Il piacere del cenare e dello stare bene in compagnia. – Il denaro. -Il pilone votivo della Chiarabaglia dei Tarizzo.- Da campo a campione! – Demagogo a chi? di Giorgio Cortese

Alla sera prima dormire per avere un sonno felice cerco sempre di estrarre dallo scrigno dei ricordi momenti lieti. Solo così è  bello sfogliare quell’albo di memorie, è stupendo poi  riuscire a chiuderlo prima di dormire per respirare il fluire di ciò che è rimasto vivo intorno a me.

Il piacere del cenare e dello stare bene in compagnia
Sono stato a casa di Pasquale e Pansy, insuperabili padroni di casa che ogni anno durante la cena mi  donano le ali per volare nei momenti in cui mi sono dimenticato di come si vola. Ogni anno a casa  di Pansy e Pasquale  mi gusto in compagnia degli altri commensali,  Carla, Magda, Renza, Pino, Roberto, Sergio ed io, delle cene che mi fanno viaggiare nel mondo del gusto e delle tradizioni. Già, ho usato il verbo gustare, perché il gusto è uno dei cinque sensi di cui noi esseri umani siamo dotati. Ma non ho solo gustato l’insuperabile cena preparata da Pansy con il dolce finale che rimane con tutte le bellissime portate  nello scrigno dei ricordi del mio animo. La Cena ogni anno è un simposio che mi fa gustare ed apprezzare di quanto Pasquale mi ha raccontato sul viaggio in Israele, dei ricordi di altri viaggi di Pansy, che si intrecciano mirabilmente con l’attualità odierna. Questo mi fa pensare che nella vita non perdo mai gli amici , ma apprendo ogni giorno quali sono i veri che ho. Diceva un filosofo francese “Gli animali si nutrono; l’uomo mangia; solo l’uomo di spirito sa pranzare.” L’animale infatti cerca il cibo per nutrirsi; l’uomo distratto e preso da troppe cose esteriori ha tempo solo per mangiare, possibilmente in modo veloce ed essenziale. Penso che oggi ho assaporato la serenità della cena, con le giuste pause, assaporando le pietanze. Per concludere diceva Marco Tullio Cicerone che:  “la gratitudine non è soltanto la principale virtù,  ma anche la madre di tutte le altre,” e “la vita non è niente senza l’amicizia.” Grazie di cuore della bella serata
Favria,11.09.2015    Giorgio Cortese

Nella vita il percorso trascorso è passato che non deve mai graffiare il mio futuro. Devo sempre di vivere la vita  per ciò che il presente può portare, cercando di non amareggiarmi per quello che ieri mi è stato tolto. Solo così ogni giorno è un dono prezioso.

Il denaro
Il denaro non è tutto. Verissimo. Può comprare un letto, ma non un sogno. A quelle persone nel mondo che in un letto dormono in quattro e di letti in una stanza ce ne sono più di uno il sogno di libertà glielo compra il denaro.  Può comprare l’orologio, ma non il tempo. Quelle persone che si spezzano la schiena dall’alba al tramonto non hanno bisogno di tempo ma di una vita dignitosa che solo il denaro può dare loro.  Può  comprare il libro, ma non l’intelligenza. Se compri tanti libri e li leggi anche la mente più ottusa allarga i propri orizzonti e le proprie conoscenze quanto basta per non farsi sfruttare. Puoi comprare un incarico, ma non il rispetto. Se non hai un lavoro sei tu il primo a non avere rispetto per te e del rispetto degli altri puoi farne a meno ma del tuo no.La conseguenza di un incarico è il denaro. Puoi comprare la medicina, ma non la salute. Sono le medicine che fanno guarire o permettere di vivere una vita che per un malato è sempre meravigliosa anche se di salute ne ha poca. Puoi comprare il sesso, ma non l’amore. L’amore tanto bello e profondo possa essere per continuare nel tempo ha bisogno di non avere troppi problemi economici e vedrai che anche il sesso farà scintille. È vero che il denaro non è tutto ma tutto quello che serve per vivere lo può dare il denaro. Da questa fonte anonima mi vene da pensare che il denaro è si lo sterco del diavolo, ma accidenti un ottimo fertilizzante. L’attuale creazione di denaro dal nulla, operata dalla speculazione internazionale mi sembra quasi identica alla creazione delle banconote da  parte dei falsari. Forse sono solo diversi coloro che ne traggono profitto?
Favria, 12.09.2015  Giorgio Cortese

La lettura è piacere e gioia di essere vivo o tristezza di essere vivo, e soprattutto è conoscenza e domande. Vivere senza leggere è pericoloso, m si devo accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.

Il  pilone votivo della Chiarabaglia dei Tarizzo.
La sua storia, un legame di devozione cristiana e di appartenenza al territorio.
Prima di parlare del pilone votivo in questione, è importante spiegare che cosa sono i piloni, capitelli o  edicole votive. Sono delle strutture architettoniche religiose, cristiane di piccole dimensioni, che nascono da un  culto popolare tramandato nei secoli. Rappresentano un culto semplice, spontaneo, ma anche collettivo. Il motivo ispiratore di ogni edicola sacra ha sempre rivelato non solo un legame con la chiesa o con il santuario locale, ma anche, al particolar bisogno del popolo di rivolgersi a Dio o ai santi durante un periodo di sofferenza o di carestia. Le edicole sacre sono inquadrate in nicchie o tabernacoli e protette da tettucci, grate o vetri.
Normalmente un capitello viene costruito come ex voto per uno scampato pericolo, come una carestia o una  pestilenza, ma serve anche come strumento di aggregazione della comunità cristiana, che presso di esso si può unire in preghiera, specie per la recita del rosario soprattutto nel mese di maggio, mese dedicato alla Madonna ed infatti il  culto maggiormente diffuso è quello mariano.
In Lombardia il pilone votivo viene comunemente chiamato “santella”, in  Toscana, “tabernacolo  o marginetta”, nel Veneto viene denominato  capitèo, ma tutti nascono dall’anima semplice della devozione popolare cristiana.
Nel territorio di Favria, i  piloni votivi sono una testimonianza del forte sentimento religioso delle popolazioni favriesi. In massima parte sono di privati, ogni famiglia che riteneva di aver ricevuto una grazia, costruiva o faceva costruire e poi decorare con pitture e dediche al santo che si voleva ringraziare. Sono stati costruiti sia all’interno delle borgate, vicini alla casa della famiglia committente sia sui sentieri più frequentati o nei punti di incrocio di percorsi diversi.
La gente si fermava, e, a volte, ancora oggi si ferma, a pregare e a posare un fiore di campo. In primavera, tali piloni erano meta di processioni propiziatrici, chiamate rogazioni. Molte di questi piloni, infatti, ebbero, in origine la funzione di adempiere ai voti fatti in seguito a grazie ricevute. Il pilone di cui voglio parlare si trova in Borgata Chiarabaglia, appartiene da generazioni alla famiglia di mia moglie, fatto edificare verso la metà dell’ottocento. Anche se da alcuni documenti potrebbe portare la datazione ad inizio ottocento..
Il committente fece edificare il pilone mettendo i Santi Protettori dei suoi tre figli maschi: Bartolomeo, Lorenzo e Giuseppe, nomi che dai documenti in mano alla famiglia Tarizzo si trovano con frequenza in tutte le generazioni a partire dal 1785. Già restaurato nel 1904 dalle famiglie Batitin- Eredi Tarizzo.
Il tipo di costruzione e la qualità e quantità degli affreschi lo rendono tra i più interessanti tra quelli  del territorio favriese. Il manufatto è in mattoni pieni,  presenta una forma quadrangolare, su tre lati  ha tre nicchie, la principale guarda la vecchia strada che tracciava nell’ottocento il bosco della Favriasca  e le altre due ai lati, lasciando vuota e liscia la facciata che oggi è rivolta verso le retrostanti case. Rappresenta a Nord S. Bartolomeo, S .Lorenzo e nel riquadro inferiore è rappresentato L’Inferno, ad Ovest S. Giuseppe, Gesù Crocifisso; a est l’affresco è fortemente deteriorato ed illeggibile. La  base restaurata nel 2010 presenta delle pietre ai lati per preservane la stabilità.. La particolarità del  pilone della famiglia Tarizzo è che sotto le tre facciate affrescate, purtroppo oggi in cattivo stato per gli eventi atmosferici subiti,  in basso vi sono altre tre piccole nicchie in cui purtroppo i dipinti sono svaniti con il tempo. Quando passo davanti al pilone, mi si allarga veramente il cuore ed il silenzio della campagna favriese mi  parla, davanti al pluricentenario pilone votivo, e mi portano indietro nel tempo. immagino quanti contadini, viandanti e bambini abbiano ammirato i dipinti e si siano soffermati a pregare, ma basta un refolo di vento tra le foglie a riportarmi alla realtà. In lontananza il puntino di un aereo trasporta i miei sogni. Ecco che, allora, io  naufrago sballottato in questa terra, mi rivolgo,  con assoluta  fiducia alla Vergine Maria,  a S. Lorenzo, a  S.Giuseppe e a San Bartolomeo alla Vergine Maria, S. Lorenzo S.  Giuseppe e a San Bartolomeo per i mei umani affanni e preoccupazioni.
Favria. 13.09.2015   Giorgio Cortese

Gli esseri umani percepiscono l’ambiente attraverso i cinque sensi. Inoltre, possediamo una percezione particolare, che è quella del tempo, che non è solamente un adattamento automatico al clima, all’irradiazione solare ed alla stagione, come in alcuni altri animali, bensì è la capacità critica di percepire il trascorrere del proprio tempo biologico, nell’ambiente.

Certe persone viste da lontano sembrano oro, ma poi viste e frequentate da vicino, non sono  nient’altro che carta stagnola dorata.

Da campo a campione!
La parola campione oramai è usata da tanta gente, ma tante volte non si comprende il vero significato di questa parola,la usiamo in modo distorto. Il lemma campione deriva da  campo dal latino campus con il significato di campagna, pianura e poi campo di esercitazioni, campo di battaglia. Questo termine ha assunto con il tempo una  notevole varietà di significati e di  usi, rimanendo però sempre legato alla suo originario significato  fondamentale, e cioè una spazio libero, contenuto entro dei limiti concretamente o idealmente determinati e con caratteristiche proprie. Lo spazio  limitato di terreno destinato alla coltivazione di cereali. Ma anche  come unità di misura di superficie, precedente al sistema metrico decimale, usata, con valori diversi, in varî luoghi nella provincia di Treviso, Venezia, Trieste e Padova. Ma come campo anche il luogo  dove si fanno esercitazioni militari, nell’antica Roma il campo di Marte. Da li passare al significato di mettere il campo ed accamparsi delle truppe il passo è breve.. Zona apprestata a difesa dalle truppe, campo fortificato, campo trincerato, campo minato; in particolare nell’arte militare come il campo d’istruzione, luogo nel quale i reparti militari svolgono le esercitazioni annuali.  Il campo di battaglia, luogo dove avveniva lo  scontro di due eserciti avversari. Tornando a campione oggi possiamo prendere, ad esempio, qualsiasi sport dove abbiamo dei campioni che sono abbastanza bravi nel campo da gioco, ma non lo sono fuori dal campo. Ad esempio quando si gioca una partita di calcio ci sono calciatori che sputano sugli avversari, simulano cadute, non rispettano la squadra avversaria. In parole povere, non capiscono che sono dei modelli per tanti bambini che aspirano ad essere come loro. Alcuni sono degli esempi sia sul e fuori campo, altri sportivi hanno un influenza negativa, hanno dimostrato di conoscere la disciplina, ma hanno trasgredito le regole influenzando negativamente i giovani, i quali possono pensare che chi fa sport può drogarsi, alcolizzarsi,fare vita mondana o altre cose che mal si conciliano con lo sport. Morale: giocare bene lo sanno fare in tanti, giocare bene e rispettare le regole lo fanno in pochi. Molto meglio i secondi i veri campioni che i primi.
Favria, 14.09.2015   Giorgio Cortese

La vita non è una faccenda di come sopravvivere alla bufera, ma di come ballare nella pioggia con l’animo sempre colmo di felicità

Per vivere serenamente devo accettare che  la vita non è fatta solo di cose buone. È fatta di errori, strade in salita e persone perse lungo il tragitto. Tutto questo mi aiuta a completare la mia vita nel migliore dei modi, giorno dopo giorno.

Demagogo a chi?
Demagogo a chi? Oggi la demagogia può essere definita come l’abilità dei politici ad assicurarsi dei vantaggi raggirando il popolo ad ogni tornata elettorale con dei programmi fantasiosi ed irrealizzabili e quindi spingendoli ad agire contro i propri interessi. Certo politici, accaparratori di voti che di volta in colta alimentano  l’odio verso gli immigrati, dichiarano con roboanti programmi dei guadagni per i cittadini, se verranno eletti con promesse irrealizzabili. I demagoghi sono nati con la democrazia, come le pulci con il pelo del cane. Certo le persone democraticamente elette fossero sempre tutte oneste ed efficienti la demagogia ed i novelli demagoghi non potrebbe esistere, sarebbe la stessa organizzazione sociale, con a disposizione un efficiente sistema di formazione e informazione dei cittadini, a renderla inattuabile. La demagogia si basa dunque sui problemi radice della disinformazione, dell’ignoranza e della frammentazione sociale, non può essere una degenerazione della democrazia e anzi rappresenta una prova lampante che una vera democrazia è molto fragile e deve essere preservata. A volte si usa il termine di populismo come sinonimo di demagogia, altre volte per identificare quei movimenti politici che, cavalcando l’onda del malcontento popolare verso la classe dominante, tentano di effettuare un ricambio politico a proprio favore usando un linguaggio aggressivo che risulti di facile presa sulla popolazione. I politici al potere usano tale termine in senso dispregiativo, lo considerano un comportamento scorretto da parte degli avversari, un atteggiamento “poco sportivo” fra competitori, ma in realtà si tratta dell’ennesimo inganno per la popolazione, una popolazione disinformata, ignorante e frammentata da manipolare comunque. Succede che i maestri della demagogia accusino di demagogia i propri antagonisti, che i politici più hanno fatto con la demagogia, con le loro fantasiose promesse elettorali,  additino come tali i possibili politici emergenti che ne denunciano le promesse mancate. Ma oggi più che mai abbiamo bisogno di politici che non cercano il facile applauso o autocelebrazione, che non  scambino la politica per uno stipendificio,  ma persone moralmente oneste  con il senso di  responsabilità e lungimiranza per governare e non limitarsi ad amministrare.
Favria, 15.09.2015      Giorgio Cortese

I ricordi, i pianti, e le cicatrici sono la forza di chi oggi  è caduto ma  riesce comunque a rialzarsi. E poi i  migliori sono sempre i più soli, guerrieri e mai vincitori.
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