Dolcetto o scherzetto? – Novembre. – la resilienza dell’asino. – Moka. – Frumentarii e speculatores. – Da schifo a schivare…LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Dolcetto o scherzetto? La famosa più famosa che si sente ad Hallowen  è: “Dolcetto o

scherzetto? A pronunciarla sono i bambini che, travestiti di tutto punto da mostri e zombie, si organizzano in gruppetti per racimolare qualche leccornia in giro per le case, scimmiottando una usanza anglosassone. Il momento per farlo è la sera del 31 ottobre, la vigilia di Ognissanti. Quando nasce Halloween? A differenza di ciò che credono in molti, Halloween non nasce negli Stati Uniti ma in Irlanda nel 4.000 a.C. Secondo alcuni studi, è emerso che le origini vadano cercate nella festa celtica di Samhain che coincide con il Capodanno celtico. Siccome i celti erano soliti misurare il tempo in base alle fasi del raccolto, il Samhain coincideva con fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, oltre all’ultimo raccolto prima dell’inizio della stagione fredda. Le ambientazioni macabre con un forte riferimento a morti, cimiteri e mostri è dovuto al fatto che i celti erano convinti che in questo periodo dell’anno la distanza tra regno dei vivi e aldilà si assottigliasse fino a permettere ai due mondi di entrare in comunicazione tra loro. Per questo motivo, si credeva che le persone scomparse potessero tornare per dialogare con i cari da cui si erano separati. Il legame con il nostro Ognissanti, il 1° novembre, si deve prima ai Romani, che hanno istituito la festa dei morti, e poi ai cristiani, che hanno dato vita a Ognissanti, la parola inglese Halloween significa All hallow’s eve, che in inglese antico è esattamente la vigilia di Ognissanti. Halloween ha poi iniziato ad avere successo nel Usa con le migrazioni di irlandesi dall’Europa nel corso dell’800. Ma perché la zucca? Le belle zucche giganti e di un arancio brillante sono il simbolo indiscusso dei festeggiamenti, un po’ come presepe e abete addobbato per Natale. L’usanza di intagliare la zucca formando delle espressioni più o meno minacciose rendendola luminosa grazie a una candela inserita all’interno si deve alla leggenda di Jack-o’-lantern. Si narra che Jack, Giacomo fosse un fabbro irlandese ubriacone che riuscì a ingannare il diavolo chiedendogli di trasformarsi in una moneta per consentirgli l’ultima bevuta. Peccato che, dopo aver esaudito il desiderio, Jack tirò fuori una croce impedendo al diavolo di tornare se stesso. Dopo diversi anni e vari inganni, una volta morto Jack si trovò alle porte dell’inferno e viene rifiutato dal diavolo. Questo lo costrinse a vagare da morto con una rapa lanterna. Nel tempo la rapa è stata sostituita con una zucca e serve per avvisare Jack che in quella casa non c’è posto per la sua anima senza pace.
Favria, 31 ottobre 2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Le cose più belle e importanti della vita, salute, gioia, felicità e amore, sono uniche e immateriali. Non possiamo comprarle, possiamo, però, cercarle, trovarle e anche conservarle per un certo periodo di tempo, ma mai potremo disporne per sempre e a nostro piacimento. Felice martedì

 Novembre.

La morte rende tutti giusti. Qualcuno a qualcuno dovevi dire scusa qualcuno grazie e non l’hai fatto. Pensateci prima. Pensateci, perché la morte arriva senza preavviso, spesso, quasi sempre: ma come, l’avevo sentita ieri, non sapevo che fosse malato/a, come è possibile, perché nessuno mi ha avvisato? Dopo è tardi. Pensateci ora, proprio oggi. C’è per caso qualcuno a cui vorreste dire sei stato fondamentale per voi, in quel momento o in quel decennio? Mi ha permesso di essere chi sono, di conservare quello che ho dunque grazie della vostra partecipazione alla mia vita? Fatelo per voi stessi, sarà un rimpianto altrimenti. Vi toglierà il sonno nelle notti della vostra edificante esistenza, in futuro. Oppure, al contrario, c’è qualcuno di cui vorreste dire: hai rovinato tutto? È impressionante come la morte renda eroici. Il potere, quando c’è, fa il resto. Nessuno racconta mai le cose come sono andate perché magari non conviene, le conseguenze possibili inducono pavidità e terrore. E se non mi tornasse utile? E se mi si ritorcesse contro, se andasse contro i miei progetti? Che rischio terribile, no?, per le traiettorie delle disegnate carriere. Meglio essere prudenti. Ma la vita è la vita, comanda. La vita decide a prescindere da noi, che siamo irrilevanti. Prima o dopo torna a chiedere il conto, talvolta agli eredi. La morte rende tutti giusti, ma non tutti lo sono. Impressionante, davvero, come gli elogi funebri siano unanimi. Certamente c’è stato qualcosa di buono, anche molto, in quel che siamo stati. Ma c’è anche qualcosa di buio. Di quel buio non si parla. Come se tutto fosse solo luce, e non è. Che peccato che non possa essere il morto, la morta, a dire nell’estremo momento qualcosa di vero, di sé

Favria,1.11.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita quotidiana la santità non è un lusso, ma un dovere. Felice mercoledì.

Questi sono giorni illuminanti, di una luce che dall’alto ci ricorda i nostri santi! Buona festa a tutti!

La resilienza dell’asino

Un giorno, l’asino di un contadino brucando l’erba cadde in un pozzo. Non si era ferito, ma non riusciva a risalire da solo. Per questo l’animale ragliò fortemente per molte ore, mentre il contadino pensava a cosa fare. Finalmente, il contadino prese una decisione crudele; concluse che l’asino era già molto vecchio e che il pozzo era asciutto e che doveva essere tappato comunque per evitare che degli esseri umani cadessero anche loro in quel pozzo. Pertanto non valeva la pena di sforzarsi molto per tirare fuori l’asino dal pozzo. Il contadino chiamò in auto i figli e tutti insieme iniziarono a palare della terra nel pozzo. L’asino non tardò a capire cosa stessero facendo di lui e ragliò disperatamente. Però, con la sorpresa di tutti, l’asino si calmò dopo aver preso quattro palate di terra. Il figlio minore del contadino e  guardò sul fondo del pozzo incuriosito dal silenzio dell’asino, e si sorprese di quello che stava vedendo. Ad ogni palata che cadeva sulle spalle, l’asino si scuoteva, così metteva le zampe sulle terra che cadeva. Così in poco tempo, tutti videro come l’asino riuscì ad arrivare in cima al pozzo, uscire da lì e andarsene trotterellando. Nella vita di ogni giorno ci tirano addosso molti tipi di terra, specie quando sei dentro  il pozzo, dei tuoi problemi. Il segreto per uscire dal pozzo è scuotersi la terra che si prende sulle spalle e fare un passo sopra di lei. Ogni nostro problema è un gradino che ci conduce in cima. Possiamo uscire dai buchi più profondi se non ci daremo per vinti. Accettiamo la terra che ci buttano, questa può essere la soluzione, non il problema.

Favria, 2.11.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Oggi nessuna farfalla, niente api, niente frutta, niente fiori, tutto è mesto con Novembre! Felice giovedì

Moka

Per la maggior parte di noi  italiani, e ritengo non solo,  la giornata inizia con una moka borbottante che sprigiona aroma di caffè in tutta la casa, un rituale irrinunciabile che fa parte della nostra cultura da quasi un secolo. Eppure, in pochi sanno che la notissima macchinetta è stata creata nel 1933 da Alfonso Bialetti, nato a Montebuglio 1888-1970, frazione del comune di Casale Corte Cerro, oggi provincia  Verbano Cusio Ossola, una volta di Novara. Inventore di eccellenza del Piemonte,  pensò a questa macchinetta  osservando una donna che usava la lessiveuse, o  meglio la lisciviatrice. A quei tempi, per fare il bucato si usava la lessiveuse, una macchina lavatrice, inventata in Francia  da François Proust  nel 1856,  composta da una grande vasca con un doppiofondo bucherellato in cui si versava una miscela, la liscivia, composta da acqua, sapone e cenere, e scaldata a legna. Quando l’acqua andava in ebollizione, risaliva lungo un tubo posto al centro del dispositivo per poi far ricadere la miscela “a pioggia” sui panni nella tinozza. Alfonso Bialetti, all’epoca quarantenne e con un passato da operaio metalmeccanico in Francia, pensò di applicare quello stesso principio alla preparazione del caffè, brevettando così la sua  Moka Express. La  cosa curiosa è che la caffettiera non si chiamò da subito così, il nome fu dato successivamente dal figlio Renato per rendere omaggio a Mokha, città yemenita sul Mar Rosso, famosa per la coltivazione di caffè sin dal XVI secolo. Ed il figlio Renato diede ispirazione al volto allo stesso “Omino con i baffi”, divenuto il testimonial ufficiale del marchio.

Favria, 3.11.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. I pomeriggi sono più stringati e i tramonti più austeri. Novembre mi è sempre sembrato la Siberia dell’anno. Felice  venerdì.

Frumentarii e speculatores.

Molti secoli prima che nascessero i moderni servizi segreti, nella Penisola già  operavano vari gruppi, legati al mondo militare, specializzati nel raccogliere informazioni tramite azioni di spionaggio. Operanti nella Roma imperiale, rispondevano al nome di frumentarii e speculatores. In teoria, la funzione originaria dei primi era sorvegliare i rifornimenti di grano e badare all’approvvigionamento delle truppe. Ma furono appunto anche investiti, probabilmente già nel I secolo a.C., in età augustea, del ruolo di addetti alla raccolta d’informazioni, divenendo una sorta di polizia segreta dedita a tenere d’occhio i cittadini romani e gli stranieri. Quanto agli speculatores, si trattava di ricognitori a cavallo esperti nello spiare i movimenti delle truppe nemiche. Questi agenti speciali dell’antichità, di stanza nell’Urbe in una caserma sul Celio, rimasero attivi fino al III secolo d.C., quando, sotto l’imperatore Diocleziano, vennero sostituiti col corpo degli agentes in rebus.

Favria,   4.11.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Purtroppo certe persone che ascoltano non capiscono, e colore che parlano non sa cosa stia dicendo. Felice sabato

La salute con i vaccini per la terza età: conoscere per prevenire”

Docente: Gisella Revigliono

mercoledì  8 novembre 2023 ore 15,30 -17,00

Conferenze UNITRE’ di Cuorgnè presso ex chiesa della SS. Trinità –Via Milite Ignoto

La docente ci parla dei vaccini e della convenienza nel vaccinarsi anche nella terza età. L’importanza della profilassi vaccinali oltre i 65 anni è considerata un’opportunità per favorire un invecchiamento in salute. Gli anziani hanno infatti una maggiore prevalenza di malattie croniche e siccome alcune infezioni portano con sé il rischio di aggravare queste condizioni, la prevenzione delle complicanze passa dunque anche dalla profilassi vaccinale.

Da schifo a schivare.

Oggi la parola schifo porta subito al significato di ripugnanza, qualcosa di disgustoso che è ripugnante. L’origine della parola secondo alcuni deriva dall’antico francese, eschif. Secondo altri la parola schifo deriva dal longobardo skif che è una piccola imbarcazione usata un tempo dalle navi mercantili per il servizio di bordo di una nave maggiore. Per estensione oggi una piccola imbarcazione sportiva leggera, stretta e lunga, con un solo vogatore seduto su seggiolino scorrevole, carrello, e due remi, senza timoniere, talvolta indicata con il sostantivo inglese skiff.Ma lo schifo in  architettura, volta a schifo, altro nome della volta a gavetta, derivato dal fatto che questa negli spigoli ricorda la forma della chiglia dei natanti. Quello che è certo che una sua trasformazione longobarda era skiuhjan, aver riguardo, rispetto. Da cui anche schivo, schivare. Come si vede la percezione di ripugnanza per qualcosa e qualcuno naviga veloce  sul mare della vita come l’antica e agile costruzione navale. Infine simile ma non uguale è la parola skilift, parola inglese composta da ski, sci  e lift,  ascensore, in italiano la bella parola sciovia.

Favria 6.11.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Le persone sagge sanno di essere stupide,  invece quelle stupide si credono saggie. Felice lunedì

Unitre Rivarolo Favria Feletto

Mercoledì 08 Novembre

Via Montenero N. 12 Rivarolo Canavese

“COS’E’ IL FENG SHUI” antica arte cinese ausiliaria dell’architettura – Casa e ambiente di lavoro hanno relazioni profonde con la salute e lo stile di chi li abita. – Arch. Mario Franco Vitale

Carissimi chi dona sangue ama la vita, le Vostre gocce di sangue possono creare un oceano di felicità, donate il sangue potete salvare una vita. Esiste dentro di noi la gioia di aiutare. Basta ascoltarla. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue.

Vi aspettiamo a FAVRIA MERCOLEDI’ 29 NOVEMBRE 2023

cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20.

Abbiamo bisogno di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio