Il vischio. – Il passero e il girasole. – La leggenda dell’abete. – La fiaba di Babbo Natale. – FIDASAUGURI. – I sold dl’ giass. – Storia sull’albero di Natale. – I due fiammiferi. LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Il  vischio. “Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno. Gli affari, quel

giorno, erano andati benissimo: comprando a dieci, vendendo a venti, moneta su moneta, aveva fatto un bel mucchietto di denari. Si levò. Li volle contare. Erano monete passate chissà in quante mani, guadagnate chissà con quanta fatica. Ma quelle mani e quella fatica a lui non dicevano niente. Il mercante non poteva dormire. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Pareva che tutti si fossero passati la parola per partecipare a una festa. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: – Fratello, – gli gridarono – non vieni? Fratello, a lui fratello? Ma che erano questi matti? Lui non aveva fratelli. Era un mercante; e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Ma dove andavano? Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Comprava a dieci e rivendeva a venti. E rubava sul peso. E piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello a quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote; anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco. Entrò nella grotta insieme con gli altri; s’inginocchio insieme agli altri. – Signore, – esclamò – ho trattato male i miei fratelli. Perdonami. E proruppe in pianto. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.”
Favria,12.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Natale è una parola che trasmette felicità solo a pronunciarla. Il più grande augurio che possa farti è che sia Natale ogni giorno! Felice martedì

Il passero e il girasole.

Il passero ed il girasole In una discarica abusiva, in un angolo abbandonato di una zona industriale di una città, era nato un girasole, che aveva fatto amicizia con un passero! Il fiore era triste: sognava un prato verde e farfalle svolazzanti. “A che servo io qui?” si chiedeva. Ma l’uccellino guardava il girasole, raggiante, a becco aperto: “Come sei bello! Sei meraviglioso!” trillava. “Ci sono molte cose più belle!” rispondeva il saggio girasole, “Guardati intorno!” Il buon passero si guardava diligentemente intorno, ma finiva sempre per voltarsi verso il girasole e pigolare con aria ammirata: “Il più bello di tutti sei tu!” Così, ogni giorno, il girasole prendeva coraggio e cresceva, tanto da troneggiare, ormai, sul mucchio di rifiuti. La sua corona d’oro splendeva sempre di più! Ma un giorno, al sorgere del sole, il fiore attese invano il suo piccolo amico. Solo nel tardo pomeriggio sentì un pietoso pigolio ai suoi piedi! Si piegò e vide il passero che si trascinava con un’ala ferita. “Piccolo amico mio, che cosa ti è successo?” gli chiese. “Un gabbiano mi ha colpito e da alcuni giorni non riesco a trovare niente da mangiare. È la fine per me!” bisbigliò l’uccellino. “No no!” urlò il girasole, “Aspetta un attimo!” Il bel fiore scosse con vigore la sua grande corolla e una pioggia di semi scese sul passero. “Mangiali, amico mio! Ti daranno nuova forza!” disse il girasole. Giorni dopo, il passero aveva ripreso vigore e, riconoscente, si voltò a guardare il girasole. Ma fu ferito da una dolorosa sorpresa: lo splendido fiore aveva perso i colori, le foglie penzolavano grigiastre e i petali erano terrei! “Che cosa ti è successo bellissimo fiore?” pigolò. “Il mio tempo è finito!” rispose il girasole. “Ma me ne vado felice! Per tanto tempo mi son chiesto quale crudele destino mi avesse fatto nascere in una discarica. Ora ho capito: sono stato un dono per te e ti ho ridato la vita! Come tu sei stato un dono per me perché mi hai sempre incoraggiato. Mangia tutti i semi che vuoi ma lasciane qualcuno! Un giorno germoglieranno e, chissà, forse qui sorgerà una splendida aiuola!” 

Favria, 13.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Ricordiamoci sempre che se non riusciamo a trovare il Natale nel nostro cuore, non potremo trovarlo sotto l’albero. Felice mercoledì

La leggenda dell’abete

“S’approssimava l’inverno di tanti e tanti anni fa. Un uccellino, che aveva un’ala spezzata, non sapeva dove ripararsi dal freddo e dalla neve. Si guardò intorno per cercare un asilo e vide i begli alberi di una grande foresta. A piccoli passi si portò faticosamente al limitare del bosco. Il primo albero che vide fu una betulla dal manto d’argento. “Graziosa betulla, vuoi ospitarmi fra le tue fronde fino alla buona stagione?” “Che curiosa idea! Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie!” L’uccelletto saltellò fino all’albero vicino. Era una quercia dalla fitta chioma. “Grande quercia, vuoi tenermi al riparo fino a primavera?- – Che domanda! Se io ti riparassi mi beccheresti tutte le ghiande!- L’uccellino volò alla meglio fino a un grosso salice che sorgeva sulla riva di un fiume. – Bel salice, mi dai ricovero fino a che dura il freddo? – No davvero! Va’, va’ lontano da me!- Il povero uccellino non sapeva più a chi  rivolgersi, ma continuò a saltellare… Lo vide un abete e gli chiese: – Dove vai, uccellino?- – Non lo so. Nessuno mi vuole ospitare e io non posso volare tanto lontano, con questa ala spezzata.- – Vieni qui da me, poverino. Riparati sul ramo che più ti piace- – Oh, grazie. E potrò restare qui tutto l’inverno?- – Certamente, mi terrai compagnia”. Una notte il vento gelido sferzò le foglie, che caddero a terra mulinando. La betulla, la quercia, il salice, in breve tempo si trovarono nudi e intirizziti. L’abete invece conservò le sue foglie, e le conserva tuttora. Sapete perchè? Perchè Dio volle premiarlo della sua bontà.”

Favria, 14.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Natale non è tanto aprire i regali, quanto aprire i nostri cuori. Felice giovedì.

La fiaba di Babbo Natale

Tanti, tanti anni fa, in Lapponia, in una capanna del bosco, circondata da abeti, vicino ad un allegro ruscello d’acqua limpida e fresca viveva Natale, il quale si dedicava ogni giorno a coltivare il suo orticello, a curare le sue renne e ad intagliare il legno, vivendo tranquillamente. Vestiva sempre di rosso, il suo colore preferito. Era un vecchietto assai buono e generoso con una lunga barba bianca ed aiutava spesso senza tirarsi mai indietro tutti i suoi vicini. Un giorno pensò che era troppo poco quello che stava facendo e si mise a pensare: voleva trovare un modo per poter dare agli altri qualcosa di più. Quella sera fece un sogno: Nel sogno gli apparve un angioletto: era molto bello e grazioso e, con una dolce vocina, gli spiegò che nel mondo c’erano tanti bambini ma tanti di questi erano poveri e non potevano permettersi niente, anche loro come tutti gli altri bambini più fortunati desideravano dei giocattoli, ma non avrebbero mai potuto averli, il cuore dell’angelo era colmo di tristezza e un lacrima gli scorreva lungo il viso, Natale che era molto sensibile chiese all’angioletto cosa poteva fare per far spuntare sui visi di tutti i bambini un sorriso e un po’ di felicità nei loro cuori. L’angioletto rispose che, se Natale voleva, poteva aiutarli. Sarebbe dovuto partire caricando sulla sua slitta trainata dalle sue renne un sacco pieno di doni da consegnare a ciascun bambino la notte santa, quando nacque Gesù. “Ma dove posso trovare i giocattoli per tutti i bambini del mondo? E come posso farcela a consegnarli tutti in una sola notte e ad entrare nelle case? Ci saranno tutte le porte chiuse!” si chiese Natale. L’angioletto gli disse che Gesù Bambino l’avrebbe aiutato a risolvere ogni problema. Fu così che Gesù Bambino nominò Natale papà di ogni bambino donandogli il nome di Babbo Natale! I primi giochi che Babbo Natale regalò furono costruiti con le sue stesse mani: intagliò nel legno bambole, macchinine, pupazzi ed ogni sorta di giocattolo. Gesù Bambino assegnò a Babbo Natale degli Elfi che altro non erano che piccoli angeli dalla faccia simpatica che lo aiutavano a costruire i giocattoli, a caricarli sulla slitta e a consegnarli in tempo ogni anno la sera di Natale! Gesù bambino fece anche un piccolo miracolo: concesse alla slitta e alle otto renne il dono di poter volare nel cielo. Babbo Natale entra quindi quella notte in ogni casa calandosi dal camino e riempiendo le calze che ogni bimbo appende sotto al camino, come d’usanza, e posando gli altri pacchetti più grossi sotto agli alberi di pino adornati a festa con luci e addobbi vari: palline, candeline, bastoncini di zucchero, e anche nelle case delle famiglie più povere gli alberi di pino venivano adornati con noci, mandarini, frutta secca, che profumavano l’aria di festa e che poi venivano mangiati in famiglia tutti insieme. Grazie alla magia dell’amore fu così possibile a Babbo Natale di essere sempre puntuale la notte santa nella consegna dei suoi doni per poter far felici tutti i bambini del mondo! E portare un sorriso nei loro visi e nei loro cuori!

Favria, 15.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Questa notte in sogno è venuto un angioletto e mi ha dato un biglietto. A carattere cubitale c’era scritto “Buon Natale”! Felice venerdì.

FIDASAUGURI!

Carissimi volenterosi donatori, sabato 16 dicembre, dalle ore 15,00 alle ore 19,00 consegna panettoni, calendari a chi ha donato nel corso del 2023, medaglie oro e onorificenze Re Rebaudengo presso sede FIDAS cortile interno Comune Favria. Grazie del bene che avete donato, auguri di un Santo Natale a tutti ed un Felice Capodanno evviva i donatori di Sangue. Auguriamo a tutti un  Natale blu come la serenità, verde come la speranza, bianco come la bontà e rosso come l’amore. Un arcobaleno di colori per un Natale di Pace. Buon Natale a tutti donatori e alle loro famiglie

I sold dl’ giass.

A volte certe parole sono quasi simili ma con significati diversi. La parola giass in piemontese significa covile, giaciglio di paglia. Il lemma deriva dalla voce tardo latina jacere, coricare, giacere ed è arrivato nel piemontese dal provenzale jatz.  Ma in piemontese il termine giass significa anche rintocco funebre e qui deriva dalla parola latina classum, suono di tromba, pervenuto in piemontese dal francese  glai, glas, il rintocco lento della campana per annunciare l’agonia e la morte di qualcuno. Infine abbiamo la parola giass o giassa che deriva dal latino volgare glaciam, ghiaccio, pervenuto in piemontese attraverso il francese glace o il provenzale glasa. Come si vede il modo di dire “i sold dl’ giass” dettomi in riferimento ad un condannato a morte per le sue malefatte e poi graziato dopo una sonora rampognata potrebbe significare i soldi che si dovevano pagare per annunciare l’imminente condanna a morte, ma è anche vero che i soldi di ghiaccio, se vogliamo tradurre in questo modo il modo di dire sono molto simili al modo di dire italiano “scritto sul ghiaccio”, una ironia per affermare che certe promesse sono simili al ghiaccio che so scioglie al sole e pertanto destinate ad essere presto dimenticata, per leggerezza come per malafede.

Favria, 16.12.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. È Natale ogni volta che facciamo nascere l’amore nei nostri cuori. Felice sabato.

Storia sull’albero di Natale

“In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Inoltre incominciò a cadere una fitta nevicata. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggo mitolandosi ai piedi del tronco e l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la pianta aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile. In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.”

Favria, 17.12.2023   Giorgio Cortese

Buona giornata. Sia Gesù Bambino sia la stella che ci guida lungo il deserto della vita presente. Felice domenica

I due fiammiferi di R.L.Stevenson

Un giorno, durante la stagione secca, un viaggiatore si trovava nei boschi della California, mentre gli alisei soffiavano forte. Aveva viaggiato a lungo, era stanco e affamato, e allora smontò da cavallo per fumarsi una pipa. Ma quando si mise la mano in tasca trovò soltanto due fiammiferi. Sfregò il primo e non si accese. “Guarda che bella situazione!” disse il viaggiatore. “Morire dalla voglia di fumare; solo un fiammifero rimasto; e con quello non riuscire di sicuro ad accendere il fuoco! E’ mai esistita creatura più sfortunata? Eppure”, pensò il viaggiatore, “supponiamo che io accenda questo fiammifero, che fumi la mia pipa, e vuoti la cenere qui sull’erba, l’erba potrebbe prendere fuoco, visto che è secca come uno stoppino; e mentre io cerco di spegnere le fiamme davanti a me, queste potrebbero sfuggirmi e corrermi dietro, e propagarsi fino a quella macchia piena di ortiche laggiù; prima che io possa raggiungerla, quella avrà preso fuoco; e oltre la macchia vedo un pino coperto di muschio; anche quello prenderebbe fuoco all’istante fino in cima al ramo più alto; e la fiamma di quell’alta torcia, come verrebbe presa e brandita dal vento aliseo attraverso l’intera foresta! Sento già questa piccola valle mugghiare insieme alla voce del vento e del fuoco, mi vedo fuggir via al galoppo per mettere in salvo la mia anima, e il rapido incendio che mi dà la caccia e mi circonda sulle colline; vedo questa foresta amena bruciare per giorni e giorni, e il bestiame carbonizzato, le fonti prosciugate, e il contadino rovinato, e i suoi figli dispersi per il mondo. Che mondo tutto appeso a questo istante!” Così dicendo sfregò il fiammifero, che non si accese. “Grazie a Dio!”, disse il viaggiatore, e si rimise la pipa in tasca. Nella vita anche i fallimenti sono delle opportunità

Favria,  18.12.2023  Giorgio Cortese

Buona giornata. Nella vita la felicità è un attimo, la gioia e il dolore possono essere istanti o intervalli, ma normalmente possiamo solo essere sereni o tristi. Felice lunedì

Carissimi, le Vostre gocce di sangue possono creare un oceano di felicità, donate il sangue potete salvare una vita. Esiste dentro di noi la gioia di aiutare. Basta ascoltarla. Lo scopo della vita di noi essere umani è quello di accendere una luce di speranza nei nostri simili anche donando il sangue. Ti aspettiamo a FAVRIA SABATO 30 DICEMBRE  2023, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te.  Attenzione, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell.  3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio