foglie vagabonde, per loro è d’obbligo il costume giallo. Povere foglie la vostra vita dura una breve stagione, e adesso in novembre cadete a sciami frusciando, ed i passanti vi sparpagliano passando. In cielo il sole malato e pallido illumina la natura in un tripudio di giallo vermiglio splendente ed intrigante. Certi alberi sembrano indossare delle sciarpe giocose ed il prato del parco veste scarlatto dal manto delle foglie cadute. Novembre sotto i Santi è per me un mese di bilanci, la mia vita mi sembra simile alla stagione delle foglie, solo ieri c’era la Primavera ed adesso sono piombato già nel cupo Inverno. Ecco che la memoria corre rapida ai novembre passati, di gioie e dolori consumati. E nelle sere di metà novembre le assenze mi passeggiano nell’animo come turbini di foglie multicolori, ma siamo a Novembre e non vedo più nessuna farfalla, niente api operose, niente frutta, niente fiori, solo sparuti uccelli, benvenuto Novembre
Favria1.11.2015 Giorgio Cortese

Buon onomastico amici miei, ad Ognissanti si festeggia il proprio nome indossato da un Santo nella Storia. Ma chi sono i Santi, esseri umani che ci ricordano con le loro opere che gli uomini possono essere Grandi anche nelle piccole cose. i Santi con il loro esempio ogni giorno mi ricordano la Gloria di Dio che si si fa Uomo in noi. Buona festa di tutti i Santi!

Ognissanti
Siamo in autunno: gli alberi si spogliano delle foglie, le nebbie mattutine indugiano a dissolversi, il giorno si accorcia, la luce perde la sua intensità, cessa la stagione dei frutti e delle semine; stagione questa piacevole per alcuni, malinconica per altri. In questo clima, in particolare a novembre, e non solo il due, si è sviluppata la memoria dei morti, rendendola quasi una ricorrenza vissuta e partecipata da tutti, sia pure in forme concrete diverse. E’ noto infatti un “culto dei morti” presente in epoche e culture diverse. Sono stati i Celti i primi a collocare la memoria dei morti in questo tempo dell’anno, la festa di Halloween, ormai giunta deformata e svuotata dal loro religioso significato, carnevale di cattivo gusto, come tutte le cose fuori stagione. La religione Cristiana ha accolto questa tradizione per farci riflettere sui grandi perché della vita e proiettando la morte nella luce della fede pasquale che canta la risurrezione di Gesù Cristo da morte. Di fornte alla morte, al suo pensierosi pongo sempre delle domande inquietanti che assalgono il mio animo di angoscia. Anche la visita al cimitero, se non la si riduco a semplice tradizione o nostalgia o vuoto ricordo, sussurra al mio animo che il sepolcro non è l’ultima parola non è l’ultimo punto del discorso, ma solo una virgola per iniziare un discorso senza fine. Certo non tutti pensano come me, certe affermazioni frettolose che pretendono di risolvere il problema della morte sono solo vani espedienti per esorcizzarla. Il non parlarne, quasi si trattasse di un tabù o di anomalia da rimuovere col daffare di ogni giorno, è solo illusione: la morte fa paura a tutti, anche a chi la nega, la morte è un pensiero disturbatore necessario. L’attenzione verso i morti, mi offre ogni volta che entro in un cimitero una singolare opportunità per riflettere su me stesso, sul mio cammino, sulla esistenza mia ed altrui. Il pensare alla morte non cancella il dolore nell’animo che provo per le persone che ho perso ma esalta il dolore con la preghiera e la speranza, che tiene saldi il ricordo ed i legami con chi ci ha preceduti, collocandoli ad un livello più alto, quello di Dio, cercando di vivere ogni giorno, ogni momento sempre come fosse l’ultimo.
Favria 1.11.2015 Giorgio Cortese

Certo non vivo come vorrei, ma come posso ma, la vita è un’enorme tela e su di esso cerco sempre di rovesciare tutti i colori che posso per migliorarla

Non arrendersi mai, le tre P
La motivazione trasforma sogni impossibili in realtà
È la motivazione che trasforma i sogni “impossibili” in realtà. Similmente è la motivazione ci dà la forza per agire mentre altri esitano, annaspano e falliscono. Indipendentemente dall’esperienza di ognuno, della sua educazione e addestramento, quando una persona è motivata, gli ostacoli sono superati, le opportunità sono affrontate in modo creativo, gli scoraggiamenti convertiti positivamente. La cosa buona è che non c’è bisogno di essere eroi per sperimentare questa capacità di trasformazione e creare energia, basta essere convinti che ogni ostacolo contiene un’opportunità e c’è del buono in qualsiasi cosa. Quando mi imbatto i in un ostacolo, cerco sempre di sforzami di afferrare un’opportunità che questo ostacolo contiene. Facendo così avrò la forza di risolvere il problema, e, risolvendolo, motivo e rinforzo la fiducia in me stesso. Cerco di vivere la mia vita seguendo tre P: persistenza, pazienza, perseveranza. Perché non c’è nessun gran successo che non sia il risultato di un paziente lavoro e di attesa, paziente e persistente, perseverando sempre e se scivolo cerco sempre di rialzarmi
Favria 2.11.2015 Giorgio Cortese

Se nella vita il talento è scintilla, allora il genio è la fiamma, la mia mediocrità una tremula candela

Ricordare per onorare.
Il 4 novembre di ogni anno, facciamo memoria di ricordare la fine di quella carneficina inutile, dove morirono milioni di persone. E’ il giorno in cui insieme riflettiamo sulla Patria, sulla responsabilità che ciascuno di noi ha di servire la Patria. L’unità d’Italia, l’indipendenza e la libertà sono conquiste straordinarie che vanno difese ogni giorno: come comunità d’intenti, come capacità di cooperare per il bene comune, come desiderio di provare, anche individualmente, la gioia di fare qualcosa per il bene dell’Italia, per il suo prestigio nel mondo, per il benessere della nostra comunità. Credo che gli Italiani condividano l’orgoglio di essere italiani, i sentimenti di appartenenza alla comunità, i simboli che amiamo e ai quali siamo fedeli per sempre, in primo luogo al Tricolore. Un mondo aperto, ricco di opportunità, di sfide, ha bisogno, proprio perché è globale, di identità vissute con passione. Abbiamo bisogno di Italia in ciascuno di noi, nella nostra vita individuale, come riferimento, come ideale. Anche in questa circostanza voglio rivolgermi soprattutto ai giovani perché studino le storie della gioventù di allora,perché imparino a conoscerne i nomi, a ricostruirne le letture e le azioni! Molto è vivo ancora oggi di quei valori: soprattutto è vivo lo spirito di unione fra i popoli d’Europa, che è uno dei tratti più specifici del nostro Risorgimento, fin dai moti del 1821. Il nostro inno nazionale ricorda la lotta per la libertà del popolo polacco. Gli ideali di allora hanno trovato realizzazione piena nella Costituzione sin dal 1948. Solo la Costituzione ha inserito i diritti fondamentali della persona e del cittadino quale fondamento giuridico della “res publica”. La prima parte della nostra Costituzione è la definizione stessa di Repubblica, di un bene comune, di tutti e di ciascuno. Non è un caso che i Padri Costituenti, come simbolo di questo insieme di valori fondamentali, all’articolo 12, indicarono il tricolore italiano che non è solo un semplice insegna di stato ma è un vessillo di libertà, di una libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia nei valori della propria storia e della propria civiltà. Per questo, adoperiamoci perché in ogni famiglia, in ogni casa ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento. I morti sul Piave a a Vittorio Veneto non hanno fatto la mera unità geoigrafica dell’Italia, ma l’unità civile e morale. Questa ricorrenza nel centenario dell’inizio della Grande Guerra, pur con la tragedia umana che ha portato ci deve ricordare che ha unito siciliani, calabresi, veneti, abruizzesi e siciliani sotto un’unica bandiera che deve sempre rappresentare per noi italiani simbolo di solidarietà e riscossa.
Favria, 3.11.2015 Giorgio Cortese

Personalmente scrivo come posso, quando posso, dove posso. Scrivo in fretta e furia, e lascio che i pensieri si succedano sotto la penna nello stesso ordine come sono passati nella mia mente.

Conoscete il mapo?
Scriveva J.W.Goethe: “ Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni? Dove tra le scure foglie splende l’arancia d’oro e un dolce vento spira già dal cielo azzurro…..” Il graditissimo regalo avuto dall’amico Pietro di rutorno dalla Liguria di Mapo e Mandaranci mi ha fatto ricordare questi brevi versi. Ma si fa presto a dire agrumi. ll termine agrume deriva da “agro”, cioè acido, e si riferisce al caratteristico gusto della polpa di un gran numero di frutti succosi, molto simili tra loro, certo appartengono a specie diverse, ma ad un unico genere botanico: Citrus. L’origine degli agrumi, piante sempreverdi è senz’altro del lontano Oriente. Anche se i Romani conoscevano già il limone, la loro grande diffusione nel Mediterraneo, dove hanno trovato condizioni climatiche favorevoli al loro sviluppo, si deve all’espansione araba verso l’occidente a partire dal 1100. Gli agrumi sono tutti più o meno ricchi in vitamina C o acido ascorbico, con quantitativi che possono raggiungere i 50 mg per cento grammi di polpa. Questa vitamina, fondamentale per la corretta formazione delle proteine che assicurano la coesione tra le cellule, ha azione preventiva nell’insorgenza dello scorbuto. Si tratta di una malattia, oggi molto rara, che colpiva le persone che non consumavano ortaggi e frutta freschi per lunghi periodi. Anche gli equipaggi delle navi che nel 1400-1500 andavano alla ricerca di nuove terre, dovendo rimanere in mare per più mesi, contavano molti morti tra i marinai colpiti da scorbuto. Un simile destino non toccò ai marinai inglesi che portavano sempre con sé del succo di limone, abitudine che valse loro il soprannome di “Limeys”. Grazie a questa aggiunta alle normali razioni alimentari dell’epoca, fu la flotta inglese, guidata dal Capitano Cook, la prima a compiere per la prima volta il giro del mondo e a scoprire il nuovo continente, l’Australia. Il Mapo è un agrume tutto da scoprire, poco diffuso da quanto ne so, ma ricco di proprietà benefiche. Mapo un ibrido tra il mandarino e pompelmo, insieme o si odia o sia ama, ma credetemi si ama da subito, amore al primo profumo che diventa indissolubile al primo morso. Inebriante aroma fresco ed intenso, che ha impregnato le mie narici in un soave ed intrigante gusto un po’ acido, che mi porta a sognare, facendomi volare con la fantasia alla Liguria con i suoi sapori e profumi e quel mare che non posso mai dimenticare. Questo frutto dalla buccia ancora verde e molto sottile, ha una polpa gialla e uniforme, nel resto del mondo viene chiamato tangelo viene anche estratto noto liquore Mapo Mapo, che è ottenuto dall’infusione della sua buccia. In Molise si produce un dolce tipico a base di liquore di mapo, il mapopan, una sorta di panettone inzuppato, come un babà. E allora nonostante che adesso siamo in nel alinconico novembre il profumo di questi agrumi fa risorgere nell’animo la felicità dell’estate e del sole che li hanno fatti maturare
Favria, 4.11.2015 Giorgio Cortese