La passione come stella polare. – I presuntuosi – È sempre la somma che fa il totale….- Inquinamento ed inquinati – La vita! – Da Ciparisso al Cipresso – Il rispetto… LE PAGINE DI GIORGIO CORTESE

Attenzione il sentimento maligno dell’odio può causare effetti collaterali anche gravi, pertanto conservatelo sempre sotto chiave, magari buttate via la chiave e, soprattutto, fuori dalla portata dei bambini.

La passione come stella polare.
Hegel scriveva che nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione. Spesso la parola passione viene associata a quell’attrazione fisica tra due persone. La passione è molto di più è il motore quotidiano dell’ottimismo per affrontare con spirito positivo ogni avversità, è il ossigeno per l’animo per non assuefarmi alla mediocrità e per cercare di non arrendermi mai. La passione di vivere, finalizzata a farmi bello solo di fronte a chi incontro, soltanto per puro spirito di calcolo opportunistico, è quanto di più ingannevole può esistere. Se mi illudo che nella vita “l’avere” può sostituire “l’essere” e mutare atteggiamento in base alle circostanze esterne, allora scelgo di vivere una vita scialba senza vere soddisfazioni. Ritengo che la passione “vera” di vivere, nelle cose che faccio e che accadono, può nascere solo nell’esercizio naturale e spontaneo del mio vivere, con i miei umani difetti, cercando però di non compiacermi in loro, ma di correggermi e di migliorarmi sempre ogni giorno. Per vivere la vita ci vuole passione.
Favria 14.04.2016 Giorgio Cortese

Certe persone che incontriamo ritengo che possono vantare la loro intelligenza semplicemente sedendosi sul banco degli asini.

Oggi Vi voglio parlare di due categorie che incontro ogni giorno, i sognatori e i realisti. I primi sono liberi, mentre i secondi hanno bisogno dei primi, per sentirsi liberi. I sognatori spesso non raggiungeranno mai ciò che stanno inseguendo, mentre i realisti, saranno spesso, tutto ciò che non avrebbero voluto essere. I primi vivranno per ciò che è il loro mondo, i secondi, per ciò che il mondo, li farà diventare.

I presuntuosi
In Italia vige la presunzione, l’innocenza un po’ meno e l’auto-presunzione può condurre all’auto-distruzione. La legge della vita è l’amore, non la presunzione. E l’amore è affermare un Tu presente. La presunzione di certe persone ritengo che sia la loro unica corazza. Sono convinti di avere fatto dei gran passi avanti, di occupare una posizione di prestigio e di tutte le qualità che possiedono solo la presunzione si trova d’accordo con questa loro idea. La fiducia in se stessi è una forza soltanto finché non diventa presunzione, e per loro che hanno fatto la scelta nella vita tra l’onesta arroganza e l’ipocrita umiltà, sono divenuti degli spocchiosi arroganti. E comunque ricordo a questi arroganti egocentrici, quelli che il loro Io è tutto e noi siamo niente che “Io” in Sanscrito vuol dire capra e allora ogni tanto fatelo un passo indietro che di umiltà non è mai morto nessuno e provate a lavorare ogni tanto con pala e piccone. Ma purtroppo non è possibile aggiungere a delle menti limitate e piene di boria dei concetti diversi.
Favria 15.04.2016 Giorgio Cortese.

Nel mio cammino della vita ho capito che le persone possono dimenticare ciò che ho detto, ma non dimenticano ciò che ho fatto, e non dimenticheranno mai come li ho fatte sentire nell’animo. Nella vita il vero potere è il servizio verso gli altri, perché la solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai.

È sempre la somma che fa il totale….
Totò amava dire: “È sempre la somma che fa il totale”. Una frase che non sembra affermare nulla, fastidiosamente lapalissiana, che dice una banalità, qualcosa di scontato… eppure esprime un dato a cui non sempre si pensa. C’è spesso una distanza tra ciò che è consolidato nel buon senso e ciò che invece guida la vita e la mentalità delle persone. Se gli esseri umani vivessero sempre secondo ciò che è razionalmente evidente, tanti problemi non ci sarebbero. La questione è invece che tendiamo a dimenticare l’evidenza delle cose per convincerci in quelle che ci fa comodo a scapito degli altri. E’ inutile che ci si illude, si può pensare quello che si vuole, si può immaginare tutto e il contrario di tutto… ma alla fine è sempre la realtà delle cose che viene fuori e da questa nessuno può prescindere. Il “totale” si fa dopo; prima si mettono in colonna le varie cifre e poi si sommano, si tira la linea e zac… si calcola il totale; totale che raccoglie tutte le cifre precedenti, nessuna esclusa. La vita è così, non altro… anzi, visto che stiamo parlando di calcoli: la vita è così, né più né meno. Possiamo lavorare di fantasia, intraprendere voli pindarici, immaginare il possibile e l’impossibile, ma è così: né più né meno… perché è sempre la somma che fa il totale, per cambiarlo dobbiamo cambiare gli addendi, tutti noi.
Favria, 16.04.2016 Giorgio Cortese

Penso che nella vita di ogni giorno gli errori esistono per farmi comprendere se l’azione che ho compiuto è giusta o no.

Inquinamento ed inquinati.
Leggo le notizie sui media, ne parlo con fidati amici e sono sempre di più sgomento. Oggi il mondo oggi è “avvelenato” oltre che da un inquinamento atmosferico, dei terreni trasformati in alcune zone del Bel Paese in immense discariche a cielo aperto e nel mare sempre di più violentato da trivellazioni e azioni di pesca insensate che desertificano anche da un inquinamento morale che offusca le menti e gli animi e tutto viene ormai giustificato da un “relativismo” divenuto la panacea e spacciato come soluzione per una società più libera e tollerante ma che invece è un pericoloso virus che mina le basi della convivenza democratica. I recenti scandali finanziari panama papers e su estrazioni di petrolio in Italia, dimostrano che l’inquinamento morale è alto. Il problema della morale nella gestione della cosa pubblica è, nel nostro Paese, socialmente rilevante e gli avvenimenti mostrano la cruda realtà di come l’illegalità inquini la nostra società e, ne consegue che i costi costi economici della corruzione sono così ingenti da determinare una grave perdita di competitività del Paese e pericolose conseguenze sul bilancio dello Stato. Se non stiamo attenti ad arginare con fermezza il fenomeno questa corruzzione arriva ad inquinare e minare le fondamenta stesse del nostro sistema democratico. La disaffezione dei cittadini alle istituzioni e la lontananza dalla Stato possono portare, con le scellerate scelte come l’ultima di spostare un referendum per non permettere di raggiungere il quorum ad un grave scollamento del tessuto politico-sociale del Paese trivellandone a fondo le basi Non esiste una moralità pubblica e una moralità privata, la moralità è una sola, acciderba, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico, è un affarista, un disonesto. Nella vita il coraggio fisico è un istinto animale ma il coraggio morale è un coraggio molto più alto e più vero e allora l’azione di servire gli altri, essere di qualche utilità alla famiglia, alla comunità, alla nazione o al mondo, è uno degli scopi principali per i quali gli esseri umani sono stati creati, evitando di riempirsi le tasche di affari personali che fanno dimenticare i compiti ben più importanti. Scriveva Orazio che:” La legge senza morale è vuota.” Ma anche una politica priva di morale porta certi politici al livello animale, senza offesa per gli animali. Ma purtroppo per loro prima vengono lo stomaco e gli affari di famiglia e poi dopo, se avanza spazio, la morale e cosi dopo ogni abietta notizia noi cittadini quasi ci abituiamo a cosa succede e sembra quasi che queste persone oltre ad inquinare la natura inquinano poco per volta le nostre menti e cuori intossicandoci l’animo, fenomeno che alla lunga finirà per condizionare l’attuale libertà che godiamo! Personalmente se mai dovessi arrivare a scegliere tra il compromettere i miei princìpi morali e lo svolgimento dei miei piccoli compiti nel quotidiano manterrei, costi quello che costi i miei princìpi morali. Perché come essere umano devo fare, con buon senso, sempre quello che è giusto, nonostante le conseguenze personali, nonostante gli ostacoli e i pericoli e le pressioni e se mai dovessi scrivere un libro di morale, vorrei fosse di cento pagine. Su cento novantanove li lascerei intonse e sull’ultima pagina poi scriverei: “conosco solo una legge, quella dell’amore e del rispetto sempre verso i miei simili e verso tutto il creato”.
Favria, 17.04.2016 Giorgio Cortese

Nella vita di ogni giorno ciò che faccio per me stesso muore con me, ma ciò che ho fatto per gli altri e per il mondo resta ed è immortale.

La vita!
La mia vita è simile ad un lungo viaggio per Itaca, ed io come un novello Odisseo mi auguro nel mio animo che la strada sia lunga e fertile di esperienze che mi maturano giorno per giorno. L’accumulo di quotidiana esperienza non avviene per quello che mi succede ma è quella che realizzo utilizzando quello che mi succede. Vivere la vita è simile a scalare le montagne dove non devi guardarmi alle spalle, altrimenti rischio le vertigini, ma devo andare avanti, avanti, avanti senza rimpiangere quello che mi sono lasciato dietro, perché, se è rimasto indietro, significa che non voleva accompagnarmi nel mio viaggio. Come un nuovo Ulisse non temo nel mio viaggio ne i Ciclopi o la furia di Nettuno. Non sono questi incontri che mettono agitazione al mio animo perché il mio animo resta fermo ed aiuta nel cammino il mio corpo a non inciampare. La vita è un continuo duello con le tenebre della paura e dell’ottusità che allignano nelle stanze oscure del mio animo. Sono consapevole che mi ad ogni mi azione mi criticheranno sempre, parleranno male di me e molte persone che incontro sono consapevole che forse non gli possa piacere così come sono. Ed allora ogni giorno chiedo a Dio di concedermi la Grazia della serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare quelle che posso e la saggezza ed il buonsenso per riconoscerne la differenza. Sono consapevole che sono solo un respiro del tempo, un soffio di vita con l’animo impregnato dei profumi di cose perdute e d’essenza d’amore. Ed allora vivo, mi lascio trasportare da quello che mi dice il cuore, perchè la vita di ogni giorno è come un teatro che non ha prove iniziali o copioni prestabiliti. E allora ogni giorno imparo sempre con umiltà e fatica, ma imparo quello che dovevo fare, cercando la bellezza anche nelle piccole cose perché le cose migliori e più belle della vita non possono essere nè viste nè toccate. Devono essere sentite con il cuore.
Favria, 18.04.2016 Giorgio Cortese

Ogni giorno devo accendere bene il cervello prima di parlare, se non conosco realmente come stanno i fatti rischio di fare delle parole inutili. Ritengo che invece di intestardirmi ad avere ragione a tutti i costi, devo sempre prendere in considerazione la possibilità moderare le azioni prese senza pensare e pensare di più al rispetto e alla comprensione di chi ho davanti

DONA IL TUO 5 X 1000 A FIDAS ADSP ONLUS
Scegliendo di destinare il tuo 5 per 1000 dell’Irpef a Fidas ADSP (non comporta alcun costo) contribuirai al finanziamento delle attività che l’associazione porta avanti sul territorio piemontese per la diffusione della pratica della donazione anonima, gratuita, volontaria, periodica e responsabile del sangue e dei suoi componenti.
IL CODICE FISCALE DI FIDAS ADSP E’ 80090270010
Presenti il 730 o il Modello Unico? Bastano 2 semplici mosse:
1. Metti la tua firma nel riquadro “Sostegno del volontariato…”
2. Inserisci nello spazio “codice fiscale del beneficiario” il codice fiscale di Fidas ADSP 80090270010 – Anche se non devi presentare la dichiarazione dei redditi puoi devolvere lo stesso a Fidas ADSP Onlus il tuo 5 per 1000:
1. Compila la scheda fornita insieme al CU dal tuo datore di lavoro o dall’ente erogatore della pensione, firmando nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato…” e indicando il codice fiscale di Fidas ADSP 80090270010;
2. Inserisci la scheda in una busta chiusa;
3. Scrivi sulla busta “DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF” e indica il tuo cognome, nome e codice fiscale;
4. Consegnala a un ufficio postale (che la riceverà gratuitamente) o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti…)
Questa scelta non comporta alcuna spesa per te essendo una quota d’imposta a cui lo Stato rinuncia. Se non effettuerai alcuna scelta, il 5 per 1000 resterà allo Stato.
A Te non costa nulla ma per molti significa tanto, dona il sangue e dona anche il 5 per mille. Grazie di cuore

Se i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina, allora il cammino della vita è simile al filo dell’equilibrista dove serve molto equilibrio per non cadere e braccia forti per afferrarmi in qualunque

Da Ciparisso al Cipresso
Oggi il Cipresso è il simbolo dell’immortalità come emblema della vita eterna dopo la morte, infatti lo si trova sovente nei pressi dei cimiteri. Per la sua verticalità assoluta, l’erigersi verso l’alto, il Cipresso indica l’anima che si avvia verso il regno celeste, gli antichi romani lo chiamavano esplicitamente arbor funeralis. Gli Etruschi adornavano di rami di cipresso le loro lampade mortuarie e alla morte del grande Augusto, il suo sepolcro posto nel Campo di Marte, fu circondato di cipressi. Nella Grecia antica era associato ad Apollo e Artemide. E’ l’albero di Ade, dio dei morti. Poiché il cupo fogliame del Cipresso esprime malinconia e dolore, i sacerdoti di Ade se ne facevano delle corone e se ne cospargevano le vesti durante i sacrifici. Come tutte le piante del bacino Mediterraneo anche il cipreso ha un suo mito con la leggenda greca di Ciparisso, che era un giovane cacciatore dell’isola di Ceo, isola delle Cicladi, nell’Egeo, amato da Apollo, che si affezionò ad un cervo particolarmente mansueto, sacro alle ninfe della campagna di Cartea, una città dell’isola. Apollo, il dio del sole, si era invaghito della bellezza del giovane Ciparisso, che aveva per compagno un cervo addomesticato. Mentre un giorno si esercitava con l’arco, Ciparisso colpì mortalmente il cervo. Tanta era la sua disperazione da implorare a sua volta la morte. Apollo, commosso dal dolore del suo amato, lo trasformò in un albero al quale dette il nome di “Cipresso”, e che diventò da allora il simbolo del lutto e dell’accesso all’eternità. Una di queste leggende narra che Ciparisso era un principe leggiadro e di eccezionale bellezza, ed era assai caro al dio del sole Apollo, il quale gli aveva insegnato la musica, il maneggio dell’ arco, e gli aveva dato in custodia un animale sacro: un cervo che non aveva pari al mondo. Ciparisso era felice di questo dono e passava l’ intero giorno col suo cervo dalle corna d’ oro massiccio; gli aveva messo intorno al collo una ricca collana di rubini, un ornamento di cuoio con fibbie d’ argento, e così andava per le case come un animale domestico, carezzato da tutti e nutrito dalle fanciulle con ciuffi d’ erba profumati. Nessuno osava far del male al meraviglioso animale del principe Ciparisso, sacro alle ninfe dei boschi. Un giorno montato in groppa al suo cervo, Ciparisso correva attraverso il bosco; fermato in un prato erboso aveva una gran voglia di cacciare tortore e gazze avvistaste durante le corsa, così lasciò il cervo a brucare sul prato ed entrò nel bosco con arco e frecce. Mentre saettava le tortore vide tra un cespuglio una volpe, la inseguì tra i tronchi e i cespugli, ma ben presto la perdette di vista. Continuò a cercarla a lungo nel folto bosco, ed a ogni rumore puntava l’ arco pronto a scoccare la freccia. Ad un certo punto vide qualcosa muoversi dietro una siepe, pensava di averla raggiunta, impugnò un dardo e lo scagliò verso la preda; ma un bramito altissimo risuonò sotto gli alberi, un grido che parve fendere il cuore del principe: era il suo amatissimo cervo. Ciparisso si sentì morire, ebbe l’ impressione che la freccia l’ avesse ricevuta lui nel mezzo del petto, muto e senza lacrime raggiunse il cervo che ormai ansimando rovesciò la testa dalle corna d’ oro e morì. Il giovane principe in un muto e impenetrabile dolore non chiamò Apollo, ma rimase a piangere sconsolato vicino al suo sacro cervo. Apollo lo vide dall’ alto del cielo e vide anche il suo cervo disteso sull’ erba, allora scese per chiedere come era avvenuta una tale disgrazia; Ciparissò gli raccontò l’ accaduto ma non volle alcun conforto, voleva solo stare solo a piangere perché ormai l’ unica cosa che gli alleviava il dolore erano le lacrime. Passava i suoi giorni senza toccare cibo, senza vedere nessuno, vagava per la campagna piangendo. Un giorno Apollo scese a trovarlo mentre piangeva seduto nel bosco, e gli chiese cosa poteva fare per alleviare il suo dolore, l’ unica cosa che chiedeva Ciparisso era quella di essere immortale per poter piangere per sempre il suo cervo. Così Apollo toccato da tanta pietà mise la mano sulla fronte del giovane principe, e alzatolo in piedi lo avvolse stretto nel suo mantello verde, Ciparisso con un brivido di freddo guardò verso il cielo, le lacrime che scorrevano incessanti dai suoi occhi divennero piccole foglie verde cupo, e in breve tempo coprirono il mantello e il viso del giovane, i piedi si indurirono e si’ affondarono nel terreno, e lì dove piangeva il bel Ciparisso, svettò nell’ aria un elegante cipresso. Secondo un altro mito il cipresso prende il nome da Ciparissa figlia di un re dei Celti di nome Borea, omonimo del vento, che morì giovanissima e venne seppellita dal padre che la piangeva inconsolabile e piantò sulla sua tomba un albero fino ad allora sconosciuto che per lei fu chiamato cipresso, e da quel momento divenne l’albero sacro ai morti. In cipressi furono trasformate anche le figlie di Etocle, figlia di Edipo, disperate per la morte di lui e del fratello Polinice, che si erano uccisi a vicenda, erano fratelli gemelli. Secondo varie tradizioni dal legno del cipresso furono intagliati lo scettro di Zeus e la clava di Ercole. Strumenti considerati come il di cui erano fatti incorruttibili ed eterni. Pensando al cipresso mi viene da pensare che è nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso, ultimi a perdere le foglie, rivelano la loro tenacia. Niente al mondo può sostituire la tenacia. Il talento non può farlo: non c’è niente di più comune di persone piene di talento ma prive di successo. Il genio non può farlo: il genio incompreso è quasi proverbiale. L’istruzione non può farlo: il mondo è pieno di derelitti istruiti. La tenacia e la determinazione invece sono onnipotenti. Come vorrei avere la tenacia delle onde! Subito si lanciano in avanti, tese verso il loro obiettivo, sempre lo stesso, e puntualmente il mare le trascina via! Sanno già di fallire, di non riuscire, eppure non perdono mai la cocciutaggine né l’ambizione. Ogni giorno, le cose possono andare male ma solo con la tenacia cerco di riuscire a perseguirle.
Favria, 19.04.2016 Giorgio Cortese

Nella vita quando parlo esprimo ciò che ho appreso, ma se mi fermo e ascolto gli alktri imparo sempre qualcosa di nuovo.

Il rispetto
I tempi cambiano, prima il rispetto era fondamentale in ogni occasione, per esempio: rispondere male agli anziani o prendere in giro era più grave di quanto non sia adesso. Peccato che più passano gli anni, più si perde il rispetto. Ma allora, l’amore per il prossimo dov’è finito? Il rispetto che fine ha fatto? Forse sono rimasti in pochi tra noi che ne conoscono il significato e soprattutto lo praticano. Certo lo sapevo che nella vita le persone hanno perso molte abitudini, ma mai avrei pensato che avrebbero perso l’abitudine di salutare. Nessuno è obbligato a far nulla, ma salutare sempre è il primo atto di rispetto verso i nostri simili. Purtroppo certe persone usano dei nostri simili come fossero oggetti a proprio uso e consumo. Per questi esseri ignobili le proprie esigenze vengono prima del rispetto verso il prossimo, io lo chiamo puro egoismo ed è il male di cui soffre la società odierna. Personalmente ho sempre pensato che la credibilità va meritata non comprata. Infatti il rispetto e la fiducia si conquistano nel tempo e sopratutto vanno guadagnati, ma se traditi non torneranno mai come prima. Ogni giorno io offro la mia persona per chi mi rispetta, ma se mi accorgo di essere preso in giro, umanamente emerge il peggio di me. Nella vita il rispetto è misurato, se ne porto al prossimo, ritengo che sarò rispettato e trovo gratificante e commovente quando la generosità e la stima arrivano da persone che non immaginavo. Ma come detto prima, il rispetto oramai vive nel cuore di pochi. Le persone hanno smesso di avere come prima pelle il rispetto e dnon danno più il giusto peso alle parole in proporzione a chi le pronuncia. Oggi, l’ammirazione delle persone converge molto di più verso chi riesce a farla in barba a tutti alla luce del sole, anzichè chi lavora onestamente nell’ombra! Ma il successo non è tutto nella vita, se non ho rispetto per nessuno, nessuno ne avrà per me. Devo sempre ricordarmi che nella vita l’’impulsività e l’orgoglio sono come il giorno e la notte, se desidero la luce non possono ammirare le stelle e tutte le persone che incontro sono diverse, ma ognuno di loro è unico e speciale, e gli devo rispetto come tale. La vita non è fatta di medaglie al merito, ma di dignità e a nessuno è permesso infrangere quella altrui perché nell’animo di ognuno di noi c’è la cassaforte dei sentimenti, dove pochi ne scopriranno il contenuto, e rari quelli che lo useranno con cautela. Personalmente non amo emettere giudizi, ma non amo neanche restare a guardare senza difendere i miei principi basati sul rispetto del prossimo.
Favria 20.04.2016 Giorgio Cortese

Nella vita l’animo è la cassaforte dei sentimenti, pochi ne scopriranno il contenuto, e rari quelli che lo useranno con cautela. Personalmente non amo emettere giudizi, ma non amo neanche restare a guardare senza difendere i miei principi basati sul rispetto del prossimo.